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Volendo qui introdurre il concetto di esplicitazione nella sottotitolazione, si può farlo tramite le parole di Perego (2004; 2009), che la descrive come quel fenomeno il quale consente all’informazione implicita (covert) del testo di partenza di essere apertamente (overtly) espressa nel testo di arrivo59.

Explicitation is a linguistic phenomenon whereby a source text’s covert, implicit, unsaid and implied information is expressed overtly and verbally in the translated text, without altering the source message, but making it clearer and more informative, more complete and unambiguous, [...] enriching, developing and reconstructing it for the sake of the target viewer (Perego, 2009, p. 59).

Lo scopo dell’utilizzo di tale strategia è dunque identificabile col procedimento di resa delle differenze interculturali tra il testo di origine e quello di arrivo; è una

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universal feature of translation (Baker, 1993, p. 243), ovvero una caratteristica universale presente in tutti i testi tradotti, indipendentemente dalla modalità di traduzione e dalle lingue oggetto del lavoro di traduzione60. Questo è vero ovviamente anche nella sottotitolazione, nonostante si sia già appurato che la questa è una modalità di traduzione la quale presuppone una manipolazione del testo source attraverso l’utilizzo di alcune strategie di cui il sottotitolatore si può avvalere (vedi Par. 2.4) nel suo lavoro di redazione del metatesto, lavoro che, nella maggior parte dei casi, combacia con un’operazione di riduzione del protesto, al fine sia di colmare le differenze dovute al passaggio diamesico dalla lingua orale a quella scritta, sia di rispondere alle difficoltà incontrate a causa dei limiti spazio-temporali che questa modalità inevitabilmente presenta. Per esempio, quei riferimenti temporali, locali o modali incontrati nel testo originale sono alcuni dei primi elementi che tendono ad essere eliminati dal testo finale in fase di traduzione, ma a volte è necessario inserirli nel sottotitolo finale poiché contribuiscono attivamente a far capire allo spettatore il contesto all’interno del quale si svolge la narrazione (Perego, 2004, p. 148). Tuttavia, è importante rendersi conto che l’essenzialità di un sottotitolo rispetto al testo originale non può essere sempre considerata come l’unica costante sulla quale ci si deve basare per valutarne la validità e la qualità (Diaz Cintas, 2014), soprattutto nel caso della traduzione audiovisiva dove il tessuto iconico del testo rende l’intermediazione linguistica e culturale ancora più complessa rispetto a qualunque altra tipologia testuale.

Despite the need for brevity required by the subtitling process, there are in fact some cases when the subtitler has to expand the source text in order to better depict film reality and to be able to mediate non-converging world-views giving the audience enough encyclopedic knowledge about the setting of the film to let them understand and appreciate what is really going on. (Perego, 2004, p. 147).

60 Le universal features of translation sono altrimenti definite, da un lato come particolari

“schemi comportamentali” che caratterizzano ogni testo tradotto (Ulrych, 2000, p. 409), dall’altro come dei “sottoprodotti quasi inevitabili” del processo di traduzione, che dà inevitabilmente origine ad un codice linguistico diverso dall’originale (Laviosa, 2002).

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L’esplicitazione è una strategia dalla natura extralinguistica, essendo innescata da un dato gap culturale tra la cultura source e quella target che necessita una inequivocabile chiarificazione e che il sottotitolatore deve andare a colmare: quello che infatti viene dedotto dalla visione di un film appartenente alla stessa linguacultura del pubblico non è necessariamente identificabile o immediatamente accessibile dalla nuova audience, a causa del background culturale e linguistico non più condiviso col testo audiovisivo (ibid.).61 Ne risulta che l’esplicitazione è il risultato di un adattamento dell’originale al sistema culturale e linguistico della target audience.

La strategia dell’esplicitazione, che si ritrova continuamente citata nelle varie tassonomie redatte in letteratura sulla resa degli elementi culturo-specifici nella traduzione, può essere a sua volta divisa in diverse categorie, come suggerito da Klaudy (1998, pp. 82-4), la quale distingue tra:

1) tipi di esplicitazione obbligatoria (obligatory explicitation types) – ad esempio esplicitazione linguaggio-specifica o automatica, strutturale o grammaticale – in quei casi indipendenti dalla volontà del traduttore e causati da una vera e propria asimmetria linguistica, dettata sia dalle differenze nella struttura morfologica, sintattica e semantica, sia da differenze tipologiche tra lingua source e lingua target;

2) esplicitazione opzionale (optional explicitation), dettata dalle differenze sull’uso della lingua;

3) esplicitazione culturale o pragmatica (cultural or pragmatic explicitation), necessaria in quei casi di distanza tra culture;

4) esplicitazione intrinseca alla traduzione (translation-inherent explicitation), da ricondursi alla natura del procedimento di traduzione stesso.

