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III. A Star Called Henry

III.7. b Ivan Reynolds

Ivan Reynolds appare per la prima volta nel nono capitolo del romanzo come una delle tante re- clute arruolatesi nella lotta per l'indipendenza, soldato semplice affidato all'addestramento di Henry. A lui e agli altri è rivolto il discorso di Henry in cui comunica che non c'è da fidarsi di nessuno: già per il fatto di essere lì sono ricercati dagli inglesi ed è per questo che occorre stare attenti; ognuno di loro va considerato anche come potenziale spia al soldo degli stessi inglesi. Subito dopo Henry ha con Ivan un colloquio privato a casa della vecchia signora O'Shea. Anche di lui, come già al risve- glio di Henry, la donna dice di non voler sapere il nome, così non mentirebbe agli inglesi dicendo che non sa come si chiami quel rivoluzionario. Tale affermazione sarebbe però, risponde Ivan, in

126 C. White, Reading More, p. 38. 127 Ibid. p. 62.

ogni caso una bugia: è il suo unico nipote a chiamarsi così e di certo ne conosce bene il nome. Hen - ry e Ivan parlano di strategie, di territori, di politica e di ragazze subito prima di mettersi a tavola a mangiare quanto preparato dalla signora. Si reincontrano poi in altre riunioni e il ruolo di Ivan è già più in alto che in precedenza: esegue ancora gli ordini del suo capitano, Henry, ma dà anche istru- zioni ai suoi compagni pari grado, come per Henry era stato al General Post Office durante l'Easter Rising. Ivan sta quindi in qualche modo seguendo la stessa strada di Henry che lo riterrà presto adatto a divenire il nuovo capo. È Henry stesso a rendersi conto delle doti che molti di loro hanno: deve solo aiutarli a tirarle fuori, deve impartire loro ordine, disciplina e portamento, farli diventare uomini, ma di per sé ha poco da insegnare loro. Ed è di ciò che si occupa nei mesi successivi.

Intanto Ivan accresce il suo potere, si abbandona a ogni sorta di arbitrii, uccide a piacimento so- stenendo che sia per l'IRA, taglia i capelli alle ragazze che distraggono i soldati, maltratta chi non gli va a genio, ma il suo valore di combattente è fuori discussione: il potere, dice Henry, gli aveva dato alla testa, “he owned what he wanted and decided who lived and died […] I was the only thing between Ivan and the total power”128. Tra le vittime della crudeltà di Ivan c'è in seguito anche la

moglie di Henry: dopo l'evasione di quest'ultimo dal carcere, la moglie gli si presenta con la testa rasata e dice che sono stati appunto gli uomini di Ivan a farlo. “Ivan Reynolds was on the rampage, getting fatter on power and all the food and drink that got in his way. He'd broken the knees of a twelve-year-old boy spy in Ballymaculry and placed the placard around his neck: Too young to be

shot – keep your mouth shut. He took four men from a village and shot them on the road – a bloody pile of spies”129. In un loro successivo incontro Henry tenta di sistemare le cose. Ivan continua a

chiamarlo Capitano, mentre Henry gli parla con autorità e chiede il perché del brutale trattamento riservato alla moglie: Ivan risponde che non ha dato lui l'ordine, ma la donna se l'era cercata e che anche adesso sta mettendo pericolosamente le mani dappertutto. Ivan continua quindi ad accusarla ed Henry a volerla proteggere contro nuove aggressioni. Si minacciano a vicenda in quanto soldati, ma come amico Ivan lo avverte del pericolo. È in questo frangente che Henry sente parlare per la prima volta di minacce sulla sua persona: a Dublino le alte sfere vogliono eliminarlo e lui fa finta di saperlo già da molto. Ivan offre a Henry e alla moglie i soldi per migrare in America, uscire dal giro e stare al sicuro e parla davvero come fosse il padrone di tutto, ma non lo fa con eccessivo giganti- smo: il potere da lui posseduto, di cui espone le manifestazioni, ha tutta l'aria di essere vero, i suoi successi sono reali, la pace con le truppe inglesi sta per essere raggiunta e tutto grazie a lui. A impe- dire il completamento del tutto è proprio la signorina O'Shea, vero motivo dell'incontro dei due qua- si ex amici: la donna va fermata, non è necessario eliminarla, ma mette in pericolo molti dei succes-

128 R. Doyle, op. cit. pp. 260-261. 129 Ibid. 310.

si di Ivan, in campo politico, economico, sociale, commerciale, sulla fine della lotta e sul processo di pace e indipendenza. Ivan non teme una minaccia contro il proprio potere, ormai troppo grande per essere fermato e combattuto: nei suoi progetti non c'è più solo l'indipendenza, ma ormai vi sono anche il processo di pace e gli affari. La guerra che la signorina O'Shea sta continuando quasi da sola costituisce una seria minaccia alla riuscita di questi progetti. Dopo tale chiacchierata a Henry è ormai tutto chiaro: “The midnight visit from Ivan literally wakes him out of his stupor. Henry real- izes that Ivan is not interested in Ireland and only wants Irish rule, or, more aptly, his own rule […]”130. Inoltre Henry capisce quanto sia stato sconsiderato nel non vedere il pericolo incombere su

di sé e si rende anche conto che chi è al potere è sempre in pericolo perché ci sarà sempre qualcuno che vorrà prendere il suo posto. Era successo con Connolly, ucciso dagli inglesi, ma altrimenti sa- rebbe stato ucciso dai connazionali, è successo ora anche a lui ed è possibile che succederà anche a Ivan che però adesso non se ne cura: mira solo a creare una nuova Irlanda ”where he will be the au- thor of the new myth […]”131. Henry, che aveva ucciso su commissione, che aveva ordinato omici-

di, ora stava per fare la stessa fine. L'ultima cosa che Henry chiede a Ivan sono informazioni su Gandon, ma non ne ottiene.

Nella scena successiva dello stesso capitolo Henry parla con la moglie e tenta di convincerla a smettere di combattere e a seguirlo; per tenerla al sicuro le consiglia di stare attenta al bambino che ha in grembo. Egli mette in pratica insomma tutti i suggerimenti avuti nel colloquio con Ivan, che scompare di scena nel resto del romanzo.

Se Ivan quindi ha raggiunto il potere lo deve a Henry: le vicende dei due sono per certi versi si- mili. Ivan, come in passato Henry, ha ricevuto il suo addestramento dai suoi superiori, uomini che ammirava, che voleva emulare e in qualche misura raggiungere o anche sostituire. Al General Post Office era stato Connolly a fargli da padre e maestro, a volergli bene e a dirgli che sarebbe diventato qualcuno. Durante la guerra è Collins a prenderlo al suo servizio e a metterlo ad addestrare le trup- pe, ma si capisce che Henry esegue i suoi ordini quasi per obbligo e con ambizione. Inizialmente Henry è per Ivan ciò che un tempo Connolly e poi Collins erano stati per lui; è chiaro che anche l'ambizione è cresciuta in Ivan come era cresciuta in Henry, ma la nuova realtà e il grande potere ac- quisito hanno consentito a Ivan di non arrestare la sua ascesa: la sua vita non è quindi una parabola come per Henry, ma è un movimento continuo verso l'alto e in alto si fermerà. Ivan, come Henry ha mirato al potere, ma a differenza del suo capitano lo ha ottenuto e le circostanze – tra cui la mancan- za di una famiglia – gli permettono di conservarlo.

130 C. White, Reading More, p. 53. 131 J. Lanters, op. cit. p. 257.