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L’ANNO DELL’OCCUPAZIONE AUSTRO-UNGARICA 1 La ritirata italiana dopo Caporetto

3. Profughi in Italia

Passando ora a parlare di coloro che fuggirono con le truppe italiane oltre il Piave, non furono in molti a partire dai quattro comuni presi in esame. La maggior parte della popolazione, non capendo quello che stava accadendo o non volendo lasciare le proprie case, decise di restare. Fra quelli che partirono vi erano vari impiegati delle amministrazioni comunali, i sindaci, ma anche maestri e medici.

Fra chi fuggì da Selva vi fu la famiglia di Osvaldo Torre, esattore comunale. Il signor Torre, quando seppe che l’arrivo delle truppe austriache era prossimo, decise di cercare di salvare il denaro e i titoli dei comuni di Selva, Rocca e Alleghe (era esattore di tutti e tre), consegnandoli alla moglie e al nipote e facendoli partire con le truppe in ritirata. Nessuno avrebbe sospettato che una donna e un bambino trasportassero più di mezzo milione di lire, ma fu così che molti valori dei tre comuni furono salvati130. Il viaggio non fu comunque facile e Osvaldo Torre lo raccontò in una lettera scritta al comune per ottenere un rimborso delle spese sostenute per il viaggio.

Onr.le Giunta Municipale Selva di Cadore

Cotesta Onr.e Amministrazione sa che il 4 Novembre 1917, prevedendo il pericolo dell’invasione Austriaca, il sottoscritto telefonava all’Ill.mo Sig.a Prefetto di provvedere al sollecito trasporto dei valori e carte contabili dei Comuni, il Prefetto rispose essergli impossibile di farlo e che provvedesse con mezzi propri. Sa ancora che l’Esattore, visto il precipitar degli eventi che non vi era tempo da far considerazioni, impressionato dal danno gravissimo che ne sarebbe derivato ai Comuni se un così grosso capitale (oltre mezzo milione) fosse cadduto in mano agli Austriaci; affidava alla propria Moglie ed al Nipote Egidio il denaro ed i titoli di Rendita con la speranza che arrivassero in tempo a depositarli a Belluno. Quello che cotesta Onr.le Giunta non può sapere è la dolorosa odissea che passarono la Moglie ed il Nipote durante il viaggio e nei 17 mesi di loro permanenza a Nocera: di ciò è bene venga informata. Partiti da casa, dovettero attraversar la Staulanza all’oscuro ed in mezzo ai soldati fuggiaschi pernottando con questi alla casera omonima; essi non potevano certo sospettare che una donna ed un ragazzo portassero un così grosso capitale, diversamente chi sa se i valori avrebbero più fatto ritorno. Lasciati i bagagli a Zoldo, proseguirono a piedi fino a Longarone ed il giorno dopo, sempre a piedi, giunsero a Belluno ove trovarono che tutte le Autorità erano fuggite. La situazione si presentava abbastanza difficile, fortunatamente col mezzo di un amico poterono trovar posto in un treno che li trascinò fin a Salerno e quivi, con la cooperazione del Sig.r Monico

129 ACSC, Anno 1921. Dalla Cat.1 alla Cat.8, Richiesta di risarcimento di Giuseppe Toffoli per le spese sostenute per

il sostentamento di Bruno Pecorini, 26 luglio 1920.

