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Lo scavo antropologico implicava inoltre per Balducci il coinvolgimento delle dimensioni psichiche della perso- nalità umana. Per sviluppare questi aspetti della sua riflessione negli scritti degli ultimi anni chiamava in causa an- cora una volta Freud e Jung, considerati e riconsiderati nella loro polarità dialettica, nel tentativo di valorizzarne, al di là della reciproca opposizione, i rispettivi apporti sul terreno antropologico. Negli ultimi scritti di Balducci l’interesse per Freud non è rivolto verso il suo porsi come “maestro del sospetto”172. Esso è rivolto piuttosto alla seconda fase del suo pensiero, quando, di fronte all’esperienza degli effetti psichici prodotti dalla prima guerra mondiale, Freud concentrò l’attenzione sulla duplice pulsione di amore e morte, di eros e thanatos, e sulla maggior forza di quest’ultima rispetto alla prima, quale struttura caratterizzante la psiche umana e la dialettica interna all’inconscio. Più ancora l’interesse di Balducci è rivolto alla domanda e alla risposta che da questa presa d’atto scaturiva. Freud infatti nel settembre del 1932, in risposta a una lettera di Einstein, si interrogava sulla possibilità

166 Vedi E. De Martino, La fine del mondo…, cit., pp. 392-393, dove sono sottolineati i riferimenti all’etnologia da intendersi non più soltanto come “scienza delle civiltà primitive” ma come disciplina volta a indagare una “dimensione antropologica permanente che l’occidente avrebbe malamente repressa”, e i riferimenti a l’‘umanesimo etnografico’ quale “via difficile dell’umanesimo moderno”. Cfr. E. Balducci, La terra del tramonto…, cit., pp. 30-31.

167 Vedi E. De Martino, La fine del mondo…, cit. pp. 690-693, dove vengono considerate “le due apocalissi, quella escatologica del terzo mondo e quella senza escaton dell’occidente in crisi”, che “per quanto diverse possano essere nella loro qualità, nel loro con- dizionamento e nella loro funzione, affondano dunque la loro radice ultima in una situazione comune, cioè nella stessa minaccia di disumanizzazione dell’umano che caratterizza l’ora che volge”. Cfr. E. Balducci, La terra del tramonto…, cit., p. 18.

168 Vedi E. De Martino, La fine del mondo…, cit., pp. 670-671, dove da un lato si osserva che “l’uomo è sempre dentro l’esigenza del trascendere, e nei modi distinti di questo trascendere, e solo per entro l’oltrepassare valorizzante l’esistenza umana si costituisce e si trova come presenza al mondo, esperisce situazione e compiti, fonda l’ordine culturale, ne partecipa e lo modifica”, e che esso risponde a un “ethos tanto poco riducibile al dato biologico che il condizionamento biologico si fa percepibile dentro non fuori e prima, il suo dispiegarsi”; ma dall’altro (e questa espressione è sottolineata da Balducci) si osserva che “all’uomo non è dato mai trascendere questa stessa energia del trascendimento”. Cfr. E. Balducci, La terra del tramonto…, cit., pp. 171-172.

169 Nella Biblioteca di V. Lanternari sono presenti tre opere, fra le quali Occidente e Terzo Mondo. Incontri di civiltà e religioni differenti, Bari, Dedalo, 1972. Nell’Archivio si trovano fotocopiate pagine desunte da un articolo apparso su “Prometeo” nel Settembre del 1989, dedicate, secondo l’intestazione balducciana, alla “Lezione dei tabù delle società primitive”. Per il rapporto di Balducci con Lanternari cfr. il dibattito fra i due su Le tribù nella città pianeta, in E. Balducci, Le tribù della terra: orizzonte 2000, cit., pp. 33-54. 170 Cfr. C. Levi-Strauss, Razza e storia e altri studi di antropologia, Torino, Einaudi, 1967. L’opera presente nella Biblioteca risulta sottolineata. Nell’Archivio di questa opera fra le altre si trovano fotocopiate le pp. 104-106 dedicate a “L’etnocentrismo”, dove è sottolineata la frase “proprio nella misura in cui pretendiamo di stabilire una discriminazione fra le culture e fra i costumi, ci identifichiamo nel modo più completo con quelle che cerchiamo di negare. […] Il barbaro è anzitutto l’uomo che crede nella barbarie”. Nella Biblioteca di Levi-Strauss si trova anche Histoire de Lynx, Paris, Plon, 1991.

