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dibattito sull'agricoltura Piano Mansholt

Alberto Vigna d o t t . G i u s e p p e C h i e s a , P r e s i d e n t e d e l l a C a m e r a di c o m m e r c i o d i C u n e o , p o r g e il s u o s a l u t o a g l i i n t e r v e n u t i . L'Unione delle Camere di commercio del

Piemonte ha organizzato, con la particolare collaborazione della Camera di commercio di Cuneo, una importante riunione svoltasi sa-bato 13 giugno, presso la sala contrattazioni del capoluogo della provincia « grancla ». Si è trattato di un convegno regionale imperniato sul tema: « Gli aspetti generali del Piano Mans-holt in rapporto all'agricoltura italiana ed a quella del Piemonte in particolare ». Nel corso dell'incontro è stato esaminato e discusso il « Memorandum » della Commissione CEE al Consiglio dei ministri della comunità circa le

direttive di attuazione del piano che interessa t u t t a l'agricoltura europea.

Tra le molte personalità intervenute, data l'eccezionalità del convegno, erano presenti i presidenti della Camera di commercio di Cuneo e di Novara, il comm. Appendino, in rappre-sentanza della Camera di commercio di Torino, il vice prefetto dott. Giovanozzi, il conte Ge-raldo Dal Pozzo, presidente dell'Unione pro-vinciale degli agricoltori di Cuneo, i Capi dei compartimenti e degli ispettorati provinciali dell'agricoltura e delle foreste del Piemonte, i segretari generali e funzionari degli enti

carne-rali piemontesi. Particolarmente notata la pre-senza del senatore Giovanni Giraudo, presi-dente della Consulta del Senato per gli affari europei e membro della Commissione politica del Parlamento Europeo e dell'oli. Baldi, pre-sidente della Federazione provinciale dei colti-vatori diretti. L'intervento del dott. Francis Roy, segretario della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, ha sottolineato che il con-vegno aveva un rilievo di portata internazionale.

I lavori sono durati l'intera giornata dalle 10 del mattino alle 18 pomeridiane, con breve intervallo; si può dire che non si sono avute soste in una serratissima disanima di un com-plesso di argomenti vitali per la nostra agri-coltura.

La scelta di Cuneo ha rappresentato il rico-noscimento della preminente importanza della provincia, t r a le altre piemontesi, in materia di agricoltura. Si è t r a t t a t o di argomenti di « casa nostra » che hanno formato oggetto di acuti interventi da parte di osservatori di alta pre-parazione specifica, forniti di una piena cono-scenza del piano Mansholt nella sua vasta

complessità; persone in grado, quindi, di avan-zare proposte, rilievi e critiche in merito alle necessità dell'Italia, ed in particolare della re-gione subalpina.

Evidentemente non è necessario ricordare date, fatti e motivi della vicenda che ha portato alla formulazione del piano presentato nel di-cembre del 68 all'esecutivo europeo. Il sig. Mans-holt volle scegliere la forma del « memorandum » per lasciare un discorso aperto ad osservazioni e suggerimenti sollecitati da lui stesso. A di-stanza di 15 mesi si è dato luogo alla fase del piano operativo, con un documento in data 29 aprile di quest'anno sottoposto al Consiglio dei ministri, articolato in cinque proposte di direttiva ed una di regolamento (ciò è quanto dire che le prime sono elastiche e l'altra vin-colante e rigida). Donde la necessità di nuove osservazioni perché la voce dell'Italia, al mo-mento opportuno, possa echeggiare nella sede competente.

L ' a p e r t u r a del convegno ha avuto luogo con le parole di benvenuto del presidente della Camera di commercio di Cuneo dott. Giuseppe

Chiesa che, salutati tutti i presenti con viva cordialità, ha sottolineato l'importanza del-l'iniziativa in rapporto agli sviluppi dell'agri-coltura degli anni '80 in particolare per quanto riguarda il Piemonte. Non può essere dimen-ticata la speciale rilevanza del fatto che il contributo del Piemonte all'agricoltura nazio-nale è valutabile nel 10% della produzione; inoltre, la provincia di Cuneo da sola fornisce il 3% del prodotto nazionale globale. Conclu-dendo il dott. Chiesa ha tra l'altro menzionato che Cuneo è tra le zone maggiormente mecca-nizzate nel campo agricolo con il 4% del totale nazionale e che è in testa alla graduatoria del reddito agricolo nella nostra regione.

