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Definire l’economia digitale 35

1. B REVE S TORIA D ELLA F ISCALITÀ E UROPEA 1

2.1. Definire l’economia digitale 35

“La tassazione non deve essere un ostacolo alla diffusione dei benefici della rivoluzione digitale. Al tempo stesso dobbiamo assicurarci che il settore digitale operi e paghi in modo equo. Le sfide connesse con la tassazione della digital economy sono enormi e non ci sono risposte pronte: abbiamo bisogno di un’attenta e approfondita riflessione su questo tema all’interno dell’Ue”. Così si è espresso Algrid Semeta, commissario europeo per la Fiscalità e l’unione doganale, al momento dell’annuncio dell’istituzione di un gruppo di esperti di alto livello in materia di tassazione dell’economia digitale. L’obiettivo del gruppo è stato quello di individuare le modalità attraverso le quali migliorare i sistemi attuali di tassazione dell’economia digitale nell’Ue, valutando sia i benefici che i rischi dei diversi approcci e presentando alla commissione un ventaglio di soluzioni percorribili.

Ma la questione centrale che dobbiamo affrontare prima di analizzare la fiscalità collegata all’economia digitale è la seguente: come si definisce l’economia digitale? Ovvero, su quali basi e caratteristiche un’economia può definirsi “digitale” piuttosto che essere relegata – se così si può dire – ad economia classica.

Procedendo a ritroso nel tempo, si trova che il termine “economia digitale” è stato per la prima volta utilizzato da Don Tapscott, autore del libro “The Digital Economy: Promise and Peril of the Age of Networked Intelligence”37 ove, proprio

agli albori dell’era digitale, trattò l’ascesa della generazione di internet che, tramite tale nuova tecnologia, prospettava un cambiamento nelle interazioni tra la Società e gli individui e, di conseguenza, un radicale cambiamento economico.

Per giungere ad una caratterizzazione più significativa di cosa realmente si intenda per economia digitale, si dovrà aspettare l’anno 2001 nel quale Thomas Mesenbourg, quale Assistant Associate Director for Economic Programs presso U.S. Bureau of the Census, definirà i componenti che caratterizzano il concetto di “economia digitale”, così come intesa ratione temporis38. Mesenbourg individuava

37 Don Tapscott, The Digital Economy: Promise and Peril of The Age of Networked Intelligence,

McGraw-Hill, New York, 1996.

tre caratteristiche proprie dell’economia digitale: a) Infrastruttura di supporto (hardware, software, telecoms, networks, etc.); b) E-business (ovvero come si svolge l’attività aziendale, dunque, qualsiasi processo che l’azienda conduce su network retti da un’infrastruttura di computer); c) E-commerce (ovvero con quali modalità viene trasferito il prodotto, ad esempio vendita di libri online). Ovviamente, con il progredire dell’uomo nei vari settori tecnologici, la caratterizzazione di Mesenbourg ha subito diverse modifiche, espandendosi oltre l’originaria tripartizione. Si pensi solo all’ingresso nella società delle cd. Sharing Economies che non prevedono il trasferimento di alcun prodotto ma, più semplicemente, l’utilizzo dello stesso per un determinato periodo di tempo dietro corrispettivo. Allo stesso modo si considerino le innovazioni apportate dai Social Network o dai motori di ricerca, tra cui Google spicca per quote di mercato detenute. Queste poche esemplificazioni di modelli economici aggiungono sicuramente caratteristiche diverse alla definizione “classica” di economia digitale e, stante la crescita esponenziale dei progressi tecnologici, ulteriori tratti caratterizzanti dovranno essere aggiunti in un prossimo futuro. Di sicuro interesse, a conferma di quanto appena riportato, risulta una teoria39 di recente formazione che propone, per

quanto qui ci interessa, di definire l’economia digitale come quella branca dell’economia che studia i beni intangibili, presenti sulla Rete, a costo marginale pari a zero. Come si può vedere nel grafico che segue, il tipo di economia delineata nella teoria di Fournier viene definito dal costo marginale per la produzione dei beni ad essa inerenti. In questo senso, ai fini di massima semplificazione, l’economia viene suddivisa in tre macro-aree, ciascuna corrispondente ad un dato arco temporale, che possono essere rappresentate a) dall’Era pre-industriale ove la

