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DANNI DI GUERRA

1. Danni ai villagg

Il 4 novembre 1918 la guerra terminò ufficialmente con la firma dell’armistizio a Villa Giusti, purtroppo però le sue conseguenze si protrassero ancora per alcuni anni, soprattutto nelle zone in cui vi erano state delle operazioni militari. La ricostruzione dei quattro comuni presi in esame in questo lavoro fu per alcuni molto lunga e per altri meno, ma il conflitto aveva lasciato dei segni tangibili sui territori di ognuno di essi.

Il comune meno danneggiato dei quattro fu quello di Selva di Cadore, qui le truppe avevano solamente stazionato per tutta la durata della guerra, danneggiando alcuni edifici per l’uso che ne avevano fatto, mentre le attività belliche sul territorio furono minime. Molto raramente il danno fu infatti la conseguenza di un attacco nemico. Partendo dai beni ecclesiastici, a Selva le chiese furono danneggiate soprattutto a causa dell’asportazione delle campane e, nel caso della chiesa parrocchiale, a causa del prelevamento del rame della guglia del campanile e di una granata che lo aveva colpito. Il comune fu costretto a ricoprire il tetto con del cartone fino a che non fosse stato possibile ottenere il rame per ricoprire nuovamente la guglia1. Oltre al tetto, anche le pareti esterne della chiesa di San Lorenzo e il pavimento erano stati danneggiati durante la guerra. Per quanto riguarda le pareti, queste erano state scrostate dai soldati che vi si riparavano dietro, quando gli aerei nemici sorvolavano la zona2. Il pavimento della chiesa era stato invece danneggiato dalla

rimozione di alcune lastre per nascondervi al di sotto l’argenteria, gli arredi sacri e quanto valeva la pena salvare dall’arrivo delle truppe austriache3. La chiesa di Santa Fosca non soffrì altrettanti

danni, fu soprattutto il terreno intorno alla chiesa ad essere stato rovinato dalla caduta delle campane, quando il nemico le aveva prelevate. L’oratorio di San Rocco aveva invece le pareti tutte ricoperte da crepe a causa delle vibrazioni provocate dal passaggio continuo dei camion e di altri mezzi militari4. Anche la canonica a Selva aveva subito dei danni, le truppe avevano utilizzato l’edificio e il terreno tutto attorno come deposito di materiale militare5.

Sempre legato alla sfera religiosa, il comune si vide anche costretto ad ampliare i cimiteri di San Lorenzo e Santa Fosca, poiché a causa della guerra erano stati riempiti con i moltissimi corpi dei

1 ACSC, Anno 1920 – Cat.10, Classe 1, Lavori pubblici, Richiesta di riparazione danni di guerra al campanile inviata

dal comune al Commissariato per le riparazioni dei danni, 9 agosto 1920.

2 ACSC, Fabbisogni 1919-1926, Richiesta di risarcimento dei danni ai beni ecclesiastici, 20 febbraio 1920. 3 Ibidem.

4 ACSC, Fabbisogni 1919-1926, Richiesta di risarcimento dei danni alla chiesa di Santa Fosca e all’oratorio di San

Rocco, febbraio 1920.

170 caduti al fronte e ora la decomposizione avveniva troppo lentamente, rischiando di creare gravi problemi igienici6.

I beni comunali non vissero un destino differente. La malga di Landro, che veniva normalmente affittata ai comunisti o a pastori provenienti da territori vicini, era stata pesantemente danneggiata dalla guerra e se ora l’amministrazione comunale voleva trarne nuovamente profitto, doveva risistemarla7. Oltre alla malga, altri beni comunali danneggiati furono il municipio e le scuole (dei

quali furono danneggiati in particolar modo i bagni), la latteria comunale, le caserme di Santa Fosca e il locale contenente il materiale pompieristico, che era stato completamente svuotato8. Anche gli acquedotti furono pesantemente danneggiati, le autorità militari li avevano infatti manipolati rovinandoli e causando delle perdite importanti. Questo poteva essere molto pericoloso soprattutto in caso di incendi, poiché una perdita nell’acquedotto poteva significare una disponibilità di acqua inferiore per i pompieri intenti a spegnere un edificio in fiamme9. Al tempo le case e i fienili, costruiti uno accanto all’altro, erano tutti in legno, se uno avesse preso fuoco, il rischio di propagazione a tutto il villaggio era molto alto, per questo il sindaco sottolineò l’importanza di sistemare al più presto le perdite agli acquedotti dei vari villaggi.

