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Stimoli e apparato del compito di identificazione

1. Il razionale

2.3. Stimoli e apparato del compito di identificazione

Nel compito di identificazione, utilizzato per la valutazione dell’effetto crowding, sono stati utilizzati due tipi di stimoli, verbali e non verbali, creati attraverso l’uso del programma di grafica Photoshop CS. Tutti gli stimoli verbali sono stati creati utilizzando il carattere “Courier New”, misura 21,72 pt. E’ stato selezionato tale carattere in quanto utilizzato nella maggior parte degli studi di psicofisica per le sue particolari caratteristiche come la costanza della distanza tra una lettera e l’altra e della loro larghezza (Chung, 2002; Legge, 2007).

Il range di misura dell’altezza delle lettere era compreso tra 0,6°e 0,8° di angolo visivo mentre la loro larghezza era di circa 0,5° di angolo visivo; la distanza dal centro di una lettera a quello delle sue vicine era di circa 0,8° di angolo visivo e lo spazio tra le parole/pseudo-parole/non-parole era di 1° di angolo visivo (nella condizione crowding).

Allo scopo di utilizzare materiale non-verbale non familiare che non attivasse automaticamente rappresentazioni fonologiche, abbiamo scelto un particolare subset di stimoli presi dagli alfabeti Siriano, Aramaico ed Eschimese; la Figura 1.IV mostra un esempio di alcuni simboli utilizzati.

FIG.1.IV. Esempio delle stringhe di simboli utilizzate nel compito di

identificazione; il target probe (immagine A) e il target nella

condizione crowding-uguale (immagine B).

Combinando questi simboli, sono state ottenute dieci stringhe di simboli diverse tra loro. Nella condizione di crowding la distanza tra loro era di 1° di angolo visivo. I simboli avevano un’altezza compresa tra 0,4° e 1° di angolo

visivo, una larghezza compresa tra 0,4° e 0,9° di angolo visivo e una distanza da centro a centro di 1° di angolo visivo. La combinazione dei simboli non è avvenuta in maniera casuale, ma attribuendo a ciascuna lettera delle non-parole un simbolo e mantenendo, così, lo stesso accostamento; ciò ci ha permesso di ottenere la stessa struttura tra le stringhe di simboli e le non-parole.

Per quanto riguarda gli stimoli verbali, nello specifico parole e pseudo- parole, verranno presentate in modo separato le procedure di selezione e creazione del materiale per ciascuna lingua in quanto differenti tra loro.

2.3.1. Studio francese – materiale verbale

Gli stimoli verbali sono stati creati tenendo conto delle variabili psicolinguistiche che ne influenzano il riconoscimento, in particolare frequenza (il parametro considerato per lo studio è stato l’SFI, Standard Frequency Index, indicante il valore di frequenza di una parola derivato da quello su un milione) e

dispersione (parametro che indica quanto la parola presa in considerazione è

rappresentata all’interno dei libri letti dai bambini di quell’età) forniti da uno specifico database lessicale presente in letteratura per la lingua francese. Il materiale verbale era composto da:

1. venti parole francesi reali (sostantivi) di cinque lettere selezionate dal database MANULEX (Lété, Sprenger-Charolles, & Colé, 2004) controllate e controbilanciate per frequenza (SFI, ≤ 50 per le parole a bassa frequenza e ≥ 60 per quelle ad alta frequenza) e dispersione (valore considerato ≥ .40);

2. dieci pseudo-parole legali di cinque lettere create utilizzando un database che fornisce i valori di frequenza posizionale di digrammi e trigrammi della lingua francese, in modo da costituire delle pseudo- parole regolari (Content & Radeau, 1988) (frequenza posizionale media dei digrammi utilizzati = 1721; d.s. = 546,1). Inoltre si è controllato che il valore medio della familiarità delle pseudoparole fosse simile tra le due della stessa coppia qualora il target fosse

diverso dal probe. Le pseudo-parole sono state mescolate, infine, a dieci non-parole non legali composte, anch’esse, da cinque lettere.

