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III. L'EVOLUZIONE DEL TURISMO A SCANNO

III.1. Storia antica

III.1.2. Dalla Preistoria al Medio Evo

Le origini di Scanno sono incerte ma ritrovamenti di reperti archeologici testimonino la remota esistenza di centri abitati. Si ritrovano infatti insediamenti umani sulle pendici del monte Toppe Vurgo a differenti quote di altitudine risalenti al Paleolitico (400.000-350.000 anni fa). Sul Monte Genzana reperti attribuibili al Neolitico (V millennio a.c.) invece segnano un’ulteriore fase di uso del territorio.

Durante la costruzione della strada circumlacuale sono stati recuperati reperti di epoca successiva appartenenti al periodo compreso tra la fine dell’età del Bronzo e gli inizi di quella del Ferro (X-IX sec. a.c.). Sulla riva sinistra del lago i resti di una capanna con al suo interno

44 Alfonso Colarossi-Mancini (Scanno, 12 settembre 1859 – Popoli, 12 gennaio 1927) è uno storico italiano

autore del volume "Storia di Scanno e Guida della Valle del Sagittario", definito "pregevole" da Benedetto Croce. Il volume, scritto a Popoli, fu terminato nel 1920 con sentimenti di amore e nostalgia per Scanno, la cara patria, e per questo Colarossi-Mancini volle che i proventi della vendita fossero devoluti all'Asilo d'Infanzia del suo paese natale. Diffuso nel 1920, è stato in seguito ristampato in altre occasioni. L'ultima è stata nel 2006.

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frammenti di ceramiche ne sono testimonianza. Una struttura di questo tipo, probabilmente non isolata, fa supporre l’esistenza di un insediamento più ampio posizionato lungo le sponde del lago.

Varie forme di sepolture suggeriscono la presenza di insediamenti umani in diverse zone attorno al centro abitato nel VI-IV sec a.c.. Nel 1898 durante i lavori per aumentare la portata dell’acqua alla fontana del paese (a destra del fiume Carapale, a sud di Scanno) sono state rinvenute tombe a inumazione, di tipologia affine a quelle "a lastroni" con copertura e foderatura della fossa realizzate in lastre di pietra locale. I lavori hanno restituito reperti attribuibili al Vl-IV sec. a.c. come anfore ed oggetti in ceramica. I reperti costituivano il corredo di un defunto costituito anche da oggetti di ornamento in bronzo tipici del periodo (catenine a doppia maglia e pendenti). Sempre nel 1898, una sepoltura ad inumazione dello stesso periodo è rinvenuta in località Acquaviva, nelle immediate vicinanze del lago lungo la sponda meridionale. Questa appartiene ad un individuo adulto che conserva come oggetti distintivi una punta di lancia e un pugnale di ferro, chiari indizi di una comunità in cui le armi costituiscono un elemento necessario per la connotazione sociale e la sopravvivenza del gruppo familiare. La distribuzione delle sepolture scannesi del VI-IV sec. a.c. dimostra la presenza in quest'epoca di insediamenti sparsi nel territori in prossimità di fonti d’acqua, secondo un modello diffuso nella regione. In questo periodo i luoghi di culto sono determinati in base alla presenza di fattori naturali di rilevo (fonti, montagne) e da un forte senso del divino radicato nella popolazione. Inoltre svolgono un importante ruolo di organizzazione del territorio e di riferimento topografico.

Il settore a est del paese, nelle località denominate Giardino, Collangelo e Jovana, è uno dei siti dove ci sono maggiori possibilità che si fosse sviluppato uno stanziamento romano in età tardo-repubblicana e imperiale. Più in alto i moderni toponimi Vallone dei Romani e Fontana dei Romani suggeriscono lontane reminiscenze dalla tradizione locale connesse al presunto passaggio delle legioni romane verso l’altopiano delle Cinquemiglia.

La mancanza di una sistematica ricognizione archeologica con programmati interventi di scavo non ha consentito di rintracciare l’effettiva esistenza e consistenza di insediamenti di età tardo-repubblicana e imperiale. Questi scavi fornirebbero riscontri reali per ipotesi ancora non certe.

Fra il 568 e il 572 i longobardi si stanziano in gran parte delle contrade abruzzesi, lasciando ai Bizantini solo sporadiche sacche di presidio lungo le coste. Le poche notizie su questo popolo provengono dagli archivi di Bisanzio, da Strabone e da Tacito. Nomadi pastori e saccheggiatori, senza alcuna nozione di agricoltura, adorano le capre, il Sole e la Terra.

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Grandi e grossi, portano barboni e capelli lunghissimi, anche davanti al volto, con la nuca rasata. Qualcosa della tempra e della durezza di carattere di questo popolo, oltre che della forte vocazione nomade, deve essere rimasto negli abitanti delle montagne abruzzesi, prima pastori, poi emigranti.

Scanno non viene investita dalle invasioni barbariche, presumibilmente grazie alla sua posizione arroccata e circondata da monti. In seguito però subisce sia l'invasione saracena che quella ottomana: di questo periodo è l'influenza sul vestito tipico delle donne (il copricapo sembra un turbante) e i colori del drappeggio.

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Con la caduta del dominio longobardo ad opera di Carlo Magno Scanno finisce sotto i Franchi. In seguito alla morte di Papa Gregorio IX nel 1241 poi è distrutta dai mercenari guelfi (già venti anni prima è rasa al suolo da un terribile terremoto).

Questo è probabilmente il periodo più buio dell’intera storia del paese, flagellato da disgrazie naturali di ogni genere e da molteplici faide e odi di fazione. Il paese è sottomesso al controllo di una serie di grandi famiglie meridionali, fino a che nel 1806 Giuseppe Bonaparte abolisce il feudalesimo. Dal secolo X Scanno appartiene ai Conti di Valva (detti poi Conti di Sangro fino al sec. XIII, poi Conti d'Aquino) fino a tutto il Cinquecento. In questo periodo Scanno raggiunge il considerevole traguardo di 2.500 abitanti. Questa crescita è dovuta al fatto che la popolazione lascia le campagne ed entra all'interno delle mura difensive cittadine in cerca di protezione. Il fenomeno si ripete nel tempo e favorisce l’aggregazione della popolazione in centri meglio difendibili. L'antica cinta muraria, della quale rimangono scarse tracce, nasce in questo periodo. Nel 1599 il paese diventa proprietà di Annibale di Pascale, mentre nel 1630 passa a Francesca Albrizio, duchessa di Barrea. Successivamente la proprietà passa alla famiglia d'Afflitto ed infine ai Caracciolo di Melissano, gli ultimi feudatari di Scanno. Nel 1699 gli abitanti sono 2.614 e nel 1706 si arriva a 2.736. Nel 1764 una terribile carestia produce effetti disastrosi sulla demografia e l'economia di Scanno. La città si riprende e successivamente registra la presenza di 2.600 abitanti e 86.000 pecore.