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46 Dialettica, cioè la filosofia

Quindi in epoca medievale, il trivio o trivium stava ad indicare ad un tempo tre arti liberali ed il loro insegnamento.

Il trivio è tuttora alla base dell'insegnamento liceale in Italia. Ad esso seguiva tematicamente il quadrivio.

Arti del Quadrivio (Artes Reales):

In epoca medievale, il quadrivio o quadrivium (letterelmente "quattro vie") comprendeva quattro discipline attribuite alla sfera matematica:

Aritmetica Geometria Astronomia Musica

Questa suddivisione si deve a Marziano Capella, un filosofo della tarda latinità (IV-V secolo d.C.) che si occupò, fra le altre cose, di suddividere in categorie tutto lo scibile umano.

In epoca medievale quelle che a noi possono sembrare discipline lontane fra loro, apparivano strettamente correlate: infatti il livello più alto degli studi era l'Università [nata per volontà delle corporazioni] perché tutte le discipline dovevano condurre verso l'Uno.

Punto di riferimento per l'organizzazione della scuola nel Medioevo fu certamente la scuola romana. Il percorso di studi di età romana (su cui si baserà quello medievale) era pressappoco questo:

Elementare: Dal literator e dal calculator si imparava a leggere, scrivere e far di conto. Medio: Insieme al grammaticus si approfondiva lo studio della lingua latina e si imparava quella greca; si studiava la letteratura di queste due lingue e le prime nozioni di storia, geografia, fisica e astronomia.

Superiore: Dal rhetor si studiava eloquenza, l'arte di costruire discorsi per gli usi più vari (giudiziari e politici innanzitutto). Per far questo occorreva conoscere il diritto, la storia dell'eloquenza, la filosofia. Ciò che attualmente viene definito un corso di perfezionamento in discipline umanistiche.

Una novità rispetto al mondo antico è che chiunque poteva accedere all'istruzione elementare (anche a Roma la scuola la pagavano le famiglie). Infatti, già nell' alto Medio Evo, in tutti o quasi i Monasteri, tra le altre strutture ricettive, esisteva la scuola (destinata ai figli dei contadini perché i figli dei feudatari o delle famiglie più in vista studiavano in casa propria seguiti da precettori privati), così come nelle città esistevano di norma scuole diocesane (da cui sarebbero poi sorte le Università) e spesso anche parrocchiali.

Nelle scuole dei Monasteri si poteva imparare a leggere, scrivere e far di conto; a seconda delle epoche (il Medio Evo abbraccia ben dieci secoli) e dei luoghi, ci si poteva fermare qui, oppure si potevano proseguire gli studi in diversi ambiti: farmacologia-erboristeria e medicina, musica, astronomia, logica, retorica, ecc.

Il successivo corso di studi era, sostanzialmente, quello romano ma era diversa la cultura generale degli insegnanti.

A scuola nel Medioevo tra una lezione di grammatica e una di retorica si studiavano bestiari e lapidari. Dai primi si imparava, per esempio, che le tigri si incantano davanti alla loro immagine riflessa in uno specchio (e non mancava lo studio di animali particolari, sulla cui esistenza nessuno nutriva dubbi, come draghi e ippogrifi), mentre dai secondi si estraeva quanto c'era da sapere sugli influssi che le stelle hanno su ogni singola pietra preziosa e sulle loro virtù magiche.

Ma la differenza più evidente rispetto alla cultura latina era certamente nell'interpretazione complessiva della storia e del sapere che si offriva agli studenti. Per un insegnante medievale era scontato ritenere che la storia è guidata dalla provvidenza divina e che in tutti gli scrittori, anche in quelli pagani, si può rintracciare un'anticipazione delle verità rivelate dal cristianesimo.

Questa è la ragione per cui i critici medievali interpretavano, ad esempio, la IVa egogla del poeta

latino Virgilio (pagano e morto nel 19 a.C.) come una prefigurazione della venuta salvifica del Cristo. Un'altra differenza rispetto al panorama culturale dell'istruzione odierna era data dal forte simbolismo di cui erano impregnate tutte le discipline. La realtà era ritenuta un insieme di segni della presenza di Dio e del mondo ultraterreno, non per nulla il testo più rappresentativo della cultura medievale, la Divina Commedia di Dante Alighieri non può essere compreso se non si tiene presente di continuo la dimensione dell'allegoria. Le cose non sono solo quello che appaiono ma (come il corpo contiene l'anima) contengono una realtà più profonda (la selva rappresenta il peccato, Virgilio la Ragione...).

A conclusione degli studi liberali, dal Basso Medioevo in poi, si poteva scegliere un percorso di studi universitari in qualche prestigiosa istituzione.

La nascita delle Università

Nel XII e nel XIII secolo con il termine “università” si indicavano associazioni che raggruppavano al loro interno più corporazioni: c'erano, per esempio, le corporazioni a cui facevano capo le

arti meccaniche – quali quelle collegate alla tessitura, alla tintura alla concia delle pellicce – contrapposte a quelle liberali – a cui si riferivano giudici, notai, medici speziali...

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arti liberali, e aveva la caratteristica di non poter vantare una sede fissa, tanto che professori studenti erano costretti per lo più a vagare alla ricerca di ospitalità per le loro lezioni. A meno che i docenti fossero ecclesiastici, in questo caso le lezioni si tenevano ovviamente presso il convento di appartenenza dei professori.

Ma è da sottolineare come una delle caratteristiche principali delle nascenti universitas studiorum fosse la loro autonomia dal controllo ecclesiastico, anche se spesso tale autonomia era garantita a prezzo dell'accettazione nominale di un supervisore, nominato dal vescovo, che concedeva la licentia docendi (l'abilitazione all'insegnamento).

