CAPITOLO IV STORIA, URBANIZZAZIONE ED EVOLUZIONE DEI CENTR
IV.1 Penetrazione nel territorio: lo spazio geografico nella percezione degli autor
L’interesse politico ed economico che Roma aveva nei confronti dei nuovi territori che amministrava era sempre accompagnato da una brama conoscitiva relativa alla geografia di queste nuove terre che entravano a far parte dell’orbita romana.
I romani infatti, per meglio amministrare una provincia, sviluppavano una profonda conoscenza geografica della stessa ampliando il tutto non solo con l’utilizzo di carte ma anche con quelli che noi definiamo itinerari che servivano ai funzionari amministrativi e a tutti coloro che viaggiavano per orientarsi nel migliore dei modi in un paese poco o per niente conosciuto.
Un’importante quantità di notizie di carattere geografico provengono anche da numerosi scrittori sia Greci sia Latini; in questo caso ampio spazio è concesso alla figura di Plinio il quale ci offre, come fa con altre regioni, una dettagliata analisi delle coste dell’Africa del Nord; egli nella sua trattazione segue un preciso itinerario che procede da ovest verso est e riesce a comprendere nella sua esposizione anche alcuni centri urbani che si situavano nell’immediato entroterra438
.
Il quinto libro della Naturalis Historia si apre con una sommaria descrizione del luogo, l’Africa, e della popolazione in esso presente439
, continua quindi nel paragrafo successivo con la descrizione geografica delle principali città della Mauretania presenti nell’immediato entroterra costiero440
.
La sua trattazione si sofferma sull’individuazione delle maggiori città della Mauretania Tingitana (Fig. 1), egli cita e descrive la città di Tingis, pur commettendo un errore inerente alla deduzione coloniale di quest’ultima; egli, infatti, dice che Tingi divenne
438B ONA 2000,1154. 439P LIN., nat., 5, 1. 440 PLIN., nat., 5, 2.
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colonia sotto il regno di Claudio e prese il nome di Iulia Traducta, è invece risaputo che lo statuto coloniale fu concesso alla città già da Ottaviano intorno al 38 a.C. e che la colonia
Iulia Traducta441 è una colonia dedotta sempre da Ottaviano, forse già Augusto, tra il 29e il 26 a.C. in Andalusia.
Anche altri scrittori latini scrivono della città di Tingis, Pomponio Mela ad esempio, come Plinio, riporta il mito della fondazione di questa città riconducendolo all’azione del gigante Anteo442; altri che si interessano della città sono Strabone e Cassio Dione443.
La trattazione pliniana prosegue con l’enumerazione delle città, lo scrittore dice che a breve distanza da Tingi si trova un’altra città posta direttamente sotto il controllo romano, ovvero la colonia Iulia Costantia Zilil444, questo centro inizialmente era una fondazione
punica poi divenne cartaginese e passò infine sotto il controllo romano tra il 33 e il 25 a.C.445; essa al tempo di Augusto fu fatta rientrare nella giurisdizione politico- amministrativa della provincia della Betica, Plinio, infatti, scrive: “… Zili, regum dicioni,
exempta et in Baelicam iura petere iussa …”, secondo Strabone invece i romani crearono
in Spagna un abitato in cui convivessero coloni Italiani e Zilitani446.
La città di Iulia Costantia Zilil, esplorata e studiata principalmente da M. Tarradell, presenta a oggi cinque fasi abitative: la prima fase è ovviamente quella precedente alla presenza romana, II sec. a.C., la seconda fase si presenta sotto il dominio dei regnanti di Mauretania, in questa è possibile notare un reimpianto urbanistico a carattere regolare. La città aveva anche una propria zecca; sappiamo inoltre che i suoi abitanti furono deportati, intorno al 28 a.C., a causa delle differenti simpatie politiche del tempo. La terza fase è riconosciuta come quella della rifondazione augustea, a partire dal 27 a.C., quando la città viene dotata di un nuovo impianto urbano e fu incorporata nell’amministrazione provinciale della Betica. La quarta fase è quella di maggiore splendore e coincide col periodo dell’Alto Impero, prova di tale periodo di benessere è la costruzione di alcune abitazioni molto opulente; nel II sec. d.C. la città si dota di cinta muraria e una iniziale fase di declino si segnala intorno al 238 d.C. La quinta e ultima fase si riscontra tra IV e V secolo, periodo in cui la città inizia a rifiorire nonostante ciò la città verrà gradualmente abbandonata già verso la fine del V secolo447.
