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CAPITOLO 2 : IL GIOCO

2.1 Definizione di gioco

Un bambino che gioca a ricorrere un coetaneo, dei giocatori durante un torneo di scacchi o ancora uno studente che gioca con una penna muovendola tra le sue dita: in tutti questi esempi i giocatori stanno appunto “giocando” ma cosa significa il termine gioco? Nella lingua italiana quando cerchiamo tale vocabolo ritroviamo molteplici significati tra i quali il primo solitamente lo identifica come “qualsiasi attività liberamente scelta a cui si dedichino, singolarmente o in gruppo, bambini o adulti senza altri fini immediati che la ricreazione e lo svago, sviluppando ed esercitando nello stesso tempo capacità fisiche, manuali e intellettive”107; il secondo significato lo avvicina allo sport108 indicandolo come

una “competizione in un’attività sportiva o di tipo sportivo, tra persone o squadre, che avviene secondo il regolamento che è proprio di quell’attività”109. Il rispetto delle regole

non solo è un aspetto importante del gioco ma costituisce anche uno dei possibili significati del vocabolo in questione che viene utilizzato anche per indicare “il complesso

106 Marsano, «I videogiochi a scuola», cit., p. 25.

107 «Gioco», Treccani, consultato 17 agosto 2017,http://www.treccani.it/vocabolario/gioco/

108 Lo sport è un’attività intesa a sviluppare le capacità fisiche e psichiche, caratterizzata dalla presenza di finalità agonistiche. Può

essere di tipo cooperativo o competitivo. Ulteriore distinzione è quella di sport agonistico e amatoriale. Nel primo caso gli sportivi esercitano tale attività con continuità e a titolo oneroso, nel secondo caso lo sportivo pratica una disciplina sportiva per pura passione o per varie finalità quali mantenere uno stato ottimale di salute, socializzare, ecc.

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delle norme di un gioco o il sistema particolare che uno segue nel gioco”110; oppure “il

complesso degli oggetti necessari a un determinato gioco”111 quali pedine e carte. Senza

dimenticare altri significati quali “scherzo, burla (…); il tempo che un gioco dura, giro, partita (…); la combinazione delle carte che sono distribuite a ciascun giocatore e la situazione nella quale egli viene a trovarsi rispetto alla probabilità di vincere (…); movimento che un pezzo meccanico, un elemento di un congegno o di più organi collegati insieme, compie all’interno o a contatto di altri elementi”112.

Il sociologo francese Roger Caillois113 ha provato a descrivere il gioco attraverso le sue

caratteristiche indicandolo come un’attività:

• Libera perché il giocatore vi si può dedicare senza essere obbligato; • Separata in quanto circoscritta entro precisi limiti spazio-temporali;

• Incerta perché il suo svolgimento non è determinato né il risultato stabilito in anticipo;

• Improduttiva perché non crea né beni, né ricchezze né altri nuovi elementi (ad eccezione dei casi in cui avviene uno spostamento di proprietà concordato tra i giocatori) pertanto la situazione resta identica a quella inziale;

• Regolata poiché è sottoposta a regole e convenzioni;

• Fittizia in quanto è accompagnata dalla consapevolezza di costituire una realtà differente rispetto alla vita ordinaria.

Osservando tali categorie ci rendiamo conto che sebbene alcuni giochi vi rientrino per altri questo non avviene perché rispondono ad ulteriori caratteristiche non elencate, quindi questi aspetti individuati da Caillois non riescono a catturare completamente l’essenza del gioco. Individuare delle caratteristiche comuni a tutti i giochi è molto difficile perché non si può dire che il tratto essenziale sia il divertimento, in quanto i giochi possono essere una “cosa seria” per mezzo dei quali apprendiamo qualcosa. Non si può dire nemmeno che tutti generino piacere né tantomeno che il carattere sociale è sempre presente dato che

110 «Gioco», Treccani, consultato 17 agosto 2017, http://www.treccani.it/vocabolario/gioco/. 111 Ibidem.