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Antonio, poterono finalmente liberarsi dal fastidio dei valori depositandoli a quella Reg.ia Prefettura. Tranquillati su questo punto, incominciò per essi, come per tutti gli altri, la misera vita dei profughi e se i mezzi privati non avessero supplito alla deficienza, dovevano certo abbassarsi a chiedere l’elemosina. Infatti, quale persona può campare in una città nei tempi attuali con L 1,25 di sussidio Governativo? La conclusione dell’aver messo in salvo i valori dei tre Comuni fu per lo scrivente di aver incontrato una spesa di L 4000,00 circa; ammette che L 500 saranno state consumate senza necessità, ma le altre 3500 furono spese per l’esclusivo mantenimento della Moglie e del Nipote nonché la Nuora, trovato un posto di serva, suppliva col suo guadagno al mantenimento della figlia. Siccome anche le Amministrazioni Comunali di Alleghe e Rocca si espressero favorevolmente al riguardo, così spera che anche questa locale vorrà prendere in considerazione la presente domanda ed accettare la quota proporzionale sul capitale di L 353 mila che sarebbe di lire 2 mila: tanto più si lusinga di essere esaudito inquantoche, rimasto solo, venne trattato nelle requisizioni come se la sua famiglia fosse fuggita volontariamente e non partita per eseguire gli ordini dei Municipi e nell’interesse dei Comuni. In attesa di una risposta soddisfacente con distinta stima si professa Devot.mo ed Obbl.mo

Selva 11 Novembre 1919 Torre Osvaldo131

Il signor Torre non seppe nulla della propria famiglia fino al 5 novembre 1918, quando venne a conoscenza del fatto che avevano trascorso l’intero anno dell’occupazione a Nocera, ma non vi erano ancora notizie dei valori che aveva consegnato loro132. L’11 novembre si recò a Nocera per riabbracciare i suoi cari e capire dove fossero andati a finire i titoli e il denaro fatti partire nel 1917. Al suo arrivo, scoprì che erano stati presi in consegna dal commissario prefettizio Gerardo Dal Mas, previa autorizzazione del Prefetto di Salerno133, erano dunque stati salvati grazie al suo intervento, per questo il comune di Selva gli riconobbe un rimborso spese di 2.000 L.

Per il comune di Rocca, è stata invece trovata la testimonianza del sindaco Lazzaro Dell’Antone. Quando partì, riuscì a portare con sé solo pochi documenti, fra questi vi erano alcuni titoli di rendita, mentre restarono in mano alle truppe austriache la maggior parte degli incartamenti, l’archivio e la cassa comunale134. Per i primi tre mesi di profugato fu nominato vice commissario

prefettizio e collaborò con il commissario prefettizio Gerardo Dal Mas a Milano alla gestione extraterritoriale dei comuni di Rocca Pietore, Alleghe, Zoppè di Cadore, Zoldo Alto, Forno di

131 Ibidem.

132 ACSC, Fabbisogni 1919-1926, Lettera di Osvaldo Torre alla Prefettura di Belluno, 11 novembre 1919. 133 Ibidem.

134 ACR, Cat.8 – Carteggio extraterritoriale durante l’anno d’invasione. Novembre 1917 – novembre 1918, Bilancio

164 Zoldo e Selva di Cadore, ma presto fu esonerato e si trasferì a Torino da suo fratello135. Il sindaco Dell’Antone continuò comunque a mantenere rapporti con i soldati al fronte, ora sulla linea del Piave136. Lo scambio di missive è in effetti molto fitto, per la maggior parte sono cartoline in cui i soldati rocchesani ringraziavano il sindaco per i sussidi inviati loro al posto della licenza estiva. Scrivevano da ogni parte d’Italia (alcuni erano ricoverati in ospedali da campo) e oltre a ringraziare il commissario prefettizio e il sindaco, chiudevano le loro cartoline augurandosi che la guerra sarebbe finita presto e che loro avrebbero potuto riabbracciare altrettanto presto le loro famiglie e vedere nuovamente le loro montagne137.

Oltre ad occuparsi di mantenere i rapporti con i soldati, il sindaco Dell’Antone cercò anche di avviare le richieste di rimborso per i danni subiti dai boschi comunali. Gli fu però consigliato di attendere la fine della guerra, poiché al momento sarebbe stato difficile ottenere un pagamento. Lo stesso valeva per il legname consegnato alle truppe e non ancora pagato138. In una lettera esprimeva però all’amico Manacrolla anche la preoccupazione per non aver ancora ricevuto notizie dal suo comune, benché avesse scritto direttamente ad alcune persone di Colle, inviando la lettera tramite la Croce Rossa attraverso la Svizzera139.