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L’onomastica all’indomani della conquista

CAPITOLO III L’ONOMASTICA IN MAURETANIA

III.2 L’onomastica all’indomani della conquista

Com’è ben noto, l’opera di conquista romana non fu semplicemente legata all’appropriazione di terre e ricchezze, i romani dopo ogni loro conquista importavano nei territori conquistati anche la loro cultura, la quale, sebbene mai imposta, ottenne sempre più consenso così da poter parlare, pur con le dovute riserve del caso, di “omologazione” o meglio di acculturazione volontaria412.

Nei territori conquistati, Roma riuscì a imporsi sia politicamente sia culturalmente; il primo passo dopo ogni nuova conquista consisteva difatti nella creazione nei territori di uova annessione di un primo substrato propriamente romano o latino, grazie alla creazione di colonie, che fungeva da base di partenza per una lenta ma inesorabile conquista culturale; infatti, la presenza nei territori occupati di cittadini romani serviva a poter rendere sì più sicuro il territorio ma anche a creare i presupposti per una futura commistione culturale con i popoli indigeni.

Nel caso proprio della Mauretania, come illustrato in modo eccelso da M. Benabou413, sappiamo che il tentativo di commistione etnica non fu attuato con un totale successo, a causa della presenza di tribù nomadi che Roma non riuscì mai veramente a sottomettere; tuttavia sempre nel caso della Mauretania, la presenza in loco di colonie sia di diritto romano sia di diritto latino, ha consentito al diffondersi del processo che, pur a mio parere risulta inesatto nel modo di intenderlo, di “romanizzazzione”.

Nei luoghi annessi al dominio romano, si diffonderà quindi, come in patria, l’uso sia del doppio nome, già presente nell’uso africano414

, e poi anche quello dei tria nomina,

410 MACCIÒ 2017,14-15. 411S ALWAY 1994,125. 412R AEPSAET-CHARLIER 2005,225. 413Cfr. B

ENABOU op. cit.

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ovviamente però per i cittadini romani indigeni di un territorio conquistato, si riscontra, un retaggio proprio legato all’origine locale, del praenomen o del cognomen415

.

All’indomani della conquista Romana dell’Africa, non ci fu un crollo dell’identità culturale indigena, essa rimase sempre nel corso dei secoli molto forte; si ebbe però in tempi e modi non ben specificati una sorta di amalgama culturale che ha portato alla mescolanza delle formule onomastiche; si nota infatti, come il tradizionale sistema binomio Africano, a seguito della sottomissione a Roma, abbia introdotto nella sua formula elementi tipicamente latini, per contro, in territorio Africano, si diffuse l’uso dei tria nomina nel quale si osserva però anche l’intrusione di marcati elementi punico-libici416

.

A differenza dei nomi romani sopra indicati, quelli Africani di origine Libica, presentano suffissi molto differenti, quelli più diffusi sono in -en, -in, -an, -un o -on; meno diffusi, ma comunque usati sono una serie di nomi con suffisso in -em, -im,-am; altri ancora sono quelli terminanti in: -al, -el, -il, -ul, -ar, -er, -ir, –at o –ad, -it o –id, -ut(h) oppure –ud e infine i nomi che hanno come suffisso –i, -a e –t(h)a 417.

In latino i nomi che terminavano in –al e –ar solitamente erano declinati sulla base della flessione di animal e calcar; i nomi terminanti per –on trovavano flessione grazie a richiami dal greco.

In particolar modo il ricorso alla III declinazione latina, ha consentito di adattare all’uso latino anche i nomi in –an, -un, -ic. Per in nomi in –un invece si nota che il genitivo corrispondente è reso in -unis418. In conclusione come aggiunge il Forni, nella traduzione

dei nomi dal semitico o libico, ma in generale da altre lingue, i lapicidi, nel caso di epigrafi, o i vari scrittori dell’epoca, si preoccupavano di conservare, nonostante la trascrizione in latino, tutti i suoni originari del nome anche a costo di lasciare lo stesso indeclinato419.

Il Pfaum, sulla scia del Mommsen, suggerisce anche un’origine indigena per tutti i cognomina terminanti con la desinenza in –osus/a che egli rintraccia come tipici della Numidia e della Mauretania Cesariense420.

