Storia del manicomio di Fregionaia
4.6. Dalla Legge n°180 alla definitiva chiusura
Il 13 maggio 1978 fu approvata la legge n°180, detta anche impropriamente “legge Basaglia”, dal nome dello stesso psichiatra che aveva ispirato il disegno di legge “Accertamenti sanitari volontari e obbligatori”. La legge prevedeva l’inserimento della psichiatria nel sistema sanitario nazionale ( e quindi nelle unità sanitarie locali), la collocazione di presidi psichiatrici sul territorio e l’impegno ad evitare qualsiasi forma di separazione e segregazione. In pratica tutti gli ospedali psichiatrici italiani furono soppressi. Con una sola legge si demolirono i baluardi della psichiatria moderna: il manicomio e la pericolosità sociale. La nuova legge, che cercava di omologare la psichiatria alla medicina, si sostituì alle legge n°36 del 1904.
La legge n°180 regolamentava i ricoveri sanitari obbligatori e volontari e doveva soddisfare vari esigenze: accomunare i malati di mente a tutti gli altri e quindi evitare qualsiasi discriminazione, negare qualsiasi possibilità di ricovero coatto ed eliminare il principio custodialistico e poliziesco. Su questo profondo cambiamento istituzionale si scontrarono lo stesso Basaglia e il dottor Mario Tobino, famoso psichiatra che da circa quaranta anni lavorava nell’Ospedale Psichiatrico di Maggiano. Tobino si opponeva allo smantellamento del sistema manicomiale, ritenuto fondamentale per la cura e lo studio della misteriosa e pericolosa follia, contrastando i sociologi e gli innovatori della psichiatria che promuoveva la democratizzazione della psichiatria.
Con la chiusura dei manicomi, i malati mentali potevano essere ospitati dagli ospedali generali, che riservavano loro quindici posti letto (il cosiddetto “manicomino”, dalle case di cura, dagli istituti di ricerca, da istituti ecclesiastici e da case di cura private. Le strutture manicomiali sarebbero state gestite momentaneamente dalle USL, fino alla loro definitiva chiusura.
Il manicomio lucchese, secondo le disposizioni della legge n°180, doveva essere soppresso e chiuso definitivamente entro il dicembre del 1998. La struttura, che nel 1978 ospitava ancora diverse centinaia di pazienti, fu costretta a dirottare parte degli operatori e dei pazienti al “manicomino” o Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC), organizzato nell’Ospedale cittadino del Campo di Marte.
Nel settembre del 1980 l’ospedale di Fregionaia passa dalla Provincia di Lucca all’USL n°6, che comincia ad abbandonare sistematicamente il manicomio, ritenuto ormai una struttura obsoleta e anti terapeutica. La maggior parte degli operatori viene ricollocata in altri ambienti di lavoro e i pazienti vengono lasciati a se stessi, mentre i locali vengono colpiti costantemente da furti di ogni tipo272. Due anni più tardi i degenti sono ancora circa 500. Dopo il ritiro del Gherarducci, che aveva provato fino
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110 alla fine a organizzare al meglio il superamento del manicomio, la direzione dell’ospedale resta nelle mani del professor Del Greco.
Il personale dell’Ospedale Psichiatrico entra in uno stato di agitazione, lamentandosi del mancato appoggio da parte dell’USL e in seguito denunciando l’operato dello stesso direttore Del Greco, colpevole della “deportazione” di circa cento pazienti all’interno delle strutture di Fregionaia. I malati furono infatti riuniti ai piani superiori del manicomio, in enormi cameroni con 45 posti letto, senza privacy e con servizi igienici carenti; vi era promiscuità fra i sessi, fra le età, fra le diverse patologie fisiche e psichiche. Del Greco si difendeva dai suoi accusatori sostenendo che i provvedimenti presi erano in armonio con lo spirito della legge n°180 del 1978.
Lungo tutti gli anni ’80 la maggior parte dei degenti fu costretta a ritornare ai loro luoghi di provenienza, soprattutto in seguito all’apertura dell’SPDC presso l’ospedale Tabarracci di Viareggio. Molti pazienti potranno rientrare gradualmente alla vita quotidiana dei loro luoghi di provenienza, ma altri, ovvero quelli ricoverati dagli anni ’40 e ’50, subiranno un vero e proprio shock: per loro il manicomio era la loro casa. Agli inizi degli anni ’90, l’ex Ospedale Psichiatrico era suddiviso in tre case famiglia e tre piccoli reparti con un regime di assistenza non restrittivo; si tenevano eventi e molte attività di riabilitazione legate all’arte terapia ed eventi sia all’interno sia all’esterno, tramite il gruppo “Superare Maggiano” con la collaborazione di varie cooperative sociali, dei comuni e della Provincia. Nel 1992 fu nominato un nuovo direttore, con l’incarico di chiudere definitivamente l’ex manicomio che ospitava ormai solo 200 degenti273.
Nell’agosto del 1995, i ricoverati erano ancora 123. La maggior parte erano anziani non autosufficienti alloggiati in quattro reparti, tre con le porte chiuse e uno aperto; i pazienti più giovani erano riuniti in sette comunità274. Il primo aprile del 1999 i degenti ancora ospiti dell’ex Ospedale Psichiatrico di Fregionaia erano 42, con un’età media tra i 65 e i 67 anni. Entro la fine di maggio la struttura dell’ex manicomio fu sgomberata e gli ultimi pazienti mandati in altre strutture nella Provincia lucchese.
Terminato l’abbandono dell’ex manicomio a giugno, nel luglio del 1999 viene aperto il Centro Salute Mentale (CSM) per adulti della piana di Lucca. Il CSM aveva il mandato di cura, assistenza e riabilitazione che fino allora veniva svolto da due unità operative distinte: “Lucca centro” e “piana di Lucca”. Nel 2004 il CSM, diretto da Enrico Marchi, trova la definitiva sistemazione lungo la circonvallazione di Lucca, nella cosiddetta
273 E. Marchi, Dieci anni dopo, in Dieci anni dopo…CSM e oltre; Testimonianze a 10 anni dalla chiusura
dell’ex Ospedale Psichiatrico di Fregionaia, U. F. C. Salute Mentale ASL2 Lucca, p. 2.
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111 “Casina Rossa”. Insieme al Centro Diurno San Marco (o “Casina Bianca”), il CSM svolge interventi di terapia e riabilitazione275.
Attualmente il futuro dell’ex manicomio di Maggiano è incerto. Dal 20 maggio del 2006 la “Casa Medici” è diventata la sede della Fondazione Mario Tobino, alla quale partecipano come soci fondatori, oltre alla Provincia, all’USL di Lucca e al Comune di Viareggio, anche gli eredi di Tobino, nella persona di Isabella Tobino, nipote del celebre medico. La biblioteca, intitolata a Giovanni Battista Giordano, insieme al laboratorio, sta attraversando una fase di recupero e di allestimento. In questi locali la Fondazione dovrebbe aprire un Museo storico-scientifico, recuperando il patrimonio materiale dell’ex Ospedale Psichiatrico. Il resto della struttura è stato messo sul mercato, ma per lo stato di degrado in cui versa e per il notevole impegno economico che comporta la gestione di una struttura così grande, la Provincia di Lucca non ha ancora ricevuto proposte di recupero o riqualificazione.
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E. Marchi, Dieci anni dopo, in Dieci anni dopo…CSM e oltre; Testimonianze a 10 anni dalla chiusura
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