CAPITOLO VI LA PERMAPICOLTURA
6.2 Apicoltura moderna e permapicoltura a confronto
6.2.1 Deduzioni teoriche errate secondo Perone
Nel suo manuale Perone parla di deduzioni teoriche errate che hanno portato all’affermarsi di pratiche erronee che nel tempo, affiancate da altri fattori di diversa natura, hanno condotto l’organismo alveare ad indebolirsi e quindi ad avere ancor più necessità dell’intervento umano.
A. Glomere invernale e temperatura. Deduzione sbagliata
Le api formano il glomere per scaldare l’interno dell’intera arnia
Pratica erronea derivante: diminuire lo spazio interno prima dell’invernamento per
facilitare il riscaldamento. O collocare un tetto intermedio tra nido e scorte. O applicare una copertura sul nido.
In inverno le api formano il glomere, un conglomerato di api di forma sferica composto da 2 livelli:
- Interno con api che vibrano le loro ali aumentando la temperatura
- Esterno con api che, strette le una alle altre, formano una sorta di guscio Le api di tutto il glomere si interscambiano di posizione per equiparare il lavoro.
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Il glomere più le scorte di miele consentono alle api di superare l’inverno: esso è un sistema in equilibrio che necessità di tutti gli elementi che lo compongono. Partendo dagli studi ed esperimenti del Dottor Farrar, Perone afferma che il raggruppamento crea il proprio isolamento per evitare di disperdere calore e non ha la pretesa di riscaldare tutto l’interno anche perché prima o poi la sua T coinciderà con quella esterna a causa della porta dell’alveare.
Cosa è bene fare:
➢ assicurarsi che le api abbiano abbondante scorta di miele opercolato sopra perché:
- Il miele è una riserva alimentare
- Il pannello opercolato di miele ha un elevata inerzia termica quindi contribuisce al riscaldamento
➢ Non aprire l’arnia perché:
- le api sono esseri viventi che respirano e traspirano creando umidità che deve uscire dall’arnia. L’evaporazione avviene grazie al calore generato dalle api che uscirà dall’arnia tanto più velocemente quanto più sarà il movimento dell’aria al suo interno.
74 B. Relazione tra provviste e malattie
Deduzione sbagliata
E’innocuo nutrire con lo zucchero
Pratica erronea derivante: raccogliere sistematicamente le scorte degli alveari anno
dopo anno rubando le riserve di quelli ancora non adulti e nutrire con zucchero a reintegrazione di ciò che si è rubato.
Lo zucchero creato dall’industria con utilizzo di acido solforico e alte T distruggono qualsiasi vitamina o enzima presenti nel succo della canna da zucchero. Non si può più considerare un prodotto organico, non è più da considerarsi un alimento ma
qualcosa di commestibile.
Un alimento proviene dalla natura ed è parte della catena trofica, contiene nutrienti (aminoacidi, minerali, enzimi, oligoelementi)
Se le api vengono nutrite artificialmente prima o poi si ammaleranno o si indeboliranno.
Cosa è bene fare:
➢ E’ opportuno lasciare all’alveare ciò che hanno prodotto per il periodo invernale in modo che possa sopravvivere autonomamente.
Tanti studi – che Perone fonda sul libro Lick the sugar habit di N. Appletoton – sono stati fatti riguardo la dannosità dello zucchero sugli esseri umani: come il suo consumo attacchi il nostro sistema immunitario ed impedisca al nostro organismo di raggiungere un equilibrio tra i minerali.
75 Cosa è bene fare:
➢ Osservare la maturità delle famiglie: lasciare loro le scorte necessarie ed aspettare, quando è il caso, l’anno successivo per prelevare il miele.
