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L’AMBRA: PROVENIENZA E TECNICHE DI LAVORAZIONE

5. STRUTTURA SOCIALE E CULTURALE NE VILLANOVIANO VERUCCHIESE

5.5 L’AMBRA: PROVENIENZA E TECNICHE DI LAVORAZIONE

―Raccontano le sorelle, mutate in pioppi dal dolore per Fetonte colpito dal fulmine, spandono ogni

anno lacrime di elettro (ambra) lungo il fiume Eridano, detto Elettro, che noi chiamiamo Po” (Plinio

Il Vecchio, Naturalis Historia XXXVII).

Si racconta qui di Fetonte, il figlio del Sole, e del suo grande desiderio di guidare il carro solare paterno per dar prova della sua abilità alle sorelle Prote e Climene; ed anche sua madre Rota lo incoraggia nell'impresa. Dopo numerose insistenze, un mattino, con l'ausilio di un inganno, il giovane riesce finalmente a convincere il padre Elio ad affidargli la guida dei bianchi e focosi cavalli che le sue sorelle hanno aggiogato al carro; ma Fetonte non possiede la forza necessaria per controllare lo slancio degli eleganti quadrupedi, i quali avvertono la mano inesperta dell' auriga e, ingovernabili, trascinano il cocchio dapprima così alto nel cielo che tutti i mortali rabbrividiscono per il freddo, e poi così vicino alla terra che rischia dì incendiarsi per il troppo calore, mentre i campi inaridiscono. Si accende però anche l'ira di Zeus, che decide di scagliare una folgore per fermare il carro impazzito e Fetonte, colpito anch'egli, precipita, ferito a morte, nel fiume Eridano (che spesso viene identificato dalle stesse fonti antiche con il Po). Le Eliadi, sue sorelle, accorrono gementi attorno al fiume e piangono inconsolabilmente la morte del fratello, ma vengono trasformate dagli dèi nei pioppi che svettano lungo la riva del fiume: le loro lacrime, scendendo dai rami, divengono electra, cioè gocce d'ambra, e le stesse Eliadi verranno chiamate anche Elettridi, proprio perché produttrici di electrum. Dunque l'ambra nasce come ricompensa degli dèi per la morte di un essere divino.

Sempre la mitologia indica topograficamente le isole Elettridi proprio come il luogo dell'ambra (taluni le collocano alle foci del Po) e non v'è dubbio che gli itinerari mitologici dell'ambra convergano uniformemente nell'area alto-adriatica, sottolineando in questo modo una stretta analogia con i corrispettivi riscontri archeologici. E in effetti, già in età preistorica, in quest'area sono documentati la lavorazione, lo smistamento ed il commercio di ambra grezza proveniente dall'Europa settentrionale. Nel sistema fluviale dei corsi del Reno, del Rodano e del Po si connetteva la maggior parte dei commerci provenienti dalle regioni nordiche.

116 Materiale eccezionale l'ambra possiede palesi proprietà quali colore, trasparenza, iridescenza e calore al tatto che ne sottolineano il legame con il sole: per questi motivi le popolazioni antiche ritenevano che l'ambra avesse qualità magiche, apotropaiche e terapeutiche tali da guarire o prevenire le malattie della gola. Ma fin da tempi antichissimi essa era particolarmente ricercata ed apprezzata per la sua preziosità, ed era ritenuta, proprio per questo motivo, un bene di grande prestigio, adeguato in maniera particolare a fungere da dono degno di personaggi di alto rango come principi e sovrani. Nell'Odissea, ad esempio, fra i doni di maggior prestigio dei pretendenti di Penelope, è menzionata una collana d'ambra e oro, simile al sole. In età storica l'ambra viene ricordata da Erodoto, ma in particolare è Plinio a tracciare il percorso dell'ambra che doveva compiere un cavaliere romano di età neroniana: dai lidi baltici della Germania perveniva a Carnuntum (l'attuale Bratislava sul Danubio), quindi attraverso la Pannonia giungeva nella Venezia e infine ad Aquileia.

