1. Ctvuùi noll'IIii'io « nttll'OJiw» — 2. Triplice «ritorto Minto n«IU InUtrproUilon* d«l-• 'd«l-•FIKilUUto iÌTKl;\oui|T>)l — 8. Ann ^(nlltealo oriitoutc d«l-•lloaln «Un nlromaehU - 4. 1 Infimi •imbolivi noli» mlmlogla <r«4W. — & Cblkrif del loro aimboiinto. — I. Crono« •lUrvlttor* • ollaroiftto.
1. Riguardiamo ora la figura di Crono« quale appare nella
mito-logia degli Elleni, cominciando dalla forma più a n t i c a , quella dei poemi omerici.
Nell7/mrfi' è detto che « a' confini estremi della terra siedono
Giapeto e Cronos, nè godono de' raggi del sole che sopra s'avanza, né de' venti; intorno c ' è il profondo Tartaro » (1). F u Zeus che
« mandò Cronos sotto la terra e sotto l'infruttuoso mare » (2); ai
lati del divino esule stanno gli dei inferi (3), ossia i Titani (4).
Quattro figli ha Cronos partoritigli da R e a : Zeus, Posidone, Aides
ed Era (5), ma solo il primo è il « ftgliuol di Cronos », il Cronide,
il Cronione per eccellenza. Oli appellativi m^ToXos (grande) e à t t o -XOH^TTIÌ (astuto) accompagnano il nome di Cronos; di rado il primo, quasi sempre il secondo. N e i l ' O d i J * e a Cronos è menzionato una
volta sola per designare la paternità di Zeus (6).
Indubbiamente il Cronos omerico è un nume ctonio. Il suo com-pagno e fratello Giapeto, di cui ci occuperemo tra breve, è il padre
di Prometeo rapitor del fuoco, il cui mito fu cosi felicemente
in-terpretato dal Kuhn ( 7 ) .
2 . L'aggettivo <STKuXoprÌTrn è composto, dicesi, dalle due voci
otkuXoì = curvo, obliquo e untu; = intelletto, perspicacia. L'Ebeling
(1) Ho»., Il, VIII. 478 sgg. (8) Ivi, XIV, 203, sgg. (3) Ivi. XIV, 274, XV, 225. (4) Ivi, XIV, 279. (5) Ivi. IV, 58, XV, 187. (6) Ho«., Odi«., XXI. 415.
lo traduce con la espressione latina: qui obliqua Consilia habot (1), e il Vani<;ek con la parola tedesca krumminsinnig (2), che rendono entrambe il concetto espresso d a l l ' E t y m o l o g i c u m Magnum con le p a r o l e 6 «TKÓXCI KCÙ CTKOXIÒ GOUXIUAAUIVO? ( 3 ) , ossia « uno c h e c o n -siglia obliquamente e tortuosamente»: un volpone, un ingarbu-gliatore, a dirla in volgare, uno che la sa dare ad intendere. Questo significato essenzialmente morale o psicologico, è d'ordinario asse-gnato all'appellativo in questione. C'è poi un'altra spiegazione c h e
l'Ebeling chiama fisica, secondo la quale quel misterioso vocabolo
starebbe a significare per verba (direbbe Dante), le tortuosità e le
irregolarità delle energie cosmiche (4); una terza opinione finalmente connette l'aggettivo alla falce ricurva insegna di Cronos e simbolo,
afferma lo Schwartz, che è per l'appunto I' autore di questo terzo
parere, dell'arcobaleno (5).
Dunque secondo la triplice ermeneutica il senso dell'<ÌTKuXo(ir|TrK è morale, fisico o meteorologico. La luce però di ognuno di questi
tre criteri non lo rischiara. La spiegazione psicologica è troppo
me-tafisica, e poi dove sono i segni della furberia di Cronos? La dichia-razione fisica è troppo scientifica; la meteorologica inesatta.
3. P e r riescire ad intendere il senso proprio di cotesto vocabolo come un appellativo di Cronos, bisogna risalire dal suo signiflcato
metaforico e secondario al primitivo, che è tutto materiale, ed è
fornito dal nome àfKuXq = lat. lorum, correggia, corda, legaccio, e dal verbo dTKuX^onoi che esprime l'atto del lanciare il laccio, il
cappio, il vibrare la freccia. Notisi che questo attributo drfKuXonr|TTis è dato anche a Prometeo (6), un personaggio mitico il quale non
porta l'alce o altro qualsiasi strumento analogo, ma, com'è noto, si
risolve nel pramantha, che era il bastono adoperato dagli Ani ve-dici per procurarsi il fuoco col sistema della confricazione. Ora il
processo pirogenetico consisteva nel far girare rapidamente la punta
di un bastoncello piuttosto lungo (pramantha) nell'incavo artificiale di un altro pezzo di legno più corto (arani), valendosi di una
cor-ti) EBEIISS, Lex. homer., p. 14.
