• Non ci sono risultati.

Importanti erano per Balducci gli scritti degli scienziati che più gli permettevano di rivedere i presupposti epistemo- logici della scienza occidentale, pensata e resa operativa nella tecnologia come strumento di dominino. E, accanto a questi, gli scritti dei biologi e degli antropologi, che testimoniano l’estendersi degli interessi che Balducci aveva, come si è visto, fin dai suoi giovani anni, ma che nell’ultima stagione della sua vita sono divenuti un pilastro del suo pensiero. Fra gli scienziati occorre ricordare i nomi di I. Prigogine e di F. Capra, del quale sottolinea l’“ecologia profonda”, una concezione che è “sostenuta dalla scienza moderna e in particolare dal nuovo approccio sistemico”, ma che è anche “radicata in una percezione della realtà che va al di là della cornice scientifica per attingere a una consapevolezza intuitiva dell’unità di ogni forma di vita”, e dare luogo così a una forma di consapevolezza che è au- tenticamente “spirituale”155. Questa visione della scienza ispira in particolar modo “la nuova immagine del mondo” che Balducci propone in La terra del tramonto, dove, per avvalorarla, menziona fra l’altro J. Lovelock, un classico del pensiero ecologista. Di lui egli sottolinea il modo in cui pone in rilievo l’interdipendenza vitale degli elementi costitutivi del cosmo, a causa della quale “nessun fenomeno particolare, nell’ordine della vita, può essere compreso se non viene collocato nella totalità”156. Così Lovelock recupera nei modi della scienza contemporanea il significato dell’antico mito di Gaia. A questo nome occorre poi aggiungere quello di E. Morin, un filosofo e sociologo che delle nuove visioni cosmologiche ha fatto, come Balducci, un elemento organico della propria etica sociale157.

151 Gli inserti sono stati ordinati e regestati nell’Archivio della Fondazione Balducci. Cfr. in proposito Percorsi di archivio…, cit., pp. 132-135.

152 E. Balducci, La terra del tramonto. Saggio sulla transizione, San Domenico di Fiesole, ECP, 1992.

153 I suoi volumi erano prima presenti nella sua Biblioteca sono poi stati trasferiti in quella della Comunità scolopica di Badia Fieso- lana a cui appartenevano.

154 H.D., Religion. 1. Religion et idéologie, p. 28, pagina fotocopiata presente nell’Archivio della Fondazione Balducci (d’ora in avanti Archivio).

155 Cfr, F. Capra., Il punto di svolta. Scienza, società e cultura emergente., Milano, Feltrinelli, 1986, p. 340, pagina fotocopiata da Bal- ducci e presente nell’Archivio. Nella Biblioteca sono inoltre presenti di Capra Il Tao della fisica, Milano, Adelphi, 1982 e Verso una nuova saggezza, Milano, Feltrinelli, 1988.

156 E. Balducci, La terra del tramonto…, cit., p. 116, dove Balducci cita di J. Lovelock Gaia. Nuove idee sull’ecologia, Torino, Bollati- Boringhieri, 1979 e Le nuove età di Gaia, Torino, Bollati-Boringhieri, 1991. Soltanto la seconda opera è presente nella Biblioteca. 157 Vedi E. Balducci, La terra del tramonto…, cit., pp. 102-103, dove di E. Morin si cita La relazione antropo-bio-cosmica, in Physis:

abitare la terra, Milano, Feltrinelli, 1988. Questo scritto di E. Morin non risulta presente nella Biblioteca. In essa vi sono però cinque altre opere del filosofo francese, pubblicate tra il 1980 e il 1991. L’interesse e la sintonia di Balducci nei confronti dell’opera e della personalità intellettuale di Morin è assai maggiore di quanto non possa apparire dalle citazioni dirette dei suoi scritti. Per il rapporto Balducci-Morin v. Dialogo con Edgar Morin. 17 gennaio 1991 (intorno al tema “Ripensare la politica”), in E. Balducci, Le tribù della terra: Orizzonte 2000, San Domenico di Fiesole, ECP, 1991, pp. 55-78.

45

P e r c o r s i d i B i b l i o t e c a . E r n e s t o B a l d u c c i t r a l e t t u r a e s c r i t t u r a

Fra le trattazioni incentrate sulla biologia torna in primo luogo il nome di Teilhard de Chardin, un autore più volte citato anche nelle ultime opere di Balducci. La presenza di Teilhard, definito da Balducci uno dei suoi mae- stri158 insieme al filosofo Jaspers, costituisce un segno rilevante del persistere di alcune costanti nella sua riflessione. È certamente anche a Teilhard che Balducci deve l’idea dell’Età planetaria159. Il segno della continuità è dato dal fatto che il riferimento al suo pensiero gli permetteva di saldare la centralità cosmico-storica della Cristologia con la lettura dell’evoluzione della specie, che ormai non era più un tema apologetico ma diveniva sempre più una fondamentale chiave di comprensione del destino dell’uomo160.

