Capitolo IV: La costruzione pseudorelativa
4.1. Definizione e questioni terminologiche
Gli studi sulle Frel concordano largamente su una distinzione in due tipi principali, vale a dire,
restrittive (RR) e non-restrittive (o appositive, RA).2 Come discute e riepiloga Scarano (2002: 53), dalle grammatiche tradizionali agli studi in GG, tale opposizione ha assunto definizioni diverse a seconda della prospettiva d‟analisi. In particolare:
(a) In base al tipo di antecedente, le RR sono anche dette “specificative”, “determinative”, “limitative”, “appositive”3, mentre le RA risultano definite come “esplicative”, “aggiuntive” e “dichiarative” (cfr. Alisova, 1965; Sabatini, 1984; Sensini, [1988] 1996; Serianni [1988] 1997).
1 Elemento definito da alcuni genericamente come “elemento introduttore”, da altri come pronome relativo e solo in
seguito come COMP.
2 Nel Cap. I (§1.3.1) abbiamo analizzato la Frel come uno degli elementi in Compl,NP, il quale modifica il nome Testa
con due funzioni: identificare il referente espresso dal nome-Testa, in posizione argomentale di Compl,NP o fornire informazione aggiuntiva in merito ad esso, in posizione di aggiunto. Pertanto, le prime sono definite Frel restrittive (cfr. (6a)), le seconde Frel appositive (cfr. (6b)).
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Anche se può sembrare una contraddizione in termini, Devoto (1941) propone una definizione della RR come appositiva, in quanto tutte le Frel realizzano dei complementi appositivi, al pari degli aggettivi in apposizione (cfr. Devoto, 1941: 276-280).
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(b) In base al tipo di rapporto semantico stabilito con la frase reggente le relative sono dette “completive”, “causali”, “finali”, “temporali”, “consecutive”, “concessive” e “condizionali” (cfr., fra altri, Dardano-Trifone, 1985).
(c) In base alla funzione sintattica le relative si differenziano in “soggettive e oggettive”, “attributive e appositive”, “predicative e congiunte (o coordinative)” (Herczeg, 1959; Regula- Jernej, 1965), “esplicite e implicite” (Battaglia-Pernicone, [1951] 1980), “reali ed eventuali” (Serianni [1988] 1997), “funzionali, restrittive e non restrittive” (Jackendoff, 1977).
Alla dicotomia tra RR e RA si aggiunge poi un terzo tipo di relative “speciali”, descritte e classificate in vario modo nella letteratura, talvolta considerate un terzo tipo di relativa con un uso meno proprio, o altresì definite predicative o attributive (se esaminate dal punto di vista semantico, cfr. Sandfeld, 1936; Herczeg, 1959; Gross, 1968, 1975; Grevisse, 1969; Rothenberg, 1972, 1977), oppure temporali o completive (se esaminate dal punto di vista sintattico; cfr. Schwarze, 1974; Kayne, 1975).
Tuttavia, a partire dagli anni ‟70 (e in particolare in seguito ai lavori di Radford, 1975 e Ruwet, 1978) gli studiosi concordano largamente sul fatto che tali costrutti, pur somigliando alle Frel vere e proprie, si differenziano da queste in modo evidente, sia da un punto di vista sintattico che semantico. Di conseguenza si è soliti oggi riferirsi a queste strutture in modo indipendente col termine di pseudorelative (PR), terminologia che adotteremo nel presente studio, concentrandoci, come anticipato, su un tipo specifico di PR, ovvero quella realizzata nelle costruzioni rette da verbi di percezione.4
Le prime analisi sintattiche sistematiche delle PR incassate in verbi di percezione, in contesti presentativi e che seguono il tipo “con NP” nella cosiddetta “costruzione assoluta”, sono state condotte da Gross (1968), Radford (1975) e Kayne (1975) e solo in seguito da Graffi (1980) e altri (vedi sotto), che hanno trattato casi come i seguenti:
(1) Ho visto la figlia di Anna che partiva per il Messico
(2) Anna è là che sbraita come una furibonda
(3) Con Giulia che dice sempre stupidaggini, non si può certo passare una serata noiosa
Come vedremo, tali strutture differiscono radicalmente dalle Frel, sia dal punto di vista formale che interpretativo. Limitandoci al caso in (1), possiamo subito notare che il contenuto proposizionale
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In letteratura, infatti, diverse costruzioni sono incluse fra le PR, tra cui le frasi presentative, le (pseudo-)scisse, le costruzioni assolute e altre ancora (si veda la classificazione in Cinque, 1988: 501). Tuttavia, come già detto, noi faremo riferimento solo ai costrutti classificati come “predicativi” e “attributivi” (cosí come anche in Scarano, 2002).
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della PR può essere reso – seppur con alcune importanti differenze che tratteremo in seguito – sia attraverso una frase completiva (4a) che mediante un‟infinitiva (4b), possibilità esclusa per una relativa propriamente detta (cfr. (5b-c)):
(4) a. Ho visto che la figlia di Anna è partita per il Messico
b. Ho visto la figlia di Anna partire per il Messico
(5) a. Ho ascoltato il ragazzo che parlava con tuo fratello
b. *Ho ascoltato che il ragazzo parlava con tuo fratello c. *Ho ascoltato il ragazzo parlare con tuo fratello
Non si può negare tuttavia che, per taluni aspetti, queste strutture somigliano molto alle RR e alle RA. Si considerino ad esempio casi come i seguenti:
(6) a. Ho visto la figlia di Anna che è partita per il Messico, non quella che è rimasta a Roma b. Ho visto la figlia di Anna, che è partita per il Messico, tornare dopo soli due mesi La somiglianza immediatamente più evidente risulta essere la presenza di una Testa nominale cui la frase che segue in qualche modo si riferisce e la presenza del COMP (che).
Ma diverse affinità possono essere riscontrate anche con gli altri tipi di subordinate. Grevisse ([1969] 1975), ad esempio, ritenendo le PR delle relative (in quanto introdotte dal pronome relativo) ma contrapponendole tanto alle RR quanto alle RA, le definisce “relative attributive”,5
individuandone, in particolare, la natura completiva. Allo stesso modo, Schwarze (1974) tratta le PR in termini di “relative completive”. Tuttavia i diversi studi condotti in seguito hanno rivelato l‟inadeguatezza di una classificazione operata in base all‟analisi dell‟elemento introduttivo come pronome relativo; più precisamente, autori come Klima (1964a), Bresnan (1970, 1972) e Kayne (1976) hanno dimostrato che il “that relativo” e il “that dichiarativo” sono lo stesso elemento e che dunque non esiste alcun “that-(pronome) relativo”. Da questa uniformità di analisi sull‟elemento introduttore, Bresnan (1970, 1972) si esprime in termini di “frase complemento”, riconducendo a tale nozione sia le Frel che le completive (cfr. anche Chomsky, 1977b).
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In altre parole, Grevisse ([1969] 1975) ritiene parte della categoria delle Frel tutte le strutture introdotte da un pronome (o “avverbio”) relativo quale qui, que, quoi, lequel, laquelle, lesquels, lesquelles, dont, où (ibid.; in Graffi, 1980: 121).
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Nel corso dei prossimi paragrafi ci proponiamo di affrontare un‟analisi quanto più possibile dettagliata delle costruzioni PR, che implicherà in parte anche la discussione relativa a somiglianze e differenze con le altre strutture.