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3 1 La problematica dell’esperienza religiosa

5. Quasi gli ultimi conti con la letteratura

Occorre infine osservare come la riflessione di Balducci fra Concilio e postconcilio non fosse concentrata soltanto sulle problematiche ecclesiogiche, pur largamente prevalenti. Nella sua riflessione culturale di quegli anni vi era, per esempio, anche un aspetto meno noto e fin qui meno indagato, quello dato dalla ripresa e dalla chiusura, almeno sul piano pubblico, dei conti con la tradizione letteraria, in particolare con quella italiana. Mi è difficile dire quanto que- sto aspetto fosse dovuto all’urgenza di una sua personale inclinazione e quanto invece al premere di un’importante committenza editoriale, che lo invitava a collaborare a L’ateismo contemporaneo, l’imponente opera collettanea curata da G. Girardi per conto della Pontificia Università Salesiana118. Nel suo saggio, L’ateismo nella letteratura italiana

contemporanea, Balducci formula in maniera sintetica, ma anche molto ‘orientata’, valutazioni su temi e letture di carattere letterario, verso i quali aveva rivolto l’attenzione già negli anni giovanili ma che aveva evidentemente con grande cura aggiornato, nell’intento di trovarvi elementi significativi per una diagnosi sulla condizione culturale e spirituale del proprio tempo. Il saggio presuppone infatti letture fortemente meditate di alcune delle più significative opere della letteratura italiana fra ’800 e ’900, soprattutto di quella del secondo dopoguerra. Alcune di esse sono ancora presenti nella Biblioteca. In questo saggio, forse anche in ragione della sede alla quale era destinato, torna a manifestarsi con forza la vena apologetica che segna molti degli scritti balducciani degli anni Cinquanta. Balducci non solo tenta di cogliere e mettere in luce la diversa posizione dei maggiori poeti e romanzieri italiani di fronte al problema religioso, ma misura la qualità dei diversi percorsi letterari proprio sulla loro capacità di dar ragione dei significati profondi e ultimi dell’esistenza, e dei compiti etici dell’uomo di fronte alla storia. Considerato sotto questo profilo il suo giudizio nei confronti della letteratura italiana è piuttosto severo. Ad essa imputa soprattutto il persistere di un retaggio retorico-accademico, e una ricerca delle proprie ragioni e ispirazioni “al di fuori della coscienza, o almeno al di fuori delle sue responsabilità di fondo”119: una tendenza insomma all’Arcadia che ha avuto origine con l’umanesimo ciceroniano del ’400, ma che ha continuato ad avere manifestazioni anche nel secolo XX, in correnti letterarie come l’ermetismo degli anni Trenta o lo sperimentalismo degli anni Sessanta, e in autori come

116 E. Balducci, L’eucaristia, progetto di un mondo nuovo, in “Testimonianze”, 130, 1970, p. 881.

117 Cfr. ibidem, p. 875, dove di De Lubac si cita Corpus mysticum, cit. e p. 879, in cui sono citati E. Bloch e J. Moltmann. Bloch è citato per la presentazione fattane da J. Moltmann in Teologia della speranza, Brescia, Queriniana, 1970, pp. 351-373. L’opera di Moltmann è presente nella Biblioteca insieme a Il Dio crocifisso, Brescia, Queriniana, 1973.

118 E. Balducci, L’ateismo nella letteratura italiana contemporanea, in L’ateismo contemporaneo, a cura della Facoltà Filosofica della Pon- tificia Università Salesiana di Roma, Vol. I, Torino, 1967, pp. 565-585. A G. Giraldi Balducci era legato da rapporti di amicizia e da istanze comuni, sebbene concretizzatesi in opzioni e itinerari esistenziali diversi. Di G. Giraldi nella Biblioteca sono presenti tre opere, pubblicate tra il 1967 e il 1986.

