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Daremo ora un esempio di problema S-funzionale che può essere solo analizzato utilizzando anche il sistema dei valori. È un problema

parti-colarmente rilevante e che sta partiparti-colarmente a cuore a Marx: come si

redistribuisce il potere di disposizione sulle oggettivazioni del lavoro fra

i produttori? Corrisponde alla struttura dei contributi di lavoro?

Condizione principale perché esista questa corrispondenza a livello

complessivo, è l'assenza di plusvalore. Se il plusvalore è positivo, il

la-voro nel suo complesso non ha potere di disposizione sulla totalità delle

proprie oggettivazioni (per cui esiste sfruttamento: vedi par. successivo).

27. Tale dimostrazione è già contenuta « in nuce » nei due saggi di L. VON BORTKIEWICZ, Calcolo del valore e calcolo del prezzo nel sistema marxiano e Per una rettifica dei fondamenti della costruzione teorica di Marx nel terzo volume del « Capitale », ora tradotti in italiano nella raccolta di saggi di L. VON BORTKIEWICZ, La teoria economica di Marx, a cura di L. MELDOLESI, Torino, Einaudi, 1971. La prima dimostrazione rigorosa e sufficientemente generale è contenuta in F. SETON, Il problema della trasformazione (1957), trad. it., in: AA. VV., La teoria dello svi-luppo capitalistico, a cura di C. NAPOLEONI, Torino, 1970, pp. 477-496.

28. Marx sopravvaluta indubbiamente il ruolo che il sistema dei valori può giocare per la stessa determinazione S-funzionale del sistema dei prezzi, come di-mostrano passi come questi: « poiché dunque il valore complessivo delle merci re-gola il plusvalore complessivo e questo a sua volta la grandezza del profitto medio e, per conseguenza, del saggio generale di profitto — come legge generale e come legge che domina le oscillazioni — è la legge del valore che determina i prezzi di produzione ». (K. 3. 223).

Tale condizione è necessaria ma non sufficiente a livello disaggregato. In-fatti se anche non esistesse plusvalore ma le ragioni di scambio non cor-rispondessero ai valori, il potere di disposizione sulle oggettivazioni del lavoro verrebbe redistribuito dallo scambio in forma non corrispondente alla struttura dei contributi di lavoro. Viceversa, se anche esistesse plus-valore ma le ragioni di scambio corrispondessero ai valori, esisterebbe non coincidenza ma proporzionalità tra contributi di lavoro e potere di dispo-sizione su di essi anche dopo lo scambio 29 (sarebbe come se ogni con-tributo di lavoro fosse tassato secondo una identica aliquota). Dunque condizione aggiuntiva perché esista tale corrispondenza a livello disag-gregato è l'identità tra prezzi e valori. In questo senso, la trasformazione dei valori nei prezzi di produzione si presenta come manifestazione ed occultamento del rovesciamento della legge di appropriazione originaria delle società mercantili: l'appropriazione secondo il proprio contributo di lavoro. Tale legge vige ancora nel capitalismo nella misura in cui ci si limita ad analizzare il processo di circolazione immediato. Ma non vale più qualora si analizzi la rotazione complessiva del capitale e quindi an-che il fenomeno dello sfruttamento capitalistico e la trasformazione dei valori in prezzi, fenomeni questi ultimi che si colgono a livello del pro-cesso di produzione immediato. Uno dei problemi teorici principali che Marx intende risolvere nel Capitale è proprio come ed in che senso la legge di appropriazione originaria in base ai contributi di lavoro vige e insieme non vige nel capitalismo. La trasformazione dei valori in prezzi di produzione gioca un ruolo fondamentale nella spiegazione di questo apparente paradosso. La trasformazione e lo sfruttamento spiegano in-fatti congiuntamente perché e come le oggettivazioni del lavoro non ven-gono redistribuite in proporzione ai contributi di lavoro ma secondo le leggi estraniate del capitale.

Lo sfruttamento crea una prima macroscopica contraddizione reale tra struttura dei contributi e struttura delle appropriazioni delle oggetti-vazioni di lavoro. Tale contraddizione — esaminata nel I libro del

Capi-tale — articola i produttori in due classi contrapposte: i capitalisti ed i lavoratori (vedi retro par. 4.6.), mentre prescinde completamente dalle articolazioni sociali, ed eventualmente contraddizioni, esistenti all'interno

29. Presupponiamo qui, come nel corso di tutto il capitolo, che non esista op-pure sia già stata risolta la difficoltà della riduzione del lavoro qualificato a lavoro « semplice ». Questa in realtà è forse la difficoltà principale della teoria del valore-lavoro marxiana. Anch'essa però non è tale da rendere insignificante la problema-tica marxiana ma si limita piuttosto ad aprire un vasto, difficile, ma estremamente stimolante campo d'analisi: come pondera il capitalismo i diversi tipi di ore lavoro, nel corso del suo funzionamento? Qual è la genesi di questi criteri di ponderazione?

delle due classi. La trasformazione dei valori in prezzi interviene nel III libro del Capitale per sviluppare ulteriormente ed insieme spiegare l'oc-cultamento feticistico di tale contraddizione reale. Essa sviluppa tale con-traddizione rendendola operante anche all'interno delle due classi, redi-stribuendo il surplus tra i capitalisti ma anche il lavoro necessario tra i lavoratori30. La contraddizione viene però anche occultata perché i pa-rametri fenomenici che esprimono le ragioni di scambio nonché il plus-valore sembrano, a prima vista, aver perso qualsiasi connessione con la struttura dei contributi di lavoro. In particolare lo stesso rapporto quan-titativo tra pluslavoro e lavoro necessario che esprime lo sfruttamento può essere modificato 31. Soltanto con l'analisi si può dimostrare che tale modificazione ne può modificare la grandezza ma non può annullarne l'esistenza (vedi par. 6.7.).

