L’epoca che viviamo richiede un ripensamento del paradigma antropologico, sociale e culturale dell’uomo della contemporaneità. Le trasformazioni in atto parrebbero la condizione e il risultato di un’accelerata innovazione tecnologica, che sembra spostare costantemente il limite del possibile.
Pensare il cambiamento significa comprendere la dinamica intellettuale e operativa dell’innovazione: una struttura culturale che unisce l’arte combinatoria delle diverse tecniche esistenti alla costante tensione verso la generazione di una nuova conoscenza sulle conseguenze dell’innovazione53. Per vivere attivamente questa fase storica occorre conoscere le forme dell’innovazione e le conseguenze nella società, sulla vita dell’uomo e sull’organizzazione della conoscenza. Si tratta per l’uomo, di compiere un’accurata analisi sulle neonarrazioni e i contesti crossmediali54
, capaci sempre più di rendere l’uomo postmoderno, autore e fruitore di nuove forme della conoscenza tramite diversi media, da quelli più tradizionali (teatro, cinema, televisione, radio) a quelli di ultima generazione (video-giochi, tv interattiva, siti internet, social media).
La narrativa ha lo scopo, di fatto oggi come ieri, di consentire la costruzione della realtà e dunque di permettere all’uomo di significare e dar forma tanto al mondo in cui vive, quanto alla sua identità in stato di perenne revisione e
53De Biase L., Epistemologia dell’innovazione, 19 febbraio 2012,
http://blog.debiase.com/per-corsi/iulm-2012---2-paradigmi/
54Si parla di crossmedialità come della possibilità di trasmettere lo stesso contenuto attraverso media
diversi; si afferma dunque un meccanismo di relazione per il quale i contenuti mediali inducono il destinatario a passare da un medium all’altro, per potenziare e arricchire la sua esperienza comunicativa, ludica, commerciale o formativa.
Ogni mezzo ha le proprie modalità d’uso, i propri sistemi di rappresentazione, le proprie strategie per produrre e organizzare la conoscenza. Coloro che prendono parte al panorama dei nuovi media imparano a navigare tra queste modalità di rappresentazione diverse e talvolta contrastanti tra loro e a compiere scelte dotate di senso sul modo migliore per esprimere le loro idee in ogni contesto.
41
definizione. Tutte le narrazioni sono volte a questo scopo: quelle letterarie, le autoreferenziali, le narrazioni quotidiane, tramite le quali comunichiamo, e anche quelle giudiziarie55.
Ogni narrazione innesca un meccanismo di strutturazione della realtà, senza il quale ci sentiremmo sopraffatti dalla vastità e ingestibilità dell’esperienza: d’altro lato la realtà stessa ci impone, altresì, lo sviluppo di competenze di analisi delle varie forme in cui essa si presenta narrativamente e la capacità di scomporne i linguaggi di cui si caratterizza, per attribuirle dei significati. È la cultura della contemporaneità che ci offre anche quei modelli di cui noi ci avvaliamo per avviare tale processo di creazione e identificazione, dato che è proprio nella cultura che troviamo quelle strutture narrative con le quali familiarizziamo, il che equivale a dire, seguendo il principio del culturalismo56, che se la mente produce la cultura, la cultura forma la mente. L’uso massiccio della scrittura per inviare un sms, scrivere in una chat, argomentare nei forum o commentare in un blog sta cambiando il nostro modo di raccontare, di esprimerci e di comunicare; scrittura che è sempre più spesso accompagnata da immagini e figure simboliche che completano e arricchiscono il significato del testo. Dal linguaggio orale, proprio della vita di sempre, oggi le forme della narrazione si strutturano sempre più in forma multimediale grazie alla pluralità dei linguaggi mediali.
Pertanto, occuparsi di narrazione oggi significa indagarne tutte le sue espressioni e le sue forme e, dunque, volgere l’attenzione non soltanto alla vasta e pregevole produzione letteraria, capace di rivelarcene illustremente le più speciali caratteristiche e strutture, ma anche e soprattutto alla vita dell’uomo e alla sua intima interconnessione con quegli artefatti culturali,
55Cfr. Bruner J., La fabbrica delle storie, op. cit.
42
ovvero le tecnologie digitali che generano un nuovo modo di rappresentare la conoscenza e comunicare le proprie emozioni, esperienze di vita, l’ambiente,
la creatività, in una sorta di inframondo purificato dal peso dell'inerzia, dalle
leggi fisiche che governano il reale.
