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Destinatario e funzione del testo

Il Giorno del Giudizio in Judgement Day

Sommario 1. Introduzione – 2 I motivi legati al Giorno del Giudizio – 3 La componente didat-

4 Destinatario e funzione del testo

Il Giorno del Giudizio fu una delle tematiche di maggior rilievo in ambito cristiano medievale fino a dopo l’anno 1000. Di conseguenza, si ritrova un numero consistente di testi di vario genere incentrati su questo argo- mento, sia in latino che in anglosassone, sia in versi che in prosa (vedi Duncan 1999). In particolare, numerose omelie composte prima o a caval- lo della Riforma Benedettina34 trattano dell’Apocalisse o includono passi

inerenti ad essa nell’intento di predicare la conversione e il pentimento intimorendo l’audience. Come sottolineato da Gatch (1965, pp. 129, 159), il

sense of urgency e di imminenza dell’Apocalisse trasmesso in questi testi,

così come le vivide descrizioni degli orrori apocalittici e infernali, fornivano

ne we us gemittađ on þam mæstan dæge, | rincas æt þære rode, secgađ þonne ryhta fela (La

verità sarà rivelata, quando ci incontreremo in quel giorno importante, uomini là davanti alla Croce, diremo allora molte cose giuste).

33 Vedi ad es. The Ascension vv. 385-386a: Biđ nu eorneste þonne eft cymeđ, | ređe ond

ryhtwis (ora, quando tornerà, sarà serio, severo e giusto) e la Blickling Homily XI (On Þa Halgan Þunres Dei), in cui compare ure Drihten […] þurh eornesse (nostro Signore, adirato)

(Kelly 2003, p. 86).

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alla Chiesa una forma di controllo su un pubblico incline alla paura e alla superstizione e poco edotto di materia esegetica.35

Nonostante Judgement Day I sia un testo poetico, l’analisi finora con- dotta ha fatto emergere delle somiglianze con il genere delle omelie sia per quanto riguarda il tipo di trattamento delle immagini legate al Giudizio Universale, sia dal punto di vista strutturale, per l’alternanza continua di passi narrativo-descrittivi e passi didattico-morali. Un ulteriore confronto può essere effettuato a livello di elementi linguistici e relative funzioni comunicative: in Judgement Day I, così come nelle omelie, si riscontrano svariati elementi che sembrerebbero finalizzati a destare l’attenzione del pubblico e, in certi punti, a coinvolgerlo direttamente. Ad esempio l’uso della prima persona plurale, ‘noi’, ha l’effetto sia di sottolineare l’univer- salità dell’evento in rapporto all’umanità intera (che comprende anche il narratore), sia di rendere partecipe l’audience (vv. 34b-35: Sceal se dæg

weorþan | þæt we forđ berađ firena gehwylce [Deve arrivare il giorno in

cui noi presenteremo ognuna delle azioni malvagie]; vv. 42-43a: ealles

þæs þe we on eorþan ær geworhtan | godes oþþe yfles [di tutto ciò che noi

abbiamo fatto un tempo sulla terra, di buono o di cattivo]; vv. 90-91a: bru-

can þæs boldes þe us beorht fæder | gearwađ togeanes [godere della casa

che per noi il glorioso padre ha preparato]; v. 104: þonne we us gemittađ

on þam mæstan dæge [quando noi ci incontreremo in quell’importante

giorno] e vv. 112b-113: wongas beofiađ | for þam ærende þæt he to us eal-

lum wat [le regioni tremano per il messaggio che Lui ha in mente per tutti

noi]). Solo una volta la voce narrante fa esplicito riferimento a sé in prima persona, in un passo che sembra sottolineare la sua funzione didattica nei confronti del pubblico e il suo ruolo attivo nel trasmettere gli insegnamenti: vv. 46b-48a: Forþon ic a wille | leode læran þæt hi lof godes | hergan on

heahþu (Dunque io sempre insegnerò alla gente a esaltare la gloria di Dio

nell’alto [dei Cieli]). I vv. 33b-34a invece costituiscono un riferimento al

suo stesso discorso, pronunciato nel momento contingente: þam þe þisne

cwide willađ | ondrædan þus deopne (per coloro che temeranno questo

discorso così solenne).