171 E. Balducci, Montezuma scopre l’Europa, San Domenico di Fiesole, ECP, 1992. Nella Biblioteca numerose sono le opere dedicate alla ‘Conquista’ delle Americhe, tra le quali, molto importante, T. Todorov, La conquista dell’America. Il problema dell’altro, Torino, Einaudi, 1984. Le opere di quest’autore sono state per Balducci particolarmente significative in ordine alla sua riflessione sul tema dell’altro.

172 Cfr. in E. Balducci, L’uomo planetario, cit., pp. 29 e 98, il modo severo con cui, sotto questo profilo, viene considerato il pensiero di Freud.

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di guidare l’evoluzione dell’uomo in modo da realizzare nella sua psiche un mutamento radicale, tale da permet- tere il superamento della preminenza in essa dell’aggressività distruttiva. Freud rispose positivamente, esprimendo la tesi che di fronte alla mutata qualità dei conflitti armati avrebbe potuto verificarsi effettivamente una reale mutazione psichica, per la quale all’interno della dialettica dell’inconscio la pulsione di morte sarebbe rimasta subordinata alla forza unitiva dell’eros, in modo da rendere gli individui capaci di resistere alla psicosi dell’odio e della distruzione. Questa conclusione ebbe il totale consenso di Balducci, che trovò in essa uno dei punti di rife- rimento cardine delle tesi proprie della fase ultima del suo pensiero: “la tesi che sto svolgendo è appunto questa: la trasformazione psichica accettata come ipotesi da Freud è già in corso”173. Di più, la realtà di questo processo in atto implicava agli occhi di Balducci anche il superamento di ogni ‘ortodossia’ freudiana, con le sue asserzioni che “la pulsione di Thanatos sia quella primordiale e dunque onnipotente”, e obbligava anzi a oltrepassare Freud:

Restando laicamente ai margini delle dispute di scuola, e concedendo la massima importanza al peso che hanno nei comportamenti coscienti le ragioni inconsce, ritengo si possa dire con fondatezza che ci siano nell’uomo strutture originarie, molto più complesse della coppia freudiana Thanatos/Eros, rimaste sommerse e inattive fino a che non sono state svegliate e chiamate in campo dall’attraversamento della soglia atomica174. È anche per questa ragione che Balducci, nonostante gli apprezzamenti, e pur restando nell’ambito della consi- derazione dei rapporti fra conscio e inconscio, rivolgeva ancora una volta la propria preferenza a Jung. Era una preferenza motivata dal modo in cui il fondatore della psicologia analitica poneva in luce le conseguenze negative della scissione, venutasi a creare nell’uomo, tra una personalità cosciente e una inconscia, e della scissione fra Occidente e Oriente ad essa in parte connessa175; e motivata anche dalla possibilità, offerta dalle categorie proprie della concezione junghiana, di superare ogni forma di etnocentrismo nell’indagine antropologica e psicologica:

C’è una grande lezione nel distacco di Jung da Freud: questi perlustrava l’inconscio dell’uomo facendo par- lare il paziente disteso nel suo lettino, Jung arriverà a intraprendere viaggi nelle più diverse parti del mondo extraeuropeo, tra gli indios del Messico o tra i negri del Kenia, per avvicinarsi direttamente all’uomo della cultura arcaica; invece di interpretare le altre culture alla luce di quella europea, egli intendeva raggiungere attraverso di esse l’uomo eterno, rimosso dall’uomo storico europeo, e invece di ridurre l’inconscio negli schemi della coscienza civilizzata intendeva trasformare questa riconducendola alle dimenticate radici da cui proviene, al mitico anthropos, che soggiace alle molte forme di umanità come un rizoma. […] La civiltà, secondo Jung, non muta gli archetipi, muta i veicoli immaginativi176.

