Capitolo I: Quadro teorico di analisi
1.4 Subordinazione e nominalizzazione
La subordinazione è per definizione una struttura frasale non matrice, bensì incassata all‟interno di un altro „nodo‟ sintattico e, quindi, nella posizione ricorsiva della struttura. Secondo una distinzione tradizionale, la subordinazione si distribuisce in due grandi
43 Diciamo “di norma” in quanto si trovano in effetti espressioni come “i saperi essenziali”, “i mangiari
26
sottogruppi: la subordinazione frasale e la subordinazione nominale (si tratta di un argomento molto importante su cui torneremo per discuterne dualismo, implementazioni e limiti; cfr. §§3.5 e 4.4.3).
Dal punto di vista della modalità verbale, la subordinazione, sia frasale ((52)-(53)) che nominale ((54)-(55)), può essere di modo finito o infinitivo:
(52) Penso che tu sia pazzo (53) Penso di andare a casa
(54) Il fatto che sei pazzo (è noto a tutti) (55) Il fatto di andare a casa (non mi dispiace)
Inoltre, sia le subordinate frasali che quelle nominali possono avere un rapporto più o meno necessario rispetto alla Testa che le seleziona e fungere, dunque, da argomenti ((56a- b), (57a-b)) o da aggiunti ((58a-b), (59a-b)):
(56) a. Penso che sei intelligente b. Penso di essere intelligente
(57) a. Il pensiero che Leo sia partito mi rattrista b. L‟idea di andare al mare mi entusiasma (58) a. Guarderò la tv mentre mangerò un panino
b. Andrò a casa a vedere cosa succede
(59) a. Leo, che purtroppo è sempre in ritardo, è il mio migliore amico b. Maria, urlare in quel modo, mi ha davvero sorpreso
Per quanto riguarda la subordinazione nominale, è vasta la letteratura che ha tentato di fornire una spiegazione formale adeguata per distinguere tra subordinazione di tipo complementativo (il fatto di, l‟idea di) e quella di tipo relativo. In questa linea di analisi emerge spesso una simmetria tra relative restrittive e frasi complemento da una parte, e relative appositive e frasi-aggiunto dall‟altra (sulle frasi relative restrittive; cfr. Vergnaud, 1974; Chomsky, 1977b; Kayne, 1994; Bianchi, 1999, 2000, 2002a-b, de Vries 2002; sulle frasi relative appositive; cfr. Rebuschi, 2002, 2003; Frascarelli & Puglielli, 2005). Torneremo ad occuparci delle frasi relative nel Cap. IV dedicato alla struttura pseudorelativa.
27
L‟aspetto che vorremmo sottolineare in questa sede è il fatto evidente che subordinazione frasale e subordinazione nominale condividono proprietà sostanziali. Molti autori hanno pertanto considerato la possibilità che tali somiglianze non siano casuali, bensì la prova di una comune origine. In particolare, si è ravvisata l‟origine della subordinazione nella nominalizzazione.
Nella loro recente monografia sulla genesi della grammatica, Heine e Kuteva (2007) suggeriscono una tipologia binaria del percorso attraverso cui può avere origine la subordinazione, che definiscono in termini di espansione (di un argomento nominalizzato in una frase (clause)) vs. integrazione (di due frasi in una). Dal momento che la subordinazione avrà un ruolo importante in questo lavoro, riteniamo importante descrivere queste due „vie‟ in maggior dettaglio.
