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3 1 La problematica dell’esperienza religiosa

4. Dalla chiesa conciliare alla svolta antropologica

Il coinvolgimento di Balducci nel seguire i dibattiti del Concilio Vaticano II e nel commentarne poi gli esiti fu straordi- nario, come già si è rilevato nei capitoli precedenti di questo volume. Non è stata però ancora effettuata un’analisi appro- fondita dei testi policopiati pro manuscripto delle sue lezioni di commento ai documenti conciliari, per cui riesce difficile dire in qual modo e in qual misura, nei vari passaggi delle sue lezioni, egli risultasse influenzato da alcuni commentatori piuttosto che da altri. Certo, se devo stare ai miei ricordi, molto valeva l’analisi personale dei documenti conciliari, che costantemente sottolineava in essi gli impulsi innovativi destinati ad aprire il cuore e la mente alla speranza di un futuro davvero nuovo per la Chiesa e per la storia. A questa lettura Balducci era stimolato anche dal modo in cui aveva seguito gli sviluppi del dibattito conciliare durante gli anni del suo ‘esilio’ romano, che gli aveva dato modo di incontrare, o in ogni caso di seguire da vicino nelle loro prese di posizione, molti dei teologi che avevano contribuito maggiormente al precisarsi e all’affermarsi di quegli indirizzi innovativi: da Congar a Chenu, da Häring a Rahner, da Küng a Schil- lebeeckx e altri ancora di analoga posizione. Nella Biblioteca lo scaffale dedicato al Vaticano II contiene circa settanta volumi. Insieme ai volumi dedicati alla cronaca delle vicende conciliari91, delle quali Balducci fu attento commentatore in varie sedi, fra le quali le riviste “Il Regno” e “Testimonianze”92, vi sono alcuni dei più significativi testi di commento ai documenti conciliari, molti dei quali ad opera degli autori appena ricordati93. I contatti con essi, attivati da Balducci negli anni del Concilio, si sono poi mantenuti e sviluppati ancora per un certo tempo, almeno fino alla prima metà degli anni Settanta. Inoltre l’attenzione di Balducci verso il pensiero teologico contemporaneo si mantenne viva grazie anche alla consulenza editoriale da lui esercitata nei confronti della collana Theologia publica della casa editrice Queriniana, dove intorno alla fine degli anni Sessanta aveva promosso la pubblicazione di numerosi saggi di autori cattolici, ortodossi e protestanti, fra i quali H. De Lubac, H. R. Schlette, A. Schmemann, H. Cox94.

Il volume di Balducci La Chiesa come eucaristia95, fu pubblicato in questa collana. Esso rappresenta l’elaborazione balducciana più matura in ordine alla problematica ecclesiale postconciliare. Infatti a partire dal 1967, l’anno del II convegno di “Testimonianze”, la riflessione teologica balducciana era venuta concentrandosi sulla tematica della Chiesa locale. Sul piano teorico uno stimolo ad affrontare questa tematica era derivato certamente dal rapporto con l’ambiente dell’Istituto per le scienze religiose di Bologna, fondato da G. Dossetti e di cui era segretario Giuseppe Alberigo, nonché dal legame con esso di alcuni dei redattori di “Testimonianze”, che fra l’altro si adoprarono non

fiorentino, in Intellettuali cattolici tra riformismo e dissenso, a cura di S. Ristuccia, Milano, Comunità, 1975, pp. 231-315. 90 B. Häring, La legge di Cristo, 3 voll., Brescia, Morcelliana, 1958-1959. Nella Biblioteca è presente soltanto il vol. III, mentre vi

sono altre cinque opere di B. Häring, edite tra il 1958 e il 1972.

91 Tra essi: R. Laurentin, L’enjeu du Concile, voll. 4, Paris, Editions du Seuil, 1962-1965; R. La Valle, Coraggio del Concilio. Giorno per giorno la seconda sessione, Brescia, Morcelliana, 1964 e Fedeltà del Concilio. I dibattiti della terza sessione, Brescia, Morcelliana, 1965; Y. Congar, Le Concile au jour le jour. Troisième session, Paris, Les éditions du cerf, 1965; B. Haring, Il Vaticano II nel segno dell’unità, Roma, Paoline, 1963.