Proprio questa capacità di comprensione, senza riduttivismi, nei confronti dell’inconscio collettivo e di quello individuale di ciascun uomo, attribuita da Balducci alla psicologia junghiana, lo ha predisposto anche, credo, all’accoglienza favorevole dell’opera di Hillmann, fin dal suo primo diffondersi in Italia. Di Hillmann, psicologo anch’esso di formazione e di tendenza junghiana, sono presenti nella Biblioteca alcune importanti opere. Da lui Balducci ha ripreso la coppia opposizionale senex/puer, ovvero la contrapposizione fra spontaneità e disciplina come una delle connotazioni maggiormente caratterizzanti la strutturale duplicità della natura umana (quasi un pendant sul terreno psicologico di quella fondamentale e assai più complessa, in quanto attiene all’evoluzione

173 E. Balducci, La terra del tramonto…, cit., p. 39, dove si fa riferimento al carteggio Freud-Einstein, all’interno del quale questa tesi viene sviluppata da Freud con particolare incisività. Il carteggio era stato pubblicato in S. Freud, Perché la guerra?, Torino, Borin- ghieri, 1981. Il volume è presente nella Biblioteca. Ma l’interesse suscitato da questa posizione di Freud spinse Balducci a scrivere la prefazione a una successiva edizione del Carteggio pubblicata in S. Freud - A. Einstein, Riflessioni a due sulle sorti del mondo. Nuova edizione di “Perché la guerra?”, Torino, Bollati Boringhieri, 1989. Anche questo volume è presente nella Biblioteca, dove vi sono inoltre altri volumi che confermano l’interesse di Balducci verso la problematica del rapporto fra psicologia e pace e guerra. Tra essi F. Fornari, Psicoanalisi e cultura di pace. Antologia di scritti sulla guerra e sulla pace, a cura di G. Magherini, San Domenico di Fiesole, ECP, 1992, di particolare interesse anche per il fatto che la sua pubblicazione è stata promossa dallo stesso Balducci:. 174 E. Balducci, Prefazione, in S. Freud - A. Einstein, Riflessione a due sulle sorti del mondo…, cit., pp. 16-17.

175 Cfr. in proposito i riferimenti a Jung in E. Balducci, L’uomo planetario, cit., p.149; La terra del tramonto…, cit., p. 47. 176 E. Balducci, La terra del tramonto…, cit., pp. 75-76.

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della specie, fra ‘uomo edito’ e ‘uomo inedito’). Su questa tematica si sofferma molta parte della più significativa riflessione antropologica presente in La terra del tramonto177.