Le truppe avevano poi lasciato in eredità alle amministrazioni locali anche una nuova rete stradale di molto amplificata. Il Genio aveva infatti costruito molte nuove strade e si era anche occupato, per tutta la durata della guerra, della manutenzione di tutte le altre presenti sul territorio comunale. Tuttavia, una volta terminato il conflitto, il comune si sarebbe dovuto occupare da solo della manutenzione di tutte le vie di comunicazione, il problema era che non ne aveva spesso i fondi. Nel maggio del 1919, la Prefettura si lamentò con il sindaco perché pretendeva che fossero le autorità militari ancora presenti ad occuparsi delle strade, ma era tempo che fosse l’amministrazione comunale a farsene carico10. Dall’altra parte il sindaco non voleva

interessarsene, perché sosteneva che sarebbe stato giusto nazionalizzare quelle presenti sul suo territorio, ora ne avevano infatti le caratteristiche. La nazionalizzazione sarebbe stata la soluzione migliore per il comune, le cui casse, dopo l’anno di occupazione, erano piuttosto vuote11. Inoltre,

il sindaco espresse il suo disappunto, perché gli sembrava che le autorità militari rimaste si stessero

6 ACSC, Fabbisogni 1919-1926, Rinuncia del comune ad eseguire direttamente i lavori di costruzione dei due nuovi

cimiteri in favore del Comitato Governativo per le Terre Liberate, 15 novembre 1919.

7 ACSC, Fabbisogni 1919-1926, Delibera relativa al riatto della malga di Landro, 1° maggio 1922. 8 ACSC, Fabbisogni 1919-1926, Richiesta di risarcimento dei danni ai beni comunali, 2 ottobre 1921.

9 ACSC, Fabbisogni 1919.1926, Rinuncia a svolgere i lavori di sistemazione agli acquedotti di persona in favore del

Comitato per le Terre Liberate, 18 gennaio 1920.

10 ACSC, Anno 1919 – Dalla Cat.9 alla Cat.15, Cat.10 – Lavori pubblici, Lettera della Prefettura al comune di Selva,

maggio 1919.

11 ACSC, Anno 1919 – Dalla Cat.9 alla Cat.15, cat.10 – Lavori pubblici, Lettera del sindaco alla Prefettura, maggio

171 occupando più della strada fra Colle e Livinallongo che di quella fra Selva e Caprile. La cosa lo infastidì a tal punto che scrisse una lettera alla Prefettura in cui affermava che era quanto meno disdicevole che ci si occupasse prima di un comune austriaco, rispetto a Selva che era da sempre italiana12.

Non si contrasta che la linea Caprile-Pian di Salesei per Livinallongo e Falzarego non possa essere un allacciamento utile per quelle plaghe; ma che Selva italiana per tale combinazione debba subire varianti dannose al suo sviluppo ed allontanamenti da posporla a territori diversi dipendenti dalla presente vittoria, questo poi no. Prima noi, e poi quelli che hanno meno diritto d’essere sostenuti e diminuiti d’oneri; prima noi che ci siamo procurati con ingenti sacrifici le comunicazioni col nostro popolo, abbiamo il santo diritto d’essere tenuti in considerazione dal governo13.

Il diverbio fra comune e Prefettura continuò anche nel 1920, quando il sindaco si rifiutò di occuparsi dei 600 m della strada che da Selva portava a Colle, da parte sua, la Prefettura sosteneva invece che il comune se ne dovesse occupare, perché in ogni caso quella strada sarebbe stata classificata come comunale. I muri contenitivi avevano ceduto e la carreggiata era ora ostruita dalle macerie, ma nessuno dei due si sentiva in dovere di rimuoverle14. Questo tira e molla continuò

fino al 1922, quando il governo ordinò che per quell’anno delle strade se ne sarebbe occupata la provincia, ma dal 1° gennaio 1923 i comuni avrebbero dovuto farsi carico delle spese per la loro manutenzione15. Sembra che in totale i danni al comune di Selva ammontassero a 350.000 L, ma non è certo se tale somma comprenda anche i danni ai boschi o solamente i danni a infrastrutture comunali16.

Per quanto riguarda i beni di privati danneggiati, la maggior parte dei danni era costituita da affitti non pagati e dall’usura delle stanze utilizzate dalla truppa17. Andando a vedere le varie richieste

presentate dalla popolazione, si trovano spesso danni a porte e finestre, ai pavimenti, alle scale, perché erano tutti in legno e la truppa li aveva asportati per utilizzarli come legna da ardere. Vi erano poi danni ai soffitti e alle pareti, che dovevano essere ridipinti, alle mangiatoie o più in

12 Ibidem. 13 Ibidem.

14 ACSC, Anno 1920, Cat.10 – Lavori pubblici, Corrispondenza varia fra il comune di Selva e la Prefettura, estate

1920.

