Storia del manicomio di Fregionaia
4.4. Fregionaia tra Baciocchi, Borbone e Savoia
Lo Spedale dei Pazzi di Fregionania rimase dipendente dal San Luca fino al 1808. Nel 1805 la Repubblica di Lucca fu consegnata da Napoleone Bonaparte a sua sorella Elisa e al marito, Felice Baciocchi, Principi di Lucca e di Piombino. Questi riunirono tutti gli istituti assistenziali dando vita, il 9 Novembre del 1809, all’Istituto Regio degli Ospedali e Ospizi di Lucca.
I Principi Baciocchi decisero, un anno più tardi, di mettere all’asta la struttura di Fregionaia, ancora occupato dai degenti, e di trasferire questi ultimi nei locali della Villa Guinigi, allora ospizio per i poveri. L’asta, però, andò deserta e i lavori di ristrutturazione dell’ospizio dei poveri non furono mai eseguiti. I degenti rimasero quindi nei locali di Fregionaia226.
L’accorpamento e le traversie vissute dallo Spedale nel 1810, sembrano aver causato alcune disfunzioni nella registrazione del movimento dei ricoveri. I registri del triennio 1809-1812 sono infatti andati perduti. Dal 1817 però, con la direzione di Giovanni Buonaccorsi, la registrazione tornò a essere documentata con cura227.
Tra le figure professionali più significative di questo periodo si segnala quella di Luca Nicolai, che ricoprì la carica di Reverendo custode dal 1814 al 1851.
Nel 1817 si ebbe la nomina del dottor Giovanni Buonaccorsi a Chirurgo infermiere. Questi lavorò all’interno della struttura, con funzioni sanitarie e amministrative, per trentotto anni fino al suo ritiro per malattia. Buonaccorsi si occupò dell’intervento terapeutico, puntando maggiormente sull’ergoterapia e impegnando quindi i pazzi in alcuni lavori agricoli. Nonostante questo, il suo trattamento morale dei malati di mente rimaneva antiquato e in ritardo, di circa venti anni, rispetto ai manicomi di Firenze e Parigi. La decisione di Buonaccorsi fu probabilmente ispirata dal lavoro di Philippe Pinel, lo psichiatra francese che, sul finire del XVIII secolo, pose le basi dell’ergoterapia. Pinel sosteneva che il lavoro avrebbe innescato una riflessione logica che sarebbe servita al malato per ritrovare la sua logica e, quindi, la sua sanità mentale. Il lavoro dava benessere fisico e morale e serviva per dimenticare la malattia, riacquistare l’attenzione e la passione228. Buonaccorsi occupò i malati in lavori agricoli affidandoli alle famiglie degli infermieri, quasi tutti di provenienza contadina. Si trattava anch’essa di una tecnica innovativa nella cura manicomiale, denominata “custodia in casa privata”. Sul finire degli anni ’20, Buonaccorsi chiese la concessione dei territori circostanti al manicomio. Il Duca di Lucca, Carlo Lodovico di Borbone, decretò la
226 G. Del Poggetto, Il complesso di Fregionaia, Scheda storica, Lucca 1980, p. 2.
227 F. Bellato, L. Del Pistoia, Cenno storico sulle origini dello Spedale de’ Pazzi di Fregionaia, in «Rassegna
di studi psichiatrici», LXVII, 1978, pp. 524-525.
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100 retrocessione del terreno nel 1829: i pazienti del manicomio potevano ora circolare liberamente e lavorare nei campi del manicomio229. Il terreno intorno al manicomio sarebbe stato importante per l’ampliamento del disegno ergoterapeutico del Chirurgo infermiere: la casa colonica e il podere annesso, su un’area di circa undici ettari coltivata a vite e ad ortaglia e l’allevamento di polli e maiali tenevano occupati una quarantina di ricoverati. Buonaccorsi instituì così, nel 1831, la prima “colonia agraria”. Oltre ai lavori agricoli, i pazzi furono impiegati anche per lavori di fatica, come il trasporto della legna e della paglia.
I lavori d’ampliamento del 1837, richiesti da Buonaccorsi, risultarono insufficienti e ancora nel 1839, la struttura dell’ex monastero, non riusciva ad accogliere tutti i pazzi, che venivano dirottati nelle carceri230.
La spesa del mantenimento dei pazzi era a carico dei Comuni, mentre le regole per i ricoveri erano stabilite dal motu-proprio (atto e decreto senza nessuna richiesta) del Granduca di Toscana del 2 agosto 1838231.
Tutti i documenti di archivio furono conservati e nel 1851 fu emanato una nuovo regolamento, che introduceva alcune novità: il Reverendo custode fu sostituito dal “Cappellano del Manicomio” per la sola funzione di culto, mentre la funzione amministrativa venne affidata per pochi anni al Chirurgo infermiere e poi successivamente, dal 1856, al “Sorvegliante Economo”. Nel 1857, il Chirurgo infermiere divenne “Medico Direttore”, continuando a svolgere le sole funzioni sanitarie232.
Dopo la morte di Buonaccorsi, la carica di Chirurgo infermiere fu ricoperta prima dal medico Giocondiano Giusfredi e in seguito dal dottor Corrado Taddei De Gravina: lucchese di nascita, De Gravina rimase in carica fino alla sua uccisione, nel giugno 1859, per motivi di salario, a opera di uno sguattero dello Spedale233. De Gravina promosse un nuovo tipo di alimentazione per i malati, iniziò la balneoterapia e rinnovò l’attrezzatura della sala anatomica.
