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La dinamica del mercato del lavoro

Nel documento Il mercato del lavoro (pagine 103-110)

Grafico 3.9 Indice di Competitività sui mercati esteri.

4. Il mercato del lavoro ∗

4.2 La dinamica del mercato del lavoro

La nuova rilevazione sulle forze di lavoro prevede lo svolgimento di un’indagine armonizzata da effettuarsi in modo continuo, ossia durante tutte le settimane di un anno, superando così il metodo di rilevazione trimestrale. La ri- levazione continua ha comportato la riorganizzazione del sistema di campiona- mento, delle operazioni di acquisizione e di elaborazione dei dati38. Il nuovo si- stema di rilevazione sembra essere in grado di rilevare in modo sempre più pre- ciso il numero delle forze di lavoro e degli occupati eliminando gli effetti della stagionalità sugli indicatori. La stima delle forze di lavoro e degli occupati è maggiore rispetto a quella proposta con il vecchio sistema trimestrale. In parti- colare, il nuovo metodo d’indagine ha corretto verso l’alto le stime delle forze di lavoro e, in modo decisamente più consistente, il numero degli occupati. La serie relativa alle persone in cerca di occupazione mostra invece una variazione al ribasso.

I principali indicatori del mercato del lavoro sono i seguenti:

- tasso di attività: forze di lavoro (occupati e disoccupati) su popolazione

dai 15 anni in su39;

- tasso di occupazione: occupati su popolazione in età di lavoro (conven-

zionalmente compresa tra i 15 e i 65 anni);

- tasso di disoccupazione: disoccupati su forze di lavoro.

Il grafico 4.1 riporta il tasso di attività per il periodo 1993-2006. Il tasso di attività in Italia si è attestato su una media del 48,1%; dal 1993 al 1999 era al di sotto del 48%, mentre nel periodo successivo si attesta al 48,9%.

Dall’andamento della curva relativa al Mezzogiorno si evince immediata- mente che la partecipazione al lavoro nelle regioni del Sud è inferiore rispetto al dato nazionale in tutto il periodo osservato e, a partire dal 2002, inizia a dimi-

38 Per ulteriori approfondimenti si veda il “13° Rapporto sull’Economia della Sardegna” e “La rileva-

zione sulle forze di lavoro: contenuti, metodologie, organizzazione” ISTAT, 2006.

39 I dati sulla popolazione dai 15 anni in su e sulla popolazione in età da lavoro (15-65 anni) sono di

nuire. Mediamente essa è pari al 45%, ma nel 2006 scende al 42,5%, ben 5 punti percentuali al di sotto della media nazionale.

L’andamento del tasso di attività per la Sardegna mostra invece ampie oscillazioni con periodi di forte crescita e sostanziale arresto. A differenza delle altre regioni meridionali il dato sardo appare simile a quello nazionale.

Grafico 4.1 Tasso di attività. Serie 1993-2006

42,0 43,0 44,0 45,0 46,0 47,0 48,0 49,0 50,0 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

Italia Mezzogiorno Sardegna

Fonte: Elaborazioni CRENoS su dati ISTAT, “Indagini sulle forze di lavoro”

Il grafico mostra alcune tendenze interessanti. La caduta del tasso di attività durante i primi anni Novanta sembra essere collegata alla grave crisi economica che ha colpito l’Italia nel periodo 1992-93. A partire dal 1996 e fino al 2002, il dato medio per l’Italia e quello per la Sardegna ha invece avuto un incremento continuo. Tuttavia, nell’ultimo anno disponibile, la divaricazione dei tassi di at- tività è evidente. Da una parte Mezzogiorno e Sardegna vedono diminuire il tas- so di attività, mentre il dato italiano mostra una sostanziale stabilità con un au- mento nell’ultimo dato osservato.

Passando all’analisi del tasso di occupazione si osserva (grafico 4.2) che la media italiana tra il 1993 ed il 2006 è pari al 55%. Durante gli anni Novanta si attestava al 52%, mentre dal 2000 al 2005 in Italia è cresciuto passando dal 54,2% al 59,2%.