Un altro aspetto saliente delle prime università era che spesso erano promosse e gestite da studenti (per lo più borghesi non giovanissimi) e che quindi i professori erano in tutto e per tutto dei dipendenti. Come tali venivano rimproverati o multati se a parere degli studenti non compivano il loro dovere in maniera sufficientemente accurata.

La loro attività era assicurata tramite appositi contratti, che data la forte competizione tra università dovettero presto comprendere una clausola di fedeltà, per impedire che i docenti lasciassero improvvisamente la loro sede di lavoro per raggiungerne un'altra economicamente più vantaggiosa.

All'interno dell'università tutti i dipendenti, dai professori ai librai, ai bidelli erano sottoposti al magnifico rettore che era eletto tra gli studenti dell'università stesso che spesso arrivava ad assumere un'importanza e un'influenza superiore addirittura a quella del vescovo locale.

Per essere ammessi agli studi universitari non era previsto alcun esame di ammissione, ma veniva richiesta solo una conoscenza base della lingua latina oltre, naturalmente, ai soldi necessari a pagarsi gli studi.

Le Università nel Medioevo tra il XIII e il XV secolo segnarono una svolta decisiva nel campo della diffusione della cultura, che cessò di essere riservata quasi esclusivamente agli ecclesiastici e cominciò a diffondersi anche presso i laici. Formate inizialmente da professori e studenti (goliardi) riuniti insieme in una specie di associazione o corporazione, detta per l'appunto universitas, funzionarono ben presto sulla base di quattro ordini di studio diversi o facoltà: le Arti (lettere e scienze), la Teologia, il Diritto e la Medicina. Le lezioni venivano tenute in lingua latina, considerata allora la lingua della cultura, e ascoltate da allievi giunti da ogni parte attratti dalla fama dei maestri. Questi, prima di assumere l'incarico, dovevano prestare giuramento di fedeltà e impegnarsi a svolgere il proprio compito con il massimo rigore scientifico e morale e nello stesso tempo a difendere la libertà e i privilegi dell'Università presso la quale operavano.

Caratterizzata da un'organizzazione istituzionalizzata, articolata in distinte aree disciplinari, aperta a studenti di eterogenea provenienza e estrazione sociale e finalizzata all'ottenimento di un titolo riconosciuto al di là dei confini locali, l'università è creazione del tutto originale che si inserisce perfettamente nel contesto di quella che Haskins ha assai appropriatamente definito "rinascita del XII secolo". Con il termine universitas, nell'età medievale s'intendevano le associazioni corporative di studenti o di professori che si occupavano della didattica e dei più vari aspetti della struttura studentesca stessa (piani di studio, prezzi dei libri, compensi dei docenti, alloggi, esenzioni, ecc.), lo studium. Quest'ultimo era suddiviso in quattro differenti facoltà, governate ciascuna da un'assemblea dei maestri: la facoltà delle Arti (le arti umanistiche del trivio e quelle "scientifiche" del quadrivio), prima tappa della carriera accademica, e le tre facoltà superiori di medicina, diritto e teologia. L'università porta notevoli innovazioni pure sotto il profilo pedagogico: la lezione (lectio), tenuta spesso in locali di fortuna, consisteva non solo nella lettura- commento di opere degli autori fondamentali, ma anche nelle dispute, in cui il maestro, dopo aver scelto un tema (quaestio), dava l'incarico al suo assistente (baccelliere) di presentarlo agli studenti e di rispondere alle loro argomentazioni. Soltanto il giorno successivo il maestro si occupava della determinatio: sintetizzava cioè i temi delle discussioni del giorno precedente e esponeva la propria tesi. Nelle università medievali il rapporto fra docenti e discenti era assai sfumato, non solo perché la disputa prevedeva la loro partecipazione, ma anche perché i maestri delle Arti erano spesso contemporaneamente studenti nella facoltà "superiore" di Teologia.

La Università di Siena

La storia dell’Università di Siena si è sviluppata lungo la tradizione culturale della Toscana, a partire dal Medioevo. Il primo documento rintracciato è un decreto podestarile del 26 dicembre 1240 e rivela il particolare modello giuridico dell’Ateneo senese, che non si basava sull’iniziativa degli studenti come a Bologna, né sull’amministrazione dei docenti come a Parigi, ma sulla diretta organizzazione del Comune. I cittadini che affittavano alloggi agli scolari dovevano, infatti, pagare una tassa: col ricavato di questa il Comune provvedeva a stipendiare i maestri, scelti naturalmente fra i migliori.

Un atto notarile della metà del XIII secolo ci informa che, a fianco della più antica Scuola giuridica, esistevano anche una Scuola di grammatica e una Scuola medica. Quest’ultima divenne ben presto autorevole, come dimostra la presenza tra i docenti di un maestro quale Pietro Ispano, illustre medico e filosofo, che verrà eletto papa nel 1276 col nome di Giovanni XXI.

Le scuole d'abaco, fin dal loro apparire, si configurarono generalmente, accanto alle scuole di grammatica, come un livello di studi medio, che faceva seguito ad un primo ciclo scolastico elementare in cui i ragazzi imparavano a leggere e scrivere in latino e volgare. Mentre la scuola di grammatica era dedicata all'approfondimento della grammatica latina ed allo studio delle lettere, della retorica e della logica, la scuola d'abaco era riservata all'apprendimento della matematica e aveva in prevalenza lo scopo di preparare all'esercizio di attività mercantili, commerciali e artistiche; veniva comunque frequentata anche da ragazzi di famiglia nobile e da chi desiderava proseguire gli studi per intraprendere poi una professione.

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