Descrivere il processo di espansione significa esaminare il modo in cui una forma nominalizzata può svilupparsi in una struttura più propriamente frasale. Harris & Campbell, (1995: 310-313), ad esempio, suggeriscono che l‟origine delle strutture subordinate possa essere spiegato alla luce di un processo (di espansione, appunto) in base al quale si è passati da strutture come „I saw the dancing girl‟ a „I saw the girl who was
dancing‟. Heine e Kuteva (2007) e Heine (2009) forniscono una ricostruzione di tale
processo distinguendo diversi stadi di evoluzione. Heine (2009: 201), in particolare, dimostra come le lingue passino da strutture subordinate fortemente nominali (come (60a) [(1b) in Heine, 2009]) a strutture che non sono più distinguibili dal punto di vista morfosintattico dalle corrispondenti frasi finite (60b [(1c) in Heine, 2009]):44
(60) a. [Algernon‟s shooting of the aardvark] drew international attention b. [That Algernon shot the aardvark] drew international attention
La derivazione di tipo „espansionale‟ sembra trovare conforto nell‟esistenza dei cosiddetti (affissi) nominalizzatori in lingue tipologicamente diverse (come turco, afar e coreano; cfr. Puglielli & Frascarelli, 2008 e riferimenti ivi citati). Il significato originale di tali morfemi sembra infatti poter essere ricondotto a parole generiche quali “persona”, “luogo”, “cosa”, ecc. (cfr. Aikhenvald, 2007). Si può ragionevolmente pensare dunque che tali parole abbiano dato luogo originariamente a composti di tipo “N-N” (“N-persona” per un
44 Si noti che, in realtà, già in (60a) – il primo stadio assunto in Heine (2009) – è presente un event nominal e
dunque una forma di nominalizzazione nel senso di Grimshaw (1990). Ciò significa che il processo di subordinazione descritto è in qualche modo „subordinato‟ alla capacità di una lingua di esprimere in forma nominale un evento con i suoi argomenti.
28
nominalizzatore agentivo), che si sono poi estesi a composti “V-N” (“V-persona”). Non è un caso, infatti, che tali affissi siano distinti in nominalizzatori agentivi, temporali, strumentali e così via (cfr. anche Givón, 2009).
Gli autori che hanno discusso tale ipotesi offrono dati che sembrano avvalorarla in modo sostanziale. D‟altro canto, come sottolineano Hopper & Thompson (1985: 176), il processo di estensione di un nominale a struttura predicativa (verbalization) è facile anche dal punto di vista cognitivo, in quanto non richiede astrazione (cosa invece fortemente richiesta nel processo opposto): è infatti molto comune nelle lingue del mondo “usare nomi come verbi” (si pensi a predicati inglesi come to milk, to oil e così via).
Per quanto riguarda invece la seconda „via alla subordinazione‟, essa prevede l‟integrazione di due frasi in una e, in questo percorso, le frasi relative sembrano avere un ruolo fondamentale.45 A questo proposito Heine & Kuteva (2007: 225) notano che “presumably the most frequent source of markers introducing (restrictive) relative clauses is provided by demonstrative pronouns” e assumono questo dato come prova del fatto che da tali strutture giustapposte si è determinato il processo di integrazione descritto in (61) (cfr. anche Hopper & Traugott, 2003):
(61) There is a car; that (one) I like There is a car [that I like]
Tuttavia, come discusso in Givón (2009) e Deutscher (2009) attraverso il concetto di “condensation” è anche possibile pensare – come sembrano dimostrare alcune lingue – che non si tratti della giustapposizione di due frasi indipendenti, ma piuttosto di strutture di apposizione in cui il pronome dimostrativo che introduceva la frase relativa (dunque già una forma di nominalizzazione) sia stato degradato a mera marca di relativizzazione.
È infine plausibile considerare una „terza via‟, ovvero la possibilità che la subordinazione derivi in realtà dalla coordinazione. Molti indoeuropeisti ritengono, infatti, che lo sviluppo di forme subordinate (e quindi l‟esistenza di congiunzioni subordinanti come mentre, sebbene, ecc.) siano effettivamente degli sviluppi tardi delle lingue e che originariamente la costruzione del testo si basasse esclusivamente sull‟accostamento di strutture frasali (giustapposizione), il cui reciproco rapporto logico-interpretativo veniva definito su base semantica e pragmatica (magari con l‟ausilio di forme avverbiali et
45
È il caso ad esempio di molte lingue afro-asiatiche, come il somalo, in cui la subordinazione frasale assume invariabilmente la forma di una frase relativa (cfr. Puglielli, 1981).
29
simila).46 Si tratta sicuramente di un‟ipotesi interessante che tuttavia non esclude l‟alternativa tra le precedenti due. Vale a dire, pur sostenendo che la coordinazione sia l‟origine della subordinazione, rimane da definire il nodo sintagmatico „di partenza‟: coordinazione tra sintagmi nominali o frasali?
Non ci addentriamo oltre in una problematica tanto complessa, che esula dagli obiettivi immediati di questo lavoro, per andare ad esaminare un ultimo aspetto correlato agli elementi nominali importante per la nostra analisi, ovvero la possibilità che le Teste siano nulle (vale a dire, foneticamente vuote).