92 I commenti conciliari e postconciliari di Balducci furono jn parte raccolti nel suo Diario dell’Esodo…, cit. Cfr. in proposito B. Bocchini Camaiani, Ernesto Balducci. La Chiesa e la modernità, cit., pp. 184-200.

93 Tra essi soprattutto quelli contenuti nei volumi collettanei: La Chiesa del Vaticano II. Studi e commenti intorno alla Costituzione dommatica “Lumen gentium”, a cura di G. Barauna, Firenze, Vallecchi, 1965; La Chiesa nel mondo d’oggi. Studi e commenti intorno alla Costituzione pastorale “Gaudium et spes”, a cura di G. Barauna, Firenze, Vallecchi, 1966; La Chiesa nel mondo contemporaneo. Commento alla Costituzione pastorale “Gaudium et Spes”, a cura di E. Giammancheri, Brescia, Queriniana, 1966.

94 Si tratta di: H. De Lubac, Paradosso e mistero della Chiesa, Brescia, Queriniana, 1968; H.R. Schlette, La Chiesa in cammino, Bre- scia, Queriniana, 1968; A. Schmemann, Il mondo come sacramento, Brescia, Queriniana, 1969; H. Cox, Il cristiano come ribelle, Brescia, Queriniana, 1968 e Non lasciatelo al serpente, Brescia, Queriniana, 1969. Quest’ultimo volume e quello di Schlette porta- no la presentazione di E. Balducci. Tutti sono presenti nella Biblioteca.

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poco perché il II Convegno postconciliare della rivista fosse dedicato al tema della Chiesa locale96. In questo modo la riflessione di Balducci si intrecciava fortemente con i processi e con i fermenti ecclesiali prodotti dal post Concilio in Italia e nel mondo, alcuni dei quali progressivamente orientati alla contestazione radicale dell’istituzione ecclesiastica. Basti pensare alla vicenda della Comunità dell’Isolotto, che nell’ambiente della rivista e da Balducci fu percepita, almeno in un primo tempo, soprattutto come una problematica che poteva e doveva essere affrontata e risolta alla luce della teologia della Chiesa locale. Si può osservare che in La Chiesa come eucaristia sono presentati i presup- posti teologici che hanno guidato Balducci nella risposta alla problematica emergente da queste nuove situazioni. Non a caso in appendice al volume Balducci propone il testo di alcuni documenti significativi del suo tentativo di mediazione, fallito, tra la comunità dell’Isolotto e la curia vescovile fiorentina97. In quest’opera l’intento di Balducci è quello di presentare la ricerca da parte della Chiesa attuale “di un nuovo tipo di visibilità storica, non certo con- traddittorio a quello tradizionale, ma più adatto a raccogliere in sé e ad esprimere meno imperfettamente il mistero di cui la Chiesa è segno e strumento”98. L’ecclesiologia in essa proposta si fonda sulla convinzione che è nel modo di celebrare l’eucaristia che “la Chiesa si manifesta a se stessa e al mondo”99. Inoltre si avverte la consapevolezza che questo orientamento incide anche sugli indirizzi e le manifestazioni dell’ecumenismo dove “ogni passo verso l’unità dottrinale si trascrive immediatamente nelle celebrazioni eucaristiche così come ogni passo verso l’intercomunione eucaristica mette in moto tutti gli altri rapporti tra le Chiese”100. Questa elaborazione attinge pertanto i suoi presup- posti fondamentali dalla più viva e, se si può dire, aggiornata ecclesiologia ecumenica, presente nei tre grandi rami della Chiesa, quello cattolico, quello protestante e quello ortodosso. A conferma di un modo di documentarsi, che voleva essere al tempo stesso bisognoso di riferimenti alti e significativi ma anche reperibili con una certa velocità, Balducci si affida, nell’indagine e nell’elaborazione, ad articoli di riviste teologicamente qualificate, per lo più pre- senti nell’Emeroteca di “Testimonianze”101, o a saggi di opere collettanee; e si riferisce ad autori tutti contrassegnati da una forte impostazione ecumenica. Essi vengono generalmente citati, al di là delle loro differenze confessionali, per il contributo dato alla ricostruzione di un’ecclesiologia eucaristica, quale quella che ha caratterizzato la vita della Chiesa prima di Costantino. Gli autori cattolici di cui Balducci sembra avere presente la lezione sono, in primo luo- go, ancora i maestri della théologie nouvelle: Y. Congar, per la sua capacità di innervare la riflessione teologica di una solida consapevolezza storica102; H. De Lubac, per il modo in cui riscopre il rapporto Chiesa-eucaristia nella teologia scolastica103; e Urs Von Balthasar, per aver preannunciato già nel 1961 la venuta di un tempo in cui “la parola di Dio sarà, anche storicamente, l’unica ricchezza della Chiesa”104. Fra i teologi più giovani, a cui egli si richiama, sono da menzionare i nomi di E. Lanne, che insieme a G. Alberigo, fu relatore al convegno di “Testimonianze”sul tema della Chiesa locale105, e di J. M. R. Tillard, il domenicano ed ecumenista canadese al quale le pagine di La Chiesa come eu-