Restando sul terreno dell’indagine psicologica occorre inoltre osservare come Balducci si sia mostrato sempre mol- to attento al dissesto psichico provocato negli individui dalla crisi della modernità, nella sua fase estrema178. Per analizzare questa problematica Balducci in alcune delle opere si richiama anche alla psichiatria antiistituzionale in auge negli anni ’70 e ’80, e a due fra i suoi esponenti più autorevoli, l’italiano F. Basaglia, suo amico179, e l’inglese R. D. Laing. Nei confronti dello psichiatra italiano la fiducia di Balducci appare pressoché senza riserve (anche se di lui viene considerata assai più la dimensione operativa che non quella teorica). Nei confronti di Laing la sua posizione sembra invece assai più problematica. L’accedere di Laing, nel linguaggio e forse anche nella personale convinzione, alla credenza indiana della reincarnazione e il suo distacco dall’impegno storico lo rendevano, agli occhi di Balducci, uno degli esponenti di quella “svolta a oriente” analizzata dal teologo battista H. Cox180 e da lui considerata, per molti aspetti, con grande perplessità. Da un lato dunque la scelta di Laing181 era ritenuta un sinto- mo altamente significativo delle reazioni culturali prodotte dalle lacerazioni che caratterizzano la fase estrema della modernità. Dall’altro lato invece Balducci lo considerava una delle personalità che più lucidamente hanno contri- buito ad aprire la strada alla necessaria edificazione della civiltà planetaria, per le sue opinioni sia sulla possibilità da parte dell’uomo occidentale di accogliere la dimensione buddista come una componente essenziale della pro- pria universalità, sia su come “certe esperienze trascendentali siano la sorgente originaria di tutte le religioni”182. Peraltro vi era in Balducci la convinzione, espressa in Le ragioni della speranza, che “le spiegazioni razionali che la sociologia e la psicologia scientifiche ci danno della disumanità dell’uomo sono certamente da accettare, ma esse non fanno che rimandare a ragioni che stanno oltre il fenomeno verificabile”183. Ciò era affermato all’interno di una riflessione sulla Theologia crucis184. Ma implicava anche una presa di posizione nei confronti dei compiti della ragione “fattasi esperta nel verificare i propri invincibili legami con la provvisorietà dell’umana esperienza”, per cui la sua nobiltà risiede ormai “nella capacità di trascendere l’uomo storico, ma solo per delimitarne criticamente la finitezza e, dentro questo limite, delimitare le forme e i metodi delle sue responsabilità creative”185. In questo modo la riflessione balducciana si trovava di nuovo impegnata sia sul terreno della filosofia, in modo particolare

177 V. E. Balducci, La terra del tramonto…, cit., pp. 42-48, dove di J. Hillman si cita Senex et puer, Padova, Marsilio, 1973. Questa opera è presente nella Biblioteca e alcune sue pagine fotocopiate sono conservate nell’Archivio. Nella Biblioteca di J. Hillman vi sono inoltre altre quattro opere pubblicate in ed. italiana fra il 1972 e il 1991. Tra esse Una psicologia poetica, a cura di F. Don- francesco, Alleanza per la fondazione individuale, 1981. F. Donfrancesco è stato amico di Balducci ed è anche a lui che egli deve l’apprezzamento dell’opera di Hillman.

178 Cfr. E. Balducci, La terra del tramonto…, cit., p. 23 e p. 197, dove però gli autori che sto per considerare non sono citati. 179 Della forte sintonia che caratterizzava il rapporto fra Balducci e F. Basaglia è documento assai significativo il testo del colloquio

radiofonico del 27 gennaio 1977 dedicato a “La Città senza Lager”, e riportato in E. Balducci, Fede e scelta politica. Itinerario di una coscienza attraverso il dialogo radiofonico di “Voi ed io”, Milano, Mondadori, pp.118-133. Di F. Basaglia nella Biblioteca è presente il vol. II degli Scritti, a cura di F. Ongaro Basaglia, Torino, Einaudi, 1982.

180 H. Cox, La svolta ad Oriente. Promesse e pericoli del nuovo Orientalismo, Brescia, Queriniana, 1978. Cfr. le riserve di Balducci su di essa in Il terzo millennio…, cit., p. 103. Quest’opera è presente nella Biblioteca insieme ad altre del medesimo autore, fra le quali si devono ritenere particolarmente significative per Balducci La città secolare (Firenze, Vallecchi, 1968), per il modo in cui in essa viene affrontato il tema della secolarizzazione, e Il cristiano come ribelle (Brescia, Queriniana, 1968), perché pubblicata nella collana “Theologia publica” diretta dallo stesso Balducci.

181 Cfr. E. Balducci, Il terzo millennio…, cit., pp. 103-106, dove la posizione di Laing viene confrontata con quella di altri autori che discutono, da posizioni diverse, dell’uso degli allucinogeni e della meditazione trascendentale, fra i quali T. Leary, A. Huxley, B.S. Rajneesh. Di R.D. Laing sono citati Intervista sul folle e il saggio, Bari, Laterza, 1979, non presente nella Biblioteca, e La politica dell’esperienza. L’uccello del paradiso, Milano, Feltrinelli, 1990, presente nella Biblioteca.

