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in cui la funzione a ha le seguenti caratteristiche qualitative:

a. PLu — PLt = O —> V2u = Vlu h. PLu—PLt > O —> V2u > V\t

c. PLu — PLt < O^ V2u < V\t

losophy, a cura di R. G. COLODNY, Pittsburg, 1962, pp. 7-33 (una traduzione ita-liana esiste in appendice all'opuscolo Problemi di metodo e di logica nelle scienze sociali, a cura di F. BERCELLI, Trento, 1969. Ottima anche, nonché inserita in un contesto più ampio, l'esposizione di A. PASQUINELLI, Nuovi princìpi di epistemo-logia, Milano, Feltrinelli, 1964, pp. 85-117.

20. Tale schema non vuol essere una ricostruzione della teoria del valore mar-xiana. Altrimenti bisognerebbe prolungare la catena degli explanans di molti altri

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in cui PLu sta per la « produttività del lavoro » che sarebbe necessario nel tempo t per riprodurre la merce singola i, tenendo conto delle sue specifiche condizioni di produzione, mentre PLt sta per la produttività media del lavoro che produce le merci aventi le stesse caratteristiche merceologiche della merce t. In altre parole, per determinare il « valore di mercato » della merce i bisogna modificare il suo valore V1 secondo un coefficente di deviazione a che dipende dalla maggiore o minore pro-duttività del lavoro che produce la merce i rispetto alla propro-duttività me-dia del settore. Se la produttività meme-dia è maggiore, il suo valore di mer-cato Vi2 è inferiore al suo valore individuale V;1 (caso e). Se la produtti-vità è maggiore di quella media, il suo valore di mercato è superiore al suo valore individuale (caso b). Infine, se tale produttività è uguale a quella media, il suo valore di mercato corrisponde, ovviamente, al suo valore individuale (caso a).

La legge L3 che caratterizza il terzo explanans (PLt = V3u) si può ottenere da L2 tramite il seguente teorema di trasformazione T2-3:

[T23] Vht = V2u + [3 (Du — S,t)

in cui la funzione 3 ha le seguenti caratteristiche qualitative:

a. Du — Su = O - > V3u = V2u b. Du — Su> O V3u > V2u c. Du — Su < O - > V\t < V2u

in cui Du sta per la domanda effettiva sul mercato della merce i al tempo

t, mentre Su indica l'offerta, per cui (Du — Su) sta ad indicare l'eccesso di domanda della merce ì al tempo t. In altre parole, per ottenere il « prezzo di mercato » della merce i, bisogna modificare il suo « valore di mercato » (V'u) secondo un coefficiente di deviazione 3 che dipende dalla entità dell'eccesso di domanda sul mercato. Se l'eccesso di domanda è positivo, il suo prezzo di mercato V3u è superiore al valore di mercato

V'u (caso b). Se l'eccesso di domanda è negativo, il suo prezzo di mer-cato è inferiore al valore di mermer-cato. Infine, ovviamente, se domanda ed offerta coincidono, il prezzo di mercato corrisponde esattamente al va-lore di mercato (caso c).

passaggi per tenere conto delle modificazioni che la legge del valore subisce a causa della rendita, del profitto commerciale, del saggio di interesse, del tempo di circo-lazione del capitale, delle situazioni di monopolio ecc. Ci limitiamo dunque ad effettuare una ricostruzione semplificata e « stilizzata » al solo fine di cogliere la struttura logica della spiegazione scientifica marxiana. Avvertiamo inoltre che non tentiamo, in questa sede, di eliminare gli eventuali errori dell'analisi marxiana (come, ad es., l'erroneo metodo di trasformazione) dato che il nostro interesse si limita qui alla ricostruzione del suo procedimento generale di spiegazione.

Infine la legge L4 che caratterizza il quarto explanans può essere ri-cavata da L3 tramite il seguente teorema di trasformazione T3>4:

[F3,4] V*« = VU + Y (ORGu — ORGt)

in cui la funzione y ha le seguenti caratteristiche qualitative:

a. ORGu — ORGt = O V\t = V3u b. ORGu — ORGt > O - > V\t > V3,, c. ORGu — ORGt <0-+ V\t < V\t

in cui ORGu sta per composizione organica del capitale nel processo pro-duttivo specifico della merce i, mentre ORGt sta per la composizione or-ganica media. In altre parole, per ottenere il prezzo di produzione V4/, della merce i al tempo t, bisogna modificare il « prezzo di mercato »

V3 secondo un coefficiente di deviazione y che dipende dalla divergenza della composizione organica settoriale rispetto a quella media. Se la com-posizione organica del settore che produce la merce i è superiore alla me-dia (caso b) il prezzo di produzione V4u è superiore al prezzo di mercato

V3it (altrimenti il profitto settoriale non potrebbe essere uniforme). Se la composizione organica settoriale è inferiore a quella media il prezzo di produzione è inferiore al prezzo di mercato (caso c). Infine se la com-posizione organica è uguale alla media, « prezzo di produzione » e « prez-zo di mercato » coincidono (caso a).