441B RAVO JIMÉNEZ 2004,651-652. 442M ELA,1,5,22-27. 443 STRABO,3,1,8;DIO.CASS.,48,45. 444G OZALBES CRAVIOTO 2011b,254-256. 445C HATELAIN 1944,46-47. 446S TR.,3,1,8. 447 GOZALBES CRAVIOTO 2011b, 258-259.
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L’itinerario continua verso la costa atlantica fino a giungere nei pressi della città di
Lixus448, che assurse al rango di colonia con Claudio. Di questa città Plinio descrive il territorio fornendo elementi geografici e mito449. A circa 6 miglia a nord di Lixus nell’Itinerario Antonino, figura il centro di Tabernae, il nome indica con molta probabilità un luogo con costruzioni di tipo non stabile e probabilmente, almeno agli inizi, questa località sarebbe stata una mansio o una mutatio; tuttavia in zona è presente anche una struttura di carattere militare450. Più all’interno e rispettivamente a 40 e 75 miglia da Lixus, sono presenti altre due città Babba e Banasa: la prima aveva il nome di Iulia Campestris e fu fondata da Augusto, Banasa451, chiamata anche Valentia, fu anch’essa fondata da Augusto tra il 31 e il 27 a.C., le cui maggiori opere urbane risalgono al II secolo452. Essa fu rifondata sotto il regno di Marco Aurelio prendendo il nome di Aurelia Banasa: questo sito era posto in altura e in posizione favorevole e con molta probabilità era abitato già intorno al IV sec. a.C., tale posizione consentiva il controllo della pianura del Rharb ed era quindi un ottimo punto d’osservazione e un’importante piazzaforte. Probabilmente prima di assurgere al rango di colonia la città fu, come anche molti altri insediamenti, un conventus; anche Banasa fu libera dal governo dei regoli indigeni prima ancora dell’annessione del regno di Tolomeo, essa, infatti, come altre città entrò a far parte della giurisdizione della Betica453. Sappiamo che la città fu sede di una guarnigione fino al III sec. d.C.454, per poi essere abbandonata intorno al 258 d.C.455.
Alla distanza di circa 48 chilometri da Banasa si presenta una città, Thamusida, la cui esistenza è passata sotto silenzio sia da Plinio che da Pomponio Mela, la si ritrova tuttavia nella testimonianza di Tolomeo e nell’Itinerario Antonino456
; questo sito che si erge nella pianura del Rharb, risulta essere molto più esteso di Banasa, di esso rimane la cinta muraria che è molto più ampia dell’effettivo abitato457
. Continuando a seguire la narrazione di Plinio verso l’interno della provincia si giunge a Sala458
, una città situata su un fiume navigabile che sfocia nell’oceano e posta al confine con la zona desertica459
, città 448S TR.,17,3,2-6;MELA,3,10. 449P LIN.,nat.,5,3-4. 450 CHATELAIN 1944,49-51. 451A
KERRAZ –BROUQUIER-REDDÉ –LENOIR 1995,252-256.
452G OZALBES CRAVIOTO 2011b, 263. 453C HATELAIN 1944,69-75. 454E UZENNAT 1989,59-61. 455 GOZALBES CRAVIOTO 2011b, 264. 456Itin., Ant., 7. 457C HATELAIN 1944,76-80. 458M ELA,3,10; CHATELAIN 1944,81-101. 459 PLIN.,nat.,5,5.
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importante non solo per il suo ruolo commerciale ma anche per il suo importante potere difensivo460.
A poca distanza dalla costa, posta sul versante atlantico del paese, si situa una stazione indicata col nome di Frigidis, che consta ad oggi di alcune costruzioni non meglio identificate461.
