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È necessario ora chiarire il nesso esistente fra i tre tipi di struttura che abbiamo appena esaminato (e quindi anche fra i due tipi di ordine di successione che stanno alla base: quello genetico — che fonda il primo tipo di struttura — e quello funzionale, che fonda il secondo ed il terzo tipo di struttura).

Ognuno dei tre tipi di struttura è sviluppato in modo da cogliere adeguatamente una peculiare dimensione della struttura reale del M. di P. capitalista, e — per la precisione — limitandoci all'essenziale:

a) la struttura genetica considera la struttura reale dal punto di vista delle sue trasformazioni qualitative generate dalle sue specifiche e deter-minate contraddizioni interne;

b) la struttura funzionale considera la struttura reale nelle forme di funzionamento che essa assume, riproducendosi identica a se stessa, a prescindere cioè dagli effetti delle contraddizioni interne;

c) gli schemi di riproduzione considerano la struttura reale dal punto di vista delle condizioni quantitative di equilibrio che discendono dal-l'interazione simultanea tra i diversi capitali individuali nella loro speci-fica distribuzione tra diverse forme di funzione.

Queste tre dimensioni non sono le uniche che possiede la struttura reale e non sono neanche le uniche che Marx analizza, ma sono le uniche che riesce a sviluppare in riferimento all'intera struttura.

Le ulteriori dimensioni possono comunque essere viste come un in-treccio ed ulteriore sviluppo di queste tre di base. Anzi ognuna delle tre dimensioni e quindi delle tre strutture è concepita in modo tale che un suo adeguato sviluppo richiederebbe la contemporanea considerazione anche delle altre due dimensioni.

Infatti il passaggio dialettico da una forma strutturale meno svilup-pata ad una più svilupsvilup-pata, dipende dalle contraddizioni interne che si manifestano concretamente soltanto nel funzionamento effettivo della pri-ma forpri-ma e producono contraddizioni più sviluppate che si pri-manifestano concretamente soltanto nel funzionamento effettivo della seconda forma. Questo, per il semplice motivo che le contraddizioni considerate da Marx sono concepite come impossibilità concreta da parte di una certa strut-tura di espletare soddisfacentemente una sua funzione necessaria.

Dunque un'analisi soddisfacente della genesi di una struttura da parte di un'altra, che la precede, richiede necessariamente che si prenda in con-siderazione lo specifico modo di funzionamento delle due strutture. Ma per fare ciò, non ci si può accontentare di analizzare le metamorfosi for-mali del capitale, bisogna anche analizzare le specifiche leggi di trasfor-mazione che caratterizzano le diverse forme di funzione, il che può es-sere fatto soltanto considerandole anche dal punto di vista della loro determinatezza quantitativa. Queste caratteristiche quantitative dipen-dono poi anch'esse dalle contraddizioni interne contenute in queste for-me. Per analizzare queste contraddizioni in modo adeguato, è necessa-rio infine determinare le condizioni quantitative di equilibnecessa-rio, il che è possibile sviluppando adeguatamente la terza dimensione (schemi di ri-produzione). Per cui le tre dimensioni della struttura si richiamano ed integrano a vicenda.

Una teoria che fosse in grado di integrare simultaneamente queste tre dimensioni, potrebbe essere battezzata come teoria del funzionamento

diacronico della struttura. Essa sarebbe infatti in grado di spiegare l'evo-luzione della struttura economica nei suoi mutamenti quantitativi e qua-litativi. Inutile ricordare che una teoria di questo tipo — a tutt'oggi — non esiste. Anche Marx non è riuscito ad elaborarne una. Però lo ha ten-tato nel terzo libro del Capitale per affrontare opportunamente certi pro-blemi come la « trasformazione dei valori in prezzi » (la e 2a sezione), la « caduta tendenziale del saggio di profitto» (3a sezione), l'« apparen-za della concorrenapparen-za» (7a sezione). L'importanza di questi tentativi con-siste soprattutto nella profondità per molti aspetti ineguagliata della im-postazione metodologica su di cui è utile riflettere ancora oggi. Marx ha cercato infatti, in queste sezioni del III libro, di elaborare una sintesi

organica (non mera « giustapposizione ») fra metodo genetico e metodo funzionale (si veda fig. n. 8). Vedremo nel prossimo capitolo che la spie-gazione si svolge qui secondo uno schema complesso in cui intervengono indissolubilmente sia l'ordine teorico genetico che l'ordine teorico fun-zionale (vedi par. 6.3. e relativa illustrazione grafica: fig. 10). Una volta compreso ciò, anche la tripartizione del Capitale in tre libri acquista nuo-va luce. Non è solo e non tanto una articolazione in base al contenuto (I libro: processo di produzione immediato; II libro: processo di circo-lazione; III libro: sintesi dei due), ma in base al metodo, poiché il primo libro è dominato dal metodo genetico, il secondo dal metodo funzionale ed il terzo (a parte la teoria della rendita) dal tentativo di sintesi dei due metodi allo scopo di ricostruire i fondamenti del funzionamento diacro-nico della struttura economica capitalistica 45. Ovviamente, proprio per questo motivo, il terzo libro é meno astratto dei primi due e mira a ri-produrre direttamente i movimenti fenomenici. Tale movimento dl'astratto al concreto, teorizzato nell'introduzione del '57 e richiamato al-l'inizio del III libro, non va però inteso in termini positivistici di « ap-prossimazioni successive alla realtà » che evoca l'idea « lineare » e « quan-titativa » di decimale in più o di variabile in più. Si tratta invece di una successione dialettica di tipo qualitativo: dimensione genetica-dimensione funzionale-sintesi (funzionamento diacronico). Non è solo la teoria che « si sviluppa » ma anche lo stesso oggetto della spiegazione 46. Per usare 45 A scopo di abbreviazione, d'ora in poi ci riferiremo al metodo funzionale sincronico illustrato nei paragg. 5.4. e 5.5. con il termine di metodo (o dimensione o analisi) S-funzionale, mentre ci riferiremo al metodo funzionale diacronico con li termine di metodo (o dimensione o analisi) D-funzionale

