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L’AMMINISTRAZIONE DEI COMUNI DI CONFINE DURANTE LA GUERRA Allo scoppio della guerra, come già visto nei capitoli precedenti, le aree di confine furono invase

1.1 L’opera di italianizzazione

Dopo aver riaperto questi uffici, si iniziò anche un’opera di italianizzazione a partire dalla scuola, dove il governo militare tolse i quadri dell’Imperatore e li sostituì con quelli del re e della regina, appendendo poi alle pareti anche varie cartine dell’Italia e dell’Europa, che dovevano trovarsi in tutte le scuole italiane30. Le lezioni ripresero già nel primo autunno di guerra con l’approvazione

23 ACC, Anni 1897-1918 Pratiche varie, Sottocartella Anno 1916 – Cat.1 Amministrazione, Verbale di consegna

redatto da Ciro Ciccolini per il nuovo commissario, Gaetano Falconi, 10 novembre 1915.

24 Ibidem. 25 Ibidem.

26 ACC, Anni 1897-1918 Pratiche varie, Sottocartella Anno 1915 – Cat.6 Governo, Informazioni inviate da Ciro

Ciccolini al commissario generale di Cortina d’Ampezzo, agosto-settembre 1915.

27 ACC, Anni 1897-1918 Pratiche varie, Sottocartella Anno 1916 – Cat.1 Amministrazione, Verbale di consegna

redatto da Ciro Ciccolini per Gaetano Falconi, suo successore, 10 novembre 1915.

28 Ibidem. 29 Ibidem.

30 ACC, Anni 1897-1918 Pratiche varie, Sottocartella Anno 1915 – Cat.5 Finanza, Rendicontazione delle spese per

84 del Comando supremo e con un nuovo programma scolastico, realizzato in base alle norme previste dal sistema educativo italiano31. Il comune si impegnò poi a

fornire la cancelleria e tutto il necessario (compresi i viveri) per la refezione scolastica degli alunni32. I genitori dovevano pagare per ogni bambino solamente un contributo mensile di 5 centesimi, la somma raccolta avrebbe potuto essere utilizzata per l’acquisto di materiale scolastico e di libri per la biblioteca33. Ogni scuola doveva infatti avere una biblioteca, anche piccola, e ogni aula doveva essere dotata di cartelloni che ritraevano i momenti salienti del Risorgimento italiano (la morte di Anita, il principe Vittorio Emanuele a Goito, ecc.) e le grandi opere architettoniche italiane (il duomo di Pisa, San Pietro, San Marco a Venezia, ecc.)34.

Oltre all’italianizzazione della scuola, le autorità cercarono di ricordare alla popolazione le proprie “vere origini” organizzando delle feste in occasione del natalizio del re35 e il 20 settembre per

ricordare la breccia di Porta Pia e la conseguente presa di Roma del 187036.

Questi festeggiamenti erano in effetti un modo per coinvolgere la popolazione, per convincerla che essere amministrata dal governo italiano l’avrebbe portata a vivere meglio.

L’amministrazione militare decise poi di dimostrare la propria buona disposizione nei confronti dei collesi introducendo la luce elettrica sul territorio comunale. Il nuovo impianto non dotò infatti di corrente solo l’ospedaletto da campo e gli edifici occupati dai soldati, ma anche le case dei civili.

31 ACC, Anni 1897-1918 Pratiche varie, Sottocartella Anno 1916 – Cat.1 Amministrazione, Verbale di consegna

redatto da Ciro Ciccolini per Gaetano Falconi, suo successore, 10 novembre 1915.

32 ACC, Anni 1897-1918 Pratiche varie, Sottocartella Anno 1916 – Cat.5 Finanza, Giornale dei mandati di pagamento,

anno 1916.

33 ACC, Anni 1897-1918 Pratiche varie, Sottocartella Anno 1917 – Cat.9 Pubblica istruzione, Circolare ai maestri

dell’associazione nazionale per le biblioteche nelle scuole elementari, Comitato centrale di Bologna.

34 ACC, Anni 1897-1918 Pratiche varie, Sottocartella Anno 1917 – Cat.9 Pubblica istruzione, Deliberazione n° 18

per l’acquisto di cartelloni per le scuole popolari, 7 ottobre 1917.

35 ACC, Anni 1897-1918 Pratiche varie, Sottocartella Anno 1915 – Cat.5 Finanza, Rendicontazione delle spese per la

festa in onore del compleanno del re, 11 novembre 1915.

36 ACC, Anni 1897-1918 Pratiche varie, Sottocartella Anno 1916 – Cat.1 Amministrazione, Prospetto della festa per

il 20 settembre, 10 novembre 1915.

