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Dagli inizi del diciannovesimo secolo agli anni Sessanta

Capitolo IV – La giurisprudenza della Corte

1. La giurisprudenza sul partisan gerrymandering

1.1 Dagli inizi del diciannovesimo secolo agli anni Sessanta

Il periodo antecedente gli anni Sessanta sembra essere piuttosto impopolare tra gli studiosi del gerrymandering, che hanno cominciato a interessarsi all’argomento a partire dalle storiche sentenze comprese tra gli anni Sessanta e Settanta, tralasciando quasi del tutto la fase che vi ha condotto100. Questo lungo lasso di tempo, sebbene in effetti relativamente povero di pronunce significative e di rilevanti novità, è

100 Engstrom E. J., Gerrymandering and the Evolution of American Politics, in

Partisan Gerrymandering and the Construction of American Democracy, University

of Michigan Press (2013), p. 1: «Almost all previous research on congressional

redistricting concentrates on the period after the 1960s. In the mid-1960s, the U.S. Supreme Court outlawed malapportioned electoral districts for both state legislatures and the U.S. House of Representatives. This transformative legal revolution produced a massive wave of redistricting across the nation that shifted the partisan landscape in state legislatures across the country and fundamentally redistributed power in American politics. In addition, this reapportionment revolution led to the creation of a large scholarly literature devoted to studying the causes and consequences of the modern decennial redistricting process. In this now- vast literature, redistricting prior to the 1960s receives brief treatment, although the years before 1964 constitute nearly 75 percent of the United States’ nearly 225-year history».

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stato a ben vedere di un’importanza fondamentale. Ci si accorge di quanto sia opportuno menzionarlo se si evita di osservarlo come un settore a sé stante e si fa lo sforzo di collocarlo in un quadro d’insieme che unisca le varie fasi, dal 1812 a oggi: in questo modo, si vedrà come anch’esso abbia avuto il suo specifico ruolo nel determinare le sorti del gerrymandering. Fatta tale necessaria premessa, è adesso opportuno specificare quali sono state le sue caratteristiche e come queste abbiano influito sulle dinamiche degli avvenimenti successivi. Precisamente collocabile tra il 1812, anno in cui il termine “gerrymandering” è stato coniato, e il 1962, anno della storica sentenza Baker v. Carr, questo periodo si è prevalentemente caratterizzato per una scarna attività giurisprudenziale, sia da parte della Corte Suprema che da parte delle corti inferiori, e per la pressoché totale assenza di modifiche alla materia; l’elemento più interessante e maggiormente rappresentativo di questa fase, del resto, è stata la scarsissima frequenza con cui le legislature statali hanno praticato il redistricting. Come abbiamo precedentemente osservato, infatti, i confini dei distretti elettorali dovrebbero essere ridisegnati, di regola, una volta ogni dieci anni, in seguito dell’ultimo censimento, per riflettere nel modo più fedele possibile il nuovo assetto della popolazione. Ciononostante, soprattutto a partire dai primi anni del Novecento, non soltanto molti Stati dell’Unione ridisegnarono i propri confini elettorali appena due o tre volte, ma alcuni addirittura non li ridisegnarono quasi mai101. Questa pratica irragionevole, com’è facile

101 Engstrom E. J., From Turbulence to Stasis, 1900-1964, in Partisan

Gerrymandering and the Construction of American Democracy, University of

Michigan Press (2013), pp. 171-172: «[…] the 20th century witnessed a precipitous

decline in the frequency of redistricting. […] in most reapportionment years, less than half of the states redrew congressional district boundaries. […]. There are numerous examples of states essentially opting out of the redistricting process. Wisconsin redistricted in 1932, and not again until 1962. Illinois redrew in 1902, and then only again in 1948. Indiana went from 1942 to 1964 with the same district map. Connecticut redrew its boundaries in 1912, and not again until 1962. Perhaps no state was more striking in this regard than Ohio. […]. Notably, the state went 40 years between redistricting events (1914-52)».

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intuire, provocò una pesante discordanza tra la popolazione, che aveva vissuto importanti cambiamenti sia a livello numerico che a livello di distribuzione sul territorio, e le mappe elettorali, vecchie di decine di anni, traducendosi in uno schema demo-geografico molto distante dalla realtà. Nello specifico, si generò il fenomeno della c.d.

overrepresentation delle aree rurali, strettamente legato ad, per non

dire dipendente da, altri due fenomeni: quello dell’industrializzazione e quello, conseguente, dell’urbanizzazione. La progressiva industrializzazione dei centri urbani statunitensi aveva infatti attratto ingenti flussi di popolazione, producendo la più grande migrazione demografica dalle campagne alle città mai registrata prima. Questo processo svuotò consistentemente le aree rurali del Paese, che mantennero però gli stessi confini elettorali; d’altro canto, le città stavano vivendo un momento di grande espansione e attraevano sempre più abitanti. Non ci volle molto prima che qualcuno si accorgesse che le vecchie mappe elettorali non erano più adatte e chiedesse a una corte di intervenire; ma è proprio qui che si inserisce l’altro elemento caratterizzante questo periodo. Le corti, infatti, compresa quella Suprema, tendevano a classificare molte delle questioni loro sottoposte come political questions102, e i casi di

redistricting dovettero attendere gli anni Sessanta per poter essere

considerati giudicabili. Al di là del rifiuto delle corti di pronunciarsi su questioni concernenti il redistricting, comunque, gli unici mezzi mediante cui si poteva ristabilire una rappresentanza realistica ed equa della popolazione erano quello di ridisegnare i confini elettorali e,