46 Ciò verrà illustrato più analiticamente nel par. 6.3. La teoria delie « ap-prossimazioni successive» ha trovato la sua migliore formulazione in M. DOBB

un'analogia intuitiva, potremmo dire che soltanto con il terzo libro Marx tenta di fornire una visione « stereoscopica » della struttura economica. Soltanto in esso infatti le due dimensioni della struttura si ricompongono in una visione simultanea.

L'esatta comprensione del significato metodologico delle articolazioni del capitale ha una notevole rilevanza sia per la comprensione dei rap-porti tra metodo di Marx e metodo degli « economisti borghesi » sia per impostare in modo corretto gli affascinanti problemi sollevati dal III li-bro del Capitale (trasformazione, caduta tendenziale del saggio di profit-to, apparenza della concorrenza).

Riguardo al primo punto, può essere utile dare subito delle coordi-nate per il confronto tra economia marxiana ed economia contemporanea mettendo in risalto certe corrispondenze metodologiche. Esse possono essere riscontrate soltanto in riferimento alla teoria del funzionamento perché la teoria della genesi è praticamente assente dal corpus consoli-dato della « dottrina ortodossa ». Analogie significative si trovano infatti per la teoria del funzionamento sincronico sia statico (schemi di riprodu-zione semplice da un lato e modelli di equilibrio economico generale sta-tici dall'altro) che dinamico (schemi di riproduzione allargata da un lato e modelli della moderna « growth theory » 47 dall'altra). Per la teoria del funzionamento diacronico le analogie sono invece alquanto più pro-blematiche sia perché nella teoria economica moderna manca una teoria genetica pura sia perché la ricomposizione tra teoria genetica e funzio-nale resta problematica nello stesso Marx. È stato però recentemente di-mostrato che certi modelli cibernetici aventi opportune caratteristiche (come certi modelli di stabilità o di analisi del ciclo o dell'impresa mo-derna) sono in grado di spiegare il proprio mutamento strutturale in ter-mini di contraddizioni interne 48. Si può dunque ritenere con una certa fiducia che tali modelli, opportunamente rielaborati, siano utilizzabili per un'analisi genetica. D'altro canto basta assumere l'ipotesi di equilibrio perché possano essere utilizzati per un'analisi del funzionamento normale dello stesso sistema reale a cui si riferiva la prima analisi. Questo tipo di modelli sembra dunque offrire delle possibilità promettenti per una ri-(1937), cit., nonché le sue Introduzioni alle traduzioni italiane delle opere di Marx (Editori Riuniti).

47. Sottolineiamo il fatto che la « growth theory » è una teoria dinamica perché fa intervenire il tempo come variabile essenziale ma è una teoria sincronica perché non è in grado di spiegare in modo endogeno le modificazioni qualitative della struttura. Su questo punto rimandiamo alla nostra tesi di laurea Struttura e dina-mica nella modellistica econodina-mica (Torino, 1969; non pubblicata).

presa sistematica del tentativo marxiano di elaborare una teoria del fun-zionamento diacronico della struttura economica capitalistica. Va comun-que precisato che finora son stati utilizzati soltanto per scopi molto più limitati. Ciò deriva in parte da difficoltà analitiche o formali che non so-no state ancora risolte ma in parte anche da una mancanza di consapevo-lezza metodologica. Speriamo di essere riusciti a dimostrare che — specie

su questo secondo piano — il contributo di Marx appare ancora oggi estremamente illuminante. Ciò, a nostro parere, non è stato finora ade-guatamente riconosciuto. Infatti, o si sostiene acriticamente che Marx ha spiegato compiutamente le leggi del moto del modo di produzione capi-talistico senza però indicare come ciò sia possibile, fino a che punto sia riuscito e da che punto ciò richieda un'integrazione creativa. Oppure si interpreta la teoria marxiana secondo l'ottica metodologica della teoria « ortodossa » in cui il criterio genetico è assente. Così in particolare il metodo del terzo libro del Capitale viene ricondotto al metodo S-funzio-nale proprio del secondo libro (come avviene per esempio nella maggior parte degli interventi sulla trasformazione dei valori in prezzi sia da parte marxista che « ortodossa »).

Una illustrazione più analitica di queste incomprensioni verrà data nel corso del prossimo capitolo a proposito del dibattito sul problema della « trasformazione dei valori in prezzi » e del concetto marxiano di sfruttamento49.

49. Altre illustrazioni si potrebbero trovare a proposito del dibattito sulla ca-duta tendenziale del saggio di profitto così come nell'analisi marxiana della con-correnza capitalistica.

Altro esempio infine di grande rilevanza si potrebbe trovare a proposito di un'intuizione felicissima di Marx, anche se soltanto implicita. Marx introduce in-dagini causali praticamente soltanto nel III libro. Si potrebbe infatti dimostrare che un'analisi causale soddisfacente è possibile soltanto in riferimento ad un'inda-gine D-funzionale. (Su questo argomento, ci sia lecito rinviare nuovamente alla no-stra tesi di laurea cit., par. 3.7.).

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LE ARTICOLAZIONI DELLA STRUTTURA