15 ACSC, Anno 1922, Cat.10 – Lavori pubblici, Comunicato del governo relativo alla gestione delle strade, 7 febbraio

1922.

16 ACSC, Anno 1920, Cat.11 – Agricoltura, industria e commercio, Appunti del sindaco sul retro di una lettera

proveniente dalla Deputazione provinciale di Belluno in cui si chiedeva l’ammontare dei danni al comune, 7 ottobre 1920.

17 ACSC, Anno 1919 – Dalla Cat.9 alla Cat.15, Cat.11 – Agricoltura, industria, commercio, Varie richieste di

172 generale alle stalle, perché erano state occupate dal bestiame della truppa o perché erano state asportate alcune parti di esse, essendo anche queste in legno. Altri danni potevano essere alle latrine o dovuti all’asportazione di suppellettili18. Solo raramente furono distrutte parti intere di

edifici, come nel caso del forno completamente demolito di Giovanni Dell’Andrea oppure della parziale demolizione della stalla di Valentino Pocchiesa19.

Anche nel comune di Colle Santa Lucia non vi furono grossi danni, solo una parte del suo territorio fu interessata da attività belliche, inoltre la superficie comunale era piuttosto limitata rispetto a quella degli altri comuni, per cui anche questo contribuì ad avere un minor numero di denunce. Per quanto riguarda i beni comunali, come visto in precedenza, la cancelleria e l’archivio furono pesantemente danneggiati negli ultimi giorni di guerra, ma durante tutti e quattro gli anni del conflitto vi furono anche altre proprietà comunali danneggiate, come nel caso dell’orto forestale annesso alla casa comunale trasformato in piazza dall’amministrazione militare italiana20. Fu però

solo nei primi mesi del 1920 che il comune poté iniziare a fare la conta dei danni, dopo aver assunto Filippo Monico di Selva per la stesura dei documenti necessari21 (oltre a Filippo Monico, sembra che anche Giovanni Frena si occupò del rilievo dei danni)22. Nei danni ai beni comunali fu anche inclusa la cappella della Madonna della Neve o chiesetta di Costa, distrutta per la costruzione della strada Villagrande-Andraz. Il danno ammontava in questo caso a 6.584,20 L. Furono poi stimate anche le somme da chiedere per il danneggiamento del municipio e delle scuole (987,50 L), per i mobili del municipio (6.079 L), per quelli della scuola (730 L), per la canonica (1.201 L)23. I danni al municipio erano costituiti soprattutto dall’usura del pavimento delle varie stanze.

Come a Selva, anche a Colle il Genio aveva costruito delle nuove vie di comunicazione, compresa la strada che da Villagrande avrebbe portato ad Andraz per la costruzione della quale era anche stata distrutta la cappella della Madonna della Neve. Tuttavia, una volta tornata l’amministrazione civile, questa non volle sobbarcarsi della manutenzione di tutte le strade edificate dai militari, così iniziarono anche in questo caso delle discussioni fra comune e Commissariato Generale per la Venezia Tridentina24. Il commissario era venuto a conoscenza del fatto che la strada fra Villagrande e Andraz versava in pessime condizioni, era infatti ostruita dai massi caduti a causa

18 Ibidem. 19 Ibidem.

20 ACC, Pratiche varie 1919-1921, Anno 1919 – Cat.5 Finanza, Lista dei beni del comune redatta nel 1919. 21 ACC, Pratiche varie 1919-1921, Anno 1920 – Cat.5 Finanza, Mandato di pagamento n°33 del 1920.

22 ACC, Pratiche varie 1919-1921, Anno 1921 – Cat.5 Finanza, Mandato di pagamento n°50 emesso in favore di

Giovanni Frena per il rilievo dei danni, 9 ottobre 1921.

23 ACC, Pratiche varie 1919-1921, Anno 1921 – Cat.16 Danni di guerra, Elenco dei beni per i quali richiedere il

risarcimento dei danni di guerra.