Come si può verificare agevolmente con opportune sostituzioni alge-briche, ognuna delle quattro versioni della « legge del valore » che ab-biamo appena considerato appare come sviluppo delle forme precedenti che vengono « conservate » da ogni trasformazione. C'è però una diffe-renza fondamentale che distingue i primi tre teoremi di trasformazione dal quarto. Infatti le prime tre leggi si distinguono tra di loro soltanto per il progressivo allentamento della clausola coeteris paribus, cioè per la progressiva concretizzazione del fenomeno da spiegare che però è as-sunto in sé invariato; oppure — se si vuole — per il progressivo innal-zamento del livello d'astrazione degli explanans. Man mano che si pro-cede da E1 a E3 l'explanandum s'arricchisce di determinazioni fattuali per cui anche il rispettivo explanans diminuisce il suo grado di astrazione e si avvicina progressivamente al concreto.

Per avere una spiegazione S-funzionale soddisfacente di ognuno di questi explanandum è sufficiente ricondurlo alla rispettiva legge che ne caratterizza Vexplanans. D'altro canto è anche possibile risalire alle leggi degli explanans precedenti tramite i relativi teoremi di trasformazione. Così, per esempio, è possibile ricondurre E2 ad L1 tramite il teorema di

trasformazione T

1

-

2

. Tale riconduzione è non solo possibile ma

oppor-tuna perché mi permette di fornire una spiegazione insieme più astratta

e più analitica. Che la mia conoscenza effettiva del fenomeno sia

aumen-tata dipende dal teorema T

1,2

che mi spiega perché E

2

non si comporta

come E

1

tranne che in particolari circostanze individuate con precisione

(il caso a del teorema). Analogamente posso ricondurre E

3

a L

1

passan-do da L

3

e L

2

tramite i teoremi di trasformazione T

2

'

3

e T

1

-

2

.

Questo è un procedimento tipico delle scienze empiriche. Lo si

ri-trova nella legge di Gay-Lussac come nella spiegazione delle ragioni di

scambio data da Ricardo

21

. Anzi possiamo dire che Ricardo è stato il

primo autore ad usare con rigore questo procedimento scientifico nel

campo dell'economia.

21. Non è dunque accettabile l'opinione di molti autori che individuano in que-sto procedimento di concretizzazione progressiva a stadi delle leggi di spiegazione, l'elemento specifico che rende peculiare il metodo di spiegazione marxiano. Ad esempio L. NOWAK nel suo saggio, per altro stimolante, The problem of explana-tion in Karl Marx's « Capital », « Quality and quantity », voi. V, n. 2, 1971, pp. 311-337, individua in questo procedimento di progressiva idealizzazione delle uni-formità empiriche l'elemento di divergenza dallo schema di spiegazione nomologico-deduttiva di C. G. Hempel. Ma ciò è falso come si può verificare immediatamente dal seguente passo di Hempel: « ... la scienza solleva i suoi " perché " anche nei ri-guardi delle uniformità espresse dalle leggi stesse, e spesso risponde sostanzial-mente nel medesimo modo, cioè mediante la sussunzione delle uniformità sotto leggi, ed eventualmente sotto teorie, più ampie e comprensive. Ad esempio alla do-manda " perché valgono le leggi di Galileo e di Keplero? ", si risponde col mo-strare che queste leggi non sono altro che conseguenze particolari delle leggi newto-niane del moto e della gravitazione; le quali a loro volta, possono essere spiegate sussumendole sotto una teoria più comprensiva, la teoria generale della relatività. Simili sussunzioni sotto leggi o teorie più ampie aumentano, in genere, l'ampiezza e la profondità della comprensione scientifica ». (C. G. HEMPEL, Explanation in science and history, trad. cit., p. 73). Altrettanto ingiustificata è la distinzione che Nowak compie, su questa base, tra metodo di spiegazione marxiano e ricardiano perché, al contrario, quella che Nowak presenta come ricostruzione della struttura logica della spiegazione marxiana, se non si adatta a Marx, si attaglia invece alla perfezione a Ricardo, oltre che alle scienze naturali (vedi oltre par. 7.5.). Analoga-mente F. BERCELLI (op. cit., p. 67) sostiene che, a differenza che nella teoria mar-xiana, « nella scienza della natura l'apparato teorico coincide con i princìpi nomo-logia utilizzabili nelle spiegazioni ». Questa volta è L. Nowak stesso a fornire una brillante confutazione dimostrando l'identità logica tra la spiegazione della resi-stenza elettrica in base alla legge di Ohm ed il metodo di concretizzazione pro-gressiva della legge scientifica a partire da una legge idealizzata. Egli conclude la sua dimostrazione {op. cit., pp. 336-337) con le seguenti parole: « l'esempio pre-cedente dimostra che i fisici spiegano i loro fenomeni in un modo che rientra nel modello usato nel Capitale: formulano un'ipotesi idealizzata e la concretizzano deducendo da essa una legge fattuale che serve a spiegare ciò che succede in realtà ». Solo che, se Nowak ha pieno successo nel dimostrare la non peculiarità del metodo marxiano delle « astrazioni successive », si lascia però sfuggire completamente gli elementi peculiari che si fondano su altre circostanze e che tenteremo di individuare nel testo.