Da un punto di vista più prettamente scientifico, l'ambra è una resina fossile, colata in tempi remoti da varie specie di alberi (conifere) e successivamente fossilizzata. Il colore può variare in trasparenza e opacità nelle sfumature del giallo, del rosso e del bruno. L'ambra gialla si trova principalmente nella Germania settentrionale, in Danimarca e sulle rive meridionali del Baltico. In Italia i giacimenti noti, piuttosto poveri, si trovano in Sicilia e nell'Appennino emiliano e romagnolo ma non vennero mai scoperti né sfruttati nell'antichità.

La raccolta e la lavorazione di questa resina fossile iniziò molto presto: nei Pirenei ed in Russia l'ambra è attestata già fin dal Paleolitico superiore, mentre nell'area danese si rinvengono manufatti d'ambra in contesti archeologici datati al Mesolitico. La documentazione aumenta, nel nord Europa, nel corso del Neolitico e dell'età del Rame per raggiungere il suo apice nell'età del Bronzo. A cominciare dal III millennio a.C. la circolazione dell'ambra ha coinvolto le regioni settentrionali e meridionali dell'Europa, intensificandosi nel corso del II millennio, durante l'età del Bronzo. In particolare durante l'età micenea (1600-1100 a.C.) il commercio dell'ambra ha raggiunto il massimo sviluppo, comprovando strette relazioni fra le regioni dell'Europa settentrionale e l'area mediterranea. Nelle fasi antica e media del Bronzo, il più importante centro di lavorazione e di redistribuzione dell'ambra si trovava nell'Europa centro-settentrionale, dove la preziosa resina confluiva tramite il Danubio e poi, per i passi alpini del Brennero e del Resia, al lago di Garda, spingendosi sino in prossimità dell'antica area deltizia del Po e dell'alto Adriatico.

Ritrovamenti d'ambra hanno interessato alcuni siti in Russia, in Spagna, in Gran Bretagna e in Francia. La presenza di particolari tavolette pluritraforate in ambra è stata riscontrata a Lastours (Francia) e nel sito miceneo di Kakovatos in Grecia; questa tipologia di tavolette è ben documentata in Europa centrale e occidentale, mentre anche a Verucchio molti secoli più tardi sono attestati elementi tipologicamente affini.

117 Nell'età del Bronzo finale sorge uno dei centri più importanti a livello continentale per la lavorazione e il commercio dell'ambra: si tratta della già ben conosciuta Frattesina di Fratta Polesine (Rovigo). Qui ha sede un sito nevralgico di convergenza sia della via nordica dell'ambra proveniente dalle regioni baltiche, sia della via adriatica "micenea", entrambe finalizzate anche al traffico dei cereali dell'area padana.

In quest'epoca il delta padano si estendeva dall'Adige (situato più a nord di oggi) sino a Ravenna, consentendo una agevole navigazione interna per gran parte del versante adriatico settentrionale. In particolare la valle del Po costituiva l'ultimo tratto della via dell'ambra che correva dal Baltico al Mediterraneo.

In questo orizzonte si inserisce il centro di Verucchio, certamente a partire dall'VIII secolo a.C. ma forse anche prima, fino a divenire un caposaldo dei traffici commerciali tra le zone del nord e del delta padano, l'Etruria interna, la valle del Tevere e le coste adriatiche, svolgendo quindi un ruolo centrale nella lavorazione e nella distribuzione dell'ambra un po' in tutta la penisola italica. In effetti la diffusione dell'ambra a Verucchio e in Etruria in età orientalizzante ripercorre le stesse vie già molto attive, come si è già visto, in epoca preistorica, seguendo ancora una volta i corsi dell'Oder e della Morava e, attraverso l'Isonzo, raggiungendo le coste adriatiche. Certamente dovette essere la favorevole posizione del centro romagnolo a giocare un ruolo fondamentale per lo sviluppo di mercati interessati al commercio di questa eccellente sostanza.

