• Non ci sono risultati.

3.   Metodologia e Design della Ricerca 80

3.3   Design della ricerca e data collection 95

Definito l´orientamento metodologico alla base del lavoro, occorre ora delineare la

strategia della ricerca adottata. La strategia della ricerca, cosi come suggerisce il nome stesso,

fa riferimento a quell´insieme articolato e connesso di scelte metodiche e procedurali che compongono il piano o, per dirla con il termine originale, il research design, con cui si mira a raggiungere gli obiettivi della ricerca e a rispondere alle domande inizialmente formulate (Robson, 2002).

Cosi come per le strategie di natura bellica o manageriale, quindi, anche la formulazione della strategia di una ricerca non può prescindere dalla mission o dagli obiettivi generali che con essa si intendono perseguire. L´obiettivo generale di una ricerca, in genere, può essere quello di a) descrivere un fenomeno, ovvero delineare un quadro accurato della sua manifestazione; b) esplorare un fenomeno, ovvero coglierne in profondità la natura ed indentificarne le variabili e gli aspetti nascosti, oppure infine c) spiegare un fenomeno, cioè individuare le relazioni di causa-effetto tra le variabili principali al fine di predire e controllare il fenomeno stesso.

Ciascuno dei precedenti obiettivi tenderà ad essere associato ad un particolare tipo di domande di ricerca, con gli studi descrittivi caratterizzati da quesiti del tipo “Cosa accade?”,

quelli esplorativi da quesiti “Come accade?”, ed infine quelli esplorativi rispondenti a domande del tipo “Perché accade?”.

Sebbene in una stessa ricerca possano coesistere più obiettivi simultaneamente (es: esplorativo ed esplicativo) oppure un unico obiettivo possa nel tempo evolvere verso uno scopo diverso (es: inizialmente descrittivo e successivamente esplorativo) (Robson, 2002), riconoscere la natura preminente del proprio obiettivo di ricerca e delle rispettive domande affrontate, è importante affinché si selezionino i metodi e le tecniche di indagine più opportune12.

Come precedentemente accennato, e come si evince dalla impostazione stessa delle domande di ricerca (“come”), l´obiettivo del presente lavoro è di tipo essenzialmente

esplorativo.

Secondo Robson, uno studio esplorativo mira a cercare “new insights”, a porre “questions” e a valutare i fenomeni in una “new light”.

In linea con quanto espresso da Robson, infatti, il lavoro qui presentato mira ad analizzare il fenomeno collaborativo secondo una prospettiva nuova, interpretandolo cioè non solo come

causa dello scambio di conoscenze tra imprese, ma anche a sua volta come effetto di

quest´ultimo. Nell´esaminare questo doppio legame di causalità , la lente di indagine verrà focalizzata sui meccanismi operativi che più da vicino impattano sulle conoscenze di un´organizzazione e, in modo potenzialmente indiretto, sulla sua capacità collaborativa, ovvero i meccanismi di apprendimento13.

Lo scopo è evidentemente quello di elaborare un framework concettuale che aiuti, da un lato ad approfondire la conoscenza sul delicato tema della collaborazione tra PMI, cercando di colmare il gap scientifico individuato, dall´altro a supportare le PMI, suggerendo loro pratici e

praticabili14 modi per incrementare la propria capacità collaborativa mediante l´analisi di quei fattori direttamente controllabili e manovrabili dalle singole imprese, cioè le proprie procedure e i propri meccanismi operativi.

La natura esplorativa dello studio, come già detto, si riflette sulle caratteristiche che i metodi di indagine debbono possedere per risultare efficaci. Parafrasando la concezione di Adams e Schvaneveldt (1991), la ricerca esplorativa può essere paragonata all´attività dei viaggiatori e degli esploratori. I suoi principali vantaggi consistono nella flessibilità e

12 Ricorrendo ad un esempio bellico, se l´obiettivo è conquistare una località sarà necessario l´uso di un certo tipo di armi, se l´obiettivo è semplicemente monitorare, spiare o perlustrare una zona, sarà più opportuno il ricorso a strumenti meno “visibili”);

13 Tralasciando altri meccanismi o perché già studiati (strumenti di collaborazione) o perché non immediatamente controllabili dalle imprese (incentivi, variabili contrattuali, prossimità geografica, normative,...)

nell´adattabilità al cambiamento, tuttavia richiedono metodi di esplorazione altrettanto

flessibili e capaci di mutare direzione man mano che la raccolta e l´analisi dei dati procede.