39 Fournier Laurent, Mercant Sharing Towards a Zero Marginal Cost Economy, Cornell University

Library, 2014, https://arxiv.org/abs/1405.2051. Nella sezione dedicata alla costruzione della teoria si legge “Only the Internet is able to save and to publish an ig. Any file can be duplicated on any network node at no cost. End users are investing themselves in terminal computers, phones, storage devices, so the marginal cost for the producer of an ig is null. Any tangible good (tg) may have a very low margin cost with large scale mass production, but this cost is never null. Internet also store data for private communications, without any value in public publishing. This data is not considered as an ig”.

produzione dei beni si poteva definire “prototipale” b) dall’Era industriale ove si implementò una produzione in serie e c) dall’Era post-industriale ove i beni sono dematerializzati in rete potendo essere duplicati infinite volte con costo marginale pari a zero.

Si noti, dunque, come l’evoluzione nella produzione di beni sia caratterizza da uno slittamento dal “mondo fisico” a quello dematerializzato della Rete.

Sempre basandosi sul susseguirsi delle diverse epoche, ma accantonando il concetto di costo marginale, l’evoluzione economica può rappresentarsi come da tabella allegata40.

40 Guelfi Silvano, Elisa Giacosa, Le aziende della net economy, Torino, 2003, p. 3 e ss.

“Nell’economia agraria, la terra e la forza lavoro sono i principali fattori utilizzati nel processo produttivo. Le attività di produzione, di scambio e di consumo di beni sono focalizzate sulla raccolta, trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli provenienti dall’utilizzo della terra. L’innovazione tecnologica è presente con una molteplicità di utensili ed attrezzature (l’aratro, la trebbiatrice, ecc.), ma non è fondamentale: la priorità, rispetto ai contenuti tecnologici, spetta alla quantità di terra e di forza lavoro disponibile ed utilizzabile. Nell’economia industriale, la ricchezza si sposta dalla terra alle fabbriche. La rivoluzione industriale rende disponibili prodotti di massa per un mercato di massa e l’obiettivo prioritario delle aziende è produrre. I fattori produttivi indispensabili sono ancora la forza lavoro, ma soprattutto le macchine, gli impianti, le attrezzature: i telai del settore tessile, le catene di montaggio del settore automobilistico, ecc. Nell’economia finanziaria, la ricchezza si sposta dalle fabbriche ai capitali finanziari che consentono ai fattori produttivi terra, forza lavoro e macchine di combinarsi più velocemente nei processi produttivi, accelerando la loro attitudine a creare ricchezza. Ad esempio, il capitale finanziario può essere impiegato per acquistare l’ultimo modello di un trattore ipertecnologico che, guidato da L’economia digitale 5 un tecnico specializzato, riesce ad ottenere più velocemente e con

Silvano Guelfi fornisce un’ulteriore definizione di economia digitale41 come

““stato” dell’economia che si manifesta attraverso la continua innovazione

minor sforzo dell’operaio la massima produttività da un certo appezzamento di terra. Senza quella disponibilità finanziaria, quel macchinario non sarebbe stato acquisito e la produttività ottenibile da un trattore meno evoluto sarebbe stata inferiore. La nuova frontiera dell’evolversi economico è rappresentata dall’economia digitale. Infatti, l’attuale fase che caratterizza l’economia costituisce una vera e propria rivoluzione 3 tecnologica che “attraversa” l’economia stessa e che risponde al nome di “digitale”. La rivoluzione digitale in atto conferisce una nuova “identità” all’economia che diventa un’economia digitale”.

