• Non ci sono risultati.

DIFFICOLTA’ NEL COORDINAMENTO

6. L’UNIONE EUROPEA E LA SICUREZZA INTERNAZIONALE:

6.1. L’EUROPOL NELLA LOTTA AL TERRORISMO

6.1.3. DIFFICOLTA’ NEL COORDINAMENTO

DELL’ATI-TERRORISMO EUROPEO

L’impatto delle misure di Controterrorismo dell’Europol è difficile da valutare, non solo per il recente riallestimento del CTTF, ma anche perché non si hanno informazioni sufficienti per permettere di procedere con un’analisi approfondita. Tuttavia, andando a consultare i rapporti annuali dell’Europol, nei quali possono trovare diverse informazioni e dati sulle operazioni svolte, molti esperti in controterrorismo hanno affermato che l’Europol ha avuto un ruolo rilevante nella lotta al terrorismo già a partire dal 2001.

Jonathan Stevenson, esperto di terrorismo e controterrorismo per la U.S. DEFENSE, nel suo articolo “How Europe and America Defend Themselves” pubblicato nel 2003, scriveva:

“Europol has already proven useful veichle for distributing general information and assessment among National law-enforcement authorities. It has also served the useful political function of enshrining pre-existing bilateral law-enforcement relationship that had arisen in connection with transnational threats such as narcotics trafficking and the old pre-Al Qaeda terrorism. Europol also has some potential to help harmonize the National police of EU member States on territorial security.”106

Andando a prendere in considerazione i dati nello specifico, solo nel 2005 l’Europol diede supporto a quaranta operazioni di controterrorismo e garantito la sicurezza fornendo supporto di cooperazione ai più grandi eventi sportivi del tempo come le Olimpiadi Invernali di Torino e la Coppa del Mondo FIFA in Germania del 2006.107

Al tempo degli attacchi di Madrid le misure di controterrorismo erano ancora in fase di pianificazione, come era in fase di assestamento lo staff delle unità di Crisi, tuttavia, con tutte le modifiche e i rinnovamenti l’Europol rimaneva un’entità troppo piccola per far fronte alle nuove minacce.108

106

STEVENSON J., “How Europe and America Defend Themselves”, rivista FOREIGN AFFAIR, USA, 2003, vol 82 ed 2, pag 87.

107

RATZEL, “Europol in the Combat of International Terrorism Understanding and Responding to Terrorism”, IOS PRESS, AMSTERDAM, 2007, pag 15.

63

Oltre a questo va aggiunta la mancanza di cooperazione, infatti subito dopo gli attacchi terroristici di Madrid fonti ufficiali hanno affermato che le autorità Spagnole non vollero rendere note alcune informazioni sull’attentato.

Anche questo esempio ci fa vedere come l’Europol sia un ufficio di coordinamento e non un centro della gestione delle operazioni.

Nella sfera del controterrorismo, tuttavia, anche il coordinamento delle forze ma soprattutto dei flussi di informazioni ha un’importanza rilevante. Questo è dovuto al fatto che ogni Stato Membro segue regole differenti nello scambio d’informazioni e nel coordinamento delle forze. Inoltre, in accordo con quanto riportato dalla Commissione Europea, la libera circolazione delle informazioni è ostacolata da due fattori principali:

- Il primo riguarda il fatto che l’informazione tende ad essere “compartimentata” sul livello organizzativo e legale. Per esempio, essa può essere indirizzata a differenti Ministeri e Servizi e utilizzata in differenti procedure, invece viene spesso custodita a seconda della sua natura e non scambiata.

- Il secondo riguarda la mancanza di un regolamento comune sullo scambio delle informazioni classificate e non.109

Un altro ostacolo con cui si scontrò l’Europol nell’ambito del Controterrorismo fu il fatto che per alcuni Stati Membri dell’Unione Europea il terrorismo è nella sfera di interesse delle Agenzie di Polizia, mentre le agenzie di Intelligence sono responsabili del Controterrorismo. La cooperazione in una situazione così delineata risulta essere difficile e delicata perché le informazioni che vengono ricercate dalle varie agenzie saranno differenti. Le agenzie di Polizia tenderanno ad essere interessate in specifiche informazioni che riguardano i sospetti su cui si sta investigando per procedere ad un possibile arresto, al contrario le agenzie di intelligence sono interessate ad informazioni generali da utilizzare in operazioni più complesse e generali.110

All’interno dell’Unione Europea, la collaborazione tra le agenzie di polizia e quelle d’intelligence è ulteriormente ostacolata dal fatto che ogni Stato ha differenze linguistiche e culturali. Ogni informazione ricevuta dall’Europol nell’area del controterrorismo, per esempio, deve necessariamente essere tradotta in 23 lingue prima di essere inviata e divulgata a tutte le agenzie degli Stati Membri.

109

“European Commission Action Paper in Response to the Terrorist Attack on madrid” 2004, citato a pag 72 di KAUNERT C. e LEONARD S., “European Security, Terrorism and Intelligence: Tackling New Security Challenges in Europe”, PALGRAVE STUDIES IN EUROPEAN UNION POLITICS, BASINGSTOKE UK, 2013

110

DEFLEM M., “Europol and Policing of International Terrorism: Counterterrorism in a Global Perspective”, JUSTICE QUARTERLY, vol 23 n 3, 2006, Londra, pag 351.

64

Ancora più importante, tuttavia, è il fatto che alcuni Stati non “necessitano” del coordinamento che viene offerto da Bruxelles.

Un recente studio sul Coordinamento delle forze nel Controterrorismo dell’Unione Europea è giunto alla conclusione che nonostante gli Stati Europei sdegnassero il ruolo dell’Europol definendo la sua capacità di coordinamento paragonabile a quella dello “US Department of Homeland Security”, l’agenzia forniva l’unica soluzione di rapido scambio di informazioni e coordinamento delle forze all’interno dell’Unione, purtroppo però per le ragioni sopra riportate non tutti gli Stati si adoperavano allo stesso modo al “progetto”.111 Nel 2004, per esempio, solo sette Stati Membri dell’Unione Europea avevano distaccato i propri esperti d’intelligence presso “EU Situation Center”, tutti gli altri Stati continuavano a mantenere un atteggiamento di diffidenza e cercarono di ritardare il più possibile la collaborazione con Bruxelles.112

In conclusione, è importante sottolineare che gli Stati Membri erano stati forzati alla cooperazione tra loro tramite il passaggio di informazioni all’Europol. Questa era sicuramente un’innovazione nel campo della lotta al terrorismo europeo, che però venne accolta con scetticismo e ovviamente venne ostacolata.

Il primo Direttore di Europol, Jurgen Storbeck, durante un’intervista del 2002 affermò che: “For a policeman, information about his own case is like property. He is even reluctant to

give it to his chief or to another department, let alone living it to the regional or National services. For an International body like Europol, it is very difficult.”113

111 MULLER-WILLE, “For Our Eyes Only, Shaping an Intelligence Community within the EU”, OCCASIONAL

PAPERS, n50, Parigi, 2004, pag 55.

112

DEMPSEY J., “Europe at Loggerheads over How to Co-ordinate on terrorism”, FINANCIAL TIMES, 18 Marzo 2004, pag. 6.

113

KAUNERT C. e LEONARD S., “European Security, Terrorism and Intelligence: Tackling New Security Challenges in Europe”, PALGRAVE STUDIES IN EUROPEAN UNION POLITICS, BASINGSTOKE UK, 2013, pag 73.

65

6.1.4 CONSIDERAZIONI SUL RUOLO DELL’EUROPOL NELLA

Documenti correlati