(2i VASH.EE, op. c i t , p. 6 6 0 .
(3) Etym. Mag., col. 5.
(4) Euiuxo, op. cit, p. 14: alii phytic« bla TO; ¿XiEcu; <cal Kaunà( Tiiiv dvur mvf|<jiu»v.
(5) S' HWIBTZ, Der Crtprung der Mythologie. Berlin, I860, p. 188. (6) HESIOO., Theog., v. .546.
reggia o cordicella, avvolta intorno al primo, o i cui capi erano alter-nativamente tirati da destra e da sinistra. Non si vede qui l'origi-naria relazione dell'attributo col soggetto, della corda col pramantha t Prometeo legato è il pramantha stretto dalla cordicella. Come si personificò lo strumento pirogenico, nello stesso modo I' appellativo
concernente 1' attorcigliamento della correggia intorno all'utensile,
acquistò un senso metaforico. Lo radici i. e. ak — muovere
tortuo-samente e ac (ancì = curvare (1), illustrano la formazione de'
vo-caboli greci alla cui classe appartiene l'attributo in questione. 4 . Veniamo ora a Cronos e ricordiamoci de' legami che aveva ai piedi oosi l'effigie di Cronos come quella di Saturno. Nel Rig Veda spesse volte è detto del dio Varutia che ha una corda o anche più
d'una (2). Talora coteste corde gli sono attribuite ili comune con Indra (3) e coll'intero gruppo degli Aditvas, ai quali Varuna ap-partiene (4). Anche di un altro personaggio vedico, G a n d h a r v a , sappiamo che « ò padrone de' legami, impiglia l'ingannatore ne' suoi lacci » (.5). Cosa sono queste corde di V a r u n a , d 'I n d r a , degli Adityas, di Gandharva, e che connessione c ' è tra esse e l'appella-tivo di Cronos?
Notisi prima che Gandharva, il «celestiale G a n d h a r v a » (6), è «otto il nome di Vivasvat (vedi p. 70) identificalo con Savitar come genitore de' gemelli Y a m a e Yami (7); inoltre egli è uno de' genii che regolano il corso de' cavalli di Surva (8), ed lia contatti con le più notevoli personificazioni solari. È dunque una individualità
(li lu R. r., X. 449 Ili-ira ha un gancio {anknfa) per distruggere gli asuri (2) B n s i H U i 'II, p. 114 ove è citato WILSOS, ThMtrt imi., trai. fr. riguardo all'effigie di Varuna che è « toujours ligure avec une eorde à la main » Ivi p. 158 i testi vedici relativi alle corde di Varnna. Ofr, GOKRCTIO, Rannidanti, 2* edizione, T. Ili, p. 489, n 32.
(8) BKROAKBE, ivi. p. cit.. R V, VII. 65, 3: « Essi (Indra e Varuna) hanno molti cordoni ».
(4) BÌRÌAIÌ«, ivi, p. 159, R. P., II, 27, 16: « LI vostre anturi-: o sunti Aditvas, i vostri cordoni aperti per la perfidia, per l'ingannatore, possa lo superarli come colui che ha cavalli supera (gli ostacoli) col suo carro ». Varuna i l'Aditva per ec-cellenza.
( 5 ) R. P . , I X , 8 3 , 4 . BÏBT.AIOSÏ, ivi. pp. 6 6 e 154,
|8) È il suo consneto appellativo (diryo Gamihrtrrah) ed è chiamato anche Vi-svavasu. GRADUA»» accosta il n. Gandharva a ganàha = vapore.