182 L’espressione citata è all’interno di un collage di pagine, fotocopiate e ampiamente sottolineate, tratte da R. Laing, La politica dell’esperienza…, cit., e conservate nell’Archivio con l’intestazione “L’esperienza trascendentale”. Le affermazioni di Laing sotto- lineate da Balducci presentano significativi punti di contatto con le tesi sostenute in La terra del tramonto…, cit., pp. 134-135, secondo cui “l’unica risposta all’altezza del tempo è, per le religioni, il recupero dell’intuizione originaria al di là dei simboli in cui ciascuna di esse si è espressa”, e secondo cui “il senso delle religioni è il servizio all’uomo nella sua dimensione di trascendimento perenne fino al contatto con Dio”.

183 E. Balducci, Le ragioni della speranza, cit., p. 127. 184 Cfr. ibidem, pp. 123-127.

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la filosofia della storia e il suo senso, sia sul terreno della teologia. Per quanto riguarda il terreno più strettamente filosofico Balducci sottolineava anzitutto come le nuove consapevolezze emerse sul piano antropologico-biologico portassero, ancora una volta, alla radicale messa in discussione della filosofia della storia hegeliana che, come si è visto, egli aveva preso a criticare fin dai suoi anni giovanili. Di essa Balducci rifiutava ora soprattutto il primato conferito alla civiltà occidentale rispetto alle civiltà orientali, dove a giudizio di Hegel “l’individuo scompare”186, e rispetto a quelle africane, nelle quali “il negro rappresenta l’uomo naturale nella sua totale barbarie e sfrenatezza”187. Altri invece sono gli autori alle cui suggestioni Balducci ispira la sua riflessione: da F. Nietzsche188 a O. Spengler, alla cui opera Il tramonto dell’Occidente189 è palesemente ispirata, quanto meno nel titolo, La terra del tramonto; da E. Husserl190 a M. Heidegger191; fino alle posizioni espresse da J. F. Lyotard nei confronti dell’epoca postmo- derna192, e a quelle proclamate da F. Fukuyama all’indomani dell’89, nei confronti delle quali Balducci mostrava, credo, vivo interesse pur non condividendo le sue posizioni, e pur non essendo presente nella Biblioteca la sua opera La fine della storia e l’ultimo uomo193. È soprattutto in dialogo con le filosofie della storia sviluppatesi tra ’800 e ’900 che Balducci è venuto elaborando le categorie presenti nel pensiero espresso nelle ultime opere, e rivolto alla comprensione del senso della storia194. Sotto questo profilo uno dei filosofi dal quale egli ha tratto maggiore ispirazione è sicuramente K. Jaspers, non a caso, come già si è detto, da lui definito suo maestro, e soprattutto la sua opera Origine e senso della storia195. Nel pensiero di Jaspers, considerato insieme a T. Mann e M. Weber, uno tra quelli “che hanno contribuito non poco alla crescita della coscienza cosmopolitica”196, Balducci trovava in primo luogo importanti riflessioni intorno all’assoluta novità epocale implicata dall’uso della bomba atomica197. Inoltre, e soprattutto, è a lui che Balducci deve il risalto dato al motivo dell’”età assiale”, quando, intorno al VI secolo a.C., grazie al presentarsi simultaneo sulla scena della storia del messaggio dei grandi profeti religiosi (da Buddha a Zoroastro, da Pitagora a Isaia), nella coscienza primitiva si sprigionò “la scintilla del sentimento della comunanza del destino umano, della dignità universale della persona, della supremazia delle energie spirituali su

186 V. E. Balducci, L’uomo planetario, cit., pp. 169-170, dove l’espressione di Hegel è citata senza precisarne la fonte, come quasi sempre accade nelle citazioni presenti in quest’opera.

