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Io: Silvia Elena e il mio amante alla periferia di Ciudad Juárez, nella discarica El Chile.

Silvia Elena: Che ci facciamo qui? Il mio amante: Guardiamo il cielo.

Silvia Elena: E per questo mi porti in una discarica? Il mio amante: Da qui si vedono le stelle più bel-

le di tutto il Messico.

Silvia Elena: Ma la puzza è insopportabile! Il mio amante: Ci penso io.

Io: Il mio amante copre il naso e la bocca di Silvia Elena con la mano.

Silvia Elena: Così è meglio. Puoi premere un po’ di più? Preferisco l’odore della tua mano a quello dei rifiuti.

Il mio amante: Di cosa odora?

Silvia Elena: Di cuoio. Come se portassi i guanti. Il mio amante: Vedi quella stella?

Silvia Elena: Quale?

Il mio amante: Quella, quella piccola, che brilla più intensamente.

Silvia Elena: Quella che sembra che stia per spa- rire?

Il mio amante: Proprio quella. Immagina un pun- to nero al suo interno. Immagina un buco in quel punto. Immagina che, una volta dentro, la gravità cambi e non puoi più fare nulla come prima, perché questa nuova gravità annulla qua- lunque altra forza.

Silvia Elena: Tu sei ossessionato da questa cosa della gravità.

Il mio amante: Immagina di poter far solo ciò che quella forza ti obbliga a fare.

Silvia Elena: Mi porti al cinema domani? Il mio amante: Che film vuoi vedere?

Silvia Elena: Improvvisamente l’estate scorsa. Il mio amante: È un classico.

Silvia Elena: Lo dice anche la mia amica Rosa. Il mio amante: Non credo che lo diano al ci nema. Silvia Elena: Possiamo noleggiarlo e vederlo in-

sieme.

Il mio amante: Perché proprio quello?

Silvia Elena: Rosa dice che parla di una donna che non riesce a dimenticare il passato.

Il mio amante: E allora?

Silvia Elena: Mi sembra interessante. Il mio amante: Il passato?

Silvia Elena: No, no, il passato non piace per niente, a me interessa il futuro, sai? Sognare quello che ancora non è successo ma che un giorno o l’altro potrebbe succedere. È molto più interessante. Ma non è facile, perché a volte non si può dimenticare il passato, non credi? Neppure io a volte posso dimenticare il passato, come succede a te con la gravità. Uguale. Il mio amante: E questo ti piace?

Silvia Elena: No, mi fa paura. Il mio amante: Hai paura?

Silvia Elena: A volte penso che l’inferno abbia un po’ a che vedere con questo.

Il mio amante: Con il passato?

Silvia Elena: No, con l’impossibilità di dimenti- care il passato e accumulare tutto, finché i ricor- di diventano sempre più grandi, come se fossero

l’impasto di un dolce in cui metti il lievito, co- me se succedesse nella tua testa. Tu sei un fisico no? Credi che l’inferno si possa misurare? Il mio amante: Silvia.

Silvia Elena: Silvia Elena.

Il mio amante: Silvia Elena, non ti ha mai detto nessuno quanto sei bella?

Silvia Elena: No, bella, proprio bella, non me l’ha mai detto nessuno. Ma mi hanno detto altre cose: belloccia, fatta bene, pezzo di gnocca, gnocca e basta, tettona, cavallona, super, con un caratteraccio quando mi feriscono, una volta mi hanno detto carina …; simpatica, qualche volta – soprattutto quando esco con Rosa, Rosa è la mia amica –; divertente e attraente – a seconda di cosa mi metto –, e lavoratrice, questo me l’hanno detto molte volte; però bella, proprio bella, non me l’aveva mai detto nessuno prima. Il mio amante: Cosa ti piacerebbe fare ora? Silvia Elena: Addormentarmi qui, in piedi, men-

tre guardo le stelle e tu mi sostieni con questa mano grande.

Il mio amante: Silvia. Silvia Elena: Silvia Elena.

Il mio amante: Silvia Elena, guarda.

Silvia Elena: Non avevo mai visto una stella ca- dente.

Io: La stella cade. La ragazza sorride. La discarica comincia a riempirsi di Pilgrim nere. I fari illu- minano tonnellate di spazzatura. Si sente suo- nare una ranchera1 a tutto volume.

