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DALL’ETRUSCO AL VILLANOVIANO

3. IL VILLANOVIANO DI VERUCCHIO

3.3 DALL’ETRUSCO AL VILLANOVIANO

Le fonti antiche, sia greche che latine, forniscono solamente indizi indiretti riguardo la Verucchio etrusca, poiché era già risaputo che agli Etruschi veniva concordemente attribuita una estensione e una solidità che andavano ben oltre i confini della loro madrepatria tirrenica, corrispondente all'attuale Toscana e al Lazio settentrionale. In particolare vanno considerati autori quali Catone, Tito Livio, Plinio il Vecchio, Virgilio, Strabone, ma anche Aulo Cecina, Silio Italico e Diodoro Siculo, i quali, trattando degli Etruschi, sono concordi nel riconoscere questo loro dominio: in effetti fin da tempi molto antichi questa civiltà si sarebbe spinta verso l'Italia meridionale per raggiungere la Campania, ma avrebbe altresì valicato l'Appennino, verso nord, per stabilirsi in modo stabile e duraturo su un'ampia parte della pianura Padana, attratta dalla fertilità del suolo. Così ad esempio Plutarco ricorda come l'area padana, fosse ricca di alberi, di pascoli, di fiumi, ma anche di belle e grandi città, bene organizzate per gli scambi commerciali e con un alto tenore di vita.

Secondo Catone, quasi tutta l'Italia doveva sottostare al dominio degli Etruschi, mentre Tito Livio sostiene che l'Etruria aveva propagato la sua fama per tutta l'Italia da nord a sud, cioè dalle Alpi allo stretto di Messina e che lo stanziamento era tra l'Appennino e le Alpi. Lo stesso Livio afferma che gli Etruschi, dopo aver attraversato l'Appennino, occuparono anche la pianura Padana dove fondarono una confederazione di 12 città, ciascuna delle quali non era che l'emanazione di altrettanti centri della madrepatria tirrenica.

Questo potente ed esteso dominio etrusco era proteso su entrambi i mari della penisola, cioè sia sul Tirreno che sull'Adriatico, tanto più che questa supremazia per mare e per terra fece sì che persino quei mari sarebbero stati così chiamati dagli stessi Etruschi. I popoli dell'Italia chiamarono infatti uno dei due mari "Etrusco", dalla comune denominazione di quel popolo, l'altro "Adriatico" dalla colonia etrusca di Adria. Dunque si deduce che la presenza degli Etruschi sull'Adriatico era molto antica, in sintonia con i dati archeologici e gli studi di questi ultimi decenni, in particolare relativi proprio a Verucchio e alla Romagna. E ancora Diodoro Siculo e Plutarco riportano testimonianze identiche quando affermano che i Galli invasero la parte del paese che.gli Etruschi possedevano da tempo, estesa dalle Alpi a tutti e due i mari.

48 Significative e attendibili appaiono anche le testimonianze letterarie di Polibio, che nella seconda metà del II secolo a.C. fornisce un riferimento cronologico importante dell'occupazione padana degli Etruschi, indicando che essa ebbe luogo in antico e che fu contemporanea all'occupazione della Campania. E un grande esperto di ―cose antiche‖ come Plinio il Vecchio ci informa che all'interno della confederazione etrusca delle città padane, Bologna rivestì un importante ruolo direttivo. Dunque la tradizione storica antica non presenta incertezze nel delineare l'Etruria Padana come un sistema ben organizzato di città all'interno del quale una funzione di leadership viene attribuita a Bologna, indicata come princeps Etruriae, termine che di recente è stato interpretato come sinonimo di metropolis, cioè di città con un ruolo decisivo nella genesi e nella formazione dello stesso éthnos etrusco.