Nelle fonti latine si ricorda l'abitudine delle donne dell'area padana e del Lazio di adornarsi con oggetti di ambra. Effettivamente nei ricchi corredi tombali femminili di Verucchio la percentuale di oggetti in ambra in tutte le sue gradazioni di colore è molto elevata, a testimonianza del fatto che il ruolo di Verucchio non fu soltanto quello legato alla circolazione del materiale grezzo. In questo centro dovevano esistere artigiani altamente specializzati, in possesso di notevoli conoscenze tecnologiche e capaci di innovazione, i quali furono in grado di sviluppare tecnologie e modelli per il momento non conosciuti altrove, che rispondevano non soltanto alle esigenze della ricca aristocrazia locale, ma che erano di certo in grado di soddisfare un mercato ben più ampio. Tra l'altro a Verucchio erano sicuramente attivi scultori, bronzisti, metallurghi, intagliatori di legno, dell'avorio, dell'osso e dell'ambra appunto. Per alcuni di questi specialisti si è pensato anche ad un trasferimento in loco dall'Etruria propria.

La presenza di elementi d'ambra nei corredi funerari di Verucchio si rileva già a partire dal IX secolo a.C., ma diventa sempre più rilevante nei secoli successivi, raggiungendo le sue più alte manifestazioni nel corso dell'età orientalizzante (VII secolo a.C.).

Nella necropoli Lippi, caratterizzata da un’ampia escursione cronologica che va dalla metà del IX fino alla fine del VII secolo, le tombe attestano una quantità di ambre in numero crescente e proporzionale

118 all'arricchimento dei corredi funerari e al passaggio alla fase orientalizzante. Se ne deduce ovviamente un forte incremento del potere d'acquisto da parte dei principi di Verucchio, sicuramente ben integrati nei più importanti circuiti dei mercati internazionali. E la presenza di questa cultura aristocratica o d'élite doveva probabilmente favorire lo scambio di beni di lusso e di doni prestigiosi fra classi "straniere" di livello altrettanto elevato. Fra questi scambi "di rango" non potevano certamente mancare oggetti e materiali realizzati e decorati con ambre finemente lavorate, gemme rare e di lontana provenienza, ma prodotto finito del più raffinato artigianato locale.

Passando ora alle tecniche di lavorazione dell'ambra, bisogna innanzitutto spiegare che essa veniva lavorata secondo molteplici varianti tecnologiche in relazione all'effetto decorativo, di forma, colore o di trasparenza che si voleva ottenere e al materiale che vi si poteva affiancare (ad esempio bronzo, osso o avorio).

La complessità delle tecniche artigianali per la lavorazione degli oggetti è evidente, in particolare, in alcune fibule composte da decine di pezzi giustapposti, ciò che richiedeva notevolissime capacità di progettazione (e adeguati supporti anche grafici), nonché una complessa organizzazione del lavoro all'interno delle botteghe artigiane. Una lavorazione a caldo dell'ambra è stata ipotizzata per oggetti come fibule o conocchie.

A Verucchio l'ambra veniva usata anche per la decorazione di vesti e stoffe con inserti che formavano straordinari motivi geometrici.

5.6 BIBLIOGRAFIA TEMATICA

A. Antonioli, “Aspetti sociali e culturali della comunità verucchiese”, in “Gli Etruschi in Romagna” P. von Eles, “Il rituale funerario e la struttura della tomba 89/1972 Lippi”, in “Guerriero e sacerdote,

autorità e comunità nell’età del Ferro a Verucchio, la Tomba del Trono”

G. V. Gentili, “La necropoli sotto la Rocca Malatestiana (fondo Lippi). La tomba 47”, in “Il dono delle Eliadi”

G. Bartoloni, “La tomba”, in “Principi Etruschi”

P. von Eles, “Il rito funerario”, in “Museo Civico Archeologico” P. von Eles, “Gli oggetti di corredo”, in “Museo Civico Archeologico”

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