(7) R P., X. 10. 4 ; BCRUAIOKE, ivi. p. 65. In R. P., X, 85, 24 Savitar tien le-gata Surva co' lacci di Varuna.
in stretta connessione col sole (1). Ma cotesto nome nel linguaggio vedìco ha eziandio una determinazione di collettività, perchè nei testi sono menzionati i Gandharvi come un gruppo di esseri divini, viventi nell'aria sotto il governo di Varuna, esperti nella medicina e nel canto e donnaiuoli (2). Il Bergaigne insiste sol rapporto tra il tipo gandarvico e le acque, e il Meyer in ona pregevole mono-grafia (3) lo identifica col vento. Gli Adityi poi, presi in generale, raffigurano gli dei in quanto sono figli della gran madre Aditi, ossia dell'illimitata e libera sfera celeste, sicché insomma le corde sareb-bero nelle mani di tutti i celesti numi e genii (4). 15 simbolegge-rebbero, secondo il Bergaigne, in senso naturalistico, la potestà divina arbitra delle acque; in senso liturgico, la gelosa custodia del sacro succo (il soma) da parte degli dei, e in senso morale, la collera celeste che avviluppa i peccatori (5). Ora Varuna è « l ' a v v i -luppatore » al quale sono commesse le più grandi funzioni cosmiche. Egli domina sovrano signore su tutti i mondi, fa splendere il sole nel firmamento, fa scorrere le acque e le avvia a l l ' o c e a n o , rego-landone l'afflusso cosi che l'oceano non si riempie; i venti sono il suo fiato, gli uccelli i suoi messaggierì ; egli vede tutto, sa tutto, a tutto provvede; ha mille rimedii per le malattie, avvinghia co' suoi lacci i perversi, eppure è misericordioso; egli è il sapiente custode dell'immortalità (6). E s'intende come gli ufficii e gli attributi di cotesto supremo dio, si trovino confusamente ripartiti tra gli altri iddii e genii nella mitologia vedica. Ma Varuna appartiene, come
(1) GRASSMANS, p. 377 e gl'inni del H. V. ivi citati.
(2) MOMER WILLIAMS, Dici., p. '282; Dowsos, op. c i t , p. 105 -eg. TÌRASSMAS»,
I. cit. Cfr. G0RRE»10, Ramayanti, 2* ediz., T. Ili, p. 484, n. 12.
(3) MEIER, Indogermanùche Mythen, I. Gandharvcn-Kentaurcn, Berlin, 1883. (4) È la conclusione alla quale giunge il BGROAIURC, ivi, p. 159. Cfr. p. 118 ove sull'autorità del Wilson si dice che l'attributo delle coni e è comune a Varuna co' de-moni detti Kakshasi. Cfr. MCIR., T. V, p. 65, n. 127 su' lacci degli Asari menzionati nellUM. V., XIX, 66, 1.
(5) BEHOAIUKE, op. cit., T. ILI, p. 122139 e 157-163.
(6) MCIR., T. V, p. 61 sgg.; Powso», p. 336 sgg. Il personaggio di Varana »ubi un processo di specificarionc nella mitologia indiana. Nel Rig Veda Varuna non è, come avverte Dowson, specialmente connesso con le acque, ma vi sono testi vedici nei quali egli è associato con l'acqua cosi nel cielo, come sulla terra. Tre »uccessivi momenti emergono nella sua evoluzione. Primitivamente è uno degli Adityi e dei snpremi numi re e padri del panteon a ri; 100, più tardi è il capo degli Adityi con-siderati come divinità celesti inferiori; più tardi ancora il dio del mare e de' fiumi. In R. V., II, 123; I, 128, 5 Varana è una personificazione del sole.
già vedemmo di Savitar, a quella categoria di numi sovrani la cui azione è ora benefica ora malefica, perchè egli è il signore della notte; egli, dice un versetto vedico, « ha stretta in abbraccio la notte, ha nascosto i giorni con la sua magia » (1).