Verucchio, quindi, dovette verosimilmente far parte di questa realtà, poiché essa era in collegamento dalla valle del Marecchia con l'itinerario rappresentato dalla valle del Tevere attraverso l'Etruria interna, forse per Volsinii (Orvieto) e Chiusi, dal passo appenninico di Viamaggio. Occupata sicuramente intorno alla metà, se non agli inizi del IX secolo a.C., la rupe di Verucchio doveva altresì evocare i più noti paesaggi dell'Etruria meridionale.

Non mancano però anche altre testimonianze sia storiche che archeologiche che accentuano l'importanza rivestita dagli Etruschi nell'alto Adriatico fin da tempi molto antichi. In primo luogo bisogna ricordare Fermo, enclave villanoviana che attesta un'espansione messa in atto dagli Etruschi fin dal IX secolo a.C. verso la costa adriatica centrale; e ciò potrebbe essere avvalorato dalla notizia di Strabone per cui gli Etruschi furono i fondatori del santuario di Cupra, pure esso situato in area picena. Gli Etruschi che fondarono Cupra potrebbero essere più verosimilmente Etruschi padani ed adriatici, e quindi originari di Verucchio e Rimini, le uniche realtà in grado di compiere un'impresa così rilevante in una età precedente al V secolo a.C. E dovettero essere sempre Etruschi padani, rafforzati dai Dauni e da altri barbari, i promotori della marcia contro Curva nel 524 a.C.71. Infatti questa vicenda storica vede sicuramente protagonisti quei centri che gli Etruschi avevano creato e consolidato nella Padania e soprattutto lungo la costa adriatica. Per la sua cronologia relativamente alta alcuni autorevoli studiosi mostrano un certo imbarazzo nell'attribuire la spedizione a Spina, che indubbiamente si trova ancora agli esordi della sua importante funzione di emporio commerciale. Si è così pensato che i promotori della lunga marcia adriatica contro Cuma fossero gli Etruschi di Rimini, e si pensa indirettamente anche a quelli di Verucchio, proprio per il fatto che i due centri erano strettamente legati e complementari, essendo il primo lo scalo portuale del secondo, e che Verucchio aveva esercitato su tutta l'area una forte egemonia economica e culturale soprattutto tra 1'VIII ed il VI secolo a.C., come prova la straordinaria documentazione archeologica.

Ma nonostante tutta questa cospicua mole di informazioni non è al momento possibile ipotizzare, un toponimo che attesti e qualifichi il centro della Verucchio protostorica, qualsiasi possa essere la sua

49 origine o componente etnica, fosse essa quella più antica etrusca o quella più recente umbra. Come dunque gli abitanti della Verucchio villanoviana chiamavano se stessi e la loro città? Penso non lo sapessero neppure i Romani, che pure avrebbero potuto e dovuto aver avuto qualche sentore di una qualche storia riguardo la città ben arroccata dell'entroterra riminese. I Romani, tanto rispettosi della storia dei popoli (italici in particolare) e così attaccati alle tradizioni, non poterono darle un nome (se si eccettua quello ormai scontato di Ariminum), poiché sicuramente ne ignoravano l'esistenza, altrimenti qualche fonte ci avrebbe trasmesso anche un semplice stralcio di toponimo.

Quanto al nome moderno di "Verucchio", l'ipotesi più probabile è quella che vede derivare questo toponimo dalla voce latina femminile "Verrucula", che letteralmente significa "piccola escrescenza" e quindi, per estensione, altura. Ma gli scrittori citati, insieme ai loro contemporanei e successori, pensarono ad etimologie più fantasiose e curiose, anche per conferire maggior lustro alla propria patria: così, ad esempio, si volle far derivare "Verucchio" dall'unione delle due parole latine Verus Oculus, perché date le sue bellezze naturali e la vista panoramica che si gode dall'alto del paese, sarebbe il "vero occhio" della Romagna con cui gli antichi Etruschi di Verucchio dovevano vigilare sul territorio circostante, dal quale traevano le risorse con le quali sopravvivere.

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3.4 NASCITA, SVILUPPO E DECLINO DEL VILLANOVIANO A