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Pascoli120, D’Annunzio121, Papini e Ungaretti122. Questa tendenza ha fatto sì che, anche nel secolo appena trascorso, la letteratura italiana si è dimostrata prevalentemente povera e inadeguata sia sul terreno della polemica antireligiosa sia su quello dell’ispirazione religiosa. Certo non sono mancate, specialmente a partire dall’800, personalità capaci di accantonare una visione disimpegnata della letteratura, per trarre invece ispirazione dalle tensioni più vive e profonde che venivano manifestandosi nella società e nella storia. Ma molta parte degli scrittori si limitò ad esse, e la polemica antireligiosa fu soprattutto una polemica anticlericale che “ebbe perciò origini pratiche ed espressioni passionali”, tanto più che le provocazioni di cui essa ha bisogno “erano, più che altrove, immediate e quotidiane”123. Anche in scrittori come Verga o Carducci questo anticlericalismo è presente, mentre l’impianto antropologico della loro produzione letteraria continuava a radicarsi in un humus cristiano. Solo in alcune eccezioni, come Manzoni e Leopardi, Balducci riscontra una capacità di misurarsi con “i valori di fondo, cioè i valori che trascendono la storia e i suoi fuggevoli problemi”124. I suoi giudizi più interessanti sono quelli dedicati ad alcuni autori del secondo do- poguerra del ’900, un’ epoca segnata dalla “dissoluzione dell’antropologia cristiana”125 e delle sue rappresentazioni; ma un’epoca anche nella quale “venute meno le sopravvivenze retoriche dell’umanesimo classico, l’uomo moderno si rispecchia nella sua desolata verità esistenziale”126. A sollecitare la maggiore attenzione da parte di Balducci sono proprio gli autori a loro modo testimoni di questa condizione antropologica peculiare della tarda modernità: da Svevo127 a Pirandello128; dall’ ‘ateismo aperto’ di Vittorini129, Pavese130 e Pasolini131all’ ‘ateismo chiuso’ di Moravia132. A Vittorini, Pavese e Pasolini egli attribuisce “il merito di aver ricondotto la letteratura ad un vero strumento di vita,

120 Vedi ibidem, p.569, dove di Pascoli sono citate le raccolte poetiche Myricae e I canti di Castelvecchio. Nella Biblioteca di G. Pascoli sono presenti due raccolte: Cento poesie, Bologna, Zanichelli, 1963 e Poesie, Milano, Mondadori, 1940.

121 Vedi E. Balducci, L’ateismo nella letteratura italiana contemporanea..., cit, p. 570, dove i riferimenti a D’Annunzio riguardano il complesso della sua opera, della quale si cita esplicitamente soltanto Contemplazione della morte, del 1912. Nella Biblioteca sono presenti di G. D’Annunzio Alcyone, Milano, Mondadori, 1966; Il fuoco, Milano, Mondadori, 1951; Il Piacere, Milano, Mondado- ri, 1951; Prose scelte, a cura di D. Pastorino, Milano, Mondadori, 1940.

122 Vedi E. Balducci, L’ateismo nella letteratura italiana contemporanea..., cit, pp. 575-576, dove di G. Ungaretti si citano le due rac- colte poetiche: Allegria di naufraghi (1918), espressione della prima fase della sua poesia, giudicata la “più desolata e liricamente felice” e Sentimento del tempo (1933), espressione della seconda fase, considerata “più aperta al soffio di una religiosità inquieta e forse alquanto artificiosa”. Più in generale nei confronti della poesia di Ungaretti Balducci formula una serie di giudizi limitativi, rilevando come in essa “il mistero cristiano, o più generalmente religioso, si contrae nella semplice ineffabilità, diventa cioè un modo della soggettività in cui la terribile negazione dell’essere si nasconde sotto il velo di fragili metafore”. Di G. Ungaretti nella Biblioteca è presente e sottolineata la raccolta completa delle sue poesie, Vita d’uomo, Milano, Mondadori, 1943.

123 E. Balducci, L’ateismo nella letteratura italiana contemporanea..., cit, p. 568. 124 Ibidem, p. 566.

125 Ibidem, pp. 572 e ss. 126 Ibidem, p. 573.

127 V. ibidem, p. 573, dove di I. Svevo si citano Senilità (1898) e La coscienza di Zeno (1923), opere ambedue presenti nella Biblioteca nelle edizioni Milano, Dall’Oglio, 1967(la prima) e 1969 (la seconda).