6 . Questo versetto è pregevolissimo, perchè, a veder nostro, for-nisce la chiave del simbolismo de' lacci. Non ci sembra di sbagliare asserendo che i lacci di Varuna e degli altri personaggi mitici a lui pari in dignità, coinè Indra e gli altri Adityi e numi, o inferiori, come i Gandharvi, raffigurano il potere magico posseduto dagli es-seri misteriosi che la fantasia degli uomini imaginò signori ed ar-bitri dell'universa natura. I concetti di legare e sciogliere rappre-sentano una parte essenzialissima nella stregoneria cosi dei popoli selvaggi come delle nostre plebi e passarono naturalmente nella li-turgia e nella morale, trasformandosi gradatamente nei singoli si-stemi religiosi ; la storia delle religioni ce ne fa testimonianza. L'idea di uno o più spiriti che a loro piacere leghino e sciolgano in senso così naturalistico come fisiologico e morale è quella che informa i sistemi religiosi in genere. Ha per correlativa ne' sistemi liturgici la stregoneria. E questo potere è attribuito a tutti gli spi-riti, buoni o cattivi che siano, spiriti della luce o spiriti delle te-nebre, dii benefici o dii malefici. E dove, com'è appunto nel caso del prisco panteon vedico, la separazione non c'è, o non è ben di-stinta e netta, e nei personaggi divini si confondono l'ombra e la luce, la potestà benefica e la malefica, Varuna serra o apre le sor-genti delle acque, imprigiona o sprigiona i venti, largisce copioso o scarso o nega affatto il delizioso Soma, impania con le malattie il corpo e coi terrori l'anima degli empi. E cosi fauno gli Adityi, cosi fanno i Gandharvi, cosi nella varia sfera delle rispettive incombenze, Vritra, gli Asuri, i Racsasi (2). Importa badare molto a questo ca-rattere anfibologico di parecchi supremi iddìi vedici, apparsoci già
(l i R. V., Vili, 41, 18. Cfr. BntsaiUKi, III, p. 119.
(2) Vritra il demone avviluppatore. ladro delle »acche celesti » identifi.rato con VARANTI in BER«., ILI, p. 115: « Vritra et Varuna qoi. dans les idée» religieu«« des Arjas vódiques, repr«entent le pina déteste de« dimoili et le plus ..ugnai dea dieui- sembleut, a an point de me eiclunvement naturaliste. <usceptiU.'s d'C'tre animile» l'un i l'antro .. Cfr. ivi pp. 128 SGG., 144 * 147 >gg. Il punto di partenza realistico nella formazione del concetto della corda magica puO trovarci nei testi ehe a prop .«ito del laccio di Varuna menzionano la corda che tien l'-srato il vitello ( B V., VII, 88, 5) e le corde che ne' sacrifizi legavano la vittima (B. V., 1, 25, 21 e I. 2 4 , 13)
riguardo a Savitar e che ricompare ora rispetto a Varuna quello
più ileoo che asaro, questo più asaro che '/eoo (1).
6 . L'appellativo aTKuXonnTiis dunque significherebbe propriamente null'altro che « allacciatore, avviluppato™ » e sarebbe passato poi
al significato morale di «insidiatore, a s t u t o » ; i legami di Savitar e di Cronos, darebbero indizio d'un fenomeno non raro nella
for-tuna delle parole e nel simbolismo plastico; l'allacciatore si trasformò in allacciato. In quanto ai rapporti mitologici e morfologici tra Va-runa e Cronos se ne terrà discorso più avanti. Qui notiamo c h e la
raffigurazione omerica di Cronos accenna ad una lotta tra lui e Zeus,
alla sua decadenza dalla posizione di nume supremo, serba le tracce di questa tanto nell'attributo di € grande » serbato a Cronos, quanti
nell'appellativo patronimico del Tonante e finalmente offre nel
pre-dicato speciale del nume spodestato un curioso indizio di quel che
egli fosse in origine, come a suo luogo vedremo.
Della compagnia di Giapeto e dei Titani e della dimora che Omero
assegna a Cronos diremo più innanzi, dopo avere esposto il mito
croniano d'Esiodo, perchè in cotesta esposizione quella dimora e quei
personaggi ricompariscono insieme ad altri coefficienti dai quali è bene non separarli.
(1) Sugli risuri e i devi v. B r a s i l e » , III, p. 67, sgg. e I.cowiu, III, p. 310 «gg.
I «lue vocaboli significano rispettivamente < i viventi > e < i rilucenti » ed entrambi furono dati prima indifferentemente poi successivamente agli iddìi dagli Arii. Ma quando avvenne la loro separazione in gruppo indico e gruppo eranico, gli Arioin-diani ehiamaron devi gl'iddìi e ««uri gli «piriti maligni e viceversa gli Annerarti'.
nhuri quelli e daeei questi. Cfr. BIROMASS, pp. 155 e 630; DOWSOK, pp. 27 e 34.
Mum., II, 293 sgg. Secondo Li»«, Ugllu,logie, p. 134 gli Asuri vedici corrispon-dono particolarmente ai Titani greci, agli antagonisti degli dei di Hawai. ai giganti scandinavi e ai nemici che assediarono gli esseri creatori de' selvaggi.
CAPITOLO I V .