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La questione del grado di influenza dell’effetto crowding in visione foveale sulla percezione di un stimolo target (lettera, orientamento, barra, stimolo Gabor ecc.) è dibattuta in letteratura. Nonostante la comprovata manifestazione dell’effetto in questa zona del campo visivo (Flom, Weymouth, & Kahneman, 1963; Jacobs, 1979), molti autori sono concordi nel sostenere che la sua influenza negativa nella percezione del target sia maggiore in visione periferica (es., Fine, 2004; Pelli et al., 2004). E’ da sottolineare il fatto che tale dibattito si

lega direttamente ai meccanismi che entrano in gioco nella manifestazione dell’effetto in visione foveale o periferica.

A tale proposito, Flom (1991) sostiene che la visione centrale è principalmente influenzata dall’ effetto di interazione dei contorni mentre l’attenzione selettiva giocherebbe un ruolo irrilevante. Questo dato fu anche replicato da Leat, Li e Epp (1999) i quali mostrarono che l’effetto crowding nella visione eccentrica era maggiore rispetto a quella centrale e che fosse causata dall’interazione dei contorni e da fattori attentivi.

Anche Strasburger e Rentschel (1995) sono concordi nel sostenere che i meccanismi attentivi influenzano il crowding in condizione di visione periferica ma non centrale; ciò succede per qualsiasi livello di contrasto degli stimoli. I risultati presentati dagli autori dimostrerebbero che, in una condizione di visione periferica normale, la difficoltà di riconoscere il carattere causata dal crowding, sarebbe direttamente prodotta da un’imprecisa focalizzazione dell’attenzione spaziale. Inoltre Hess, Dakin e Kapoor (2000), criticando l’esistenza di meccanismi attentivi nel crowding in genere, sostengono che, valutando tale fenomeno attraverso il Landolt C test presentato fovealmente a due soggetti, esso si spiega in termini di caratteristiche fisiche (es. frequenza spaziale) degli stimoli e non deriva, perciò, da interazioni neurali inibitorie tra bassi e alti livelli del processamento visivo.

Il Landolt C è un metodo classico (Flom et al., 1963) attraverso il quale si valutano gli effetti di interazione tra contorni in cui ai soggetti è richiesto di identificare l’orientamento di una (Landolt) “C” presentata tra barre adiacenti che la contornano e disposte, in questo studio, a differenti distanze dal target.

FIG.2.II. Illustrazione degli stimoli utilizzati nello studio di Hess

et al. (2000) per misurare l’interazione dei contorni o “crowding”.

fessura della lettera “C”. La performance, valutata sul numero di risposte corrette, peggiorava quando i contorni adiacenti si trovavano

all’interno del range di separazione di 2 barwidth (molto vicini al target). Non si è rilevato nessun effetto nel caso in cui i contorni

mostrassero polarità opposta (caso “d”).

[Fonte: Hess, R. F., Dakin, S. C., & Kapoor, N. (2000). The foveal

“crowding” effect: physics or physiology? Vision Research, 40, 365- 370.]

Inoltre, a sostegno della presenza dell’effetto crowding anche in visione foveale, Spinelli, De Luca, Judica e Zoccolotti (2002) hanno presentato al posto del punto di fissazione il target, costituito da parole diverse o stringhe di simboli, e circondato, in condizione di affollamento, da altri distrattori simili ad esso. Tale studio verrà ripreso e meglio spiegato più avanti.

Infine, Atkinson (1991) ha esaminato il crowding in visione foveale in bambini di età compresa tra i tre e i sette anni con l’intento di studiarne l’andamento evolutivo. L’autrice ha misurato tale effetto utilizzando una modifica del test Cambridge Crowding Cards, in cui una lettera veniva presentata fovealmente e al centro di altre quattro. L’autrice trovò che il rapporto di crowding, individuato come la misura tra la più piccola lettera identificata in condizione crowding e la più piccola in condizione isolata, è simile per gli adulti e per la maggior parte dei bambini tra i cinque e i sette anni, ma aumenta nei bambini di età compresa tra i tre e i cinque anni. Inoltre è stata individuata la presenza di un effetto crowding maggiore nell’occhio con ambliopia4 comparato con quello normale in bambini affetti da tale deficit visivo.

Per valutare l’andamento evolutivo del fenomeno del crowding, Bondarko e Semenov (2005) hanno utilizzato il metodo della Landolt C, osservando che nessuna diminuzione significativa della distanza tra lettera C e barre, che peggiora la percezione dell’orientamento del target in quanto aumenta l’effetto crowding, fu ritrovata dopo i nove-dieci anni di età; solo i bambini di età minore

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Alterazione della visione dello spazio che viene a manifestarsi inizialmente durante i primi anni di vita; l'effetto principale è un comune deficit dell'acuità visiva e si considera ambliope un occhio che ha almeno una differenza di 3/10 rispetto all'altro, oppure un visus inferiore ai 3/10.

manifestavano sensibilità alla diminuzione della distanza inter-stimolo. Gli autori interpretano questo dato come il risultato dell’immaturità nello sviluppo dei meccanismi di attenzione selettiva , come precedentemente sottolineato da Atkinson (1991).

In sintesi, Atkinson sottolinea, infatti, che la maggior parte dei dati presenti in letteratura sono in accordo nel sostenere che, alla nascita, la visione sia largamente mediata da vie sottocorticali e che i meccanismi corticali prendano il controllo su quelli visivi durante il primo anno di vita (Atkinson, 1984). Tuttavia, differenti vie corticali possono manifestare tempi diversi di sviluppo: per esempio, la via magnocellulare, deputata alla percezione del movimento e della stereopsi potrebbe diventare operativa più tardi della via parvocellulare, implicata nella percezione dell’orientamento e del colore. Il sistema magnocellulare, ampiamente discusso in precedenza, inoltre, sembra essere implicato nel riconoscimento di target letterali circondati da altre lettere; questo avverrebbe perché tale sistema sembra essere deputato anche al controllo dello spostamento dell’attenzione (Omtzigt, Hendriks, & Holk, 2002; Omtzigt & Hendriks, 2004) .

Molto meno si sa, continua Atkinson, sull’integrazione dell’informazione attraverso i canali e sullo sviluppo dei meccanismi di attenzione selettiva.

In conclusione, la percezione visiva e le capacità cognitive non sembrano assomigliare a quelle adulte fino ai cinque-sei anni di età.

3.3. Il contributo dell’attenzione all’effetto