2.3.2. Studio italiano – materiale verbale

Anche in questo caso, nella selezione delle parole, si è tenuto conto di una variabile lessicale che influenza la rapidità nel riconoscimento, la frequenza. Il secondo parametro considerato per i francesi, la dispersione, non era presente nel database utilizzato e, per tale motivo, non è stato considerato. Il materiale verbale per il campione italiano era così composto:

1. venti parole italiane reali (sostantivi) di cinque lettere selezionate dal database “Lessico Elementare” (Marconi, Ott, Pesenti, Ratti, & Tavella, 1993) controllate e controbilanciate per frequenza (parametro considerato è stato, anche qui, l’SFI, ≤ 50 per le parole a bassa frequenza e ≥ 60 per quelle ad alta frequenza). Tale database fornisce i dati statistici sull’Italiano scritto e letto dai bambini delle scuole elementari; a differenza di quello francese, però, esso non fornisce i valori dei parametri per ogni classe frequentata. Per il presente studio abbiamo preso in considerazione le variabili relative al lessico di lettura;

2. dieci pseudo-parole legali di cinque lettere create a partire da parole esistenti, controllate per frequenza come sopra, alle quali venivano sostituite delle lettere o delle sillabe; ciò ci ha permesso di avere un minimo di controllo sulla legalità/regolarità delle pseudo-parole create. Esse sono state mescolate a dieci non-parole non legali composte da cinque lettere.

Tutti gli stimoli, sia quelli verbali che quelli non-verbali, per entrambi i gruppi linguistici, sono stati presentati su un Personal Computer portatile (Acer,

TravelMate 4000WLMi) attraverso il programma E-Prime prodotto dalla Psychology Software Tools, utilizzato anche per la messa a punto degli

Prendendo spunto dalla procedura sperimentale di Spinelli et al. (2002), ogni trial iniziava con un punto di fissazione (una croce) posto al centro dello schermo che durava 750 millisecondi (msec). Successivamente, al posto di questo, compariva un probe di colore blu su sfondo grigio (una parola, una pseudoparole, una non-parola o una stringa di simboli) che rimaneva per 2 secondi (sec), seguito poi da un altro punto di fissazione. Dopo 750 msec compariva il target (nero su sfondo grigio) che rimaneva visibile sullo schermo fino alla risposta del soggetto. Questo secondo stimolo poteva comparire da solo (condizione isolata) o circondato da altri della stessa natura (condizione

crowding), uguali o diversi dal primo, il probe. Nella condizione diversa il target

si differenziava dal probe in quanto cambiava il primo carattere, come suggerito da Spinelli et al. (2002). Nel caso delle parole, si prestava attenzione anche al valore di frequenza e dispersione del target diverso in modo da poterle controbilanciare tra loro.

Le condizioni di crowding, isolata, uguale e diversa sono state controbilanciate nella presentazione del target cosicché ogni parola, pseudo- parola, non-parola e stringa di simboli apparisse quattro volte.

La Figura 2.IV mostra la struttura dei compiti presentati a computer, lo stesso per ogni tipo di stimolo e per ogni gruppo linguistico.

FIG.2.IV. Rappresentazione schematica della sequenza dei trial nel compito di identificazione. Tra ogni trial compariva un schermo blank grigio della durata di 2 sec.

750 msec PROBE - 2 sec 750 msec TARGET (fino alla risposta)

1) Target isolato-uguale 2) Target in condizione crowding-uguale

3) Target isolato-diverso 4) Target in condizione crowding-diverso

Nella condizione di crowding, i distrattori che non apparivano mai come target, erano composti da 2 a 9 lettere o simboli. Lo stesso gruppo di distrattori intorno al target sono stati controbilanciati tra la condizione “uguale” e “diversa” per evitare che i partecipanti rispondessero solo sulla base dell’indizio visivo costituito dal gruppo di distrattori senza l’effettiva elaborazione del target.