128 Vedi E. Balducci, L’ateismo nella letteratura italiana contemporanea..., cit, p. 574, dove di L. Pirandello si citano il Teatro e due ro- manzi: I vecchi e i giovani (1909) e Il fu Mattia Pascal (1904). Di quest’ultimo nella Biblioteca vi è una copia, Milano, Mondadori, 1965, insieme a Novelle per un anno (3 voll., Milano, Mondadori, 1985-1990).

129 Vedi E. Balducci, L’ateismo nella letteratura italiana contemporanea..., cit,, p. 579, dove di E. Vittorini si citano l’esperienza della rivista “Il Politecnico” e il Diario. L’uno e l’altro sono assenti dalla Biblioteca, dove di questo autore è invece presente Uomini e no ( Milano, Mondadori, 1965).

130 Vedi E. Balducci, L’ateismo nella letteratura italiana contemporanea..., cit,, p 580, dove di C. Pavese è citata soltanto la sua opera diaristica, Il mestiere di vivere, definita “un incomparabile documento di un uomo senza miti e con la disperazione di non poterne avere”. Nella Biblioteca quest’opera è presente (Milano, Il Saggiatore, 1969) insieme ad altri tre romanzi: La bella estate (Milano, Mondadori, 1965); Il Compagno (Milano, Mondadori, 1962); Feria d’agosto (Torino, Einaudi, 1946).

131 Vedi E. Balducci, L’ateismo nella letteratura italiana contemporanea..., cit., pp.575-580, nelle quali di P.P. Pasolini si citano esplicita- mente soltanto Le ceneri di Gramsci, a proposito delle quali Balducci osserva che “è facile rilevare, ai margini di quest’angoscia che ritrova incessantemente se stessa, una specie di disponibilità a un riscatto che non sia né il suicidio né il partito politico, o meglio, né la solitudine né la storia”. Nella Biblioteca di Pasolini sono presenti cinque volumi di opere in prosa, tra le quali, segnate, Lettere luterane, Torino, Einaudi, 1976 e Scritti corsari, Milano, Garzanti, 1975.

132 Vedi E. Balducci, L’ateismo nella letteratura italiana contemporanea..., cit., pp. 572-573 e pp. 581-582, dove di A. Moravia si cita L’uomo come fine (Milano, Bompiani, 1964); Gli indifferenti, La noia, L’attenzione, e La Romana, tutte opere delle quali mostra di avere una conoscenza precisa anche se non sono presenti nella Biblioteca, dove invece vi sono, a testimonianza dell’interesse per questo autore, altri quattro romanzi.

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ad una confessione il cui senso va oltre i suoi pregi formali”, e ciò testimonia il fatto che “essi non sono mai riusciti del tutto a farla finita con l’idea di Dio, nemmeno quando lo negano in modo blasfemo o quando ne prescindono con indifferenza”133. Invece l’‘ateismo chiuso’ di Moravia, nel cui mondo fantastico è impossibile trovare “un punto d’appoggio su cui far leva per trascendere in qualche modo consistente la carnalità dell’esistere”, si dimostra “un tipi- co ateismo chiuso, che contiene già tutte le risposte per il solo fatto che nega tutte le domande”134. A fronte dell’in- teresse destato dall’approccio di questi autori alla condizione esistenziale dell’uomo, colpisce la sostanziale presa di distanza di Balducci dalla letteratura segnata da quella che il poeta Quasimodo definiva la “nuova estetica”, in realtà influenzata dall’egemonia marxista. Più che nelle ragioni specifiche dell’arte essa affondava le radici in quella realtà sociopolitica italiana che egli sapeva analizzare assai bene:

La scarsa consapevolezza culturale dei letterati italiani ha favorito lo scivolamento verso l’ideologia marxi- sta, soccorsi in questo dal fatto che tutte le correnti tradizionali hanno trovato, in questo dopoguerra, so- stegno in un partito di maggioranza a denominazione religiosa. La Resistenza, che pure fu ventura di tutto un popolo, divenne, nella rielaborazione culturale e poetica successiva, un’epopea comunista da difendere ed esaltare contro le forze dell’ordine costituito: il Partito cattolico e, dietro di esso, la Chiesa135.

