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III. A Star Called Henry

III.7. a Jack Dalton

Jack Dalton è, come già ricordato, l'uomo che convince Henry a tornare a combattere. Grazie a lui Henry riscoprirà il piacere di lottare, di eludere la legge degli inglesi, più per godimento perso- nale che per vero senso di giustizia, ma avrà anche un tetto sotto il quale vivere, conoscerà la fama che il suo nome ha ormai da tempo presso la popolazione di Dublino, reincontrerà Michael Collins, divenendo suo uomo di fiducia e al suo fianco capo della lotta armata.

La figura di Jack viene delineata, dapprima fisicamente e poi ne viene narrata la storia, durante il loro primo incontro nel locale dove Henry andava a bere dopo il lavoro al porto. Riportiamo qui i passi essenziali:

–Your name is Fergus Nash? –Yeah.

122 C. Jacklein, op. cit. p. 140. 123 R. Doyle, op. cit. p. 207.

He was like the rest of us, in a coal-covered jacket and trousers. His cap was off and I could tell from his forehead that he'd washed himself quite recently. He had a half-gone pint in one hand and the other was in his jacket pocket. I'd never seen him before.

–I knew you when you were Henry Smart.

He spoke softly The accent wasn't quite right. I studied his face again, looked behind the dirt. Nothing came back; I still didn't know him.

–You've got the wrong man, pal, I said. –No, he said. –I don't think so.

He was nervous but sure of himself. He looked straight at me like someone who had other men to back him up. I looked past him but I knew all the others, and none of them were with him. I fit there he didn't. He was by himself, although Paddy Clare's could have been surrounded by uniformed rozzers and the more dangerous men from Dublin Castle, outside waiting for the signal to roar in and take me. I was in trouble. He was a G-man, I decided, a detective from the Castle, but the decision didn't bring recognition. […]

–Who are you? I said. –Dalton.

I still didn't know him. But I was changing my mind about him. He edged a tiny bit closer to me. I stayed put.

–Jack Dalton, he said. –I was there the day you dived down the manhole. And that, man, is one day I'll nev - er forget.

He held out his hand, and I took it. I felt the softness in his fingers under the blisters and cracks; real dock - ers' hands were always hard and smooth, like worked mahogany, from years of rubbing the shovel. I let go of his hand when I saw the pain slip across his eyes.

–I've been away for a while, he said. –A hotel across the water. –And now you're back.

–That's right, he said. –Will we go somewhere else? –Fair enough.

And that was how I found my way back in. Jack Dalton had been in the College of Surgeons in Easter Week, with Michael Mallin and the Countess. He'd spent the time since then in Frongoch and Lewes, until two weeks before I met him. He'd joined the Volunteers – F Company of the First Battalion – before he had a job or a roof over his head, two hours after he got off the boat from Liverpool.

–They're in a dreadful state, he said. –There's none of the old crowd. It's all students and kids. The job on the docks came the next morning.

–He's one of us, he said, of the stevedore. –Are you married? I asked him.

–No. Why? –Just wondering.

He had a room in a house in Cranby Row by the end of the same day. –The landlord is with us as well, said Jack.

–No rent then?

–You're joking, man, he said. –He's not that bloody committed.

By the end of the night we were old friends. We went on a crawl that left us holding each other up on the way back to Jack's room. I liked Jack; I knew him immediately. He was a great swinging mixture of passion and fun. His eye could pin you dead, then wink at you. He had both eyes for the women and a tenor voice that could open cans. He loved singing out of doors. He fought like a lion with an Irishman's heart. He was singing as we turned onto Rutland Square, trying to coordinate our march.

–You could be arrested for singing that, I told him. –Quite right too, he said.

–It's shite. But its heart's in the right place124.

Da queste righe si evince quindi come la fama di Henry sia già diffusa tra la popolazione di Du- blino. È Jack a riprendere il ruolo lasciato in sospeso da Annie: se lei non si può più concedere allo stivatore affinché questi impieghi Henry come scaricatore, Jack lo convince a farlo in nome del fronte comune a cui appartengono e in nome dello stesso ideale Henry avrà un tetto sotto il quale vi- vere. Anche il padrone di casa, la cui identità si scoprirà più avanti per caso, fa parte dei ribelli che mirano a cacciare il dominio inglese dall'isola.

Ma Jack, pur condividendo gli interessi di Henry, si scopre presto essere diverso da lui. Se infatti Henry è gran lavoratore, alfabetizzato ma poco colto, uso a combattere corpo a corpo, in battaglia e nella guerriglia, Jack è più uomo da scrivania, adatto a tessere i fili della rivoluzione più che a com- batterla; con la sua laurea in architettura mira a rendere Dublino e Limerick, a rivoluzione compiu- ta, dei gioielli architettonici con saloni e cattedrali, con concezioni lontane quindi da quelli che era- no i bisogni e i desideri del popolo.