Fig.2. Bambini di Colle Santa Lucia insieme ad un soldato italiano. Collezione privata conservata presso l'Istitut Cultural Ladin Cesa de Jan.

85 Dei lavori fu incaricata la società Monico di Selva di Cadore, tuttavia, prolungare la linea da Selva a Colle comportava degli importanti e costosi lavori alla centralina stessa, che necessitava per il prolungamento di nuove turbine da 50 cavalli, invece che da 40. Per giungere ad un accordo definitivo ci volle dunque del tempo. La società pretendeva che tutti i lavori per la nuova linea fossero a carico del comune di Colle che sarebbe diventato in cambio proprietario di quel tratto di linea, adatta a fornire energia ad un massimo di 6.000 candele37. I lavori alla linea aerea per il

trasporto della corrente furono terminati nel giugno del 1916, la turbina, in quel momento, era invece un problema ancora irrisolto. Questa si trovava infatti ferma a Schio da tempo perché, a causa delle operazioni di guerra in corso, non poteva essere trasportata sulla linea ferroviaria fino a Belluno38. Il commissario Ciccolini chiese allora al Genio di prestargli un camion dal parco macchine di Belluno per andare a prendere la turbina a Schio, poiché l’energia elettrica era davvero necessaria a tutti. La turbina pesava però fra gli 8 e i 10 quintali, quindi serviva un camion in grado di trasportarla. Il capitano Moscatelli del Genio rispose al commissario Ciccolini che avrebbe fatto trasportare la turbina da Schio a Montebelluna con un mezzo militare e che da lì avrebbe dovuto essere presa in consegna dall’impresa Monico con uno degli autocarri del Genio39. Benché

mancasse la turbina, la società Monico affermò di poter fare comunque il collegamento, così il 14 giugno 1916 la luce elettrica arrivò per la prima volta a Colle. Il Genio poté finalmente fare gli allacciamenti necessari per portarla anche nell’ospedaletto e nei fienili che accoglievano la truppa e i carabinieri40. Ciccolini scrisse immediatamente un comunicato in cui sottolineò l’importanza

del momento anche per la popolazione locale, poiché nei comuni limitrofi la luce elettrica era già presente ed era dunque dimostrabile che il suo utilizzo diminuisse il rischio d’incendi, rispetto alle lampade a petrolio, inoltre era una risorsa più economica41. Il commissario si chiese anche perché

la luce elettrica non fosse stata portata prima a Colle, vi erano già stati vari solleciti all’amministrazione austriaca da parte di Filippo Pallua, uno degli albergatori del comune, ma era finito tutto in un nulla di fatto42. La luce fu portata inizialmente solo a Villagrande e in un secondo

momento nuove linee furono costruite per raggiungere anche le altre frazioni, poiché gli abitanti delle stesse ne avevano notato l’efficienza e avevano espresso il desiderio di poterla avere a loro

37 ACC, Anni 1897-1918 Pratiche varie, Sottocartella Anno 1915 – Cat.15 Pratiche forestali, Documenti vari, autunno

1915.

38 ACC, Anni 1897-1918 Pratiche varie, Sottocartella Anno 1916 – Cat.10 Lavori pubblici, Corrispondenza fra il

commissario Ciccolini, il Genio e l’impresa Monico, estate 1916.

39 Ibidem.

40 ACC, Anni 1897-1918 Pratiche varie, Sottocartella Anno 1916 – Cat.10 Lavori pubblici, Comunicazione di

Ciccolini al Genio, 14 giugno 1916.

41 Ibidem. 42 Ibidem.

86 volta nelle proprie case (i privati dovevano pagare 2 L a candela). Per la chiesa, l’impresa Monico si propose di portare la luce anche in quest’edificio, ma gratuitamente43.

Oltre ai lavori per la linea elettrica, l’amministrazione militare avviò anche dei lavori per la costruzione di una strada fra Selva e Villagrande, per la sistemazione della piazza di Colle e per la sistemazione dell’acquedotto44. Si realizzarono anche delle nuove latrine per evitare epidemie e si