Adams e Schvaneveldt proseguono specificando che la flessibilità del metodo non comporta una mancanza di direzione o di orientamento nell´indagine. Semplicemente implica che, mentre il focus inizialmente è ampio e poco dettagliato, con il progredire della ricerca esso diventa sempre più ristretto e specifico e, aggiungiamo noi, i metodi di indagine adottati debbono poter consentire questa progressiva messa a fuoco dell´obiettivo.

Dalla discussione sopra emerge come la natura dinamica ed evolutiva di un obiettivo di ricerca esplorativo, sia perfettamente coerente ed in linea con l´approccio induttivo scelto alla base della presente ricerca.

Oltre a dover garantire flessibilità ed adattabilità al focus della ricerca, per garantire massima efficacia all´intero lavoro, il metodo di indagine selezionato deve essere compatibile anche con il tipo di tema affrontato nel presente studio (Saunders et al., 2006). Più in particolare la strategia di ricerca adottata deve poter garantire un´analisi approfondita e completa del fenomeno collaborativo, consentendo di coglierne a pieno la complessità e di prendere in considerazione simultaneamente una molteplicità di variabili contestuali.

Come già sottolineato nella sezione precedente, infatti, il fenomeno della collaborazione e dello scambio di conoscenza tra imprese è un ambito di ricerca soggetto all´influenza di numerose variabili e di molteplici piani di analisi sovrapposti. Per consentire la rilevazione di effettivi pattern o relazioni tra variabili, dunque, è necessario disporre di strumenti di indagine particolarmente sensibili e ad ampio spettro.

Alla luce delle riflessioni appena esposte, si è ritenuto quindi opportuno optare per la strategia del caso di studio come impostazione generale di ricerca.

Robson (2002: 178)definisce un caso di studio come “a strategy for doing research which

involves an empirical investigation of a particular contemporary phenomenon within its real life context using multiple sources of evidence”.

Yin (2003) sottolinea l´importanza del contesto, aggiungendo che, all´interno di un caso di studio, i confini di demarcazione tra il fenomeno oggetto di studio e il contesto in cui questo prende forma non sono mai ben evidenti.

Morris e Wood (1991) continuano sostenendo che la scelta del caso di studio qualitativo come strategia di ricerca, è particolarmente opportuna ogni qual volta sia necessario ottenere un quadro ricco ed approfondito circa il contesto generale in cui un certo fenomeno ha luogo.

La forza e l´adeguatezza del caso di studio rispetto al tema e all´obiettivo della ricerca emerge con ancor più limpidezza se confrontato con un´altra potenziale strategia di ricerca: la survey quantitativa. Sebbene, infatti, anche con questo secondo approccio la ricerca potrebbe essere condotta in un real life context, tuttavia la capacità di esplorare e di comprendere tale contesto sarebbe limitata dal numero di variabili per cui i dati potrebbero essere collezionati e dalla dimensione del campione necessario per garantire significatività ai risultati!

Adottando la terminologia introdotta da Yin (2003), un caso di studio può assumere quattro diverse varianti sulla base di due dimensioni caratterizzanti. Si distingue infatti tra:

- single case e multiple case: a seconda del numero di casi reali considerati - holistic case ed embedded case: in funzione del livello di analisi impiegato.

Nel caso olistico si assume una prospettiva integrata ed unitaria dell´impresa, considerandola cioè come un´unica realtà da esaminare. Nel secondo caso, invece, il livello di analisi è più dettagliato e, benché il contesto sia sempre la stessa organizzazione, l´unita di analisi potrebbe essere una logical sub-unit all´interno di questa, come ad esempio i vari dipartimenti, i diversi uffici, ecc.

