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Dallo smontaggio semiologico all’opera dell’educatore: la traslazione pedagogica

4. Il puzzle semiologico delle new narrazion

4.1 Dallo smontaggio semiologico all’opera dell’educatore: la traslazione pedagogica

La discussione sulle forme che le opere narrative postmoderne hanno adottato per rappresentare il mondo, per riconfigurarlo attraverso le immagini, il suono, il video e i più disparati linguaggi multimediali ha richiesto sempre più l’intreccio di competenze molteplici atte ad operare un’analisi dei segni dell’immagine elettronico- digitale.

In un lavoro di ricerca, insieme al quadro teorico- concettuale, si vuole fornire all’educatore la chiave di lettura pedagogica che lo guidi ad affrontare il lavoro educativo con la consapevolezza che proprio dalla capacità di interpretare correttamente il testo dipende la possibilità di stabilire un rapporto pedagogicamente corretto con la cultura dei media e con quello che essa genera nel mondo adolescenziale e giovanile.

Un’analisi sistematica delle nuove forme testuali in contesto educativo richiede che l’educatore oltrepassi il limite del visibile per percepirne la rappresentazione che in un tale contesto mediatico assume una forma narrativa prodotta e/o fruita dall’adolescente; la rappresentazione intesa non solo come concetto estetico, per il quale tutti vediamo quell’immagine, quel video, ma

rappresentazione intesa come concetto socio- culturale, affinché l’educatore

sia in possesso della chiave di lettura per l’attribuzione di significato.

La parola chiave per una lettura pedagogicamente valida oggi è “percepire”, per intendere che si tratta di un processo che non ha a vedere con il senso della vista, piuttosto una visione che allargare il campo d’indagine dal concetto di “testo”, a tutto ciò che quella “rappresentazione testuale” costituisce nel contesto di appartenenza. Emerge in tal senso una lettura psico- pedagogica e sociale indispensabile in un contesto educativo. L’analisi semiotica conferma

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la natura propriamente testuale delle new opere mediali, che hanno origine da processi di scrittura e si prestano ad una lettura che implica la scomposizione del testo, con la necessità di conoscere le regole, i costrutti sintattici e le possibilità semantiche proprie del linguaggio che le caratterizza. Senza dimenticare che nel lavoro di analisi, l’opera testuale è, e significa, non per il tempo che l’ha prodotta, ma per il tempo e il contesto di analisi. L’opera diventa in questo senso un concetto estetico e ritiene in sé una dimensione etica che richiede necessariamente l’intervento educativo: dunque partire dall’analisi per orientarne il senso.

Improntare un processo pedagogico- educativo sui contesti d’uso e di analisi delle nuove forme narrative testuali, richiede alcuni step rigorosamente marcati che mirano alla scomposizione del testo, all’osservazione dei suoi elementi costitutivi e alla ricomposizione del suo progetto comunicativo. In primis, l’analisi del consumo mediale, consente all’educatore di ricostruire le pratiche discorsive, gli stili di vita, di relazioni e le psicologie dei soggetti coinvolti. In secondo luogo, “l’analisi del testo”111 (scritto, audio, video, foto, …), rappresenta il canale privilegiato di approccio alle tappe di un processo che, pur nella specificità dell’approccio e del modello di analisi scelto, va dalla

scomposizione della rappresentazione in ogni suo livello, all’interpretazione,

fino all’individuazione di talune strategie discorsive del testo, attraverso metodi, strumentazioni e professionalità affinate, indispensabile per orientare un’azione pedagogicamente mirata. Si tratta di andare oltre la superficie significante del testo, per guadagnarne i diversi piani di significato che orientano alla lettura.

111Per la specificità dei possibili livelli e modelli di analisi testuale, applicabili in un contesto di

Media Education si rimanda al testo: Cfr. Rivoltella P.C. (a cura di), L’audiovisivo e la formazione.

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Ovviamente, nella lettura e interpretazione del testo new narrativo, l’educatore deve tener conto dei limiti dell’interpretazione. In “Lector in fabula”, Eco fissa la distinzione che passa tra “l’intentio auctoris e, l’intentio operis”: un conto è ciò che l’autore voleva dire e un conto è quello che un testo dice. Ovviamente la considerazione di Eco ci induce a ritenere che vi sono dei limiti nell’interpretazione del testo: l’immagine parla a prescindere da quello che noi vogliamo che essa dica e si carica di significativi elementi, indipendentemente dal nostro lavoro di significazione.

