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La persona come perfetta indigenza

“[…] la persona está definida por la

indigencia, la menesterosidad, la irrealidad de la anticipación, hincada en una realidad que espera”. 137

Il mondo diventa personale nel momento in cui l'essere umano lo fa diventare parte della propria profondità, il mondo è personale quando c’è l’io che si realizza soltanto quando “sta vivendo”: “El mundo es siempre mi

mundo, el mundo de alguien[…] Yo soy el que unifica y «mundifica» a la vez los dos mundos” . Quando nel mondo la persona è presente e sta vivendo, 138

significa che sta facendosi col mondo e con le cose: per essa il mondo si può fare con le cose, diventando così di qualcuno, cioè di un chi, che inizia a relazionarsi col tu che è presenza.

Ivi, p. 46

137

J. Marías, Antropología Metafísica, cit., pp. 21-22.

Quando di fronte all’io si manifesta il tu, le cose assumono minore importanza e la relazione con esse è una relazione di conseguenza, non di bisogno o necessità, come accade con la persona che si ha davanti. La persona inizia a conoscere se stessa quando scopre altre persone, o meglio quando entra in relazione con altri perché “El descubrimiento de la persona

empieza por el de las demás […] En la relación con ellas cada uno se descubre a sí mismo como termino de un trato personal” . Secondo Julián 139

Marías, nella relazione ogni persona è origine e fine, mai un mezzo: la persona non può fare dell’altro uno scopo perché lo farebbe diventare cosa tra le cose. La persona è corporea, come si è già visto prima, ma non cosa; l'io ha il potere di scegliere di reificare o personificare il tu, ma se questo accadesse, si tratterebbe di qualcos'altro non di relazione.

L'essere umano ha il bisogno e il desiderio dell’altro per relazionarsi e vivere e può conoscere l'altro come una realtà che accade. La persona, in questo processo, non può fermarsi all’aspetto esterno e corporale: l'altro, il tu, non è una cosa che si conosce per le sue caratteristiche corporali e materiali, ma è qualcosa di più di un corpo, è una realtà nuova che accade in ogni momento. Le cose hanno una realtà che è sempre la stessa ed è per questo che il filosofo spagnolo non si ferma all'esteriorità dell’essere umano. Per Marías, infatti, la persona relazionale deve andare oltre la capacità sensitiva, trascendendo se stessa e la circostanza in cui si trova: “Por

consiguiente, hay que evitar el escollo en que tantas veces se ha tropezado: ver la persona «desde fuera», como algo que «está ahí». Con ello se recae en el modelo de la cosa, en lugar de verla como lo que es: un

J. Marías, Persona, cit., p. 40.

acontecimiento dramático; un sujeto que es alguien que consiste en acontecer” . La persona umana, dunque, è una realtà che si manifesta per 140

la temporalità e drammaticità della propria vita, che accade in ogni momento.

Il dramma personale non viene dato per la successione dei momenti in cui vive, ma per il suo presente che è futuribile, nel quale vive e si progetta. Questo progettare e vivere è dove “si manifesta il momento” in cui la persona ha bisogno di conoscere l’altro, il tu, e qua si vede l’indigenza della persona umana, che avanza ma non verso le cose, bensì verso la persona che le è prossima e che assomiglia tanto a lei, come mostra Marías: “… el mas

profundo parentesco conmigo, brota del descubrimiento de su absoluta alteridad respecto a mí y todos los demás hombres. Entra en una escena, una realidad nueva con la cual no contaba, que se me impone y al mismo tiempo se reflejan en mí y me muestra esa misma luz” . Nella persona che 141

ha di fronte l’io rispecchia il suo essere bisognoso, perché è nell’incontro con l’alterità, col tu, che l’io si lascia trovare.

La circostanza della persona cambia quando si manifesta di fronte ad essa il tu come radicalmente altro. Il mondo in cui si trova l'io cambia perché inizia a scoprire il mondo del tu, che prima della relazione era sconosciuto. La persona umana si progetta non soltanto verso la circostanza ma anche verso l’altro, il tu personale: “Esta es la radical menesterosidad del hombre

como persona, proyectado hacia adelante, de cara al futuro, yendo hacia lo otro y, sobre todo, hacia el otro; la persona necesita a la otra persona en la

Ivi, p.17.

140

J. Marías, Mapa del Mundo Personal, cit., p, 65.

medida en que se le presenta como tal, y por tanto como insustituible e irrenunciable”142. Rinunciare alla relazione personale col tu significa dimenticare il proprio essere, perché l’altro è simile a me nella sua personale alterità. L’io inizia, quindi, una specie di reificazione dimenticando il suo essere relazionale e il bisogno che ha del tu, in cui si manifesta perfettamente il carattere indigente — “menesteroso” — della relazione, di 143

cui l'io e il tu sono inizio e termine.

Il senso essere bisognoso dell’altro significa, per Emmanuel Lévinas, trascendere l’egocentrismo che si potrebbe trovare nella persona, dato che

“Solo la relazione con gli altri introduce una dimensione della trascendenza e ci conduce verso un rapporto totalmente diverso dall’esperienza nel senso sensibile del termine, relativa ed egoistica” . L'esperienza fondamentale 144

che l’io fa del tu arricchisce il vivere della persona stessa che, in questo modo, va oltre, superando i propri limiti temporali e spaziali. Quando la persona diventa esperienza vitale nel qui e ora, l’essere umano non può fare a meno di relazionarsi con l'altro, che offre un mondo nuovo nel quale può svolgere e progettare la propria vita.

Nel loro incontro, l'io e il tu non si relativizzano ma si affermano come totalmente altro, simili nella loro alterità. L’incontro diventa, così, pienezza dell’essere personale, perché per Marías “Cuando el encuentro

rigurosamente personal tiene plenitud, constituye algo así como una

J. Marías, Antropología Metafísica, cit., p. 48.

142

Cfr. Ivi, p. 307.

143

E. Lévinas, Totalità e infinito. Saggio sull’esteriorità, Jaca Book, Milano 2012, p.

144

revelación” . Una cosa non si può rivelare, non ha movimento; la persona, 145

invece, si rivela quando esce da sé per progettarsi non solo verso il futuro ma soprattutto verso l’io relazionale. Il tu si rivela di fronte all’io in un mondo nuovo e al momento di progettarsi si mantiene come medesimo e come altro.

Essere medesimo è essere se stesso, ma l’io non è più se stesso quando accade la relazione, perché qualcosa di nuovo sta succedendo. La persona non è la stessa anche quando esce dalla relazione, perché la novità del tu nella vita personale entra non per capovolgere la vita, ma per dare pienezza e senso al progetto dell’essere futuribile.