A partire dal 1996, il tasso di occupazione cresce costantemente anche in Sardegna e nel Mezzogiorno, pur mantenendo pressoché invariate le distanze tra le aree. Anche in questo caso la curva relativa al Mezzogiorno è decisamente al

di sotto di quella nazionale, mentre la Sardegna si colloca in una posizione in- termedia. In tutto il periodo osservato il Mezzogiorno presenta un tasso occupa- zionale medio pari al 45%, oltre 9 punti percentuali al di sotto del dato medio registrato nello stesso periodo a livello nazionale. In Sardegna si registra un tas- so occupazionale medio nel periodo osservato pari al 49%, inferiore quindi di 5 punti percentuali rispetto al tasso occupazionale medio nazionale. Nell’ultimo anno disponibile, il 2006, il tasso di occupazione italiano è pari al 59,2%, nel Mezzogiorno è pari al 47%, mentre in Sardegna si assesta al 52,8%. La Sarde- gna mantiene quindi la sua posizione intermedia.

Grafico 4.2 Tasso di occupazione. Serie 1993-2006

42,0 44,0 46,0 48,0 50,0 52,0 54,0 56,0 58,0 60,0 62,0 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

Italia Mezzogiorno Sardegna

Fonte: Elaborazioni CRENoS su dati ISTAT, “Indagini sulle forze di lavoro”

A livello nazionale i dati di fonte ISTAT indicano che la componente princi- pale della crescita occupazionale riguarda i lavoratori con più di 50 anni. Per questi ultimi hanno inciso da un lato le misure adottate per allungare la perma- nenza nel mercato del lavoro attraverso l’innalzamento dei requisiti di età e di anzianità contributiva e dall’altro gli incentivi a rimanere a lavoro dei lavoratori che hanno raggiunto l’età pensionabile. Altro elemento significativo riguarda il tasso di crescita dell’occupazione femminile che nel 2005 è stata particolar- mente debole.

Per quanto riguarda la tipologia del lavoro dipendente, continua a crescere maggiormente il lavoro a termine rispetto a quello permanente (rispettivamente del 10,5% e dell’1,2%). La prima componente ha oramai raggiunto il 13,2%

dell’occupazione dipendente, mentre nel terzo trimestre dello scorso anno era pari al 12,3%. Si tratta di un fenomeno particolarmente rilevante nel Mezzo- giorno (+10%), e per il sesso femminile (+13,1%). Il lavoro a termine è inoltre diffuso tra i giovani e principalmente nel settore terziario (+13%). Cresce anche la diffusione del lavoro a tempo parziale, che riguarda ormai il 10% dei lavora- tori dipendenti40.

Nel grafico 4.3 riportiamo le curve relative all’andamento dei tassi di disoc- cupazione. Nel 1993 l’Italia presentava un tasso di disoccupazione pari al 9,7%, mentre tra il 1994 ed il 2000 questo dato è salito raggiungendo l’11%. A partire dal 1998, il tasso di disoccupazione è diminuito raggiungendo nel 2005 il 7,8%. Nel Mezzogiorno la situazione appare diversa nei livelli ma simile negli anda- menti: il tasso si mantiene ad un valore quasi doppio rispetto a quello nazionale in tutto il periodo osservato.

Grafico 4.3 Tasso di disoccupazione. Serie 1993-2006

5,0 7,0 9,0 11,0 13,0 15,0 17,0 19,0 21,0 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

Italia Mezzogiorno Sardegna

Fonte: Elaborazioni CRENoS su dati ISTAT, “Indagini sulle forze di lavoro”

La Sardegna, come per il tasso di occupazione, si trova in una situazione in- termedia. Negli anni novanta il tasso di disoccupazione regionale raggiunge il 15% (circa 4 punti percentuali in più rispetto alla media nazionale) ma a partire dal 2000 vi è stata una progressiva riduzione. Nel 2006 si registra nella regione un tasso di disoccupazione pari al 10,8%, in diminuzione di ben due punti per-

centuali rispetto al precedente anno. Anche nel Mezzogiorno nell’ultimo anno si assiste ad una riduzione del tasso di disoccupazione di pari entità.