In un contesto socio-educativo, l’educatore che analizza la narrazione propria di una bacheca o una conversazione collettiva in una chat, o un video pubblicato in un canale di condivisione e visualizzazione video, non può pretendere di capire tutto nel testo, correrebbe il rischio di forzare nei ragazzi il “senso” e di creare quell’effetto moralistico controproducente e dannoso. A tal proposito, è utile richiamare due principi fondamentali che Hilary Putnam ha elaborato in merito all’ermeneutica del testo e che Rivoltella cita nel suo testo (1998), al fine di orientare l’educatore nel lavoro di analisi e scomposizione di un testo. Si tratta del “principio del beneficio del dubbio, che vieta di assumere che gli esperti sappiano tutto o siano infallibili e il principio

della ragionevole ignoranza, che vieta, invece, di ritenere che chi parla sia

filosoficamente onnisciente”. Si tratta di due principi che, applicati al lavoro di scomposizione e analisi di un testo- audio- video postato in rete e su cui l’educatore vuole operare un lavoro di analisi al fine di comprenderne eventuali dinamiche psicologiche, ci consentono di capire che ogni testo rinvia ad un punto di vista e che noi abbiamo la libertà e il dovere di metterlo sempre e comunque in discussione.

Senza dubbio, nel lavoro formativo, accanto al lavoro si analisi e scomposizione della scrittura new narrativa, la sperimentazione di prassi

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corrette di mediazione simbolica con l’universo mediatico rappresenta un

esercizio valido per orientare l’utente a stabilire un rapporto pedagogicamente corretto di mediazione simbolica con le new narrazioni mediali, e orientata alla maturazione della consapevolezza critica, capace di relazionarsi con i media senza rimanerne vittima.

Molte considerazioni sono indispensabili per il lavoro interpretativo della scrittura multimediale perché sul web si fanno strada forme di diritto d’autore diverse, che prevedono il continuo apporto di contenuti da parte degli utenti- autori ad un testo di partenza che non è più riconducibile ad un singolo soggetto, piuttosto fondato su quella autorialità condivisa che scaturisce dall’articolazione e la messa in sinergia di migliaia di punti di vista (postare messaggi, aggiungere materiale, condividere foto, …). I testi si comporranno di commenti di commenti, di punti di vista personali e non, e questo porterà al superamento del racconto in quanto tale, non più individuabile in un’unità, in un prodotto finito, ma continuamente aggiornato.

Dunque, una chiave di lettura pedagogica che parte dall’analisi del testo: dalla lettura significativa dell’immagine e dall’ascolto attento della narrazione audio- visiva e digitale si caratterizza per un approccio multidisciplinare e richiede in chiave educativa la messa in atto da parte dell’educatore di competenze semiologiche, psico-pedagogiche e sociali con la possibilità di coniugare tali competenze con la padronanza del contesto mediatico di provenienza del testo stesso e con lo spazio sociale in cui tali narrazioni vivono e realizzano la loro significazione. Come sostiene lo stesso Barthes,

“la semiologia, è una scienza tra le altre, necessaria ma non sufficiente. L’importante è capire che l’unità di una interpretazione non può derivare

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dall’amputazione di tale o tal altro tipo di analisi, ma, […] dalla coordinazione dialettica delle scienze specifiche in essa impegnate.”112

Questo presupposto, in campo educativo postula necessariamente l’intreccio tra le diverse scienze umane che concorrono allo studio della persona in quanto entità bio- psico- socio- culturale, uno studio che a partire dalla seconda metà del nostro secolo, ha sempre più creato una rete di intersezioni che tende a studiare l’intero spessore del nesso umanizzazione / educazione / istruzione / sviluppo / apprendimento / socializzazione / formazione.

L’educazione riguarda tutto l’uomo, pertanto un processo educativo per essere

tale, deve coinvolgere essere (dimensione onto/metafisica)/ valore (dimensione etica) / senso (dimensione ermeneutica)113.

112 Barthes R., Miti d’oggi, op. cit., p. 194

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