Plinio nella sua trattazione omette alcune località che si rinvengono nell’Itinerario Antonino, sono per lo più stazioni poste lungo le strade più importanti e che col tempo si sono andate accrescendo e sono divenuti centri abitati di importante rilevanza, alcuni di questi sono: Tremulis, forse riconosciuto nella cittadina di Basra, posta a sud di Tangeri, poi ancora Vopiscianis che si trova a 28 chilometri da Tremulis e anch’essa non ben identificata sul terreno462, le ricerche condotte in questo territorio hanno portato all’identificazione di un abitato, oggi meglio noto come Souk el Arba, che si estende per circa quattro o cinque ettari. L’insediamento di Souk el Arba è di difficile interpretazione; alcuni studiosi collegano questa evidenza archeologica con l’abitato di Vopisciana citato nell’Itinerario Antonino, altri come ad esempio R. Thouvenot indicano le rovine ivi presenti come quelle indicate da Tolomeo, altri ancora come M. Euzennat invece identificano il sito con la località di Tremuli indicata dall’anonimo Ravennate463
, i successivi scavi archeologici hanno consentito di identificare una serie di infrastrutture che sembrerebbero sottolineare i fini militari di questo insediamento464.
Un centro molto importante per comprendere i piani urbanistici in Mauretania è indubbiamente l’insediamento di Thamusida465
, questo centro presenta una frequentazione prolungata nel tempo, già in epoca preistorica era sede di un importante abitato e la storia del sito prosegue anche sotto il dominio romano, probabilmente in questa località sorgeva un avamposto romano già prima del 40 d.C., anno in cui la Mauretania diviene a tutti gli effetti una provincia, poi l’insediamento acquisì notorietà in epoca flavia. Le indagini condotte dall’École Française de Rome negli anni sessanta hanno contribuito a chiarire la natura militare di questo insediamento in modo particolare per quanto concerne il II sec. d.C.: probabilmente la città venne abbandonata o comunque meno frequentata in epoca severiana466. 460E UZENNAT 1989,129-173. 461C HATELAIN 1944,67-69. 462 Ibid. 113-115. 463E UZENNAT 1989,35. 464Ibid.,36-55. 465A
KERRAZ –BROUQUIER-REDDÉ –LENOIR 1995,239-251;AKERRAZ –PAPI 2008,IX-XXVIII.
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Sempre volgendosi verso l’interno della regione, si riscontrano altri centri abitati come ad esempio quello di Gilda467, questo costituiva un agglomerato urbano che però non assurse mai al rango di colonia, il suo nome probabilmente deriva da una tribù indigena abitante questi luoghi468.
Seguendo l’Itinerario Antonino e proseguendo verso la città più interna di questa regione si incontrano una serie di agglomerati urbani ad oggi ancora più o meno riconosciuti sul terreno che come i precedenti avevano la funzione di mansio, mutatio o semplicemente centri abitati di secondo piano, esempi sono Aquis Dacicis, Ain Chkour, Arbaua e Rirha, quest’ultimo risulta essere una città fortificata469
.
Ultima tappa prima di giungere a Volubilis è la città di Tocolosida, questo centro urbano si situa su una lieve altura ed è posto a protezione del più importante centro di Volubilis, a supporto di questa funzione difensiva si è rinvenuto a pochi chilometri di distanza un forte470.
La narrazione inerente alle città riprende al paragrafo 19 del libro V, da questo passo in poi lo scrittore parlerà della zona di confine tra la Mauretania Tingitana e la Mauretania Cesariense, egli descrive la costa seguendo il corso del mar Mediterraneo, la sua esposizione pertanto procede dall’estremo ovest e si sposta man mano verso est.
Lungo la costa mediterranea, superato lo stretto di Gibilterra, si giunge nella città portuale di Rhysaddir, definita dall’autore come oppidum et portus; passato questo insediamento si giunge ad un altro oppidum sempre dotato di porto fluviale ovvero Siga471.
Da questo punto in poi si entra nella Mauretania Cesariense (Fig. 2), la prima città che si ritrova è quella di Portus Magnus che risulta essere il primo insediamento di diritto romano, infatti, Plinio lo definisce “civium Romanorum oppido”472
. Passato anche questo luogo si giungeva, tenendo il Mediterraneo sulla sinistra, alla città di Cartennae473, una colonia augustea con deduzione di veterani della seconda legione474, poi Gunugu, per deduzione sempre di Augusto con stanziamento della VII coorte di pretoriani475. Quest’ultima sorge su un promontorio che domina il mare a poco distanza da Cesarea, questo promontorio ha incontrato più fasi abitative come ci testimonia la presenza di una
467M ELA,3,10. 468C HATELAIN 1944,115-116. 469Ibid., 117-129. 470Ibid., 132-134. 471 PLIN.,nat.,5,18-19. 472P LIN.,nat.,5,19. 473P
LIN., nat.,5,20;LASSÈRE 1977,229.
