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Dalla dichiarazione Balfour alla risoluzione 181/1947 delle Nazioni Unite

LA STORIA DEL CONFLITTO ARABO-ISRAELIANO

2.1 Dalla dichiarazione Balfour alla risoluzione 181/1947 delle Nazioni Unite

A partire dal 1517 fino alla fine della seconda guerra mondiale i territori della Palestina furono sottomessi al controllo della dinastia militare turca degli Ottomani. Durante la seconda guerra mondiale il territorio del Medio Oriente divenne oggetto di aspirazioni da parte della Gran Bretagna, della Francia e degli arabi stessi che speravano di potersi liberare del giogo ottomano e costituire uno Stato arabo autonomo. Allo stesso tempo anche la Federazione sionista nutriva delle aspettative sul territorio.

Balfour, inviò una lettera a Lionel Rothschild, presidente della Federazione sionista, nella quale dichiarò che il governo di sua maestà vedeva con favore la fondazione in Palestina di un “focolare nazionale per gli ebrei in Palestina”32.

La lettera è rimasta nella storia con il nome di “Dichiarazione Balfour”.

In questo stesso periodo, però, la Gran Bretagna fece promesse anche agli arabi, i quali tramite la figura dell'emiro Hussein, aspiravano alla creazione indipendente di un grande Stato arabo, composto da tutti i territori espropriati all'Impero Ottomano; nonché ai francesi, con i quali gli inglesi avevano intessuto accordi per una futura spartizione del territorio tra le due nazioni.

Il 25 aprile del 1920, in seguito alla conferenza di San Remo, la Società delle Nazioni divise il territorio arabo tra Gran Bretagna e Francia, e venne loro affidato sotto forma di mandato.

Alla Gran Bretagna venne assegnato il terzo più meridionale del territorio, chiamato Palestina, con l'obbligo di dare attuazione alla

32 CODOVINI, Storia del conflitto arabo israeliano palestinese, Mondadori, Milano, 2005, p 2.

dichiarazione Balfour, nella quale si parlava appunto di un “focolare nazionale” per gli ebrei.

La Gran Bretagna divise quindi i territori loro affidati in due parti; nella parte ad est del fiume Giordano fu costituita la Transgiordania, a capo della quale fu messo l'emiro Abdullah; mentre la parte a ovest del Giordano divenne la Palestina, questo era il territorio destinato alla creazione di un focolare nazionale ebraico.

Nel 1922 il segretario di Stato britannico alle colonie Winston Churchill, pubblicò il rapporto della situazione palestinese conosciuto come Libro Bianco, nel quale la dichiarazione Balfour venne reinterpretata in maniera più restrittiva rispetto a quelle che erano sembrate le disposizioni iniziali.

La Gran Bretagna si mostrò ancora favorevole alla creazione di un focolare nazionale ebraico, ma lo stanziamento di questo focolare nazionale “doveva avvenire per diritto reale, non per semplice tolleranza”33. Nel rapporto si sottolinea inoltre che non è nella volontà

del governo britannico trasformare l'intera Palestina in un focolare

nazionale ebraico.

Intanto continuò l'immigrazione di ebrei provenienti da ogni parte d'Europa e si acuì lo scontro con le popolazioni arabe autoctone. Nel 1936, in seguito all'aggravarsi degli scontri tra gli arabi e la popolazione ebraica in continuo aumento sul territorio, venne istituita dal governo britannico la “Commissione Peel”, con il compito di analizzare la questione e proporre soluzioni concrete per la situazione di tensione.

É in questo frangente che si giunge per la prima volta all'idea della spartizione del territorio palestinese per la creazione di due Stati distinti e separati. Questa proposta venne inizialmente rifiutata in maniera netta sia dagli arabi che dagli ebrei.

L'avvento della seconda guerra mondiale congelò momentaneamente il problema della Palestina, che si ripropose in maniera inevitabile alla fine di questa, e con ancora maggiore necessità.

Il problema a questo punto non era più solo il contrasto tra arabi ed ebrei, ma anche tra ebrei e inglesi.

sioniste gli inglesi avevano cominciato ad arretrare notevolmente, cercando di limitare in maniera evidente l'ingresso degli immigrati ebrei sul territorio.

Nel 1946 fu presentato il “piano Morrison-Gardy”, elaborato in collaborazione da due funzionari uno inglese e uno statunitense. Nel piano si proponeva la spartizione della Palestina in quattro zone, una provincia araba, una provincia ebraica e due zone; quella di Gerusalemme che era destinata ad una gestione internazionale e infine la zona del Negev che sarebbe stata affidata a un governo autonomo di influenza inglese.

Anche questa proposta non ebbe seguito.

Il 20 Aprile del 1947 la Gran Bretagna decise di internazionalizzare il caso e rimise la questione all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Il 29 novembre del 1947 venne votata la risoluzione 181 che determinò la spartizione del territorio della Palestina e stabilì la nascita di due Stati.

La risoluzione è divisa in tre parti e afferma che “indipendent Arab

Jerusalem, set forth in part III of this plan, shall come into existence in

Palestine two months after the evacuation of the armed forces of the

mandatory Power has been completed but in any case not later than 1

october 1948. The boundaries of the Arab State, the Jewish State and

the city of Jerusalem shall be as described in parts II and III below”.34

La risoluzione prevedeva inoltre un'unione economica per tutta la Palestina.

Il 1° maggio 1948 la Gran Bretagna abbandonò la Palestina e il 14 maggio 1948 fu proclamato lo Stato di Israele. All'interno della dichiarazione di indipendenza si legge che “This right was acknowledged by the Balfour Declaration of November 2, 1917 and, re-affirmed by the Mandate of the league of Nations, which gave explicit international recognition to the historic connection of the jewish people with palestine and their right to reconstitute their national home.”35

Mentre più avanti sempre all'interno della dichiarazione si specifica

34 Estratto della risoluzione 181 parte I°, lett. A reperibile al sito www.un.org / General Assemby/ Resolution/ A/RES/181(II)A, (II)B, (II)A-B.

35 REICH, Arab-Israeli conflict and conciliation. A documentary history, Praeger Publishers, London, 1995, p. 77.

che “the day of the and of the termination of the british mandate for palestine, by virtue of the natural and historic right of the jewish and of the resolution of the general assembly of the united nations, hereby proclaim the estabilishment of the jewish State in Palestine, to be called Israel.”36 Quindi le basi giuridiche della nascita dello Stato di

Israele, esplicitamente sancite all'interno della dichiarazione di nascita dello stesso, sono un diritto naturale e storico del popolo ebraico ad uno Stato in terra di Palestina e la risoluzione 181 delle Nazioni Unite.