Yin sconsiglia l´impiego del caso di studio singolo, a meno che non si tratti di un caso particolarmente critico, estremo nelle sue caratteristiche, oppure unico nella sua manifestazione. In queste circostanze particolari, l´impiego del caso di studio fornisce l´opportunità di analizzare un fenomeno che pochi possono aver considerato in precedenza.

Considerando il tema della presente ricerca, non si ritiene che esso presenti le caratteristiche appena citate, essendo la collaborazione e il capitale intellettuale due fenomeni tipici e critici per tutte le imprese.

Pertanto si è optato per il caso di studio multiplo.

La ricerca, infatti, si basa sull´analisi di 6 realtà aziendali di piccole e medie dimensioni operanti nel settore Oil & Gas nella provincia di Vibo Valentia.

All´interno di ciascun caso di studio, inoltre, l´unità di analisi adottata è costituita dalle singole relazioni interorganizzative che ciascuna PMI esaminata aveva stabilito con i principali clienti. In altri termini, ciascuna impresa esaminata ha dato vita ad una moltitudine sub-unità di analisi, tante quante erano le relazioni commerciali rilevanti per le singole imprese.

Tale scelta si è rivelata opportuna per due ragioni complementari:

1. ha permesso di evidenziare come relazioni con diverso grado di solidità incidessero sul capitale intellettuale dell´impresa in termini di opportunità di apprendimento generate, e viceversa...

2. ha permesso di evidenziare come ciascuna impresa utilizzasse le competenze acquisite nel tempo, il proprio capitale intellettuale, all´interno di relazioni più o meno solide e di valutare l´impatto che ciò aveva su tali relazioni.

Cosi facendo, in linea con le domande e gli obiettivi di ricerca, si è potuto constatare fino a che punto, e con quali modalità , Relazioni Interorganizzative e Capitale Intellettuale di una PMI si influenzassero reciprocamente, pervenendo ad un framework concettuale

esplicativo.

In definitiva, quindi, la strategia di ricerca adottata è stata quella dell´embedded multiple

case study.

In ultima battuta è necessario specificare la prospettiva temporale adottata dalla ricerca. Uno studio empirico può coprire un orizzonte di tempo più o meno esteso, e quindi essere

longitudinale, oppure essere condotto in un preciso istante di tempo, e quindi essere trasversale (o cross-sectional). I vantaggi del primo tipo di ricerca, come è evidente, risiedono

nella possibilità di osservare l´evoluzione di un fenomeno nel tempo, misurando dinamicamente le variabili ad esso connesse e riuscendo quindi a stabilire con maggior accuratezza quale sia la causa e quale l´effetto. La forza di tale ricerca tuttavia ne determina anche il principale punto critico, ovvero l´impossibilità di essere condotta in periodi di tempo limitati.

Sebbene il presente studio sia stato svolto nell´arco di un solo anno, e pertanto sia essenzialmente uno studio cross-sectional, si è comunque cercato di conferire una profondità temporale all´analisi. Ciò è stato fatto progettando accuratamente la fase di data collection e andando alla ricerca di dati e riscontri non riferiti solo al presente, ma risalenti anche ad eventi e fenomeni passati. In particolare si sono indagate:

- le origini e i fattori che hanno scaturito la nascita di nuove relazioni interorganizzative - la dinamica del portafoglio clienti

- l´evoluzione dei prodotti e delle attività svolte nel tempo dalle imprese - le occasioni di apprendimento organizzativo verificatesi nel tempo

La possibilità di aprire una “finestra longitudinale” sulla realtà, pur osservandola da un preciso punto di vista (istante di tempo), è tra l´altro confermata da Saunders et al. (2006), i

quali citano diversi studi longitudinali realizzati grazie al collezionamento di dati ed informazioni riferenti al passato (es. Millward et al., 1992; Cully et al., 1999).