stava anche progettando di spostare il cimitero, ormai insufficiente per accogliere i cadaveri di soldati e civili45. Avere un nuovo cimitero sarebbe stato utile anche per scongiurare lo sviluppo di malattie infettive soprattutto perché nel caso di Colle, il cimitero si trovava al centro del villaggio, attorno alla chiesa parrocchiale e non fuori, quindi il pericolo era ancora più alto. Porre dei controlli sanitari e convincere la popolazione a denunciare i casi sospetti divenne sempre più importante. In quel periodo, oltre alle malattie più o meno gravi che afflissero la popolazione, vi fu almeno un caso di meningite cerebrospinale epidermica46. Non erano però solo gli umani ad ammalarsi, la maggiore concentrazione di bestiame (di proprietà dei civili e dell’esercito) portò alla diffusione di malattie contagiose anche fra gli animali, come la linfosporidiosi47. Una delle precauzioni prese da Ciccolini in merito fu quella di costruire nuovi letamai per i 1000 muli portati dall’esercito a Colle48. Riorganizzare il sistema sanitario fu fondamentale già nel primo anno di guerra, anche per questo fu creato, oltre all’ospedale per militari, anche un ospedale per civili affetti da malattie infettive49. Il comune, come previsto per il resto d’Italia, si occupò di pagare le cure per i più poveri e di acquistare i medicinali necessari al dottor Biocca50.

Continuando con la sua opera di persuasione, il governo italiano concesse anche un sussidio a tutte le famiglie di richiamati nell’esercito austro-ungarico; a Colle, nel settembre del 1915, la somma totale elargita ammontava a 2.435,16 L51. Tale somma non era però prelevata dalle casse comunali,

ma da quelle militari, sebbene i loro cari non combattessero tra le fila italiane52. Inoltre, vennero

43 ACC, Anni 1897-1918 Pratiche varie, Sottocartella Anno 1917 – Cat.10 Lavori pubblici, Corrispondenza fra il

comune e la società Monico, primavera 1917.

44 ACC, Anni 1897-1918 Pratiche varie, Sottocartella Anno 1916 – Cat.1 Amministrazione, Verbale di consegna

redatto da Ciro Ciccolini per il suo successore Gaetano Falconi, 10 novembre 1915.

45 Ibidem.

46 ACC, Anni 1897-1918 Pratiche varie, Sottocartella Anno 1916 – Cat.4 Sanità e igiene, Comunicazione per la

comparsa della meningite cerebrospinale epidermica a Colle, 26 marzo 1916.

47 ACC, Anni 1897-1918 Pratiche varie, Sottocartella Anno 1916 – Cat.4 Sanità e igiene, Comunicazione relativa alla

comparsa della linfosporidiosi a Colle, 17 agosto 1916.

48 ACC, Anni 1897-1918 Pratiche varie, Sottocartella Anno 1915 – Cat.1 Amministrazione, Verbale di consegna

redatto da Ciro Ciccolini per il suo successore Gaetano Falconi, 10 novembre 1915.

49 Ibidem.

50 ACC, Anni 1897-1918 Pratiche varie, Sottocartella Anno 1916 – Cat.5 Finanza, Giornale dei mandati di pagamento,

anno 1915.

51 ACC, Anni 1897-1918 Pratiche varie, Sottocartella Anno 1916 – Cat.1 Amministrazione, Verbale di consegna

redatto da Ciro Ciccolini per il suo successore Gaetano Falconi, 10 novembre 1915.

52 ACC, Anni 1897-1918 Pratiche varie, Sottocartella Anno 1916 – Cat.5 Finanza, Comunicazioni relative ai sussidi

87 distribuite giornalmente 220 razioni di pane a tutti i poveri del comune e i residui delle macellazioni effettuate dall’esercito53.

In generale, i collesi erano quasi tutti impegnati nella coltivazione dei campi e li lavoravano assiduamente, così quando il commissario generale Cirelli chiese al commissario Ciccolini se vi fosse bisogno di inviare manodopera per i lavori agricoli, questi gli rispose che la popolazione presente riusciva tranquillamente ad arrangiarsi54.

Fra i collesi in quel momento vi era una maggioranza di donne, che oltre ai campi si trovarono a dover gestire anche le proprie famiglie, occupandosi di casa, figli, genitori anziani e suoceri. Quando l’inverno non erano occupate nei lavori agricoli, cercavano altre fonti di guadagno per la sussistenza della propria famiglia. Molte furono assunte dall’esercito, che le impiegò per lavorare la lana per la creazione di nuove divise per i soldati; nel solo inverno 1916-1917 lavorarono ben 176.500 Kg di lana55.

53 ACC, Anni 1897-1918 Pratiche varie, Sottocartella Anno 1916 – Cat.1 Amministrazione, Verbale di consegna

redatto da Ciro Ciccolini per il suo successore Gaetano Falconi, 10 novembre 1915.

54 ACC, Anni 1897-1918 Pratiche varie, Sottocartella Anno 1916 – Cat.5 Finanza, Comunicazioni relative ai sussidi

per le famiglie dei richiamati, anno 1916.