I nomi africani sono altresì riconoscibili dalla radice degli stessi, questi nomi infatti sono riconducibili ad una origine indigena poiché presentano tratti tipici della lingua e scrittura libica e punica che spesso ne determinan anche variazioni di carattere grafico in base

415R AEPSAET-CHARLIER 2005,228. 416 PFLAUM 1977,316. 417F RÉZOULS 1990,163. 418M ASSON 1977,311. 419Ibid.,311-312. 420 PFLAUM 1979,213-216.

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all’alfabeto utilizzato; alcuni esempi di queste radici di nomi propriamente indigene del territorio Africano sono: Am(m)-, Bir-, Bur-, Gud-, Ged-, Iam-,421 Ms-422 e Mk o Mkz423

(questi ultimi due si riferiscono a nomi etnici che sono menzionati e declinati in latino anche in opere letterarie)424; il Pflaum inoltre identifica alcune radici di cognomina che sembrano essere molto diffuse: Namp-, Zab- e Must-, queste sono diffuse in tutte le provincie Nordafricane, in Mauretania sono anche presenti ma in maniera più contenuta, la prima radice è stata rinvenuta in 4 casi nella Sitifense e in 13 nella Cesariense, la seconda invece, solo 3 volte in Cesariense e la terza 3 volte nella Sitifense e 1 nella Cesariense425, i dati raccolti non sono tuttavia aggiornati, pertanto ad oggi non è possibile stabilire se la situazione sia cambiata.

Declinare in latino i nomi punici e libici non è un’azione molto semplice, infatti se per i primi è possibile rinvenire una declinazione di tipo latino, e il più delle volte nel caso genitivo con suffisso -is426, come ad esempio per i nomi presenti nel testo di Mactar427; per i nomi libici la situazione sembrerebbe più complessa; essi presentano infatti genitivi differenti: se il nome è in –a, il genitivo corrispondente sarà in –ae o in –ai, per i nomi con nasali finali -n, invece, possono essere resi in latino con le forme in –a/-ae oppure con –

an/-anis, sporadicamente è riportato anche l’uso della terminazione –ai428; altri nomi

invece, sia punici che libici, risultano essere indeclinabili e pertanto sono lasciati come tali429. Un caso letterario del VI secolo, restituisce la trascrizione di un nome terminante

con la nasale –n, esso, sembra essere reso con il nominativo in –an e con il genitivo in –

anis430.

Un dato utile al fine di individuare personaggi romani di origine indigena è la presenza nel nome dell’indicazione etnica, i nomi etnici sono diffusissimi in tutto l’impero romano e in Africa ci consentono di chiarire l’origine di un determinato individuo; i nomi che interessano questo lavoro indicano l’appartenenza di un individuo ad una tribù, esempio utile è il nome Bacquas, dalla tribù dei Baquati, oppure l’appellativo Maurus, Maura,

Maurentius ecc.431, in questo lavoro, sulla scorta di quanto scrive M. Fruyt e ribadisce C.

421F RÉZOULS 1990,164. 422 GALAND 1977,302-303. 423R EBUFFAT 2006,404-405. 424P OLYB.,3,33,15. 425P FLAUM 1977,318. 426G ALAND 1977,308. 427 CIL,VIII,1048=23473. 428G ALAND 1977,310. 429Ibid., 309. 430Ibid.,310-311. 431 PFLAUM 1977,322.

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Ricci, non si considerano come nomi etnici che riguardano gli appartenenti alle provincie di Mauretania, quelli che rimandano all’identificazione di un soggetto come appartenente ad una generica etnia africana, quali i nomi Afer o Africanus, probabilmente, questi nomi si riferiscono alla provincia dell’Africa Proconsolare432

.

Per comprendere ancora meglio l’onomastica maura, un documento di importanza eccezionale risulta essere il cosiddetto album di Timgad, una epigrafe probabilmente datata intorno al 363 d.C. che riporta 262 nomi dei quali 204 presentano il gentilizio, 231 presentano anche un cognomen, 2 soli presentano un praenomen e 10 un agnomen. Questo documento consente di creare un quadro onomastico delle élite municipali del periodo e permette di indagare in profondità l’origine dei nomi in esso presenti; si ritrovano infatti ben 65 gentilicia differenti, 158 sono i cognomina maggiormente diffusi in Africa, 4 sono quelli tipici mentre 31 sono cognomina conosciuti solo per la città di Timgad433.

Questo breve discorso sull’onomastica consentirà una più minuziosa analisi dei testi epigrafici e letterari che si andranno ad affrontare in seguito.