Con alta competenza, chiarezza di espressioni, abbondanza di dati, subito dopo il prof. Cor-rado Bonato ha svolto il tema « Riflessi generali del piano Mansholt sull'agricoltura italiana ».

Le basi del memorandum «Agricoltura 1980 », presentato dall'esecutivo europeo al Consiglio dei Ministri nel dicembre 1968, sono state ricordate per porre in evidenza i criteri infor-matori della nuova politica agricola che la Comunità vorrebbe instaurare. Detto

memo-randum è stato ampiamente esaminato nei vari Paesi della Comunità — ha detto l'oratore soprattutto nel corso del 1969. Nel nostro Paese vi è stato un largo consenso, specialmente da parte dei tecnici. Si è soprattutto affermata l'esigenza di realizzare una politica agricola « globale » nel senso che deve essere proposta una adeguata politica strutturale onde creare una agricoltura efficiente e competitiva, pre-messa per il miglioramento delle condizioni di reddito e di vita della popolazione addetta. La politica di mercato avrà ancora il suo ruolo da svolgere, ma dovrà assumere soprattutto il significato di stimolo per la auspicata trasfor-mazione strutturale oltre che la funzione di equilibrio del mercato.

I concetti ispiratori del memorandum sono condivisi dal prof. Bonato salvo alcune riserve sulla eccessiva rigidità di taluni indirizzi in fatto di tipi di imprese da favorire: ma, allo scopo di meglio intendere il discorso di fondo del memorandum, il prof. Bonato ha posto in evi-denza alcune fondamentali caratteristiche strut-turali dell'agricoltura europea e in particolare di quella italiana. Egli ha sottolineato gli aspetti

L ' i n t e r v e n t o d e l s e n a t o r e G i r a u d o s u p a r t i c o l a r i a s p e t t i d e l l ' a g r i c o l t u r a p i e m o n t e s e .

veramente negativi di tali strutture, che fanno capo ad una massa enorme di aziende relativa-mente piccole, dotate di scarsa produttività e non efficienti.

Ora che il memorandum — ha affermato il relatore — ha ormai esaurito il suo ruolo di stimolatore di discussioni essendo nella fase del piano operativo, merita ricordare le proposte avanzate che sono cinque direttive e una di regolamento. Quest'ultima riguarda le inizia-tive tese ad incentivare il sorgere ed il diffon-dersi delle organizzazioni dei produttori, mentre le proposte di direttive concernono:

1) l'ammodernamento delle aziende agri-cole;

2) l'incoraggiamento alla cessazione del-l'attività agricola ed il conveniente utilizzo delle superfici produttive rese disponibili;

3) l'informazione socio-economica e la qualificazione professionale degli addetti al-l'agricoltura;

-1) la limitazione della superficie agricola utilizzata;

5) disposizioni complementari di inco-raggiamento tese ad orientare certe produzioni ed a stabilire un equilibrio durevole sui mercati agricoli (premi per la produzione della carne e per l'abbandono della produzione del latte). Parlando dell'ammodernamento delle azien-de agricole il prof. Bonato ritiene che i termini in cui le proposte sono oggi f a t t e sono da con-siderare un progresso rispetto a quelli del memorandum, nel senso che taluni obiettivi (il tipo di impresa, ad esempio) non sono più posti in modo rigido. La proposta, infatti, non indica più un modello di impresa, bensì un traguardo di produttività per unità di lavoro. In termini generali si può pensare che la situazione dell'agricoltura italiana, nei con-fronti del predetto traguardo di produttività, non è certo favorevole; anzi è da prevedere che la stragrande maggioranza delle nostre imprese agricole ben difficilmente potrà rag-giungere i livelli indicati. In conclusione, il prof. Bonato si è f a t t o portavoce di due seri motivi di preoccupazione. Il primo concerne la ricordata posizione della nostra agricoltura

nei riguardi del traguardo di produttività; ove quest'ultimo fosse rigidamente mantenuto, noi verremmo infatti ad essere praticamente esclusi dai benefici finanziari previsti dal progetto co-munitario. Il secondo motivo concerne il di-vieto di qualsiasi intervento atto ad aumentare le superfici coltivate, il quale porterebbe al blocco, nel nostro Paese, di ogni possibilità di sviluppo di zone agricole, in particolare nel Mezzogiorno.

La esauriente, interessante relazione del prof. Bonato è stata ascoltata con evidente attenzione ed infine calorosamente applaudita dagli intervenuti.