Nel loro successivo incontro, Jack presenta Michael Collins a Henry. Durante una delle loro riu- nioni si accenna alla prima uccisione compiuta da Henry: un poliziotto inglese da lui colpito con la gamba del padre, mentre Jack, come al solito non avvezzo a combattere, si complimentava con lui e sperava nel buon fine della loro impresa, scatenare la reazione degli inglesi. Con il loro agire, dice Jack, stanno cambiando la Storia:

We're deciding what's going to happen next. Not them. If we do something, they'll do something else. It took us hundreds of years to figure it out but that's what we're doing now. Writing the history of our country. That's what. We're going to change the course of history, man. There's only one future. The Republic. All others are going to be impossible by the time we're finished125.

Manca poco al successo, ora che anche tra i poliziotti c'è chi sta passando dalla loro parte. Nel frattempo Henry è stato dalla nonna a chiedere informazioni su Gandon; non avendole ottenute le chiede a Jack che rivela come Gandon sia il loro padrone di casa: della descrizione qui datane si parlerà nel paragrafo III.8.

Dopo oltre un anno, nel 1920, alla fine del capitolo 9, avviene tra i due un altro dialogo, iniziato parlando di Climanis, amico ebreo di Henry, nato e cresciuto in Lettonia, migrato in Irlanda, vedovo di una donna ebrea e ora sposato con una irlandese. Henry non trova nulla di scomodo, scabroso o pericoloso in lui, ma Jack lo avverte di stare attento o meglio ancora di stargli lontano. Subito dopo Jack rivela di non avere più fissa dimora, che Gandon non è più il suo padrone di casa, ma continua a commissionargli compiti, uno dei quali è affidato da Jack a Henry, un assassinio la cui vittima pre- scelta si rivela essere, dopo l'esecuzione descritta nelle pagine successive, il marito di Annie.

Tempo dopo i due amici si reincontrano in prigione, quando Henry viene pestato a sangue, con lo stesso trattamento subito da Jack prima di lui: ma anche Jack ne uscirà e scriverà canzoni sui suoi compagni di lotta giustiziati, non più su quelli che stavano ancora lottando, come aveva fatto per Henry. Seppure nel romanzo non sia chiaro chi si sia stato a scrivere la canzone su Henry, è stato proprio Jack a diffonderla tra la popolazione di Dublino. Quindi se prima si cercava di tessere le lodi dei combattenti nel momento in cui la loro azione è viva, ora Jack tesse le lodi dei soldati che hanno dato la vita per la causa. Egli sente che la figura di Henry è al tramonto: l'Irlanda non ha più bisogno di eroi vivi, ma di memoria, perché la guerra sta ormai per finire. Non è più il momento di

lottare, è il momento di ricordare e di mettersi a costruire l'Irlanda da dietro una scrivania. Una nuo- va Irlanda, bella e magnifica, proprio come la sta progettando da tempo.

L'ultimo incontro tra i due avviene nel capitolo 12, nell'ufficio di Jack quando Henry va a chiede- re spiegazioni sulla morte di Climanis. È l'ultima tessera del mosaico: l'amico ebreo di Henry è stato eliminato con la scusa che fosse una spia e la moglie con lui. I due hanno un dialogo molto serrato e duro. Da amico Jack gli consiglia di andarsene: la sua fama a Dublino è ancora troppo grande, ma stavolta in negativo, su di lui si continuano a cantare canzoni, ma non più celebrative, bensì che lo delineano come spia, traditore e alleato con gli stranieri, con le spie ebree. Il tema della voce tra il popolo è quindi di nuovo cambiato. Non si celebrano più i combattenti in azione come avveniva in un primo tempo, non più chi ha sacrificato la vita come successivamente, ma si parla dei traditori: chi era un eroe, ora è divenuto scomodo, anche se non in mala fede e se nella stanza dei bottoni si è deciso di eliminarlo, così deve pensarla anche il popolo ed è Jack a svolgere questo compito. Da parte sua, Henry se rimanesse avrebbe solo due opzioni: o con loro o contro di loro; Jack gli sugge- risce anche di lasciar perdere la storia di Climanis e gli passa un biglietto col nome del prossimo da eliminare: Henry Smart. In quella realtà in cui lottano si oppongono “the haves against the have nots. The have nots have no property, business, or resources tied to Ireland’s success and therefore can’t be and won’t be trusted. Their ideal of patriotism is too abstract to matter”126. Jack come ami-

co quindi non abbandona Henry, sebbene nel suo ruolo di rivoluzionario e sicario avrebbe il compi- to di ammazzarlo, la stessa fine che loro due avevano fatto fare a molti loro uomini, spie vere o eti- chettati come tali solo per farli fuori:

The Ireland Jack Dalton sees – and the Ireland which he perpetuates – is also dangerously false. Ultimately, this single-minded view of Ireland, which won’t allow for any disparate conceptions, tears the country apart with escalating violence, Civil War, and the Troubles. Henry is dispatched to kill a number of former com- rades127.