CAPITOLO I STORIA DELLA MAURETANIA
I.5. Culture a confronto
Quando si cerca di affrontare un argomento ampio e articolato come quello culturale si può facilmente incappare in errori grossolani, alle volte infatti si sottovaluta, quando si tratta di comunità “poco romanizzate”, la complessità dell’elemento culturale che ci si accinge a studiare. 232 GEBBIA 2012,492. 233F ENTRESS 1990,118-119. 234L EPELLEY 1979,82-83. 235Ibid.,85-87. 236Ibid.,97. 237 ARCURI 2010,978-979. 238L EPELLEY 1979,102-103. 239Ibid.,109-111. 240A RCURI 2010,980. 241 GEBBIA 2006,502.
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Per quanto concerne l’Africa, molti e importanti studiosi hanno profuso impegno e passione nel tentativo di riportare alla luce una poco conosciuta realtà culturale.
I primi esempi di religiosità rintracciata in territorio africano sono di tipo primitivo, cioè connesse a pratiche di vita legate alle cosiddette civiltà primitive in cui le condizioni di vita di un gruppo ritrovano analogie nelle forme religiose242.
La più antica religione individuata nell’Africa del nord, per i tempi storici, è la cosiddetta religione libica; questa come accennato prima si può classificare come “primitiva”, essa è infatti strettamente legata alla vita materiale dell’individuo e, in questo particolare caso, al contesto di tipo agricolo in cui gli eventi, positivi e negativi, della natura esprimono manifestazioni dirette o meno di carattere sacro243. Tuttavia è ad oggi risaputo che una componente non indifferente di indigeni africani erano legati a pratiche lontane dall’agricoltura come ad esempio la caccia e il nomadismo; questo è un elemento da non sottovalutare ai fini di un’indagine culturale completa, in quanto è comunque possibile parlare di popoli primitivi ma bisogna stare attenti a distinguere le componenti religiose che variano in base al tipo di vita svolta dalla comunità tribale più o meno sedentaria e bisogna anche tener conto della più o meno ricca cultura materiale di queste244.
Come altri popoli, anche quelli Africani, ritrovano negli elementi naturali245 quali ad esempio: montagne, grotte, fiumi ecc., “incarnazioni del sacro”246
che rimangono il più delle volte come vero e proprio substrato culturale anche quando prende piede e si diffonde una nuova religione. Basti pensare che Sant’Agostino condannava la vicinanza dei cristiani d’Africa a quei luoghi che naturalmente erano legati al paganesimo247
e condannava anche alcuni riti pagani rimasti nell’uso comune dei cristiani del suo tempo248
.
Il Benabou rintraccia alcune figure religiose che si identificano con elementi naturali, egli infatti dice: «…Le plus souvent, dans la religion des Libyens, le caractère sacré d’un lieu
est rettachè, dans l’esprit des fidèles, à la présence tutélaire ou malfaisante d’un esprit ou d’un génie…»; oggi sappiamo, grazie agli studi antropologici, che la questione inerente
alle entità sacre dei popoli primitivi è molto più ampia e articolata. In questo lavoro non ci
242B RELICH 2003,77-78. 243B ENABOU 1976,268-269. 244 BRELICH 2003,79;109. 245D ECRET –FANTAR 1981,250-260. 246B ENABOU 1976,270-271. 247S ERMONES 45,7. 248 DECRET –FANTAR 1981,248-249.
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si dilungherà impropriamente ma è doveroso, infatti, limitare l’argomento249
ai fini di una più fluida trattazione.
Testimonianze antiche inerenti alla religione libica si hanno in Plinio il Vecchio e Massimo di Tiro, il primo, descrivendo il paesaggio delle due Mauretanie si sofferma sulla gravità dei monti i quali, toccando il cielo, lasciano nell’animo di chi osserva un religioso timore250; il secondo invece informa della presenza di un santuario sul monte Atlas251. Erodoto252 invece ci riferisce che i Libi erano soliti sacrificare al sole e alla luna, culto che rimarrà inalterato anche in epoca romana253.
Per quanto riguarda i culti, quelli maggiormente diffusi nella pratica funeraria libica sono il culto dei capi tribù o del re, testimoniato anche sotto il regno di Giuba II254, mentre un secondo culto è quello dei morti.
Una contaminazione religiosa si ebbe con la colonizzazione punica255, oltre alle preesistenti divinità, saranno inseriti nel pantheon indigeno le maggiori divinità fenicie:
Baal, Baal Hammon e Tinnit256; si adottarono anche nuovi luoghi di carattere religioso tipici della tradizione punica; una testimonianza di ciò è la presenza di spazi sacri denominati tofet257 e i riti ad esso connessi.
Un caso a sé stante è quello della divinità locale, probabilmente non di origine punica, Varsutina, che Tertulliano considera come la grande dea maura che Erodoto identifica con Atena258 e che non riuscirà a trovare una comparazione con le divinità latine.