96 Vedi in proposito L. Martini, “Testimonianze” 1958-1977, cit., pp. 47-49.

97 E. Balducci, La Chiesa come eucaristia, pp.107-123. Sull’atteggiamento di Balducci nei confronti della vicenda dell’Isolotto cfr., per l’autorevolezza della testimonianza, E. Mazzi, Ernesto Balducci e il dissenso creativo, Roma, Manifestolibri, 2002. Questo volu- me riporta anche interventi finora inediti di Balducci.

98 E. Balducci, La Chiesa come eucaristia, cit., p. 7. 99 Ibidem, p. 15.

100 Ibidem.

101 Tra esse: “Lumière et vie”, settembre-ottobre 1967, dedicata all’ecumenismo eucaristico; “ Concilium” e la “Nouvelle Revue Théologique”, per più saggi ivi apparsi; “La Civiltà cattolica” (5 ottobre 1968), per un saggio di M. Serra, Il mistero eucaristico e la chiesa locale, da Balducci utilizzato per i suoi riferimenti ai testi conciliari.

102 Cfr. E. Balducci, La Chiesa come eucaristia, cit., pp. 18-19, dove si cita il saggio di ecclesiologia comparata di Y. Congar, Religione istituzionalizzata, in La parola nella Storia, Brescia, Queriniana, 1969. Notevole è la conclusione che Balducci ne trae: “Una simile descrizione delle due Chiese [la cattolica e la protestante] oggi non è più accettabile sia perché, di fatto, all’interno della Chiesa cattolica, il rigido classismo religioso è venuto meno, sia perché, dal punto di vista dottrinale, è stato riconosciuto che il vero sog- getto del culto comunitario è il popolo di Dio”.

103 In La Chiesa come eucaristia Balducci si riferisce soprattutto all’edizione italiana dell’opera di De Lubac, Corpus mysticum, Torino, Gribaudi, 1968, presente nella Biblioteca.

104 E. Balducci, La Chiesa come eucaristia, cit., p. 83, dove si riferisce al saggio di H.U. Von Balthasar, Parole et Histoire, in La Parole de Dieu en Jésus Christ, Paris, Casterman, 1961.

105 V. E. Lanne, Premesse e problemi della chiesa locale, in “Testimonianze”, 109-110, pp. 922-924, cit. in E. Balducci, La Chiesa come eucaristia, cit., p. 63, per il modo in cui pone in luce il rilievo che nel postconcilio assume “il sacerdozio unitario dell’assemblea eucaristica”.

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P e r c o r s i d i B i b l i o t e c a . E r n e s t o B a l d u c c i t r a l e t t u r a e s c r i t t u r a

caristia sono maggiormente debitrici nella loro ispirazione complessiva, al di là del numero delle citazioni esplicite106. Fra gli autori protestanti sono da ricordare i nomi di J. Allmen107 e O. Cullmann108.

