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“La pretensión a la felicidad es

irrenunciable, porque coincide con la que constituye nuestra vida” . 211

Ivi, p. 345.

210

J. Marías, Antropología Metafísica, cit., p. 279.

Il filosofo spagnolo, come si è detto prima , condivide l’affermazione 212

di Spinoza secondo la quale la vita è mossa per il desiderio, essenza dell’uomo, e questo non può essere dimenticato nella quotidianità, giacché dà alla persona la forza per progettarsi. Quando la persona umana desidera qualche cosa, la forza che produce in lui questo sentimento è l'aspirazione verso ciò che desidera. Però se l'oggetto del desiderio è più grande del desiderio stesso, questo può essere raggiunto?

La pre-tensione è parte della struttura vettoriale della persona umana, la quale è spinta dal desiderio, che è la forza per andare verso ciò che è desiderato. L’essere umano in pre-tensione non può prescindere dal desiderio poiché “El deseo es mucho más amplio que la voluntad; se puede

desear todo: lo posible y lo imposible” . Tramite il desiderio la persona 213

umana può trascendere tutto: se stessa, la sua realtà personale e la circostanza in cui sta vivendo; nel momento, però, in cui il desiderio non è conforme alla realtà che si sta vivendo, cioè alla circostanza in cui la persona si identifica, questo si potrebbe convertire in infelicità, come afferma Marías: “En la medida en que la felicidad es la realización de la pretensión, hay que

decir que toda vida es feliz, o que se vive en el elemento de la felicidad. Pero en cuanto la pretensión nunca se realiza adecuadamente, la felicidad aparece como imposible” ; infatti quello che si desidera, quello verso cui si 214

sta pre-tendendo, va oltre la persona stessa e la sua realtà radicale.

Cfr. Supra. p. 42.

212

J. Marías, Antropología Metafísica, cit., p. 113.

213

Ivi, p. 280.

Nella realtà vitale di ogni persona, il desiderio si presenta come il mezzo col quale si può raggiungere l’impossibile. L’aspirazione massima – e irraggiungibile – per la persona umana è quella di trascendere se stessa senza passare per la morte, o meglio vivere senza la consapevolezza che la morte si presenterà in un futuro che si manifesterà nel presente dell’essere umano.

Per María Teresa Russo, l’atto volitivo è cercare di rendere l'oggetto del desiderio parte della persona stessa; la studiosa, infatti, afferma: “desiderare significa tendere al possesso di un oggetto perché entri nella

nostra orbita e divenga parte di noi” . Ma se la persona desidera la vita e 215

non la morte, questo vuol dire che ciò che è desiderato è la vita stessa, cioè l’immortalità.

Questa pre-tensione verso l'eternità è il desiderio più elevato della persona umana, perché nella morte essa vede l’infelicità e il troncamento dei suoi progetti. Per Marías l'idea della morte ci può far incorrere nel rischio di pensare che, già che si muore, non vale la pena di lottare per quello che si sta vivendo; per questo il filosofo afferma “si se piensa en la muerte como

aniquilación a ultima hora nada vale la pena… Y esto es la amenaza mas radical a la felicidad” . La morte non deve essere per la persona umana 216

solo un ingrediente della vita stessa, nella quale la possibilità di morire avviene in ogni momento. La morte, infatti, è anche profonda intimità della persona stessa: “hemos visto que la felicidad es necesaria; en esta vida no

M.T. Russo, Corporeità e relazione. Temi di antropologia in José Ortega y Gasset

215

e Julián Marías, cit., p. 80.

J. Marías, La Felicidad Humana, cit., p. 324.

es posible plenamente, pero esto no afecta la necesidad: la felicidad me sigue pareciendo Mirrenunciable […] la felicidad es necesaria, pero si termina con la muerte es un engaño, es ilusoria” . 217

Di fronte alla minaccia della fine della propria vita, l’essere umano può avere la possibilità di non vivere e aspettare la morte – “estar muerto en vida” – o di rischiare e lottare per la felicità nel momento in cui sta vivendo.

Il non rischiare per quello che si vuole è per il filosofo spagnolo la causa dell’infelicità, questo atteggiamento fa sì che la felicità risulti impossibile all'interno del progetto vitale: “Uno de los factores que hacen

más difícil y huidiza la felicidad es la falta de atrevimiento” . La felicità per 218

Marías scappa nel momento in cui non le si dà una vera e giusta importanza; è nel rischiare che si trova l’importanza di essa, invece quando la persona umana non aspira coraggiosamente alla felicità, questa diventa impossibile da raggiungere.

La felicità si presenta nella persona umana come una cosa impossibile quando non si desidera e non si riesce ad immaginare la propria vita personale dentro di essa, ma quando l'essere umano concepisce la morte come un elemento esterno che viene a porre fine alla propria vita, essa diventa veramente impossibile, giacché dalla morte la persona non può scappare.

La felicità diventa un impossibile necessario, del quale la persona umana ha bisogno per progettarsi. La persona “corre il rischio” di essere

Ibidem.

217

Ivi, p. 59.

felice grazie al desiderio che si concretizza nella forza che spinge la persona verso la sua realtà più elevata e complessa, di cui è già partecipe.

V . L'amore è il vero progetto.

“… pero el amor no es un sentimiento” . 219

Se diciamo che la realtà radicale della persona umana viene rafforzata dal desiderio verso il quale essa tende, allora viene spontaneo chiedersi che funzione ha l’amore in tale desiderio: ne fa parte o è qualcosa di estraneo?