Quindici

Mátalas

1

(canzone)

Amigo, ¿qué te pasa? ¿Estas llorando? Seguro es por cuestiones de mujeres. No hay golpe más mortal para los hombres Que el llanto y el desprecio de esos seres. Amigo, voy a darte un buen consejo, Si quieres disfrutar de sus placeres, Consigue una pistola si es que quieres, O cómprate una daga si prefieres, Y vuélvete asesino de mujeres. Mátalas

Con una sobredosis de ternura. Asfíxialas

Con besos y dulzuras.

Contágialas de todas tus locuras. Mátalas con flores,

Con canciones no les falles,

Que no hay una mujer en este mundo que pueda resistirse a los detalles.

1 Testo del cantautore messicano Alejandro Fernández,

del 2001. Traduzione: Amico, che succede? Stai piangendo? Di sicuro è per una donna. Non c’è colpo più duro per un uo- mo del pianto e del disprezzo di quegli esseri. Amico, ti darò un buon consiglio, se da loro vuoi avere del piacere, procurati – se vuoi – una pistola o comprati – se credi – un coltello e di- venta un assassino di donne. Uccidile con un’overdose di tene- rezza. Soffocale con baci e con dolcezze. Contagiale con le tue pazzie. Uccidile coi fiori, non far mancare loro le canzoni, per- ché al mondo non vi è donna che possa resistere ai dettagli.

Sedici

Io (II)

Io: Oggi ho fatto tre lavatrici. Ho steso il bucato e ho stirato le magliette, le gonne e i jeans. Gli dico che voglio fare sesso.

Il mio amante: Puoi fare quello che vuoi ma non abbassarmi i pantaloni.

Io: Scopiamo vestiti. Gli vengo in bocca mentre gli pizzico i capezzoli. Da un po’ di tempo a questa parte non vengo finché non gli faccio male ai capezzoli. Gli chiedo scusa. Mi dice: Il mio amante: Non ti preoccupare, mi piace. Io: Mi chiede se ho qualcosa.

Il mio amante: Cos’hai?

Io: Nulla. Mi dice che da qualche giorno sono molto strano, non faccio altro che fare il bucato. Il mio amante: Da qualche giorno sei molto stra-

no, non fai altro che fare il bucato.

Io: Mi calma passare il tempo davanti alla lavatri- ce. Che tristezza infinita.

Il mio amante: Cos’è che ti provoca tutta questa tristezza?

Io: Non ci succede mai niente. Nonostante quello che facciamo, non succede mai niente.

Il mio amante: E cosa ci deve succedere? Io: Pagare per la verità che ci marcisce in bocca. Il mio amante: E cosa ci puoi fare se dopo aver

visto tanto orrore continui a vivere? Cosa ci puoi fare se alla fine ti ci abitui?

Io: In questo paese finisci per abituarti a tutto. Per questo non succederà mai nulla, perché qui tutti si abituano a qualunque cosa.

Il mio amante: Siamo solo un altro anello della catena. Se non lo facessimo noi, lo farebbero altri. E se lo facessero altri, io e te verremmo eliminati. Lo capisci? C’è un accordo. Un tacito accordo. Le tracce di sperma spariscono nel tra- gitto di andata. Di questo ci occupiamo noi. Io: Ti rendi conto di tutto quello che sta succeden-

do attorno a noi?

Il mio amante: Siamo coinvolti. Ci siamo dentro. In qualche modo ne ricaviamo dei vantaggi. Io: E se ce ne andassimo da questo paese?

Il mio amante: Non possiamo. Appena sposti una pedina le altre cominciano a cadere una dopo l’altra. Ci tengono per le palle. Non permette- ranno mai che il sistema crolli. È una logica inesorabile. In questo paese governato dai cor- rotti il vero potere è nelle mani di una classe alta marcia fino al midollo, che può fare quello che vuole e quello che vuole può essere ‘tutto’, semplicemente perché può pagare ‘tutto’. Loro pagano la campagna elettorale dei governi e questi tacciono di fronte al l’orrore che cresce. E ogni tanto si fanno un regalo. È così semplice. Io: E cosa c’entriamo noi in tutto questo?