A seguito della progressiva estensione territoriale da parte di Roma si hanno fenomeni di commistione religiosa, i romani infatti, non imponevano ai popoli sottomessi la propria cultura religiosa ma cercavano di far convivere in maniera pacifica le varie religioni talvolta assimilando e accomunando il pantheon romano con quello locale; questo fenomeno si rinviene anche in Africa, in cui le divinità maggiori puniche, che ormai erano state assimilate dagli indigeni sono ora accomunate a divinità romane come ad esempio nei casi di Saturno259 e Caelestis260 che sono identificate rispettivamente con Baal e Tinnit261;
249Per maggiori informazioni a riguardo si consigliano:V
AN GENNEP 1909;BRELICH2003,13-27. 250P LIN.,nat.,5,1. 251 BENABOU 1976,270. 252H DT.,4,188,1. 253L EGLAY 1966,223-225. 254P ICARD 1954,17-18. 255B ENABOU 1976,288-289. 256
FENTRESS 1978,508;DECRET –FANTAR 1981,270-273.
257D’ ANDREA 2014,17-19;291-306. 258D ECRET –FANTAR 1981,272. 259L EGLAY 1966,4-10. 260 Ibid., 215-219.
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a queste due importanti divinità si affiancheranno gradualmente e con vari gradi di importanza anche le restanti divinità del pantheon romano262.
Questo nuovo culto, almeno agli albori della sua diffusione ebbe una valenza quasi esclusivamente rurale, mentre i personaggi di rilievo continuarono ad essere legati a divinità puniche263.
Saturno diviene in breve una divinità molto importante in Africa, i suoi templi e santuari264 si diffondono a macchia d’olio e in particolar modo, in Mauretania Cesariense, si hanno testimonianze di ciò a partire dal regno di Tolomeo e si registra una ancor più grande propagazione in epoca Flavia265; si ricordano ad esempio i casi di Lixus e Tingi in cui furono rivenute delle effigi sacre266,in aggiunta sappiamo dell’esistenza di alcuni santuari a Djidjelli, Tigzirt, Delleys, Cherchel e Portus Magnus, in cui si sono rinvenuti numerosi ex
voto e stele267.
Un culto ancora poco chiaro è quello dei Dii Mauri, questi sono delle divinità, probabilmente di carattere indigeno268, venerate nell’Africa romana e più precisamente in Mauretania Cesariense e in Numidia269, la difficoltà d’interpretazione giunge dal fatto che essi figurano non solo nelle iscrizioni270 indigene ma anche in quelle di personaggi romani presenti nel territorio e in maggioranza soldati e comandanti271, alcuni studiosi interpretano ciò come una forma di evocatio272.
Alcune iscrizioni testimoniano la presenza di un culto regolare di queste divinità minori273 dal carattere collettivo e indeterminato che sono invocate, sia dai Romani che dagli Africani274, complementarmente alle altre divinità275; i Dii Mauri, nelle iscrizioni, sono qualificati variamente come Augusti, Santi, Patri, Immortali; sono anche riconosciuti come
Salutares, Conservatores, Prosperi e Hospites; queste ultime accezioni li configurano
come divinità benevole e protettrici; in un’iscrizione sono altresì definiti Barbari, questo
261F ENTRESS 1978,509. 262L EGLAY 1966,228-247. 263 FENTRESS 1978,509-510. 264L EGLAY 1966,266. 265Ibid.,69. 266 Ibid.,11. 267Ibid.,78-81;93-95. 268C AMPS 1990,132. 269B ENABOU 1976,309. 270C AMPS 1990,148-150. 271 BENABOU 1976,310;CAMPS 1990,151-152. 272F ENTRESS 1978,516,nota 53. 273C AMPS 1990,150. 274I D.1995,15-19. 275
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appellativo le connota come estranee al dedicante 276. La funzione specifica di queste divinità ad oggi non è ancora chiara: alcuni studiosi le interpretano come esseri divini legati a un culto militare delle unità ausiliarie romane277, altri come divinità avverse agli invasori, altri ancora come divinità patrie278. Ad oggi ancora la questione sembra rimanere aperta, secondo il Benabou queste divinità e il loro culto furono appositamente creati per ragioni politiche e religiose ma la loro popolarità fu arrestata della rapida espansione del culto di Saturno279.
Con l’avvento del cristianesimo si rintraccia una sorta di frattura religiosa280
tra il mondo rurale, il quale per primo abbraccerà la dottrina cristiana e quello cittadino che rimarrà legato alla cultura punico-romana.
La diffusione del cristianesimo in territorio africano si ricollega ad una serie di fattori favorevoli che hanno consentito una sua rapida espansione, in modo particolare, la realtà cosmopolita di Cartagine e la sua relazione diretta con Roma ha favorito la diffusione di tale culto281; un’importante componente cristiana è da rintracciare nella classe degli
humiliores, ovvero di tutti coloro che, appartenenti alle classi più povere, individuavano
nella dottrina cristiana una possibilità di rivalsa282. In seguito alla diffusione del cristianesimo nel mondo conosciuto, l’ambiente africano, come del resto tutti gli altri ambienti cristiani, fu sconvolto dagli scontri tra cristiani ortodossi e cristiani donatisti che causarono agitazioni sociali non indifferenti283.
276C AMPS 1990,151. 277B ENABOU 1976,314-315;SPEIDEL 1991,118. 278C AMPS 1995,1. 279 BENABOU 1976,329-330. 280P ICARD 1945,165. 281D ECRET –FANTAR 1981,278. 282Ibid., 280. 283
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