Questa riduzione della disoccupazione si è verificata principalmente tra i giovani al di sotto dei 35 anni, e non è esclusivamente riconducibile all’aumento dell’occupazione ma piuttosto alla diminuzione dell’offerta di lavoro. In altre parole, questo fenomeno è connesso alla rinuncia della partecipazione al lavoro che colpisce le parti più deboli della popolazione. Infatti, nel 2006 il tasso di at- tività nel Mezzogiorno è diminuito passando dal 43% al 42% che spiega l’uscita dal mercato di una parte consistente della popolazione. Anche nell’ isola si è ve- rificata una leggera diminuzione della partecipazione ed un incremento dei li- velli occupazionali.

Per quanto attiene alla struttura della disoccupazione sono due gli indicatori più importanti: il tasso di disoccupazione giovanile e quello di lunga durata41. L’ISTAT ha prodotto entrambi gli indicatori per il periodo 1995-200542. A li- vello nazionale il tasso di disoccupazione giovanile è passato dal 30,3% al 24,0%, quello di lunga durata è diminuito dal 4,9% al 3,7%. Le regioni che re- gistrano il tasso di disoccupazione giovanile più basso sono il Trentino Alto Adige e la Valle d’Aosta, il più alto la Calabria e la Sicilia. In questo contesto la Sardegna passa dal 34,3% al 32,6%, per cui rientra sempre tra le regioni che hanno un’elevata percentuale di disoccupati giovani. Tuttavia, il tasso regionale di disoccupazione giovanile è comunque inferiore rispetto ai livelli raggiunti dalle altre regioni del Mezzogiorno (38,6%)43.

Le regioni italiane che invece presentano il più alto tasso di disoccupazione di lunga durata nel 2005 appartengono tutte al Mezzogiorno. In particolare, la Calabria, la Campania e la Puglia hanno tassi superiori all’8%. Al contrario, le regioni del Nord-Est presentano tassi inferiori all’1%. La Sardegna nel 2005 re- gistra un tasso di disoccupazione di lunga durata del 6,9%. La tendenza anche per la disoccupazione di lungo periodo in tutti gli aggregati territoriali sembra essere positiva, ossia tende a ridursi come il tasso di disoccupazione generale. Tuttavia, relativamente alla media dell’UE25 sia la Sardegna che il Mezzogior- no risultano decisamente in ritardo. Infatti, il tasso per l’UE25 per il 2005 è in- feriore al 4%.

In conclusione, gli andamenti congiunti recenti dei tre tassi di occupazione, disoccupazione e attività, confermano che il mercato del lavoro sardo mostra

41 Quota di persone in cerca di occupazione da oltre 12 mesi sulle forze di lavoro, espresse in termini

percentuali.

42 Nell’ambito del progetto "Informazione statistica territoriale e settoriale per le politiche strutturali

2001-2008", l’ISTAT svolge l’attività di monitoraggio e valutazione del Quadro Comunitario di Soste- gno 2000-2006 (QCS), attraverso la costruzione e l’aggiornamento di un’ampia base dati di indicatori socio-economici regionali.

peculiarità sostanziali rispetto all’Italia e al Mezzogiorno. In particolare la con- temporanea diminuzione del tasso di attività e di quello di disoccupazione con la crescita dell’occupazione e della partecipazione femminile al mercato del la- voro; la persistenza di tassi di disoccupazione giovanili e di lunga durata ancora molto alti e la positiva tendenza di questi ultimi verso la progressiva riduzione. 4.2.1. La distribuzione settoriale dell’occupazione

Nella prima fase di osservazione della struttura occupazionale analizziamo la distribuzione delle persone occupate nei diversi settori economici (grafico 4.4).

Grafico 4.4 Occupati per settore.