102 Political Question Doctrine, Cornell Legal Information Institute: «Federal courts

will refuse to hear a case if they find that it presents a political question. This doctrine refers to the idea that an issue is so politically charged that federal courts, which are typically viewed as the apolitical branch of government, should not hear the issue. The doctrine is also referred to as the justiciability doctrine or the nonjusticiability doctrine». In altre parole, la dottrina della political question è

strettamente connessa alla dottrina della passibilità di giudizio da parte di una corte: le corti statunitensi possono esercitare la propria autorità solo nell’ambito delle questioni legali (c.d. legal questions), essendo le political di competenza legislativa ed esecutiva, cioè delle branche politiche del governo.

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soprattutto, quello di rivedere l’apportionment dei vari distretti. In questo modo, si sarebbe potuto dare maggior peso elettorale ai nuclei cittadini, che vantavano una popolazione assai consistente, e ridurre invece quello delle zone rurali, che rispetto alle città erano decisamente meno popolate. Un primo esempio di come la Corte Suprema fosse solita classificare certe questioni come politiche, evitando perciò di pronunciarsi a riguardo, può trovarsi in Luther v.

Borden103, caso che, pur non ponendo alcun problema di redistricting

e introducendo piuttosto la questione della state government

legitimation in Rhode Island, viene citato, dagli studiosi della materia,

come prototipo di political question lasciata irrisolta dalla Corte Suprema. Nel 1841, anno in cui avvenne il fatto che portò ad interpellare la Corte, il Rhode Island era ancora regolato dall’arcaica

Rhode Island Royal Charter104. Un gruppo di dissidenti, che

protestavano contro il suo anacronismo, si riunirono ed espressero la volontà di eleggere un nuovo governatore e di redigere una nuova carta costituzionale. Uno di loro, Martin Luther, evidenziò in particolare il fatto che la forma di governo dello Stato non era una «Republican

Form of Government», così come avrebbe invece dovuto essere in

base alla già citata Guarantee Clause105, e che proprio per questo gli abitanti del Rhode Island avrebbero avuto diritto a un nuovo governo. La questione che si poneva, tuttavia, era se la Corte Suprema avesse o meno l’autorità costituzionale per dichiarare quale gruppo, tra quello che sosteneva il governo e quello che ne proponeva uno nuovo, costituisse il governo ufficiale e legittimo del Rhode Island. Ebbene: la Corte sostenne che il potere di decidere su una simile questione non

103 48 U.S. 1 (1849).

104 Rhode Island’s Royal Charter, Rhode Island Secretary of State: «The Royal

Charter of 1663 was a document granted by King Charles II of England which allowed settlers in Rhode Island to govern their own colony and guaranteed their individual freedom of religion. […]».

105 Articolo IV, sezione 4, clausola 1 della Costituzione degli Stati Uniti d’America:

«The United States shall guarantee to every State in this Union a Republican Form

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rientrava nella sfera di competenze delle corti federali, ma che aveva natura essenzialmente politica e doveva pertanto venire affidata alle altre branche del governo; in altre parole, classificò il caso come

political question. Un esempio di caso riguardante il tema del redistricting e classificato dalla Corte Suprema come political

question lo troviamo invece in Colegrove v. Green106, che interessò il

congressional redistricting dell’Illinois. Alcuni cittadini dello Stato

fecero causa a diversi funzionari per impedirgli di tenere le successive elezioni senza che prima fossero stati rivisti i loro distretti elettorali congressuali; Kenneth W. Colegrove, in particolare, sosteneva che presentassero una concentrazione molto diversa di popolazione e che mancassero di compattezza. Il problema pareva derivare dal fatto che l’Illinois non ridisegnava i propri confini elettorali per il Congresso dal 1901 nonostante la popolazione avesse nel frattempo vissuto importanti modifiche, condizione che, a lungo andare, aveva provocato una significativa disparità tra i vari distretti dello Stato. La questione che la Corte Suprema si trovò ad affrontare, quindi, consisteva nel dover capire se i distretti congressuali dell’Illinois violassero o meno i principi del corretto apportionment a livello costituzionale. Il giudice Frankfurter, con una maggioranza di 4-3, sostenne che la Corte Suprema non potesse pronunciarsi su un simile caso per via della natura prettamente politica dello stesso, che a suo parere avrebbe costituito un «political thicket – a core area of

congressional competence into which the Court ought not to wade»107.

Argomentò inoltre che il potere giudiziario federale non aveva l’autorità per interferire in questioni riguardanti l’apportionment delle legislature statali, e ciò per via dell’espressa previsione costituzionale che conferiva, e conferisce tutt’oggi, alle legislature locali il potere di decidere «the Times, Places and Manner of holding Elections for

106 328 U.S. 549 (1946).

107 Anand E., Finding a Path Through the Political Thicket: In Defense of Partisan

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Senators and Representatives»108. Questa sentenza rappresenta, non a

caso, il più classico esempio di quella che è stata la tendenza delle corti in generale, e della Corte Suprema in particolare, nel periodo che precedette gli anni Sessanta, ovvero la tendenza a classificare i casi di

redistricting come political questions, rifiutando per ciò stesso di

prenderli in esame.

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