Anche Marx se ne serve, sebbene critichi violentemente l'uso che ne fa Ricardo. In realtà, come ora vedremo, la critica di Marx è pienamente giustificata poiché sottolinea la differenza specifica, di grande portata, del suo procedimento esplicativo. La differenza specifica emerge pas-sando dai primi tre explanandum con relativi explanans, all'explanandum

4 con relativo explanans. Qui non si tratta solo più di una modificazione logica, di un grado di astrazione formale, si tratta di una modificazione

reale della struttura dell'explanandum. In quest'ultimo caso, si vuole trovare la ragione di scambio della merce come prodotto del capitale e non più della merce singola prodotto diretto del lavoro che caratterizza la società mercantile semplice. Bisogna tener conto quindi non solo delle modificazioni che subisce la legge del valore originaria per l'esistenza del mercato (considerato nelle sue determinazioni semplici già presenti nella società mercantile semplice) ma delle modificazioni che derivano dall'esi-stenza del mercato capitalistico concorrenziale (che implica l'eguaglianza dei saggi di profitto)23.

Infatti — come abbiamo visto nel paragrafo precedente — la merce come prodotto del capitale conta soltanto più in quanto parte aliquota del capitale e non per le proprie caratteristiche individuali. Una delle conseguenze è che ogni merce rappresenta una quota del sovrappiù pro-porzionalmente alla spesa di capitale che ha comportato, senza alcuna distinzione tra capitale costante e capitale variabile. Il teorema T3-4 rap-presenta dunque una trasformazione non solo logica ma anche storica. A differenza delle mediazioni teoriche precedenti che erano soltanto me-diazioni formali, si tratta qui di una mediazione reale: cioè una trasfor-mazione costitutiva senza la quale il risultato (capitalismo concorrenzia-le) 23 non potrebbe esistere.

22. Non vogliamo qui entrare nel merito della legittimità storica di questa af-fermazione marxiana. In realtà essa è stata sempre oggetto di discussioni fino dal primo apparire del III libro del Capitale. Si veda per es. la polemica tra Sombart e Hilferding di cui si trova traccia in HILFERDING (1904), pp. 152-155.

23. Marx mutua questo significato «forte» di mediazione da Hegel: « ... me-diazione è principio e passaggio a un secondo termine, in modo che questo secondo solo in tanto è in quanto vi si è giunti da un qualcosa che è altro rispetto ad esso ». (G. W. F. HEGEL, Enciclopedia delle scienze filosofiche, trad. it., Bari, 1971, voi. I, p. 16). Marx indica la mediazione intesa in questo senso « costitutivo », « geneti-co », geneti-con il termine di « mediazione reale » che va distinto da quello di mediazione formale che indica una semplice « relazione reciproca ». È in riferimento al signi-ficato forte del termine « mediazione » che Marx accusa Ricardo di non aver com-preso la forma della mediazione. Proprio qui sta effettivamente, come vedremo, la differenza specifica tra il metodo di spiegazione di Ricardo e quello di Marx (vedi oltre par. 7.5.).

Non si può dunque fare astrazione da quest'ultima metamorfosi