Sulla base dell'analisi che abbiamo appena compiuto nel nostro esem-pio, può essere accettabile l'affermazione di alcuni autori secondo cui la contraddizione tra il I ed il III libro del Capitale sarebbe una « contrad-dizione reale », a patto però che si intenda tale contradcontrad-dizione reale come mero sviluppo di quella già analizzata nel I libro con l'analisi dello sfrut-tamento capitalistico. Sia ben chiaro che parliamo di contraddizione reale non per salvare Marx con un ennesimo sofisma. Parliamo di contraddi-zione reale in senso proprio. Tra struttura dei contributi di lavoro e strut-tura della loro appropriazione esiste infatti, nel III libro, coessenzialità ed esclusione 32.

Coessenzialità per il semplice motivo che le oggettivazioni di lavoro non possono essere appropriate prima di essere prodotte, mentre sono prodotte soltanto perché qualcuno se ne appropri.

Esclusione, nel sistema capitalistico concorrenziale, perché la strut-tura dei contributi non corrisponde né è proporzionale alla strutstrut-tura del-l'appropriazione che si manifesta nello scambio.

Cioè, in termini più banali, gli scambi avvengono ai prezzi di pro-duzione, mentre il processo di oggettivazione del lavoro non può che es-sere rappresentato, per definizione, dal sistema dei valori. I due sistemi sono incompatibili rispetto alla stessa funzione, ma hanno due diverse funzioni necessariamente coesistenti.

30. Marx sembre essere convinto che la trasformazione si limiti a redistribuire il surplus tra i capitalisti mentre non vede la redistribuzione che avviene tra i la-voratori. Ciò deriva dal difettoso procedimento di trasformazione marxiano (che non trasforma gli inputs). Anche autori contemporanei ripetono questo errore.

31. Su questo punto vedi J. EATWELL (1972). 32. Vedi ante par. 4.2.

Come dovrebbe ormai apparire chiaro dal nostro esempio, anche dal punto di vista sincronico il sistema dei valori risulta significativo.

In definitiva, a nostro parere, il problema della trasformazione dei valori in prezzi si presenta come problema molto più complesso di quanto sia per lo più stato inteso finora. Di conseguenza, l'atteggiamento da as-sumere deve differenziarsi a seconda dell'aspetto del problema che si con-sidera. Se ciò che ci interessa è puramente il problema del funzionamento sincronico della struttura economica, allora il ricorso al sistema dei va-lori e l'analisi delle deviazioni dei prezzi effettivi dai vava-lori, anche se pos-sibile, appare come un'inutile pleonasmo. Se invece ci interessano le im-plicazioni che la struttura funzionale ha per il lavoro, oppure ci interessa l'analisi della sua genesi, la derivazione dei prezzi e del profitto rispetti-vamente dai valori e dal plusvalore diventa necessaria. Altrimenti prezzi e profitto diventano grandezze mute, inconsistenti, prive cioè di signifi-cato in relazione al lavoro ed alla sua emancipazione 33.

Se infine ci poniamo dal punto di vista del funzionamento diacronico della struttura, il problema resta assolutamente aperto. Dal primo punto di vista la teoria economica contemporanea ci soccorre più di quanto ci soccorra Marx. Dal secondo punto di vista, è invece Marx che ci viene in aiuto. Ma da questo terzo punto di vista né Marx né la teoria economica contemporanea ci portano molto lontano. Marx ci può infatti servire per elaborare un quadro metodologico entro il quale tale teoria andrebbe sviluppata. Ma tale sviluppo dovrebbe presentarsi come ricupero ed esten-sione, entro tale quadro metodologico, dei contributi fondamentali che la teoria economica contemporanea ha fornito del funzionamento sincronico della struttura economica capitalistica.

6.6. Il concetto marxiano di sfruttamento come sintesi di determinazioni

generiche e storiche.

Al dibattito sulla « trasformazione » si è spesso ricollegato il dibattito sull'esistenza e sui fondamenti dello sfruttamento capitalistico.

Il problema viene posto in questi termini: Marx ha fondato la sua analisi dello sfruttamento capitalista sulla base della teoria del valore. Se si dimostra che le basi di questa analisi sono vacillanti viene messa in

33. In questa ottica, infatti, il lavoro non appare più soltanto passivo ma anzi costituisce l'elemento in ultima analisi attivo. Nella misura in cui prende coscienza delle conseguenze negative che il capitalismo comporta nel corso del suo funzio-namento, reagisce ad esse per eliminarlo. Il capitale, a sua volta, reagisce al lavoro con opportune strategie per conservarsi. Dallo scontro tra la strategia del lavoro e quella contrapposta del capitale, nasce quella dialettica che fonda — in ultima istanza — le trasformazioni strutturali del modo di produzione capitalistico.

forse anche l'esistenza dello sfruttamento nella società capitalista?

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