Basandosi sul precedente modello di Klaudy, anche Perego (2003, pp. 73-5) propone la sua personale categorizzazione del fenomeno dell’esplicitazione, indicandone tre

61 Kinga Klaudy (1996, p. 103) afferma che “recognizing, that the target language audience does

not share the same historical, geographical and cultural knowledge as the source language community, traslators often have to give explanatory translations”

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categorie, le quali a loro volta si realizzano prendendo la forma di aggiunta (addition) e/o di specificazione (specification)62. Le prime due categorie a cui si fa riferimento sono l’esplicitazione culturale (cultural explicitation) e quella derivante dalla riduzione (reduction-based explicitation): la prima è innescata da gap culturali tra linguacultura di origine e di arrivo e viene utilizzata nei casi in cui si renda necessaria la resa di oggetti o eventi sconosciuti alla cultura target, ovvero è quel tipo di esplicitazione dettata dal bisogno di spiegare ciò che non può essere dedotto dallo spettatore a causa di un background culturale diverso; per quanto riguarda invece l’esplicitazione definita reduction-based, questa deriva dalla necessità di ridurre il testo source per adeguarlo alle esigenze stilistiche della sottotitolazione, ma benché talvolta questo comporti una perdita di parti del messaggio originale, in alcuni casi è la riduzione stessa ad essere causa diretta dell’esplicitazione, dal momento che ciò che viene lasciato fuori dal testo ricopre solitamente una rilevanza marginale ai fini della comprensione, mentre ciò che viene aggiunto in virtù di tale riduzione è sempre di grande importanza per rimanere al passo con l’evoluzione della storia. Il terzo tipo di esplicitazione a cui Perego fa riferimento è la così detta esplicitazione intersemiotica (intersemiotic o channel-based explicitation), determinata dall’impatto degli spostamenti da un canale semiotico ad un altro, con particolare riferimento a quelle situazioni di passaggio dal canale iconico non- verbale – o uditivo non-verbale – al canale visivo verbale, incarnato dai sottotitoli; è una forma di esplicitazione definita dinamica, che consiste nella lessicalizzazione di quelle informazioni trasmesse esclusivamente dal canale iconico o uditivo. Le caratteristiche prosodiche e soprasegmentali della lingua hanno infatti una forte influenza sulla esplicitazione, in quanto necessitano spesso di essere verbalizzate in forma scritta per riprodurre nel sottotitolo l’intenzione comunicativa del parlante e consentire così allo spettatore di lingua straniera di comprendere a pieno il significato del messaggio.

62 Con il termine aggiunta, Perego (2003) intende l’inserimento nel testo di arrivo di elementi

linguistici differenti da quelli utilizzati nel testo originale, mentre la specificazione è considerata essere l’aggiunta di significati tramite la sostituzione di termini generici con altri più precisi e puntuali. In uno studio successivo (2004), Perego aggiunge alla qui citata coppia di aggiunta e specificazione altre forme di realizzazione dell’esplicitazione, quali la distorsione (per attirare l’attenzione dello spettatore su alcuni aspetti della narrazione piuttosto che su altri), l’ellissi (omissione di termini che possono essere dedotti dal contesto) l’equivalenza (per la conversione di valute e unità di misura) e gli adattamenti culturali (creazione di un’espressione equivalente in termini di connotazione).

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In social communication the ability to use language in interpersonally appropriate ways is crucial. It consists of the ability to simultaneously organise and express thoughts and ideas through several modalities, such as lexical and syntactical choice, gesture and supra-segmental features. In translation for subtitling, the ability of the translator consists of his/her capacity to grasp meanings and reproduce both the mixture of linguistic forms employed by speakers as well as the code underlying these meanings. In such cases, explicitation often becomes the only valid means of compressing so much meaning into such a concise form (ibid.).

Concentrandosi dunque sulla natura multimodale dei testi audiovisivi e sulla loro traduzione, si vuole dunque procedere ad approfondire la qui appena citata esplicitazione intersemiotica.

3.3. Strategie per la resa di elementi culturo specifici nella sottotitolazione