41 D.Tapscott, Digital Economy. Promise and Peril of the Age of Networked Intelligence, McGraw-

Hill, New York, 1996, definisce la nuova economia con il termine digital economy (economia digitale) identificando nella trasformazione di ogni oggetto e relazione in bit il motore della discontinuità economica in atto; E. Valdani, I quattro fondamenti dell’economia digitale, in Economia & Management, n. 3, maggio 2000: «L’economia digitale costituisce un contesto nel quale le transazioni economiche e le funzioni che governano le imprese, le istituzioni e la collettività sono programmate ed eseguite con il supporto di tecnologie digitali». Con la tecnologia digitale un media è in grado di veicolare qualsiasi tipo di informazione (testi, dati, documenti audio e filmati, ecc.) attraverso una sequenza di impulsi elettronici, i bit, e di comunicare con altri diversi canali digitali (il telefono con il computer, la televisione con il telefono, il computer con la televisione). Con la tecnologia analogica, invece, ogni tipo di informazione era legata al suo specifico mezzo fisico: le onde elettriche attraverso i cavi per la telefonia, le onde radio nell’etere, etc.; L.C. Thurow, Building Wealth: The New Rules for Individual Company and Nations in the Knowledge-Based Economy, Harper & Collins, New York, 1999, evidenzia nella conoscenza la dimensione critica nella generazione di valore economico e definisce il nuovo corso economico knowledge economy (economia della conoscenza). E. Rullani, L. Romano, Economia e politica del post-fordismo, Etas, Milano, 1998, C. Shapiro, H. Varian, Information Rules. A Strategic Guide to the New Economy, Harvard Business School Press, Boston, Mass., 1999, e D. Tappscott, Creating Value in the Network

tecnologica che influenza la produzione di beni e servizi e la distribuzione degli stessi, nonché la comunicazione tra i soggetti dell’economia (i produttori, gli intermediari ed i consumatori). Le attività economiche realizzate dalle imprese nell’economia digitale sono comuni a quelle delle ere economiche precedenti: la produzione e la commercializzazione di beni e servizi. La novità dell’economia digitale è rappresentata dagli “strumenti” attraverso i quali tali attività possono essere svolte. Questi strumenti derivano, infatti, da nuove tecnologie digitali che sono state introdotte dalla rivoluzione digitale in atto”42.

A tale fine, la definizione fornita viene, dal medesimo, rappresentata con un’immagine alquanto esemplificativa ma di agevole comprensione, ove si appalesa come le nuove tecnologie digitali trasformano l’economia in economia “digitale”.

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Parimenti, come Mesenbourg e Fournier hanno cercato di individuare le caratteristiche proprie dell’economia digitale così anche Guelfi cerca di individuarne le caratteristiche concludendo che le principali debbano rinvenirsi a) nell’immaterialità dei beni digitalizzabili e b) nell’interconnettività diffusa delle relazioni.

Con la caratteristica sub a) l’autore intende rappresentare quei beni che possono essere trasferiti dal venditore all’acquirente totalmente per via telematica e senza alcuna forma di intermediazione di un soggetto terzo che effettua la consegna di quanto venduto. Orbene, su questa prima caratteristica si ritiene non si possa

Economy, Harvard Business School Press, Boston, Mass., 1999, eleggono le relazioni di rete ad elemento dominante dei processi economici del nuovo contesto competitivo che definiscono network economy (economia delle reti). A. Barua, A.B. Whinston, Value and Productivity in the Internet Economy, F. Yin, 2000, definiscono il nuovo corso economico con il termine Internet o net economy (economia Internet) per sottolineare come l’economia digitale della conoscenza e delle reti si alimenti delle applicazioni e dell’operatività di Internet.

42 Guelfi Silvano, Elisa Giacosa, op. cit., p. 11. 43 Guelfi Silvano, Elisa Giacosa, op. cit., p. 12.

concordare appieno in quanto, se così fosse, pochissime imprese potrebbero ritenersi appartenenti all’economia digitale escludendone, pertanto, diverse che sono ritenute non solo parte di questa peculiare economia ma addirittura fondatrici della stessa.