24 ACC, Pratiche varie 1919-1921, Anno 1920 – Cat.10 Lavori pubblici, Lettera del Commissariato Generale per la

173 della mancanza di muri contenitivi. Il comune si rifiutava però di occuparsi di tale strada per costringere le autorità superiori ad occuparsene e il commissario iniziava a perdere la pazienza, perché era l’amministrazione comunale a doversene occupare, così la ricattò affermando che lui avrebbe offerto un sussidio di 8.000 L per il riatto della strada, ma solo se prima il comune avesse iniziato i lavori25. A luglio la situazione era ancora la stessa, la strada era ancora bloccata e il

comune ancora ai ferri corti con il commissario generale e anche con il commissario civile di Cortina Cirelli, che cercava di convincere invano il sindaco ad occuparsi della manutenzione delle proprie vie di comunicazione26. Il 15 agosto il sindaco rispose al commissario Cirelli che in realtà la strada era stata sgomberata già da tempo, grazie alla collaborazione di tutta la popolazione, ma sottolineava ancora di non potersi occupare della sua manutenzione, poiché due spazzini costavano al comune 7.200 L e loro quei soldi non li avevano27. Il commissario Cirelli rispose affermando che il preventivo calcolato dal comune secondo lui era eccessivo. Entrambi erano inamovibili sulle loro posizioni28. Quando poi nel 1921 fu chiesto al comune di Colle di occuparsi della manutenzione dell’intera strada costruita dal Genio che da Selva di Cadore portava a Livinallongo, l’amministrazione comunale si oppose, affermando che quella strada serviva anche ai comuni limitrofi e che dunque anche loro dovevano concorrere alle spese di manutenzione29. Inoltre, sottolineò che non aveva i fondi per occuparsi di una strada realizzata dall’esercito italiano per questioni strategiche e che era poco corretto che a loro fosse imposto di occuparsi di tale via di comunicazione, quando la provincia si era fatta carico della manutenzione della strada Caprile- Livinallongo30.

Passando a parlare dei danni alle proprietà private, i comunisti a far domanda di risarcimento furono 16131. In generale i danni alle case sono gli stessi che a Selva: usura dei pavimenti, pareti

e soffitti sporchi, inoltre i soldati si erano anche appropriati degli attrezzi agricoli e questo poteva essere un problema per la ripresa delle attività campestri, poiché senza attrezzi i campi non potevano essere coltivati. È questo il caso del signor Mariano Crepaz al quale erano stati requisiti una gran quantità di materiali, oltre ad abiti, fieno, paglia, assi di legno, farina e grano32. Luigi

25 Ibidem.

26 ACC, Pratiche varie 1919-1921, Anno 1920 – Cat.10 Lavori pubblici, Lettera del commissario Cirelli al sindaco,

30 luglio 1920.

27 ACC, Pratiche varie 1919-1921, Anno 1920 – Cat.10 Lavori pubblici, Lettera del sindaco Pezzei Felice al

commissario Cirelli, 15 agosto 1920.

28 ACC, Pratiche varie 1919-1921, Anno 1920 – Cat.10 Lavori pubblici, Lettera del commissario Cirelli al sindaco

Pezzei, 7 settembre 1920.

29 ACC, Pratiche varie 1919-1921, Anno 1921 – Cat.10 Lavori pubblici, Lettera del comune al commissario civile di

Cortina, agosto 1921.

30 Ibidem.

31 ACC, Danni di guerra 1921-1922, Elenco delle richieste di risarcimento danni provenienti dalla popolazione. 32 ACC, Danni di guerra 1921-1922, Richiesta di risarcimento danni del signor Mariano Crepaz.

174 Crepaz subì invece dei danni al suo fienile, alla stalla e alla sua abitazione, per un totale di 380,40 L33. Al signor Antonio Codalonga fu invece danneggiato un fienile estivo con annessa cucina (519

L) e un altro fu completamente asportato dalla truppa34. Furono molti i fienili estivi danneggiati o asportati oltre a quelli già citati, come nel caso di quelli di proprietà della signora Innocenza Troi35,

di Giovanni Bonata36, di Pietro Masarei37, di Pietro Bernardi38 e di Antonio Troi39. Furono invece

danneggiate le abitazioni di Dorotea Dariz40, di Mansueto Colcuc41 e di Mariano Crepaz42, tutte

situate nel villaggio di Colcuc. Oltre a queste, furono danneggiate anche la casa e l’albergo di Giuseppe Pallua43 a Villagrande e la casa di Maddalena Codalonga44 a Codalonga. Il comune di Colle e i suoi abitanti soffrirono dunque dei danni di guerra, ma furono meno ingenti che in altre aree (come per esempio Livinallongo).

