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Dimensione “iniziale” del giudizio di validità pragmatica materiale e qualificazione.

IL MODELLO TEORICO DEL GIUDIZIO DI LEGITTIMITA’ 1 Due prospettive metodologiche.

8. Dimensione “iniziale” del giudizio di validità pragmatica materiale e qualificazione.

A) L’autore dell’atto opera una qualificazione per verificare la ricorrenza degli stati-di-cose iniziali o precedenti, per vagliare la possibilità dell’azione deontica. Il giudizio di validità pragmatica materiale attinente a questa dimensione risente della rilevanza di questa qualificazione.

I) Per un verso, il giudice della validità può ripetere la qualificazione, giacché gli stati-di-cose sono (o devono essere) precedenti all’enunciazione del performativo thetico. Si tratta di un sindacato di qualificazione.

In questo tipo di giudizio la qualificazione avviene sussumendo uno stato-di-cose fattuale, deontico, assiologico o antropologico nella classe descritta dalla meta-norma, come avviene per la qualificazione di un fatto bruto. Dalla corrispondenza o meno dello stato-di-cose a quello descritto

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dalla classe deriva la conseguenza deontica della validità o invalidità dell’atto.

II) Per altro verso, può sindacare la correttezza della qualificazione operata dall’autore dell’atto. È un sindacato sulla qualificazione.

L’oggetto della sussunzione è, in questo caso, l’operazione sussuntiva posta in essere dall’autore dell’atto: è, cioè, la classificazione di un’operazione classificatoria, si qualifica una qualificazione. E, seguendo il modello di qualificazione esposto in precedenza, l’unico modo per verificare una qualificazione è sottoporre a controllo di ragionevolezza la posizione del limite dell’indiscernibile che ha determinato l’equiparazione tra ente e classe. Posizione che discende da un giudizio di preferenza da argomentare, si tratti di qualificazione entro una fattispecie descritta da una norma o di una qualificazione valutativa in senso ampio o entro una classe “scientifica”.

Pertanto, se il primo tipo di giudizio è indipendente dalla giustificazione della qualificazione, il secondo è da esso inseparabile, poiché la correttezza della qualificazione, cioè della ponderazione che ne è alla base, dipende dal consenso fondato che l’argomentazione della soluzione è capace di fornire. Ossia dipende dalla sua falsificabilità argomentativa.

Il sindacato sulla qualificazione consiste, dunque, nella sussunzione della giustificazione della qualificazione entro le regole di giustificazione accettate dalla comunità di riferimento del sistema culturale cui appartiene il concetto utilizzato per la sussunzione dall’autore dell’atto (la comunità giuridica e, in un certo senso, la comunità tutta, per il sistema giuridico; la società per un giudizio valutativo in senso lato; o la comunità scientifica della scienza utilizzata per la qualificazione- fisica, ingegneria, statistica, economia, urbanistica, storia dell’arte, etc.). Senza rispetto di queste,

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infatti, la qualificazione non può aspirare a generare il consenso fondato,

necessario alla sua giustezza334.

E, una volta superato questo profilo, consiste nella ragionevolezza delle conseguenze di quella qualificazione, ossia nella non-incompatibilità di queste con l’interesse che ha mosso la qualificazione. Si tratta, dunque, di verificare la rispondenza di quella qualificazione al suo fine, di sussumerne le conseguenze entro le aspettative (nel nostro caso, imposte) che l’hanno generata.

È necessario, cioè, sussumere uno stato-di-cose antropologico, prodotto dall’atto thetico, grazie alla qualificazione in questione (che ne costituisce condizione necessaria di validità), entro lo stato-di-cose assiologico cui la qualificazione mira. Si pensi all’esempio della qualificazione di una pianta come salice piangente: bisogna verificare se l’interesse analgesico che ha mosso l’analogia attributiva risulta soddisfatto dall’equiparazione posta in essere. E ciò avviene alla luce dell’esito dell’azione (complessa) di estrazione ed assunzione degli elementi essenziali della corteccia della pianta: se il dolore diminuisce o scompare, l’interesse è stato realizzato e, dunque, la qualificazione è stata ragionevole, altrimenti non lo è stata.

Nell’ipotesi in cui non sia possibile vagliare la realizzazione dello stato- di-cose antropologico, già vista per il sindacato di risultato, il giudizio circa la ragionevolezza della qualificazione deve essere svolto alla stregua della prefigurazione dell’interesse cui l’azione (deontica) condurrà, grazie alla

previsione della catena causale da essa messa in moto335.

334 Cfr. supra, parte I, cap…, par…, note…. 335

Il sindacato relativo alla dimensione iniziale della validità pragmatica è, all’evidenza, isomorfico rispetto a quello “teleologico”. V’è un sindacato che attiene alla sussistenza del risultato della qualificazione (in concreto e in astratto), cioè l’interesse che la muove; v’è un sindacato sulla qualificazione, attinente al metodo del sistema culturale cui appartiene il concetto classificatorio; v’è un sindacato integralmente sostitutivo della qualificazione condotta dall’autore dell’atto. Mutatis

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Tale sindacato sulla qualificazione può, inoltre, riscontrarsi come mero

sindacato sull’interpretazione336 o come mero giudizio di sussistenza degli

stati-di-cose da qualificare. Può, cioè, essere scisso nei due “momenti” della qualificazione, concentrando l’attenzione del giudizio sulla

correttezza dell’interpretazione/concretizzazione della norma o

sull’accertamento puro dello stato-di-cose qualificato. Mentre quest’ultima indagine è di tipo fenomenico (anche se non esclusivamente materiale, giacché può riguardare stati-di-cose idealmente essenti), la prima è un’indagine nuovamente attinente alla ragionevolezza: secondo quanto si è detto, caduta la possibilità di ritenere corretta l’interpretazione (solo) per la conformità al metodo, essa può essere valutata solo sotto il profilo delle sue conseguenze assiologiche e antropologiche.

B) Accordare al giudice un sindacato di qualificazione o sulla qualificazione, come visto per il sindacato teleologico, significa definire la riserva dell’autore dell’atto circa la qualificazione dei fatti rilevanti come stati-di-cose iniziali o presupposti ed è, almeno dal punto di vista teorico- generale, una scelta ordinamentale, indipendente dalla natura della classe (se definita tramite elementi materiali o valutativi) e dell’elemento da qualificare (se stato-di-cose fattuale, deontico, antropologico o assiologico) secondo la meta-norma.

9. La dimensione soggettiva della validità pragmatica e giudizio di