Con riferimento alla caratteristica sub b) Guelfi spiega che nell’economia digitale ogni dimensione è collegata e può interagire elettronicamente in ogni momento ed in ogni luogo con ogni altra dimensione. In questo modo vengono generate e moltiplicate le relazioni multidirezionali: quando e quanto più ogni persona ed ogni cosa è connessa con tutte le altre persone e le altre cose, tanto più la numerosità delle relazioni esplode. Allo stesso modo risulta interessante evidenziare la relazione tra tale connettività e l’evoluzione tecnologica di quella che lo stesso Guelfi definisce “Era della sabbia”44, ovvero come l’iperconnettività sia

destinata ad una crescita sempre maggiore, finanche esponenziale, in relazione al progredire della tecnica45.

Come è possibile notare, da quanto riportato, non vi è una definizione univoca di cosa sia l’economia digitale così come non vi è accordo tra i diversi autori su quali siano le caratteristiche principali ad essa attribuibili. È dunque necessario, una volta fornita la definizione più generica e amplia possibile, approfondire quali siano le sue caratteristiche avendo riguardo al preciso momento in cui si scrive.

La Organisation for Economic Co-operation and Development (Oecd) definisce il settore delle tecnologie di informazione e comunicazione come “a combination of manufacturing and service industries that capture, transmit and display data and information electronically” anche se tale forma di classificazione finisce con l’escludere la maggior parte delle compagnie digitali46. L’Oecd considera i modelli

44 Guelfi Silvano, Elisa Giacosa, op. cit., p. 21, così definita poiché la sabbia è la materia prima della

quale sono fatti i chips di silicio e le fibre ottiche.

45 Al fine di meglio comprendere il progresso tecnologico di cui si sta trattando risulta utile

richiamare la prima Legge di Moore inerente all’evoluzione dei microprocessori e alla loro capacità computazionale che indubbiamente è alla base di tutti gli strumenti di cui oggi ci serviamo e tramite i quali notiamo più intuitivamente il progresso in oggetto. In elettronica e informatica è indicato come prima legge di Moore il seguente enunciato: “La complessità di un microcircuito, misurata ad esempio tramite il numero di transistori per chip, raddoppia ogni 18 mesi”.

46http://webarchive.nationalarchives.gov.uk/20160105160709/http:/www.ons.gov.uk/ons/dcp1717

di business elencati di seguito rispettosi del concetto così come definiti dallo Standard Industrial Classification (SIC) code:

SIC code Description

26,1 Manufacture of electronic components and boards 26,2 Manufacture of computers and peripheral equipment 26,3 Manufacture of communication equipment

26,4 Manufacture of consumer electronics 26,8 Manufacture of magnetic and optical media

46,5 Wholesale of information and communication equipment 58,2 Software publishing

61.1 – 61.9 Telecommunications

62 Computer programming, consultancy and related activities 63.1 – 63.9 Information service activities

95,1 Repair of computers and communication equipment Source: Office for National Statistics

Per il momento possiamo affermare che l’economia digitale include un’ampia cerchia di attività economiche che usano le informazioni digitalizzate come fattore chiave della produzione, avanzati networks di informazioni come luogo dematerializzato per svolgere la propria attività e le tecnologie di informazione e comunicazione (ICT) come moderni fattori per la crescita della produttività e per l’ottimizzazione della propria struttura economica. Internet, cloud computing, big data, Internet of Things (IoT), fintech e altre nuove tecnologie digitali sono utilizzate per raccogliere, immagazzinare, analizzare e condividere digitalmente informazioni portando alla modificazione sostanziale del modo in cui le interazioni sociali sono concepite. D’altro canto le tecnologie digitalizzate, interconnesse e intelligenti consentono all’economia moderna un vantaggio incommensurabile rispetto al passato, permettendo alle attività economiche di essere maggiormente flessibili, agili e intelligenti.