187 V. G.F. Hegel, Lezioni sulla filosofia della storia, Firenze, La Nuova Italia, 1981, pp. 240-243, cit. in E. Balducci, La terra del tra- monto…, cit., p. 67 e p. 81, dove si osserva che l’intero paragrafo dedicato all’Africa nell’opera hegeliana “meriterebbe di entrare in un’antologia del razzismo”. Subito dopo, a conferma della rinnovata presa di distanza dalle filosofie della storia storicistico- idealistiche, sono citati pensieri di analogo tenore tratti da B. Croce, Filosofia e storiografia, Bari, Laterza, 1949, pp. 247-248. Le due opere però non risultano presenti nella Biblioteca.

188 Di F. Nietzsche sono presenti nella Biblioteca cinque opere.

189 O. Spengler, Il tramonto dell’Occidente, Milano, Longanesi, 1957. Il volume risulta presente nella Biblioteca.

190 V. E. Husserl, La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, Milano, Il Saggiatore, 1987, cit. in E. Balducci, La terra del tramonto…, cit., p. 29. Nella pagina citata Husserl avanza significative riserve sull’eurocentrismo filosofico. L’opera di Husserl è presente nella Biblioteca. Nell’Archivio si trova la fotocopia della pagina citata, significativamente sottolineata.

191 V. E. Balducci, La terra del tramonto…, cit., p. 18 e pp. 39-40, dove di M. Heidegger si cita Ormai solo un dio ci può salvare, Parma, Guanda, 1987, per il rimando in essa contenuto al pensiero di Nietzsche, e per la critica all’Occidente come “terra del tramonto”. L’opera citata di Heidegger non è presente nella Biblioteca, mentre vi è invece Sentieri interrotti, Firenze, La Nuova Italia, 1968. 192 Cfr. J.F. Lyotard, L’inhumain, Paris, Gallimard, 1988, cit. in E. Balducci, La terra del tramonto…, cit., pp. 92-93. L’opera non è

presente nella Biblioteca, dove invece vi è La condizione postmoderna. Rapporto sul sapere, Milano, Feltrinelli, 1989.

193 F. Fukuyama, La fine della storia e l’ultimo uomo, Milano, Rizzoli, 1990. L’interesse di Balducci per il pensiero di Fukuyama è documentato dalla presenza nell’Archivio di fotocopie di pagine di giornale dedicate al suo pensiero e da Balducci fittamente sottolineate.

194 Cfr. E. Balducci, La terra del tramonto…, cit., p. 40, dove dalle annotazioni presenti si evince che questo percorso filosofico è da Balducci ripensato anche alla luce dell’analisi proposta da J. Habermas, Il pensiero postmetafisico, Bari, Laterza, 1991, e Il discorso filosofico della modernità, Bari, Laterza, 1988, e da D. Losurdo, La comunità, la morte, l’Occidente. Heidegger e L’”ideologia della guerra”, Torino, Bollati Boringhieri, 1991. Mentre nei confronti delle analisi di Habermas Balducci mostra alcune riserve, l’opera di Losurdo viene giudicata “un contributo notevole alla presa di coscienza della crisi della modernità”. Quest’opera è presente nella Biblioteca. Delle due opere di Habermas citate vi è solo la seconda.

195 K. Jaspers, Origine e senso della storia, Milano, Comunità, 1965. L’opera è presente nella Biblioteca. L’interesse di Balducci per essa è documentato anche dalla presenza nell’Archivio di fotocopie di alcune sue significative pagine.

196 E. Balducci, La terra del tramonto…, cit., p. 19.

197 V. K. Jaspers, La bomba atomica e il destino dell’uomo, cit. in E. Balducci, Il terzo millennio…, cit., p. 73. L’opera non è presente nella Biblioteca.

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quelle materiali”198. È ancora nel pensiero di Jaspers che Balducci ha trovato elaborata una riflessione che mette in luce la possibilità e l’auspicabilità di un incontro fra le civiltà dell’Oriente e dell’Occidente199. Accanto al nome di Jaspers potrebbero essere aggiunti altri nomi di filosofi. Fra essi, sul terreno della filosofia della storia, quello di

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