Conoscere e saper analizzare gli aspetti linguistici, testuali, gli strumenti retorici e di relazione tipici delle nuove forme di narrazione e strutturazione della conoscenza è compito arduo e necessario per l’educatore, per avviare le tappe della formazione, e più in generale per il cittadino digitale, perché strutturi un percorso consapevole e acquisisca le regole d’uso dei nuovi sistemi narrativi che variano a seconda del contesto new mediale, del registro stilistico, delle motivazioni che muovono l’atto del narrare e quelle che spingono l’utente ad ascoltare e interagire in storie già dette, raccontate e rappresentate.
È dunque legittimo porsi il problema epistemologico dell’innovazione in campo narrativo perché si tratta di comprendere la nostra capacità di discutere, il modo con il quale generiamo quella conoscenza che serve per immaginare, giocare e divertirci, relazionarci, realizzare e verificare le idee innovative. Il modo con cui produciamo new narrazioni rimanda agli schemi tipici del racconto, si interseca con essi, esce al di fuori dei paradigmi propri del testo per diventare un metodo, una filosofia, una cultura, una pratica. Ciò nonostante è generazione di conoscenza. Dunque ha un’implicita o esplicita epistemologia e come tale, tentiamo di analizzare le neonarrazioni da un punto di vista sociologico, filosofico, semiologico, psico-pedagogico, al fine di riflettere su alcuni punti- chiave, quali:
- la necessità di non sovra-determinare gli aspetti tecnologici rispetto alla finalità prioritaria dell’educazione; nella società attuale la crescita esponenziale dei saperi e la loro ricaduta sulle forme organizzative
43
della vita socio-culturale e produttiva richiama il ruolo sociale e culturale dell’educazione, per offrire a tutti l’effettiva possibilità di governare il cambiamento e non di subirlo passivamente (narrazione e
caratteri del post-moderno)
- l’influenza che la dialettica reale/virtuale ha nella nostra vita quotidiana e come la nostra esistenza stia sempre più diventando
“digitale”; (analisi filosofica)
- l’importanza di analizzare i consumi mediali, le rappresentazioni sociali e la creazione dell’identità dell’uomo nelle comunità virtuali; (analisi
antropologico- sociale
- l’esigenza di analizzare la new rappresentazione della conoscenza cominciata con le trasformazioni dei supporti: il testo scritto inizia ad essere pensato come una conversazione tra autore e lettore, sfociando in nuove pratiche di scrittura, come le e-mail, gli sms, e nuove forme narrative tra cui ad es. i diari on line, i video amatoriali. Queste ed altre pratiche di scrittura richiedono un approccio di analisi che parta dalle categorie proprie che gli studiosi hanno elaborato a partire dal testo.
(analisi semiologica)
- l’importanza di tracciare un’analisi dinamica e multipolare che a partire dall’esame del “nativo digitale”, e con esso delle esigenze formative dell’uomo contemporaneo, ci consenta di delineare le coordinate pedagogico- didattiche di un processo educativo incentrato sulla media
literacy. (analisi pedagogico- didattica).
La pedagogia, in quanto teorizzazione complessa dell’uomo, della sua storicità e della sua dimensione antropologica può essere definita come “lo studio di
quel processo di umanizzazione dell’uomo concentrato sulla persona che va sotto il nome di educazione, e che attraversa tutti quei territori limitrofi
44
rispetto all’educazione in senso stretto, che sono etichettati con il nome di istruzione, sviluppo, formazione, apprendimento e socializzazione”57,
Pertanto appare necessario contestualizzare il tema pedagogico delle
narrazioni digitali in riferimento all’educazione, come una complessa
categoria concettuale, conoscitiva e progettuale che derivi da un’analisi epistemologica complessa.
Ne consegue che un intervento educativo non può che trovare sbocco nella complessità teoretica emergente dai contributi di quelle scienze dell’educazione con cui la pedagogia è in continuo dialogo e che di volta in volta, contribuiscono a delineare un’immagine polimorfa della complessità affrontata che deriva da un pensare, teorizzare, spiegare e dimostrare frutto di una logica sinergica, plurima, aperta e differenziata delle scienze umane.
2. Narrazioni postmoderne e nuove forme di conoscenza, un’analisi