Inoltre è significativo il modo in cui in quest’opera viene affrontato il problema del ministero presbiterale. Si tratta di un tema molto dibattuto, che, ben lungi dall’avere un rilievo solo teorico e teologico, coinvolge il destino esi- stenziale di molte persone e mette in gioco la figura storica della Chiesa. Balducci si faceva fortemente carico della problematica esistenziale della crisi del prete, sia nel suo rapporto diretto con numerosi preti alla ricerca, in alcuni casi drammatica, di un modo più autentico e adeguato di vivere la propria vocazione, sia nella predicazione degli Esercizi Spirituali rivolti ad essi109. In La Chiesa come eucaristia il problema è affrontato con una riflessione teologica più ap- profondita, attraverso il richiamo ad autori come H. Küng e H. Schlier, e dedicata alla problematica, in quegli anni fortemente discussa, del rapporto nella Chiesa fra dimensione carismatica e dimensione istituzionale, e del valore della tradizione e della successione apostolica110. È inoltre da sottolineare il tentativo da parte di Balducci di proporre una lettura dinamica del rapporto fra il presbitero e la Chiesa alla luce dell’ecclesiologia del Vaticano II, per l’inter- pretazione della quale si appoggiava a testi di teologi come J. Moingt111 e K. Rahner. Particolarmente significativa è la citazione dei termini in cui Rahner definisce la figura del presbitero: “Il sacerdote è colui che, per incarico della Chiesa e quindi in forma ufficiale, annuncia ad una comunità, esistente almeno potenzialmente, la parola di Dio, per cui sono affidati a lui anche i sommi gradi di intensità sacramentale di questa parola. […] Il modo supremo di realizzazione di questa parola si ha nell’anamnesi della morte e risurrezione del Signore fatta dalla celebrazione eucaristica”. Balducci commenta: “il merito di questa definizione è nella chiarezza con cui il ministero è riferito all’annuncio, e all’annuncio sono connesse le azioni sacramentali, prima fra tutte quella della consacrazione eucaristica”112. Si può aggiungere an- che che a definizioni come questa si è ispirata, in quegli anni, la predicazione balducciana, che ha continuato a offrire a preti e religiosi uno dei criteri orientatori, non importa se sempre più soltanto implicito, della propria esistenza. La Chiesa come eucaristia ha segnato per Balducci il punto di approdo della propria riflessione ecclesiologica, ed è stata, tra i libri di Balducci, l’ultima opera di teologia in senso proprio.

Già durante il corso degli anni Sessanta, in riferimento alla tematica della lettura dei ‘segni dei tempi’, ai com- menti alla Costituzione Gaudium et spes e ai temi della profezia e dell’utopia, Balducci aveva reso più marcata la

106 Vedi J. M. R. Tillard, L’Eucharistie et la fraternité, in “Nouvelle Revue Théologique”, febbraio 1969, cit. in E. Balducci, La Chiesa come eucaristia, cit., p. 26, per il modo in cui pone il problema del rapporto “tra la salvezza annunciata e realizzata dalla cena e la salvezza che i poveri aspettano ‘per le strade e lungo le siepi’”. Cfr. anche J.M.R. Tillard, L’Eucaristia e la Chiesa, in Eucaristia, aspetti e problemi dopo il Vaticano II, Assisi, Cittadella, 1968, cit. in E. Balducci, La Chiesa come eucaristia, cit., p. 55, per una tesi che all’interno del libro balducciano appare fondamentale: “La chiesa non esprime perfettamente il suo essere sociale e gerarchico se non nell’eucaristia”. Di Tillard è presente nella Biblioteca il volume I religiosi nel cuore della Chiesa, Brescia, Queriniana, 1968, al quale, come ricordo, Balducci molto attinse nella predicazione degli Esercizi Spirituali ai religiosi intorno ai primi anni ’70, e nella riflessione sulla riforma della vita religiosa.