Anche la presenza di imperativi pare finalizzata, come nelle omelie, a stabilire un contatto col pubblico presente esortandolo in modo diret- to. Nel passo ai vv. 114-119, alla fine del testo, viene quasi incoraggiata una partecipazione ‘attiva’ da parte dell’audience con l’invito a ripetere «questo discorso» (Oncweþ nu þisne cwide [Ripeti ora questo discorso],

v. 114a), che corrisponde al passo omiletico successivo ai vv. 114b-119: cuþ

sceal geweorþan | þæt ic gewægan ne mæg wyrd under heofonum, | ac hit þus gelimpan sceal leoda gehwylcum | ofer eall beorht gesetu, byrnende

35 Gatch (1965, pp. 158-159) a questo proposito cita come esempio calzante la collezione di omelie del Vercelli Book.

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lig. | Siþþan æfter þam lige lif biđ gestaþelad, | welan ah in wuldre se nu wel þenceđ (deve essere chiaro che io non posso ostacolare il destino sotto il

cielo ma così deve accadere a ogni uomo in tutte le dimore luminose, una fiamma ardente. In seguito, dopo il fuoco, la vita verrà restituita; colui che ora pensa bene avrà prosperità in paradiso). In questo passo, introdotto in modo quasi simile a un salmo responsoriale, il pubblico viene portato a riconoscere l’universalità e l’ineluttabilità del Giudizio, tenendo però a mente il messaggio essenziale di tutto il discorso: ci sarà una nuova vita e prosperità in Cielo per «colui che ora pensa bene».

L’intento didattico di Judgement Day I e le somiglianze con lo stile e la struttura del genere omiletico inducono a ipotizzare un pubblico simile e un simile tipo di ricezione. Sebbene non tutte le omelie fossero destinate a essere declamate o lette in pubblico,36 la diffusione e popolarità di questo

genere di testo dipendeva dall’importanza attribuita alla predicazione in lingua volgare, rivolta a un pubblico poco familiare con il latino (importan- za messa in luce già in occasione del Concilio di Clofesho, nel 747) (Clay- ton 2006, p. 136; Liuzza 1991, p. 234).37 Si può ipotizzare quindi anche per Judgement Day I una ricezione orale da parte di un pubblico laico oppure

di religiosi «di basso grado», scarsamente predisposti verso le questioni dogmatiche o teologiche – come pare suggerire anche il messaggio essen- ziale del testo, l’esortazione a mantenere un comportamento ispirato a valori cristiani in vista del Giorno del Giudizio.

Come per le omelie anonime pervenuteci, anche per Judgement Day I non è possibile risalire alle circostanze in cui il testo fu composto, né al suo pubblico originario.38 Alcune riflessioni possono però essere fatte a partire

dal manoscritto in cui il componimento è conservato. Il contesto in cui sorse l’Exeter Book, datato intorno al 970, è quello della Riforma Benedettina

36 Alcune omelie erano destinate a lettura privata o recitazione individuale (Liuzza 1991, p. 240). Ad esempio, il Vercelli Book (e quindi anche le omelie lì contenute) sembra fosse un manoscritto destinato alla lettura individuale, forse rivolto a un pellegrino; vedi Gatch 1965, p. 138. Ci sono casi di omelie le cui circostanze di trascrizione suggeriscono che, almeno in un primo momento, esse non fossero destinate a essere declamate in pubblico: ad es. l’omelia sul Giorno del Giudizio A Wese\N/Dan Nacodnisse and Þa Ecan Þistru, trascritta po- steriormente alla compilazione del manoscritto che la contiene (Cambridge, Corpus Christi College ms 41) nei margini dei fogli, in una grafia ridotta (Rowley 2003, p. 509).

37 In occasione di questo concilio venne decretato che ai religiosi che non conoscevano il latino venissero insegnati il Credo e il Padre Nostro nella loro lingua madre.