474M
ELA,1,31;PTOL.,Geog., 4, 2.2.
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necropoli punica e divenne poi un centro romano e poi berbero476. Quindi si prosegue e ci s’imbatte in Caesarea, antica Iol, e rinominata proprio in onore di Augusto dal re Giuba II; solo con Claudio la città, che sarà capitale di provincia, assurgerà al rango di colonia. Seguono poi nella descrizione le città di Oppidum Novum, dedotta con veterani da Claudio477, poi di Tipasa, a cui Claudio concesse il diritto latino, di Icosium che ricevette il diritto latino da Vespasiano478 , di Rusguniae479 che fu colonia di Augusto, di Rusucurum a
cui fu data la cittadinanza romana da Claudio, di Rusazus480 che fu dedotta per volere di Augusto e quindi altre colonie dello stesso: Saldae481 e Igilgili482; per concludere si citano le città che sono sul confine con la Numidia e sono: Tucca, poi nell’entroterra vi è la città di Aquae, Succabar e Tubusuptu483, che sono colonie augustee e per concludere Timici e
Tigava484.
Per quanto riguarda la città di Tigava si è a conoscenza dell’esistenza di due siti ben distinti tra loro il primo è il municipium di Tigava e il secondo è il castrum di Tigava; in qualità di municipio la città è presente nell’Itinerario Antonino: il centro occupa circa dodici ettari e si pone sulla riva destra del fiume Chélif, della città ci rimangono poche infrastrutture ma sappiamo di per certo che doveva essere circondata da una muraglia con torri485. I numerosi ritrovamenti archeologici dimostrano anche per questo abitato caratteri preromani486. L’altro lato di questo insediamento è quello definito Tigava Castra che sorge sulla riva opposta del fiume e dista da esso circa 1,6 chilometri; ciò che oggi rimane dell’impianto romano senza ombra di dubbio rimarca la forma del castrum, R. Bloch rintracciò le seguenti dimensioni del campo: 147x111 metri, sono stati individuati inoltre una serie di edifici tra cui quello che si pensa esssere, data la forma, un anfiteatro da campo487.
Oltre alle città elencate da Plinio in Mauretania Cesariense sono presenti numerosi siti costieri che compaiono per la prima volta nella trattazione di Tolomeo, egli menziona, infatti, una serie di luoghi che corrono lungo tutta la costa algerina. Il primo è il sito di
476M ISSONNIER 1933,87-88. 477C HATELAIN 1944,110-111. 478 CHASTAGNOL 1990,358-359. 479L ASSÈRE 1977,226-228. 480Ibid.,226. 481S TR,17,3,12. 482L ASSÈRE 1977,226-227. 483 Ibid., 224-225. 484P LIN.,nat.,5,20;5,21. 485L EVEAU 1977,280-282. 486Ibid., 287. 487 Ibid.,288-290.
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Canoucis, seguono quindi i siti di Castra Germanorum, Apollonis, Lagnuton, Carcome e Carepula488, dai confronti con l’Itinerario Antonino e dalla Cosmographia dell’Animo
Ravennate489 si rinvengono una serie di discordanze in quanto non tutti i centri citati nell’elenco di Tolomeo sono presenti; molti di questi siti sono stati identificati come campi militari490.
Altre informazioni sugli insediamenti presenti nelle zone montane interne di quella che sarà la provincia di Mauretania Cesariense provengono ancora da Tolomeo491 che annovera alcuni abitati indigeni492.
La descrizione della Mauretania si conclude con Plinio che informa di alcuni popoli presenti nel territorio e riassume in breve l’orografia di questa zona di confine.
488 MÜLLER 1901,595-596. 489P INDER –PARTHEY,1860,155(15);346(1). 490Ibid., 295-298. 491M ÜLLER 1901,603-604. 492 LEVEAU 1977,298-299.
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Fig. 5. Mauretania Cesariense tra I a.C. e I d.C., da Euzennat M., La frontière
romaine d’Afrique in CRAI, n. 2, 1990. 568.