Al nome di Theilard occorre aggiungere quello di altri autori più recenti, e anche più in linea con una visione laica e positiva della scienza. Tra essi J. Monod, M. Edey e D. Joahnson, P. Karli,161 e soprattutto K. Lorenz, molto apprezzato da Balducci per il modo in cui “si è accostato alle grandi questioni sull’uomo […] a partire da una accuratissima indagine sul costume degli animali […], e cioè con un approccio filogenetico adatto a metterci in mano il bandolo biologico della storia”162. E mentre da un lato Lorenz precisa che l’uomo, così come ora si pre- senta, “è soltanto un effimero anello della catena delle forme viventi”, dall’altro afferma anche che “ci sono buone ragioni per pensare che egli sia soltanto un gradino nella scala che porterà ad un essere realmente umano”163. Così Lorenz esprime, da “maestro del pensiero positivo”, uno dei presupposti bio-antropologici che sono a fondamento della riflessione presentata in La terra del tramonto, dove si pone in luce la drammatica contingenza della presenza umana ma, a fondamento della storia nuova che l’umanità deve necessariamente intraprendere, si prospetta anche un salto nei modi in cui si sviluppa l’evoluzione biologica della specie umana164.

Sul terreno dei tempi lunghi dell’evoluzione cosmologica e biologica s’innesta la riflessione sul destino storico dell’uomo, illustrato alla luce dell’antropologia etnologica e filosofica, delle scienze psicologiche, e alla luce anche della filosofia della storia.

Fra gli antropologi un posto di tutto riguardo nel pensiero di Balducci aveva l’opera postuma di E. De Martino La fine del mondo165, la sola dell’antropologo napoletano presente nella Biblioteca. Essa gli era certamente congeniale, per la tematica affrontata e per la struttura multidisciplinare, analoga a quella propria della riflessione balducciana in La terra del tramonto. Nel volume di De Martino infatti si fondono etnologia, psichiatria, filosofia della storia e dell’esistenza, unite a una considerazione esegetica di brani apocalittici ed escatologici del Nuovo Testamento, letti e discussi alla luce dell’ermeneutica di autori come R. Bultmann e O. Cullmann. Il volume è variamente sottolineato. Inoltre le pagine fotocopiate e conservate negli inserti dell’Archivio portano nella titolazione tematica l’indicazione di problemi affrontati soprattutto in La terra del tramonto, e in essa sono in parte citate. Si tratta di pagine inerenti

158 Cfr. E. Balducci, Il pacifismo a una svolta, in “Testimonianze”, 241-243, 1982, pp. 19-32, ripubblicato in E. Balducci, Niente è finito, a cura di A. Cecconi, Casale Monferrato, PIEMME, 2001, pp. 111-133, e in particolare p. 128.

159 Nell’Archivio sono presenti, con l’intestazione “L’ età planetaria in Teilhard de Chardin”, le fotocopie delle pp. 64-69, molto sot- tolineate, del volume, tuttora presente nella Biblioteca, di N.M. Wildiers, Teilhard de Chardin, Paris, Editions universitaires, 1960, dove fra l’altro si afferma: “L’humanité est entrée dans le stade de la planétisation”, e si tratteggia la direzione di questo processo evolutivo secondo le leggi della crescente complessità e coscientizzazione.

160 Vedi fra l’altro E. Balducci, Il terzo millennio…, cit., p. 154.

161 Di ciascuno di questi autori, citati da Balducci in La terra del tramonto (cfr. Ibidem, pp. 10, 21, 37), almeno un’opera è presente nella Biblioteca. Inoltre sono conservate nell’Archivio alcune pagine fotocopiate e sottolineate tratte dalle loro opere.

162 E. Balducci, La terra del tramonto…, cit., p. 11. 163 Ibidem.

164 K. Lorenz, Il declino dell’uomo, Milano, Mondadori, 1985, p. 229, cit. in E. Balducci, La terra del tramonto…, cit., p. 11. La fotocopia sottolineata di questa pagina è conservata nell’Archivio, e l’opera è presente nella Biblioteca, dove di Lorenz vi è anche Natura e destino, Milano, Mondadori, 1985.

46

a “l’umanesimo etnologico”166, a “le due apocalissi”167, a “l’ethos del trascendimento”168. Nella sua proposta di uma- nesimo etnologico (operata sulla scorta di De Martino) un altro punto di riferimento era V. Lanternari, amico ed estimatore di Balducci e per molti versi legato a De Martino169. Accanto ad essi, per quanto di diversa impostazione, ricorre, specialmente in La terra del tramonto, il nome di C. Levi-Strauss, autore di cui Balducci ha letto non tanto le maggiori opere teoriche quanto la raccolta di saggi Razza e storia170, che più direttamente rispondeva alle istanze etico-operative che sottendevano la sua riflessione. Di questa opera Balducci evidenzia soprattutto le pagine dedicate alla critica dell’etnocentrismo e al rapporto fra unità e diversità delle culture.

Così la ricerca antropologica apriva la strada a una nuova comprensione delle diversità e della natura dei conflitti fra le civiltà, che fu anche al centro dell’iniziativa editoriale promossa da Balducci all’interno dell’ECP con la collana “Caravelle”, dedicata alla ‘Conquista’ delle Americhe, e dove egli pubblicò Montezuma scopre l’Europa171.

Documenti correlati