76 Dal sito si legge:
77 “Il severo declino nella popolazione di api ha reso imperativo il comprendere i fattori chiave impattanti sulla salute delle api. Di grande preoccupazione è la nutrizione, poiché la malnutrizione nelle api è associata a compromissione del sistema immunitario e ad un aumento della suscettibilità ai pesticidi”
C. Cera stampata e pannelli neri
Deduzioni sbagliate
• I fogli cerei devono essere prestampati altrimenti le api costruiscono celle da fuco
• I fogli cerei devono essere sostenuti da fil di ferro per evitare deformazione e rottura delle celle
• Le api per produrre cera consumano tanto miele quindi è conveniente usare fogli cerei
• I fogli cerei, quando scuri vanno cambiati perché ritenuti vecchi e con celle inspessite che causano la nascita di api più piccole
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Pratiche erronee derivanti:
- cera stampata: si raccomanda l’uso di cera stampata in modo da evitare che le api alzino celle da fuco. Le api fanno ciò che vogliono con la cera stampata e vi costruiscono comunque tutte le celle da fuco di cui hanno bisogno. Esse allevano la quantità di fuchi che a loro interessa. Nella pluriennale esperienza di Perone, lasciando alle api lo spazio ed la tranquillità necessaria esse alzano enormi pannelli che non presentano celle da fuco in numero maggiore rispetto ai pannelli di un’arnia convenzionale.
- fil di ferro: esistono molte testimonianze di favi naturali costruiti senza l’ausilio di alcun sostegno. E’ stato osservato che le api tendono a non deporre uova o a rosicchiare il favo lungo la linea in cui passa il fil di ferro. In diversi studi scientifici è stato dimostrato che le api sono in grado di percepire il campo magnetico: il ferro all’interno dell’arnia potrebbe distorcere il campo magnetico anche se attualmente non ci sono evidenze scientifiche che lo dimostrano. - sostituire i pannelli quando diventano scuri: in realtà non è il colore bensi la
leggerezza a stabilirne la durata. Per i sostenitori del cambio dei pannelli ogni due-tre anni la spiegazione risiede nel fatto che nelle celle rimangono residui delle api che vi nascono e che le celle diventano sempre più strette e vi nascano api sempre più piccole.
Tale concezione rispecchia una prospettiva antropocentrica: pensare che l’organismo alveare abbia bisogno di fogli cerei e soprattutto di apicoltori che li sostituiscano, quando è vissuto per milioni di anni senza, significa negare l’innata capacità di autoregolarsi su un fattore fondamentale per la sopravvivenza ovvero la covata. Le api stesse, quando sono in numero sufficiente nella famiglia, puliscono in continuazione i pannelli mantenendoli in perfette condizioni per anni. La Natura non permetterebbe mai un difetto tanto grave in un animale che ha il compito di impollinare una grande quantità di piante del pianeta.
79 Se i pannelli sono pesanti ed ostruiti ed il pavimento dell’arnia risulta sporco probabilmente la famiglia non è sufficientemente numerosa da garantire la pulizia del proprio alveare.
- Sul consumo di miele: Perone sostiene che venga utilizzato nettare e non miele per produrre cera.
Nel modo seguente: le api comunicano col meccanismo della trofallassi che consiste nello scambio di nettare dopo che ha attraversato il tratto digestivo. Il passaggio di queste sostanze zuccherine rappresenta il processo che porta alla creazione di cera. Quando l’ape assume il ruolo di ceraiola (dai 10 ai 16 giorni di vita) questo intensivo transito di sostanze zuccherine stimola l’organismo alla produzione di cera. Quindi le api per produrre cera non usano il miele contenuto nei favi ma sfruttano il nettare che usano nella trofallassi. Se, a detta di Perone, a queste pratiche si aggiunge l’uso dello zucchero e di fogli cerei contaminati che uccidono la microfauna dell’arnia impedendo la buona fermentazione tra polline e miele (il pane delle api) si arriverà a ciò che già sta accadendo ovvero la moria delle api.