55 ACC, Anni 1897-1918 Pratiche varie, Sottocartella Anno 1917 – Cat.5 Finanza, Inventario dei beni comunali

redatto da Ciccolini per il suo sostituto, il capitano Giovanni Di Stefano, 25 aprile 1917.

Fig.3. Foto ricordo di una famiglia di Colle prima della partenza del padre per la guerra. Collezione privata conservata presso l'Istitut Cultural Cesa de Jan.

88 1.2 Aspetti negativi dell’amministrazione italiana

Sebbene l’amministrazione militare italiana cercasse di farsi ben volere dalla popolazione locale, non sempre agiva per il bene della popolazione.

Lo sfruttamento dei boschi, ad esempio, fu ampio come nei comuni limitrofi. Nei primi mesi di guerra moltissimi alberi furono tagliati per fornire materiale alla segheria di Codalonga, che serviva la IV Armata56. Al 31 ottobre 1915 erano già state tagliate e consegnate alle truppe 413

taglie57. L’Esercito promise di pagare i tagli, ma il fatto che a capo del comune vi fosse un commissario militare italiano non arginò di certo il fenomeno dei tagli indiscriminati e Ciccolini stesso ammise che nei primi mesi del conflitto la guerra, con i suoi bisogni immani, la truppa aveva turbato la più scrupolosa e continua tutela delle proprietà del comune58. Non risultano però lettere di protesta della popolazione, presenti invece negli archivi comunali di Rocca e Selva. Ciò potrebbe essere un sintomo della sottomissione della popolazione, costretta al silenzio mentre l’amministrazione militare sfruttava senza troppe remore il loro patrimonio boschivo. I boschi non furono pian piano diradati solo per ottenere legname da costruzione o per il riscaldamento degli edifici, ma anche perché il Genio costruì molte nuove strade e perché fossero abbastanza ampie per il passaggio dei mezzi militari, dovette tagliare moltissime piante. Per tacitare la popolazione durante quei tagli sconsiderati, il Genio concesse anche alcune taglie al comune perché le consegnasse agli abitanti59. Quelle che non venivano date al comune venivano utilizzate per costruire ponti ed altre strutture. Nel 1917 il furto di tronchi divenne una pratica sempre più diffusa anche fra la popolazione, vi sono infatti vari verbali che rivelano che singoli cittadini erano stati scoperti e multati. Essi si giustificavano affermando di aver tagliato un tronco perché era marcio o perché pensavano di non far nulla di male. Tuttavia non era solo la popolazione a rimuovere tronchi senza permesso, anche le forze armate si dedicavano a tagli illeciti, soprattutto nelle aree in cui ai civili era proibito recarsi60.

Per costruire nuove strade non venivano rimosse solo ingenti quantità di alberi, ma anche edifici, compresi quelli ecclesiastici. È questo il caso della cappella della Madonna della Neve a Villagrande.

56 ACC, Anni 1897-1918 Pratiche varie, Sottocartella Anno 1916 – Cat.5 Finanza, Comunicazioni relative ai sussidi

per le famiglie dei richiamati, anno 1916.

57 ACC, Anni 1897-1918 Pratiche varie, Sottocartella Anno 1916 – Cat.1 Amministrazione, Verbale di consegna

redatto da Ciro Ciccolini per il suo successore Gaetano Falconi, 10 novembre 1915.

58 Ibidem.

59 ACC, Anni 1897-1918 Pratiche varie, Sottocartella Anno 1916 – Cat.15 Pratiche forestali, Comunicazioni varie

relative ai tagli nei boschi, 27 luglio 1916.

60 ACC, Anni 1897-1918 Pratiche varie, Sottocartella Anno 1917 – Cat.15 Pratiche forestali, Verbali di

89 La strada per Andraz era stata sempre fortemente voluta dai comunisti, ma il prezzo che l’amministrazione militare fece pagare loro fu molto alto. La cappella di Costa era stata costruita nel 1600 in seguito a gravi epidemie che avevano afflitto il comune, era un edificio di dimensioni modeste, dedicato a San Rocco, San Sebastiano e alla Madonna della Neve.61 Dopo l’intervento

del Genio, l’unica cosa che ne restò fu la campana seriamente danneggiata, trafugata durante la guerra e poi restituita alla popolazione solo alla fine del conflitto62.