Con l’annessione al Regno d’Italia, lo Spedale divenne “Regio Manicomio di Fregionaia”. Dal 1860 al 1865, la direzione sanitaria di Fregionaia fu affidata al dottore Giuseppe Neri, che riuscì a ottenere l’istituzione del ruolo di Medico Aiuto: in questo
229 G. Lippi Francesconi, L’ospedale psichiatrico provinciale di Lucca (S. Maria di Fregionaia) nell’ultimo
sessennio (1936-1941), in «L’Ospedale psichiatrico», a. X, genn. 1942, p. 10.
230 G.B Giordano, Storia dell’ospedale di Fregionaia nel secolo XIX ed inventario del suo Archivio storico
dal 1813 al 1942, A. Delfino, Roma 1991, pp. 50-51.
231 G. Lippi Francesconi, L’ospedale psichiatrico provinciale di Lucca (S. Maria di Fregionaia) nell’ultimo
sessennio (1936-1941), in «L’Ospedale psichiatrico», a. X, genn. 1942, p. 11.
232
Ivi, p. 12.
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101 modo il Medico Direttore avrebbe potuto aumentare il tempo passato a contatto diretto con i pazienti. Oltre al Medico Aiuto, fu istituita anche la figura del Farmacista. Quest’ultimo, e la farmacia interna, furono richiesti per accelerare l’approvvigionamento dei medicinali, in quanto la farmacia più vicina, quella di Lucca, distava circa cinque chilometri234.
Il Neri apportò modifiche significative, seguendo l’esempio delle innovazioni sperimentate nel manicomio fiorentino. Fu creata una stanza apposita per isolare i soggetti irrequieti da quelli tranquilli e una stanza d’osservazione per esaminare il comportamento dei nuovi pazienti che giungevano al manicomio235. Furono inoltre approvati diversi interventi strutturali: alcuni rivolti a migliorare la quotidianità della vita manicomiale, altri destinati a migliorare i trattamenti dei degenti e le cure236. In questi anni il dibattito psichiatrico si sviluppava intorno all’utilità dell’ergoterapia. Il Neri era contrario all’ergoterapia, mentre era favorevole all’idea dei manicomi urbani “vicini a casa”237. Per Neri la cura morale consisteva in sensazioni forti, insolite, variate e commoventi ottenute tramite feste, commedie, musica e balli, tutte distrazioni che il malato non avrebbe trovato, stando isolato in campagna238. L’opera del Neri non trovò l’accoglienza necessaria a causa dei dissidi con il Direttivo Generale di Lucca: nel 1865, fu costretto ad abbandonare l’incarico.
Dopo le dimissioni del dottor Neri, dal 1870 al 1883, il manicomio di Fregionaia fu ampliato con la costruzione del “centrale donne” e di quattro padiglioni a forma di “T”239. In questo periodo la carica di Medico Direttore fu ricoperta dal dottor Gaetano Cappelli, che svolse il suo incarico dal 1866 al 1898240. Durante la direzione del Cappelli, fu istituita la Biblioteca medica, che divenne una delle più importanti biblioteche psichiatriche, il laboratorio per il lavoro diagnostico e la scuola elementare, sotto la direzione del cappellano; inoltre furono introdotti i primi strumenti di Neurofisiologia241.
234
F. Stok, Vicende e personaggi del manicomio lucchese, in «Fogli d’informazione» n. 108, 1985, pp. 46- 47.
235
G. Neri, Cenni Statistici del Regio Manicomio di Lucca del medico chirurgo dott. Giuseppe Neri, Pei Tipi Giovanni Lana, Fano, 1865, p. 6.
236 Ivi, p. 6.
237 V. Fiorino, Le officine della follia, il frenocomio di Volterra (1888-1978), ETS, Pisa 2011, p. 15. 238 Ivi, p. 17.
239 G. Lippi Francesconi, L’ospedale psichiatrico provinciale di Lucca (S. Maria di Fregionaia) nell’ultimo
sessennio (1936-1941), in «L’Ospedale psichiatrico», a. X, genn. 1942, p. 11.
240 Ivi, pp. 11-12. 241
G.B Giordano, Storia dell’ospedale di Fregionaia nel secolo XIX ed inventario del suo Archivio storico
102 Il 1 gennaio 1866, il mantenimento del manicomio fu affidato alla Provincia di Lucca, che ne assunse direttamente la gestione al posto dell’Opera Pia dei Regi Ospedali ed Ospizi di Lucca. Il passaggio della gestione provocò disagi e un notevole aumento della popolazione manicomiale (quasi un migliaio). Fu allora pensato di affidare i folli non pericolosi alle proprie famiglie (custodia omofamiliare) o a famiglie diverse (custodia eterofamiliare). Il malato veniva mandato presso famiglie diverse dalla propria, vicini al manicomio, che dovevano rispettare un contratto per il trattamento morale e materiale degli affidati, che mangiavano con loro e lavoravano nei campi. La custodia familiare era una pratica meramente amministrativa: non offriva cioè alcuna garanzia di assistenza sanitaria e lasciava a sé stessi tanto i malati quanto i loro familiari.
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