112 Ibidem.

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si può giocare anche da soli, così come le regole non sono sempre presenti (si pensi ai giochi dei bambini nei quali creano e violano le regole continuamente). La soluzione più adatta per risolvere tale problema sembrerebbe quella proposta dal filosofo austriaco Ludwig Wittgenstein114 ovvero che “non esistono condizioni necessarie e sufficienti per definire i giochi ma solo somiglianze di famiglia”115. Per giungere a tale conclusione

bisogna prima osservare che se li chiamiamo tutti giochi (giochi di palla, gare sportive, giochi di carte, scacchi, ecc) dovranno pur avere qualcosa in comune, ebbene osservandoli attentamente “non vedrai certamente qualche cosa che sia comune a tutti, ma vedrai somiglianze, parentele”116. Proprio queste somiglianze sono quelle che Wittgenstein

indica come “somiglianze di famiglia”, così chiamate perché ricordano i tratti in comune che si possono rintracciare in alcuni membri di una famiglia mentre non vi è un tratto condiviso da tutti.

Riprendendo le definizioni elencate poco prima notiamo che il termine gioco nella lingua italiana indica non solo un’attività (di svago o competitiva che sia) o un movimento (quale quello del bullone) ma il significato trasla includendo anche quelli che sono gli elementi che costituiscono lo stesso gioco (quali le sue regole o componenti). Da un punto di vista terminologico indica sia un’attività che un insieme di elementi e regole, dunque nelle sue varie accezioni può indicare sia un processo in atto che un sistema astratto. Questo è un aspetto che non riguarda la sola lingua italiana infatti anche il francese, tedesco e spagnolo si comportano come nello stesso modo in riferimento al termine gioco: ovvero un unico vocabolo per indicare una varietà di significati (dall’azione all’oggetto giocattolo). Mentre lingue come il cinese, inglese e il greco presentano termini distinti per indicare il significato di gioco come “attività spontanea” o al contrario “definito da regole”. Un esempio di questa distinzione semantica lo ritroviamo in inglese grazie all’utilizzo dei termini game e play117:

• “A game is a structured form of play, usually undertaken for enjoyment and sometimes used as an educational tool”118;

114 Ludwig Josef Johann Wittgenstein (Vienna 1889 – Cambridge 1951) è stato un ingegnere, logico e filosofo del linguaggio austriaco. 115 Cfr. Umberto Eco e Riccardo Fedriga, a c. di, La filosofia e le sue storie : l’età contemporanea (Roma: Laterza, 2015), p. 422. 116 Fulvia De Luise e Giuseppe Farinetti, «Ludwig Wittgenstein : somiglianze di famiglia», in Lezioni di filosofia (Zanichelli, 2010),

http://online.scuola.zanichelli.it/lezionidifilosofia/files/2010/03/U2-L04_zanichelli_Wittgenstein.pdf, p. 1.

117 Cfr. Rosy Nardone, I nuovi scenari educ@tivi del Videogioco (Azzano San Paolo: Junior, 2007), p. 15. 118 «Game», Wikipedia, consultato 17 agosto 2017, https://en.wikipedia.org/wiki/Game.

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• “Play is a range of voluntary, intrinsically motivated activities normally associated with recreational pleasure and enjoyment”119.

Con il primo termine si indica il “gioco come sistema” con le relative regole e con il secondo il “gioco come processo”. Il “play una volta che viene organizzato e regolato, una volta che gli viene assegnata una sanzione in caso di vittoria o sconfitta, diventa game (…). Quindi da un lato abbiamo il gioco strutturato e regolamentato, dall’altro il giocare, l’atteggiamento ludico generale legato al divertimento e alla spensieratezza (…). O ancora, da una parte l’oggetto gioco, la struttura, il contesto, dall’altra l’atto del giocare e del creare una situazione ludica”120.

Insomma cos’è il gioco? La soluzione più logica è di considerarlo come un “«termine valigia» proprio perché con tale espressione, possiamo far riferimento a una grande varietà di attività, [e altro], anche molto diverse tra di loro”121 inoltre tentare di “dare una definizione esauriente, completa ed assoluta di gioco è difficile e limitante, nonché ingannevole in quanto lo farebbe risultare come concetto chiuso e statico quale non è”122.