107 Vedi J. J. von. Allmen, Saggio sulla cena del Signore, Roma, AVE, 1968, cit. in E. Balducci, La Chiesa come eucaristia, cit, p. 29, per ricordare che dall’inizio dell’età costantiniana, “diventata prevalentemente ‘sacrificio’, la messa fu sempre più un rito riservato ai preti, ci fosse o meno l’assemblea dei fedeli”, mentre “il nesso tra battesimo e mensa eucaristica scomparve, almeno dal costume”. L’opera è presente nella Biblioteca.

108 O. Cullmann, Il Mistero della Redenzione nella Storia, Bologna, Il Mulino, 1966, cit. in E. Balducci, La Chiesa come eucaristia, cit., p. 49. Il volume è presente nella Biblioteca.

109 Tra questi corsi di esercizi spirituali due sono raccolti in E. Balducci, I servi inutili, Assisi, Cittadella, 1970 e La fede dalla fede, Assisi, Cittadella, 1975.

110 In La Chiesa come eucaristia, cit., pp. 58-59, Balducci si riferisce a H. Küng, La Chiesa, Brescia, Queriniana, 1969; a H. Schlier, Il tempo della Chiesa, Bologna, Il Mulino, 1965; a P. Benoit, Le origini dell’episcopato nel Nuovo Testamento, in Esegesi e teologia, Roma, Paoline, 1964. Balducci non entra nel merito del dibattito intorno all’opera di Küng, ma giudica il lavoro di Schlier “utile per una verifica – o anche per una contestazione – esegetica delle tesi di Küng” ( La Chiesa come eucaristia, cit., p. 58). Nella Bi- blioteca sono presenti il volume di Schlier; l’opera di Küng, sia nella edizione italiana sia nella edizione francese (L’Eglise, voll. 2, Paris, Desclée de Brouwer, 1968); e altri quattordici volumi di Küng, ovvero quasi tutta la produzione di questo autore edita in lingua italiana. Tuttavia non si può da ciò desumere un’influenza determinante del teologo di Tubinga su Balducci. Non è invece presente nella Biblioteca l’opera di Benoit pur altre volte citata.

111 In La Chiesa come eucaristia, cit., p. 67, Balducci si riferisce a J. Moingt, Caractère et Ministère sacerdotal, in “Recherche de science religieuse”, octobre-décembre, 1968, definendolo “di estrema importanza per una ricostruzione storica delle metamorfosi subite lungo i secoli dalla dottrina e dalla prassi del sacerdozio ministeriale”. La rivista era presente nell’Emeroteca di “Testimonianze”. 112 E. Balducci, La Chiesa come eucaristia, cit., p. 67.

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riflessione in ordine alle problematiche di una rinnovata antropologia. Negli anni seguenti la riflessione teologica perderà progressivamente ogni sua possibile caratterizzazione di autoreferenzialità, d’altra parte in Balducci quasi mai presente, e sempre più lascerà il posto, nell’interpretazione dell’uomo e della storia, all’approccio indicato dalle scienze umane, e con esse si intreccerà. In altri termini proprio a partire dal Settanta la riflessione teologica di Balducci, intesa come punto di vista sul rapporto fra Dio, l’uomo e la storia, subisce quella che egli stesso chiama una ‘svolta antropologica’. L’espressione, e la problematica da essa implicata, sono desunte da K. Rahner, il teologo cattolico la cui opera maggiormente ha accompagnato Balducci in questo processo di transizione, che certo gli ha imposto svolte profonde rispetto al proprio passato, all’interno delle quali però si manterrà anche un robusto filo di continuità. I termini di questa svolta, ma implicitamente anche quelli della continuità (basti pensare al riferimento al nome di Blondel), sono da Balducci precisati proprio sulla base di una lunga citazione da Rahner, al quale egli attribuisce anche il merito di avere “nei confronti della cultura moderna un giudizio ben diverso da quello mariteniano”113.