38 Caie (1976, pp. 57, 95-114) ha messo in evidenza in Judgement Day I la presenza sia di epiteti tipici del linguaggio eroico (v. 5b þeoden user [nostro Signore], v. 7b brego moncynnes [il sovrano dell’umanità], v. 57b mægencyning [il re potente]) e di un generale ‘tono marzia- le’, sia di espressioni del linguaggio giuridico (v. 8b e 101b spræc [assemblea, convocazione]; v. 33b e 114a cwide [decreto, discorso], v. 36b þearlic gemot [dura assemblea], v. 37a heardlic

heremægen [crudele armata]). Queste caratteristiche però sono diffuse anche in altri testi

omiletici inerenti il Giorno del Giudizio (ad es. Christ in Judgement e Muspilli) e non sembrano indicativi per l’identificazione del pubblico a cui il testo era destinato.

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(metà del X secolo), momento di cambiamenti politici e culturali promossi da re Edgar.39 Questi riformò i monasteri inglesi sulla base della Regula Sancti Benedicti e sul modello di Fleury, allo scopo di rafforzare il suo controllo sul

regno creando una solida gerarchia sociale. Drout (2006, pp. 452-454), in uno studio inerente i wisdom poems dell’Exeter Book,40 mostra come l’inte-

ro manoscritto fosse collegato a un contesto didattico fortemente vincolato alla Riforma, e che vedeva una stretta interazione fra l’ambito monastico e quello secolare. Lo studioso (2006, pp. 453-454) sottolinea da un lato come le istituzioni religiose partecipassero attivamente al mondo laico in vari modi,41 dall’altro come, in seguito alla Riforma, la prima generazione

di nuovi monaci fosse rappresentata da conversi, adulti che non avevano trascorso l’infanzia in monastero ma che provenivano direttamente da un contesto secolare. Dunque i wisdom poems dell’Exeter Book, molto chiari nel contenuto e quasi privi di qualsiasi connessione a fonti latine o cristiane (Drout 2006, p. 461), avrebbero contribuito a un «processo di istruzione» rivolto a questi monaci. Tale processo sarebbe stato finalizzato a indicare loro la nuova posizione sociale e culturale acquisita, anche in relazione alla precedente condizione di laici, facendoli sentire parte (e acme) di un’unica struttura sociale sottesa a entrambi i mondi: quello monastico e quello se- colare. Disciplina e moralità erano alla base di questa gerarchia.

Il fatto che Judgement Day I, probabilmente composto in epoca anteriore alla Riforma, sia stato selezionato fra i testi da includere nell’Exeter Book indica che il messaggio espresso dal testo poteva essere adattato allo spi- rito dell’epoca e alle sue nuove esigenze. Alla luce di queste, Judgement

Day I rappresenta un’opera in cui il tema del Giorno del Giudizio è utilizzato

per indurre un pubblico di persone recentemente convertite alla vita mona- stica a un comportamento sempre ispirato ai valori cristiani, in modo che venga garantita la disciplina all’interno del monastero e, di conseguenza, l’ordine sociale.

39 Questa contestualizzazione dell’Exeter Book rimane valida sia che si adotti la teoria di Conner (1986), secondo il quale il manoscritto nasce dalla giustapposizione di tre booklets trascritti rispettivamente dopo, prima e durante la Riforma, sia che si consideri l’Exeter

Book come un manoscritto unitario fin dalle sue origini (come sostenuto ad esempio da

Muir [1989]).

40 Drout (2006, p. 449) si occupa in particolare di Gifts of Men, Fortunes of Men, Precepts e Maxims I.

41 Un esempio di interscambio fra monasteri e mondo laico avveniva quando i monaci organizzavano momenti di preghiera per le anime di determinati fedeli, i quali in cambio delle preghiere offrivano donazioni. Drout (2006, p. 453). Anche Conner (2012) e (2005, pp. 31-43) ha cercato di contestualizzare i testi dell’Exeter Book nell’ambito di uno scam- bio fra ambito religioso e secolare, collegando la fruizione di alcuni testi alle corporazioni legate alle parrocchie (in particolare, la sezione che comprende Homiletic Fragment III,

Sould and Body II, Deor e Wulf and Eadwacer, e le elegie The Wanderer, The Seafarer, The Riming Poem e Contrition A e B).

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