È poi seguita la relazione del prof. Michele Morini, rappresentante delle Camere di com-mercio del Piemonte nella Commissione inter-camerale per l'agricoltura presso l'Unionca-mere, dedicata alle « Considerazioni su l'econo-mia agricola del Piemonte in rapporto al piano Mansholt ». Egli ha posto in rilievo l'importanza che l'incontro ha assunto tra le tante riunioni che si sono seguite nel corso di molti mesi per esaminare le proposte della commissione CEE al Consiglio dei ministri della Comunità e le direttive di attuazione del piano stesso. Il

prof. Morini ha dichiarato di condividere le preoccupazioni che sono state espresse special-mente se riferite all'agricoltura comunitaria nel suo complesso. Ha poi posto l'accento sui dub-bi emersi in varie occasioni ed avanzati da diverse parti, cioè che non t u t t e le misure pre-viste dal « piano » possano avere effetti utili anche nell'agricoltura piemontese. Si teme anzi che alcuni provvedimenti determinerebbero con-seguenze negative e che altri non produrreb-bero rapidamente effetti benefici, effetti che — d'altra parte — non sono sicuramente pre-vedibili. Di fronte a tali prospettive, ha detto il prof. Morini, il futuro dell'agricoltura pie-montese si presenta ancora con molte incognite; ha poi concluso affermando che sarà indispen-sabile dare l'avvio, con generoso impulso, ad un'azione che conferisca al settore la prepara-zione, la duttilità, la rapidità di reazione neces-saria per un pronto a d a t t a m e n t o alle mutevoli circostanze esterne e che nello stesso tempo sappia smorzarne gli urti dannosi e sfrut-tarne invece i lati positivi.

Sono seguiti molti acuti, documentati, inte-ressanti interventi, e veramente notevole quello dell'ing. Capuani, presidente della Camera di

commercio di Novara che ha presentato una serie di intelligenti e serrate osservazioni di vivace sapore critico che il pubblico ha molto apprezzato.

Il dibattito, sempre vivo e appassionante, è proseguito con il discorso del senatore Giraudo, che ha esposto il suo punto di vista con parti-colare competenza, data la sua partecipazione ai lavori che si sono svolti in sede di Comunità eurojiea. Hanno portato efficaci contributi anche il geom. Cignoli, il dott. Bersanino, il dott. Dal Pozzo, il dott. Negretti, i signori Bignoli e Salsotto e altri tecnici ed esperti.

A conclusione della riunione ha infine par-lato il dott. Francis Roy, le cui dichiarazioni di alto tecnocrate europeo sono state attenta-mente seguite per la sua profonda conoscenza in materia. Egli ha risposto ai relatori ufficiali ed a quanti hanno preso la parola nel corso del convegno, affermando che non era suo com-pito né farsi difensore ufficiale del piano, né porre l'accento soltanto sugli aspetti critici. H a tuttavia sottolineato alcuni motivi sociali che caratterizzano il piano e che si traducono poi in fatti economici favorevoli allo sviluppo della Comunità. In altre parole, i suggerimenti del sig. Mansholt dovrebbero considerarsi una specie di soluzione ottimale in senso economico e sociale.

Il dott. Roy ha ricordato che il problema

dell'esodo dalle campagne deve essere guidato te-nendo presente che è necessario facilitare il de-flusso delle persone più anziane, mentre, invece, i giovani dovrebbero rimanere nelle aziende agri-cole, dato che i giovani appunto sono più per-meabili alle nuove tecniche. Occorrerà portare il livello di vita degli agricoltori alla pari con quello dei lavoratori di altri settori e segnatamente dell'industria. Inoltre si dovranno fare scelte circa le forme giuridiche con cui attuare il piano nei diversi Paesi per poterne conseguire appieno t u t t i i vantaggi. Sempre ascoltato con attenzione il dott. Roy ha infine parlato del problema del livello dei prezzi, ricordando che era stata segnalata una proposta intesa a sta-bilire un piano dei prezzi valevole per tre o sei anni. In tal modo gli agricoltori avrebbero una chiara visione delle prospettive di guadagno per il loro lavoro, nel quale potrebbero impe-gnarsi con maggiore tranquillità.

La riunione si è conclusa con un intervento riassuntivo di ampio respiro e di vasto raggio da parte del prof. Bonato, il quale ha ricordato la necessità per l'agricoltura piemontese (come per quella italiana in genere) di mettersi ai livelli tecnici e produttivi raggiunti dalle altre nazioni della Comunità. È questo un obiettivo che richiederà molta buona volontà e sforzi tenaci irei quali merita impegnarsi a vantaggio del-l'agricoltura e di t u t t a l'economia nazionale.