D. Cella di covata ideale Deduzioni errate:
• E’ uno spazio sufficiente per la covata lo spessore standard
• L’apicoltore deve gestire lo spazio disponibile e in inverno ridurre lo spazio
Pratiche erronee derivanti: variare le dimensioni del nido durante l’anno, non fornire
né spazio sufficiente, né scorte, né tranquillità necessari perché la colonia possa costruire un immenso nido.
80 Una buona regina tende a creare un nido dalla forma sferica. I quadri di Langstroth, rettangolari, non rappresentano la forma ideale per contenere un cerchio. L’arnia dovrebbe essere un cubo. I quadri aventi le dimensioni Langstroth sono molto stretti per permettere di fare un grande cerchio e raggiungere una popolazione numerosa.
In questa foto si può osservare come questa famiglia stia riempiendo il nido con un’altezza pari a 3 spessori. Langstroth sapeva che la sua arnia aveva dimensioni ristrette ma preferì adattare l’altezza alle dimensioni della tavola più larga che l’industria poteva all’epoca fabbricare cioè 25,4 cm. In questo modo ridusse i costi di produzione e la sua arnia ebbe successo divenendo uno standard mondiale. Per Perone
81 lo spazio minimo da concedere alle api è di 80cm: spazio necessario perché esse possano tirar su un potente nido senza interruzioni che danneggino la regina durante la deposizione. Regina che si sposta verso l’alto deponendo nelle celle che di volta in volta vengono disopercolate per prelevare il miele quindi lasciate pulite e libere. La colonia in questo spazio, al momento dell’invernamento, può riunire le scorte in un solo corpo che risulta loro il più conveniente. In un nido siffatto le scorte sono sopra la covata e saranno sufficienti per passare l’inverno.
Si veda in questo grafico la zona occupata dalla covata il polline e le riserve di miele senza interruzioni. Altro motivo per giustificare un grande spazio sopra il nido: il nettare è composto da saccarosio e acqua in parti del 20% e 80%. Con i loro enzimi le api scindono il saccarosio in fruttosio e glucosio, poi il nettare viene fatto disidratare cospargendolo sui pannelli dell’arnia cosi da ottenere un miele contenente il 18%. Quindi per ogni litro di nettare entrato, le api immagazzinano 250 ml di miele.
Lo spazio quindi è fondamentale per la fase di elaborazione del miele ed inoltre le api spargendo il nettare nella parte alta dei favi rinfrescano l’interno del loro spazio abitato.
82 Altro motivo per concedere spazio: dagli esperimenti condotti da Perone risulta che una famiglia doppia di api produce non il doppio ma 4 volte la quantità di miele.
E. Gli sciami Deduzioni errate:
• I nuclei artificiali sono migliori degli sciami
• Gli sciami portano malattie e producono arnie di sciamatrici
Pratica erronea derivante: ciò porta ad usare nuclei delle proprie arnie o comprati.
Secondo perone il nucleo, frutto di una tecnica apistica che maneggia varianti anche sconosciute, non avrà mai la forza, salute e capacità di adattamento di uno sciame naturale. Lui definisce lo sciame artificiale una sorta di “Mostro di Frankestein”. Uno sciame è un meccanismo perfezionato negli ultimi 35 milioni di anni per il perpetuarsi della specie! Per Perone lo sciame è una forza della natura ed il miglior allevatore di regine! La premessa, dettata dall’esperienza, è che la miglior ape con cui lavorare è quella locale perché già adattata alle condizioni del posto.
83 F. Griglia escludi regina
E’ spacciata come elemento imprescindibile. Secondo Perone è dannosa poiché distorce il naturale campo magnetico della colonia cosí come, per lo stesso motivo, è dannoso il fil di ferro dei telai. Come tutti gli esseri viventi anche le api hanno un campo magnetico che viene distorto se in presenza di fili metallici: secondo la radioestesia un alveare è più produttivo e sano senza elementi metallici al suo interno. Riveste particolare importanza la rete di Hartmann: rete che compone il campo magnetico terrestre e che gli animali hanno la capacità di percepire. La griglia, sostiene Perone riduce la vita delle api del 45%.
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