Oltre all’eccessivo sfruttamento dei boschi e alla distruzione della propria cappella, la popolazione, provata per la guerra, fu anche costretta ad accettare di pagare nuovamente le tasse nel 1916. Per istituire il pagamento delle imposte era però prima necessario fare un censimento degli abitanti e dei beni da loro posseduti. Le tasse erano in effetti una delle principali entrate per i comuni, per questo il commissario civile del distretto d’Ampezzo ne aveva proposto la reintroduzione. Tuttavia propose di non tassare tanto i terreni, poiché l’agricoltura faticava a svilupparsi durante la guerra, quanto piuttosto chi stava traendo un guadagno dalla guerra. La sua idea era dunque quella di reimporre non la tassa fondiaria, ma quella sulle pigioni e sul casatico per classi, oltre all’imposta generale sull’industria63. Le tasse andavano comunque reintrodotte tenendo conto delle condizioni

delle popolazioni locali. La valutazione di tali condizioni poteva essere eseguita con l’assistenza di una commissione nominata dal commissario civile64. A Colle si pensò di reintrodurre la tassa sulle pigioni, poiché dal mese di aprile del 1916 l’afflusso di soldati da ospitare nelle proprie abitazioni era diminuito, inoltre non poteva essere imposta alcuna tassa sull’industria, perché solo pochi abitanti praticavano attività appartenenti a questo settore. Per quanto riguarda la tassa casatico a classi, essa interessava solo 100 contribuenti, mentre la maggior parte dei contributi pagati prima della guerra veniva dalla tassa fondiaria65. In seguito a quest’analisi, si capì che

imporre queste tasse non avrebbe portato a grandi entrate, prima della guerra la maggior parte delle entrate proveniva infatti dall’agricoltura, che ora si sconsigliava di tassare. Fu allora eseguita un’ulteriore indagine sulle condizioni dell’agricoltura nel comune ed emerse che essa non aveva risentito troppo della guerra, poiché le donne si erano occupate alacremente del lavoro nei campi e quindi il raccolto non era stato di molto inferiore a quello degli anni precedenti il 1915, inoltre

61 Moreno Kerer, Giulia Tasser, Breve guida alla visita della Chiesa di Colle S. Lucia, Istitut Cultural Ladin Cesa de

Jan – Parrocchia di S. Lucia, Colle Santa Lucia, luglio 2014, p. 41.

62 Ibidem.

63 ACC, Anni 1897-1918 Pratiche varie, Sottocartella Anno 1916 – Cat.5 Finanza, Corrispondenza fra il commissario

civile di Cortina e il commissario Ciccolini, febbraio-marzo 1916.

64 Ibidem.

65 ACC, Anni 1897-1918 Pratiche varie, Sottocartella Anno 1916 – Cat.5 Finanza, Comunicazione di Ciccolini al

90 quasi tutti gli abitanti possedevano prati e bestiame; questa era dunque l’unica risorsa su cui fosse possibile imporre una tassa, che avrebbe garantito una certa rendita66.

Anche nell’ambito dell’allevamento la popolazione risentì molto della presenza delle truppe, i collesi furono costretti a chiedere il permesso all’amministrazione militare per poter portare in alpeggio il bestiame a causa delle attività belliche ancora in atto in alcune aree del comune67.

Nel dicembre del 1916 la popolazione fu poi costretta a cambiare la propria moneta, le corone in oro vennero scambiate con le lire con un rapporto 100 K/112,50 L, per le monete d’argento il cambio fu 100 K/60,80 L, infine i biglietti di banca austro-ungarici furono scambiati con un rapporto 100 K/64 L68. Anche il cambio della moneta fu un modo per italianizzare la popolazione, esso non fu però equo e gli abitanti ne risentirono.

Dal punto di vista delle comunicazioni, la possibilità di scrivere ai propri cari al di là del fronte non era preclusa, ma era molto complessa. La posta doveva passare attraverso la Svizzera, ma la censura con il passare del tempo divenne sempre più pesante. Essa colpì anche le comunicazioni ufficiali relative a profughi, morti e dispersi spesso richieste dal Bureau Zuricois pour la Recherche des disparus69. Il commissario civile di Cortina invitò infatti il comune a inviare tali informazioni con risvolto positivo o negativo non direttamente al Bureau, ma al segretariato generale che si sarebbe occupato di trasmetterle al Bureau solo dopo aver deciso che esse non fossero dannose per gli interessi nazionali, si era infatti insinuato il sospetto che tali informazioni potessero nuocere o essere usate contro il Regno d’Italia70.

Oltre ai controlli sulle missive, furono posti anche nuovi e sempre più rigidi controlli sui versamenti eseguiti dai militari. All’impiegata postale fu chiesto di contattare il commissario ogni qual volta che un versamento superasse le 50 L, poiché era da ritenere sospetto che un soldato avesse con sé una tale somma71.