Nell'essere umano il progetto consiste in un vero e proprio desiderio di quello che ancora non si ha e soprattutto di quello che si vuole raggiungere. Il progetto è un qualcosa che nella persona umana non c’è, ma che essa per il suo voler trascendere costruisce nel futuro. Il progetto, dunque, non è connaturale alla persona stessa, infatti si costruisce col passare del tempo; alla persona sono però connaturali il progettarsi e l’essere futuribile. L’essere umano progetta qualcosa che ancora non è, e desidera quello che non ha, non per illudersi ma per vivere e andare verso ciò di cui ha bisogno.

Precedentemente si è accennato al problema della persona umana come indigente e “menesterosa” del “tu”, che non può progettare, ma col quale può progettarsi. La persona che l’io ha di fronte a sé ha, dal canto suo, lo stesso bisogno del proprio “tu”. L’essere bisognoso della persona fa sì che essa cerchi nell’altro un qualcosa che possa riempire il suo vuoto; tale vuoto, però, non si colma a livello materiale, in quanto è un vuoto esistenziale, è ciò che spinge l'essere umano all'incontro col tu, che trova soltanto tramite la

J. Marías, Antropología Metafísica, cit., p. 214.

felicità nel proprio progetto, quando questo è costruito per amore e con amore.

L’amore nella filosofia di Marías si presenta come il vero senso della felicità ed è in esso che la felicità trova la sua pienezza. La felicità come impossibile ma necessaria non è opposta all’amore: la persona per essere felice deve essere installata, e l’amore è una realtà biografica o meglio la realtà biografica in cui la persona si trova. Maria Teresa Russo spiega: “L’amore, infatti, non è per Marías né un semplice sentimento né un insieme

di atti, quanto piuttosto una realtà della vita biografica, una determinazione dell’installazione umana, nella quale ci si trova e dalla quale si realizzano atti specifici” . L’amore è, per eccellenza, l'istallazione personale in cui la 220

persona si deve trovare, ed è specialmente in tale installazione che la persona umana può agire liberamente.

La persona trova se stessa nella sua interiorità, o meglio nella sua intimità, dove stanno anche altri sentimenti, che fanno da contorno all’amore. Tante volte si intende per amore quello che si prova o si mostra di provare verso un'altra persona, e non quello che si è per essa o quello che essa significa per la persona che sta amando. Marías afferma che è in questa maniera sbagliata di concepire l’amore che consiste l’incomprensibilità di esso: “Creo que el haber entendido el amor sobre todo como un

«sentimiento», secundariamente una «afección» o «tendencia», ha enturbiado indeciblemente su comprensión” . Per il filosofo spagnolo 221

M.T. Russo. Corporeità e relazione. Temi di antropologia in José Ortega y Gasset

220

e Julián Marías, cit., p. 147.

J. Marías, Antropología Metafísica, cit., p. 214.

l’amore si può comprendere e capire, però soprattutto si deve vivere; per questo Maria Teresa Russo concepisce l’amore come realtà biografica della persona umana che “sta vivendo” e si trova fortemente installata in esso, tanto da farlo diventare la propria realtà biografica personale. L’amore è l’istallazione a partire dalla quale la persona umana deve progettarsi e soprattutto vivere.

Julián Marías afferma che l’amore deve essere concepito non solo come un'interpretazione psicologica, ma soprattutto come una vera e propria installazione biografica. Il filosofo intende l’innamoramento come il processo al quale si arriva partendo dalla propria realtà amorosa. Marías evidenzia che nel termine spagnolo “enamoramiento” si ha il prefisso “en”, corrispondente all'italiano “in”, che indica per lui l’installazione della persona umana nell’amore: “… la palabra 'enamoramiento' significa dos cosas: a) el proceso

por el cual alguien llega a enamorarse; b) el estado o situación del que está enamorado […] pero sin duda lo más importante es lo segundo: el término del proceso de enamoramiento, aquel estado a que se llega y donde uno se queda y permanece: precisamente lo que llamo instalación” . 222

Nel paragrafo sull’installazione si è detto che questa è una cosa che 223

non determina staticità, ma anzi è essa stessa movimento; sembra però che quando si parla di amore l’installazione sia un qualcosa di statico, visto che per Marías l’amore “Es un «estado», algo en lo cual se mora y

permanece” . Quello che però veramente si deve intendere è che la 224

Ivi, p. 215.

222

Cfr. Supra, p. 33.

223

J. Marías, Antropología Metafísica, cit., p. 230.

persona umana non deve rinunciare all’installazione amorosa come propria realtà radicale, nella deve quale rimanere e dalla quale condurre la propria vita, come commenta anche Maria Teresa Russo: “La concezione elaborata

da Marías è estremamente elevata. A differenza di Ortega, che faceva dell’amore un fenomeno dell’attenzione, totalizzante sì, ma effimero, egli intende radicare il fenomeno dell’amore nella stessa condizione umana, facendone una dimensione irrinunciabile e stabile dell’esistenza” . 225

Quando non si può rinunciare a qualche cosa nell’esistenza umana, significa essenzialmente che tale cosa appartiene all’intimità della persona; rimanere nell’amore e non rinunciare ad esso significa quindi condurre e progettare la propria vita nei limiti dell’amore, che sono i limiti essenziali della persona umana, come struttura della sua realtà radicale, dalla quale dipende la sua circostanza.