6,33% 10,84% 11,22% 4,78% 7,90% 9,21% 4,27% 5,10% 6,17% 33,02% 24,63% 24,17% 31,00% 23,33% 20,72% 30,13% 23,89% 21,96% 60,66% 64,53% 64,22% 68,76% 70,07% 65,60% 71,01% 71,86% 64,61% 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% I M S I M S I M S

Agricoltura Industria Servizi

1994 2000 2006

Fonte: Elaborazioni CRENoS su dati ISTAT, “Indagini sulle forze di lavoro”

In Italia nel 1994 la percentuale degli occupati in agricoltura era del 6,3%, nel 2006 è di appena il 4,3%. Nel Mezzogiorno e in Sardegna nel 1994 erano occupati in agricoltura circa l’11% degli occupati totali, nel 2006 la percentuale è scesa rispettivamente al 5% ed al 6%. Nel Mezzogiorno ed in Sardegna, la quota nel settore è più alta rispetto al dato nazionale ma nel periodo osservato si è drasticamente ridotta.

La percentuale degli occupati nell’industria in Italia si è mantenuta presso- ché costante a partire dal 2001, intorno al 30%. Nel Mezzogiorno, la stessa per- centuale si è mantenuta intorno al 24% in tutto il periodo osservato. In Sardegna invece l’andamento appare piuttosto altalenante: fino al 1995 gli occupati nel

settore si aggiravano intorno al 25%, mentre nel 1996 scende a circa il 23%. La crisi del settore nell’ isola continua a perdurare fino al 2002, nel triennio 2003- 2005 si assiste ad una ripresa e la percentuale sale nuovamente intorno al 24%. Nel 2006 la situazione appare nuovamente difficile con una perdita consistente di occupati nel settore: la percentuale totale scende al 22%.

Il settore dei servizi mantiene invariata la sua capacità di assorbire forza la- voro. La crescita del settore interessa maggiormente le regioni del Mezzogiorno. Infatti, mentre a livello nazionale si mantiene una importantissima componente nel settore industriale del 30% degli occupati totali, cresce il peso del settore terziario ma in misura inferiore rispetto alle regioni del Mezzogiorno. In parti- colare, i dati del 2006 fanno riflettere sul processo di terziarizzazione del paese: il dato nazionale è del 65,6% di poco superiore rispetto al 2005. Nel Mezzo- giorno ed in Sardegna si passa da circa il 69% a quasi il 72%.

4.2.2. La struttura per sesso dell’occupazione

Questa sezione introduce l’analisi delle persone occupate nella loro distribu- zione per sesso. I grafici 4.5 e 4.6 evidenziano la crescita nel tempo del peso della componente femminile. Il dato medio italiano rivela infatti una crescita dal 1993 ad oggi di quasi 4 punti percentuali, in Sardegna di quasi 5 punti percen- tuali.

Il Mezzogiorno presenta ancora un forte ritardo, evidenziando la percentuale più bassa di donne occupate. Anche la crescita della componente femminile nel Mezzogiorno è decisamente lenta rispetto al dato nazionale, appena 2 punti per- centuali. La Sardegna presenta dunque un andamento più vicino a quello nazio- nale piuttosto che a quello delle altre regioni del Mezzogiorno anche per quanto riguarda la partecipazione femminile al mercato del lavoro.

Nelle tavole successive si è scelto di riportare la composizione per sesso de- gli occupati nei diversi settori di attività economica in Sardegna che ci consenti- rà di capire appieno soprattutto come si distribuiscono le donne occupate nel- l’isola. Il grafico 4.5 mostra la distribuzione degli occupati nel settore del- l’industria. Nel settore industriale sardo la componente femminile risulta persi- no inferiore a quella del settore agricolo. Vi sono state delle punte di partecipa- zione che non hanno superato mai il 12% degli occupati totali del settore. Anche in questo caso si riscontrano delle differenze significative con il resto della Pe- nisola: la percentuale delle donne occupate nel settore industriale in Italia è me- diamente del 23%, nel Mezzogiorno la componente femminile del settore scen- de a poco più del 13%. In seguito inoltre alla crisi del settore negli ultimi anni nell’isola la componente femminile è ulteriormente diminuita scendendo al di sotto del 10%. Nel 2006 si attesta al 9%.

Grafico 4.5 Percentuale occupati maschi e femmine nell’industria

Nel documento Il mercato del lavoro (pagine 103-110)