Secondo il pensiero di Rahner la teologia oggi non può e non deve “tornare indietro, al tempo anteriore all’antro- pologia trascendentale della moderna filosofia, al tempo anteriore a Cartesio, a Kant, all’idealismo tedesco e alla filosofia dell’esistenza. Tutta quanta questa filosofia è, se volete, profondamente non-cristiana, nella misura in cui svolge una filosofia trascendentale del soggetto personale autonomo (con poche eccezioni, come Blondel), un sog- getto personale autonomo che si è chiuso all’esperienza trascendentale. Ma questa filosofia è anche profondissima- mente cristiana (più di quanto i suoi tradizionali critici neoscolastici abbiano compreso), perché nella concezione cristiana l’uomo non è un elemento in un cosmo di cose, soggetto ad un sistema coordinato di concetti ontici, costruito a partire dalle cose: l’uomo è il soggetto personale dalla cui libertà in quanto soggetto dipende il fatto dell’intero cosmo. Altrimenti, la storia della salvezza o dannazione non potrebbe avere significato cosmologico. Altrimenti, una cosmologia rotante attorno al Cristo sarebbe un infantile gioco di parole”114.

Nei confronti di queste enunciazioni Balducci propone però valutazioni che suonano insieme di riserva e di con- senso, e bene esplicitano i termini in cui egli intendeva assumere ‘la svolta antropologica’:

Forse qui il Rahner si compromette troppo nell’applicare o nel rifiutare alla filosofia la qualificazione ‘cri- stiana’. Mi sembra, comunque, indubitabile che l’orientamento globalmente antropocentrico del pensiero moderno ci permetta di ‘demitizzare’ la confessione di fede, liberandola da vecchie e rigide prigionie co- smologiche e collocandola nella correlazione tra l’uomo – in quanto centro di un mondo restituito alla sua ‘laicità’ – e Dio, in quanto ulteriore ad ogni frontiera culturale115.

Allo stesso modo la visione del ‘dover essere’ della Chiesa, delineata nelle pagine di La Chiesa come eucaristia, con- tinua a offrire, a partire dagli anni Settanta, uno dei criteri guida in base ai quali egli valuta le vicende ecclesiali. Ma, occorre aggiungere, sempre meno questo criterio presenta i caratteri dell’autosufficienza e sempre più si in- treccia con la ‘lettura dei segni dei tempi’, e con la valutazione della capacità della comunità ecclesiale di realizzare una presenza autenticamente profetica nella storia:

L’eucarestia non ha spazio suo. Il suo spazio è quello creato incessantemente e in infiniti modi dai movi-

113 E. Balducci, Per una nuova confessione della fede. (II) La storicità della confessione di fede, in “Testimonianze”, 122, 1970, p. 114. Tutti i saggi di Balducci apparsi su “Testimonianze” nel corso degli anni ’70, gran parte dei quali dedicati al tema Per una nuova confessione della fede, sono fondamentali per documentare lo svilupparsi della ‘svolta antropologica’ ed evidenziarne gli autori di riferimento. 114 K. Rahner, Teologia e antropologia, in La Parola nella Storia, Brescia, Queriniana, 1969, p. 23, cit. in E. Balducci, Per una nuova con-

fessione della fede. (II)…, cit., p. 114. L’opera da cui è tratto lo scritto di Rahner, pur apparsa nella collana “Teologia publica”, non è presente nella Biblioteca. A conferma dell’interesse costante di Balducci per l’opera di K. Rahner occorre osservare che nella Biblioteca sono presenti venticinque volumi del teologo austriaco. Inoltre vi sono anche alcune opere del suo allievo J.B. Metz, uno degli espo- nenti più significativi della svolta antropologica e della teologia politica affermatesi in Germania nel corso degli anni Settanta. Fra esse di grande rilievo, in se stessa e, come ricordo, per Balducci, J. B. Metz, Sulla teologia del mondo, Brescia, Queriniana, 1969.

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menti di unificazione del mondo. […] A comandare questo radicamento del simbolo nella attualità è la convinzione che la res futura a cui il simbolo si riferisce è oggetto di una speranza assoluta, che non può

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