Rocca Pietore subì un danneggiamento maggiore, soprattutto per quanto concerne la frazione di Laste, dalla quale la popolazione era stata fatta evacuare a maggio del 1915. Anche qui come negli altri comuni furono danneggiati diversi beni comunali, tuttavia dai documenti emerge l’accusa che il comune stesse cercando di far riparare al Commissariato per le riparazioni dei danni di guerra anche strutture che secondo il Commissariato non erano state davvero danneggiate da azioni belliche, come nel caso del tetto delle scuole di Calloneghe, la cui ossatura in legno andava cambiata e il comune cercò di farsi rimborsare la spesa per il restauro45. Questo non fu l’unico caso, infatti il comune cercò varie volte di approfittare della presenza del Genio per ottenere da loro la ricostruzione di edifici o di strade, come nel caso della strada Digonera-Laste. La frazione era stata fortemente danneggiata durante il conflitto e ora bisognava trasportare fino ai villaggi il materiale per la ricostruzione e una strada al posto della mulattiera sarebbe stata molto utile46. Per convincere il Commissariato per le riparazioni dei danni di guerra, il comune affermò che la mulattiera che c’era prima era stata gravemente danneggiata dal passaggio dei mezzi militari che si erano recati a Laste per occupare la frazione e siccome in ogni caso il Genio avrebbe dovuto

33 ACC, Danni di guerra 1921-1922, Richiesta di risarcimento danni del signor Luigi Crepaz. 34 ACC, Danni di guerra 1921-1922, Richiesta di risarcimento danni del signor Antonio Codalonga. 35 ACC, Danni di guerra 1921-1922, Richiesta di risarcimento danni della signora Innocenza Troi. 36 ACC, Danni di guerra 1921-1922, Richiesta di risarcimento danni del signor Giovanni Bonata. 37 ACC, Danni di guerra 1921-1922, Richiesta di risarcimento danni del signor Pietro Masarei. 38 ACC, Danni di guerra 1921-1922, Richiesta di risarcimento danni del signor Pietro Bernardi. 39 ACC, Danni di guerra 1921-1922, Richiesta di risarcimento danni del signor Antonio Troi. 40 ACC, Danni di guerra 1921-1922, Richiesta di risarcimento danni della signora Dorotea Dariz. 41 ACC, Danni di guerra 1921-1922, Richiesta di risarcimento danni del signor Mansueto Colcuc. 42 ACC, Danni di guerra 1921-1922, Richiesta di risarcimento danni del signor Mariano Crepaz. 43 ACC, Danni di guerra 1921-1922, Richiesta di risarcimento danni del signor Giuseppe Pallua.

44 ACC, Danni di guerra 1921-1922, Richiesta di risarcimento danni della signora Maddalena Codalonga.

45 ACR, Cat 8 1915-1918 Classe 2 Fascicolo 9 Danni di guerra subiti dal comune, Lettera del comune al

Commissariato per la riparazione dei danni di guerra, 21 giugno 1923.

46 ACR, Deliberazioni della Giunta dall’ottobre del 1913 al 30 marzo 1917, Delibera della Giunta comunale, 7

175 sistemarla, avrebbe potuto farlo costruendo una vera e propria strada al suo posto47. Il Genio sembrò accettare, ma per costruirla sarebbe stato necessario espropriare dei terreni e di questo si sarebbe dovuto occupare il comune. La giunta organizzò allora una riunione con i consiglieri della frazione e con una commissione nominata dai proprietari dei fondi. Giunsero insieme alla conclusione che la soluzione migliore e più rapida sarebbe stata quella del pagamento di un’indennità da parte del comune per i terreni che sarebbero stati occupati48.

In una delle delibere della giunta comunale, il sindaco affermò che senza voler essere esagerati i danni al comune ammontavano a più di un milione di lire49. Fra i beni comunali danneggiati a Laste vi era il tetto della chiesa di San Gottardo, bombardata dagli austriaci nel tentativo di distruggere il campanile, il cui danno ammontava a 4.000 L50. Oltre al tetto era poi stata danneggiata anche la chiesa stessa, la canonica, la cella mortuaria e l’orologio del campanile. Per quest’ultimo i lastesani chiesero dei contributi finanziari anche ai comuni limitrofi per poterne acquistare uno nuovo51. In totale, i danni alla chiesa di Laste ammontavano a 142.000 L52. Da aggiungere ai danni subiti dalla frazione di Laste vi è pure quello alla scuola elementare (34.859 L53), la quale era stata privata dei suoi infissi, di parte del pavimento e il cui tetto era stato danneggiato; tutte le aule avevano inoltre bisogno di un’imbiancatura54. Anche a Rocca, Sottoguda e Santa Maria delle Grazie le chiese e le canoniche avevano subito vari danni. A Sottoguda avevano bisogno di riparazioni la chiesa del paese, il suo campanile e la chiesetta di Sant’Antonio, che si trova anche attualmente nella gola dei Serrai, lungo la strada che porta dal paese a Malga Ciapela55. Oltre alle due chiese e al campanile, fu danneggiata anche la baracca dei pompieri e