Il mio amante: Facilitiamo i passaggi. O pensi che siamo più colpevoli di chi vede tutto e tace? Davvero siamo più colpevoli di tutti quelli che non sono coinvolti ma vedono e non parlano, di chi accetta denaro per restare in silenzio per tut- ta la vita dopo che gli hanno violentato e ucciso la figlia? Credi davvero che per il fatto di por-

tarle in un posto isolato e spogliarle siamo più colpevoli di milioni di messicani che picchiano la moglie come un animale?

Io: Sì. Siamo colpevoli. Loro non possono sceglie- re. Altri scelgono per loro. Noi invece scegliamo. Il mio amante: Sei proprio sicuro?

Io: Noi sappiamo la verità, sappiamo quello che succede eppure ci facciamo coinvolgere in que- sta barbarie. A noi non fanno del male. Che ma- le può farci una ragazzina di quindici anni? Od- dio, non sopporto la vista di quei corpi perduti che corrono nudi in mezzo al deserto. Gli dico di scappare, di pregare, di nascondersi, di non dire nulla, di andarsene, di sparire da questa cit- tà, di lasciare il lavoro, di cancellare il loro viso, di imbruttirsi, di ingrassare, di cambiare sesso, di non uscire di casa fino a sessant’anni, di non aprire bocca, di non andare a letto coi ragazzi; cioè, di smettere di esistere, gli dico di smettere di esistere … Sarebbe l’unica soluzione, che in questa città non esistessero donne e che gli uo- mini scopassero tra loro e si ingravidassero e avessero solo figli maschi che, a loro volta, sco- passero tra di loro … Sì, un mondo senza don- ne. Oddio. Poi raccolgo i loro vestiti e li conser- vo in una busta di plastica. Le magliette, le gon- ne e i jeans. Non riesco a lasciarli lì, in mezzo al deserto. Li conservo. Li lavo e li stiro, ancora e ancora, fino a consumarli. Spero che un giorno scompaiano. Non riesco a disfarmene. Oddio. Il mio amante: Ricordi come e dove ci siamo co-

nosciuti? Ricordi la festa che il rettore Juan del Valle ha dato per il tuo arrivo? Ricordi come ci ha ossequiati? Ricordi tutto quello che è succes-

so? Ricordi il momento in cui io e te ci siamo guardati?

Io: Per favore.

Il mio amante: Ricordi cosa abbiamo pensato in quel momento, quello che avremmo fatto, dove andavamo, come mi guardavi, come ci siamo avvicinati, come Juan del Valle ha sussurrato qualcosa all’orecchio di una ragazza di diciotto anni e al suo ragazzo, come quella ragazza di diciotto anni ci si è avvicinata e ci ha detto. Io: Basta.

Il mio amante: “Sono qui per voi”. Sì, era lì per noi. La vita è strana, non credi? E non saremmo stati insieme se non fosse stato per …

Io: L’hanno fatta a pezzi.

Il mio amante: L’abbiamo fatta a pezzi. Abbiamo visto quello che hanno fatto.

Io: Se potessi cancellare dalla memoria … Il mio amante: Impossibile.

Io: Che tristezza infinita.

Il mio amante: Beh, dobbiamo conviverci. Io: Dimmi la verità, perché credi che facciamo tut-

to questo?

Il mio amante: Quando ci sei cascato una volta – basta una volta sola – ti ecciti e quando sei entrato nel giro è impossibile uscirne.

Io: Ti piace?

Il mio amante: Il male è solo un punto di vista. Io: E ti piace?

Il mio amante: Silenzio. Io: Ti piace?

Il mio amante: Silenzio.

Io: Pensi che tutto quello che facciamo abbia senso?

Il mio amante: Silenzio. Io: E ti senti Dio … Il mio amante: Silenzio.

Io: … Semplicemente perché sei capace di … Il mio amante: Silenzio.

Io: Perché hai il potere di … Il mio amante: Silenzio.

Io: … decidere della vita di qualcuno. Il mio amante: Silenzio.

Io: E questo ti esalta. Il mio amante: Silenzio.

Io: E questo ti permette di sopportare la tristezza … Il mio amante: Silenzio.

Io: Che tristezza infinita. Il mio amante: Silenzio. Io: Infinita.

Il mio amante: Sai che faccio sempre di tutto per farle sorridere prima che salgano sulla Pilgrim nera?

Diciassette

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