Si tratta però di un giudizio che negli anni successivi Balducci avrebbe largamente superato, contribuendo ad esaltare, in molti dei suoi interventi, il valore dell’epopea resistenziale come fatto di popolo, a prescindere dalla problematica e dalla polemica intorno alle matrici ideologiche che l’avevano ispirata. L’antologia dedicata alle testimonianze letterarie della Resistenza, voluta da Balducci per le edizioni ECP a cura di G. Luti136, è un’ulteriore conferma di questa posizione.

In questa analisi della problematica religiosa nella letteratura italiana è peraltro presente l’ottimismo di Balducci, espresso in tutti gli interventi sui documenti del Vaticano II, nei confronti delle possibilità di rinnovamento della Chiesa e della sua capacità di stabilire un nuovo e più fecondo rapporto con la cultura moderna. Ma tale fiducia proveniva più dall’osservazione dei nuovi fermenti in atto sul terreno della società e della cultura civile che non della letteratura. Anche nelle sue espressioni più recenti come quella dello ‘sperimentalismo’ (corrente della quale egli non cita direttamente gli autori, le cui opere neppure sono presenti nella Biblioteca) l’impegno letterario appare a Balducci “risolto nella pura ricerca di nuove espressioni linguistiche”, tale da riproporre “ il problema formale dell’espressione letteraria, quasi per eludere il problema vero, che non è della lingua ma delle cose, non è dell’ordine logico, ma dell’ordine ontologico”137. I “rivolgimenti oggettivi” della società sono invece, a suo giudizio, destinati a rendere più arduo “il contrasto tra l’universo mentale dei letterati e l’universo reale: quello del mondo a dimensioni planetarie”138. Un esempio emblematico del possibile mutamento era dato dall’emergere di un nuovo giudizio da parte marxista sulla problematica religiosa, del quale il discorso di Togliatti, tenuto a Bergamo il 20 marzo 1963, è un documento particolarmente significativo, che tanta influenza ha avuto nel determinare la ricerca delle vie di un dialogo fra cattolici e comunisti:

Poco prima della morte di Papa Giovanni, e per l’appunto a Bergamo, Palmiro Togliatti dichiarava che la spiegazione marxista del problema religioso era da ritenersi inadeguata alla nostra esperienza storica: la reli- gione non è necessariamente l’oppio dei popoli, essa è in grado di promuovere il progresso dell’umanità139.

133 Vedi E. Balducci, L’ateismo nella letteratura italiana contemporanea..., cit., p. 579. 134 Ibidem, p. 582.

135 Ibidem, pp. 577-578.

136 G. Luti, L’utopia della pace nella resistenza: lettere e testimonianze, San Domenico di Fiesole, ECP,1987. Il volume è presente nella Biblioteca.

137 V.E. Balducci, L’ateismo nella letteratura italiana contemporanea..., cit., p. 583. 138 Ibidem.

139 Ibidem, p. 584. Nella Biblioteca sono presenti P. Togliatti, Antonio Gramsci. Capo della classe operaia italiana, Ecos, 1944, ed E. Ragionieri, L’azione politica di Palmiro Togliatti durante il fascismo, Firenze, 1975. Allo storico Ernesto Ragionieri Balducci era legato da sentimenti di stima e di amicizia.

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Questi mutamenti postulano per la letteratura “altri schemi e perfino un diverso stile della trasfigurazione poetica”140. Infatti, a giudizio di Balducci, il nuovo atteggiamento dell’ateismo marxista nei confronti della religione avrebbe prima o poi imposto una revisione delle proprie posizioni anche ad altre correnti ostili all’esperienza religiosa, rendendo ragionevole “prevedere la fine dell’equivoco che percorre tutta la nostra storia letteraria di questi ultimi due secoli e la nascita di un rapporto più dialettico, e perciò più fecondo, tra Chiesa e cultura, tra l’appello di Dio e l’inquieta ricerca dell’uomo”141.

Negli anni Settanta e Ottanta Balducci continuerà a prestare attenzione alla letteratura e ai suoi significati etico- civili, ma sempre più nei ritagli di tempo, per quel che ricordo, e senza avere modo e occasione di manifestare in modo disteso il suo pensiero su di essa. Salvo rari casi, fra i quali mi piace ricordare il giudizio dato sul poeta Carlo Betocchi142 e sul romanziere russo A. I. Solzenicyn. L’amicizia con Betocchi risale all’inizio degli anni Cinquanta e alla comune collaborazione al quotidiano fiorentino diretto da Ettore Bernabei, “Il Giornale del Mattino”143. Nel- la sua poesia Balducci trovava motivi di particolare sintonia spirituale, tanto più in quanto vi avvertiva una sen- sibilità e un tipo di cattolicesimo sostanzialmente diverso da quello dei maggiori esponenti della cultura cattolica fiorentina fra le due guerre, conosciuti alla fine della seconda guerra mondiale, nei confronti dei quali, ricordando Betocchi post mortem, prenderà ancora una volta nettamente le distanze:

Quello che mi ha colpito nella poesia di Betocchi, letta come filtro per leggere il tempo che corre, è che i grandi fatti della storia non vi appaiono. Batocchi vive immerso nella vita e nella società e ne avverte i mutamenti, accogliendo del tempo non la materia empirica, non i fatti nella loro immediatezza, ma la loro qualità segreta, i loro umori, per così dire. […] Gli avvenimenti entrano nel suo specchio d’osservazione come riflessi sulla condizione del vivere quotidiano e come sollecitazioni allo scavo interiore e a una specie di reductio ad essentiam del significato del vivere. Di qui la sua religiosità senza aggettivi, il carattere sacro della sua esperienza interiore non canalizzabile in nessuna forma specifica del sacro. La sua è una specie di sacralità primordiale da alba della creazione, prima che nascessero le diversificazioni e tanto più le con- fessioni di fede. Il suo sodalizio, che ha facilitato schematiche aggregazioni ad altri scrittori cattolici, non deve trarre in inganno. Io penso qui a Papini, a Giuliotti, a Lisi, a Bargellini, tanto per parlare di persone che ho direttamente conosciuto e in diversa misura frequentato. […] Betocchi non faceva gruppo con loro per quanto ho potuto intuire, non aveva gli scatti apologetici del cattolico di quei tempi. Quando io ho avuto modo di incontrarlo eravamo nei tempi delle grandi guerre di religione. Non aveva evasioni mistiche e nemmeno interesse per gli aspetti dogmatici della fede. Il suo cattolicesimo è piuttosto un luogo antro- pologico, è la gioiosa immanenza a universo elaborato in millenni dalla società patriarcale. È rimasto puro come era nella povera gente o meglio negli strati popolani della società144.

Inoltre verso lo stato d’animo che ha segnato gli ultimi anni di Betocchi, Balducci ha mostrato qualcosa di più che non una semplice comprensione, direi piuttosto una sostanziale condivisione, che trovava motivi di conferma in comuni letture di autori come Bonhoeffer, Theilhard de Chardin, Einstein.

Nei confronti dello scrittore russo Solzenicyn Balducci nutriva un indubbio interesse, testimoniato dalla presenza nella Biblioteca di cinque dei suoi più importanti romanzi, e del quale porto preciso ricordo. Nonostante l’inte- resse per la tematica etico-civile che attraversa la narrativa di Solzenicyn egli aveva però forti riserve verso la sua ideologia portante, dovuta al suo cristianesimo slavofilo e all’ideologia mistica e populistica che l’attraversava145.

140 Vedi E. Balducci, L’ateismo nella letteratura italiana contemporanea..., cit., p. 583-584. 141 Ibidem, p. 584.

142 Nella Biblioteca sono presenti tre raccolte poetiche di C. Betocchi, fra le quali Tutte le poesie, Milano, Mondadori, 1984. 143 V. a questo proposito E. Balducci, Carlo Betocchi testimone del suo tempo, in Carlo Betocchi. Atti del convegno di studi. Firenze, 30-31

ottobre 1987, a cura di L. Stefani, Firenze, Le Lettere, 1990, pp. 269-278. 144 Ibidem, pp. 269-271.

145 Cfr. E. Balducci, L’uomo planetario, I ed., Milano, Camunia, 1985, II ed. aggiornata (da cui si cita), San Domenico di Fiesole, ECP, 1990, p. 90.

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