Come si vede, la Sardegna (14%) fa parte di un ristretto numero di regioni nelle quali l’incidenza della spesa in conto capitale sul Pil supera di gran lunga sia la media nazionale che quella, più alta, meridionale. Questo dato si associa a un’altra caratteristica della Sardegna: nella regione, la componente in conto ca- pitale sul totale della spesa è pari a circa il 20%, dato nettamente superiore a quello medio nazionale che è di circa il 15%.
Passiamo ora all’analisi delle componenti della spesa che coincidono con le cosiddette funzioni essenziali o core functions descritte in precedenza. Come prevedibile, se rapportate al Pil nel periodo 1996-2005, in media, esse assumo- no un peso maggiore nelle regioni in ritardo che nel dato medio nazionale: 22% circa in Sardegna e nel Sud, 16% in Italia, al netto del servizio del debito pub- blico. La spesa sanitaria è intorno all’8% nel Sud, Sardegna inclusa, e poco su- periore al 6% nella media italiana; la spesa previdenziale oscilla ovunque intor- no al 19%, così come nei paesi UE15 citati in apertura. Come vedremo in mag- giore dettaglio tra poco, la Sardegna si distingue soprattutto in due ambiti di spesa: “Politiche ambientali” e “Politiche produttive”. Nel primo caso la Sarde- gna ha una incidenza sul Pil pari al 3,4%, quasi il triplo del dato nazionale (1,2%); nel secondo caso la Sardegna ha il 7%, più del doppio del dato nazio- nale (3,1%).
Torniamo ora brevemente alla distinzione tra spesa corrente e spesa in conto capitale, perché è utile sottolineare alcune anomalie regionali soprattutto con riferimento all’aggregato “Politiche produttive”. Come è noto, la Sardegna ed il Mezzogiorno sono stati a lungo caratterizzati da una notevole spesa a sostegno dello sviluppo dell’industria basata su politiche di incentivazione a favore delle imprese. In effetti, per la componente “Industria e artigianato” l’esame dei dati rivela che la Sardegna e il Mezzogiorno sono sbilanciati nella spesa in conto ca- pitale (soprattutto trasferimenti alle imprese, appunto) rispetto alla media italia- na: oltre il 90% le regioni in ritardo di sviluppo contro l’80% del dato medio nazionale. Insieme a questo risultato atteso ne emerge uno meno ovvio: anche nei settori sardi “Agricoltura”, “Turismo” e “Commercio” la quota di spesa pub- blica in conto capitale è molto più alta che nel Mezzogiorno e nel resto d’Italia, e anche in questo caso ciò riflette la presenza di ampi trasferimenti alle imprese.
Infine, vanno ancora segnalate altre anomalie regionali nella ripartizione tra spesa corrente e spesa in conto capitale. In Sardegna, la quota di spesa in conto capitale nella componente “Lavoro” è quasi il doppio di quella meridionale e nazionale. Nella componente “Formazione”, l’anomalia assume il segno oppo- sto: di fronte a una quota di spesa in conto capitale intorno al 25% nel Sud e al 15% come dato medio nazionale, in Sardegna si registra una quota che non su- pera l’1%: il 99% è spesa corrente.
3.6.2. La spesa regionale pro capite totale e settoriale
Vediamo ora più in dettaglio la ripartizione della spesa totale tra le singole componenti, utilizzando i dati sulla spesa pro capite27. Iniziamo dal dato aggre- gato che, come ricordato sopra, include alcune componenti che abbiamo defi- nito “endogene”, in quanto riflettono automaticamente il livello di ricchezza di una regione. Nonostante questo, il dato complessivo della Sardegna mostra una regione allineata alla media nazionale e significativamente al di sopra della me- dia delle altre regioni meridionali. Nel periodo 1996-2005, la spesa pro capite in Sardegna risulta pari al 97% di quella media nazionale (12054 euro contro 12397) e al 121% di quella meridionale (9952). Se da questo dato complessivo escludiamo la spesa previdenziale – cioè la spesa più fortemente correlata con il prodotto pro capite28 –, la spesa pro capite in Sardegna cresce fino al 104% del dato medio nazionale. I dati settoriali della spesa pro capite sono elencati nella tabella 3.5.
La tabella 3.6 mostra invece il rapporto tra la spesa pro capite sarda, nei principali raggruppamenti, e quella media italiana e meridionale. Come si vede, il livello di spesa pro capite è quasi sempre più alto in Sardegna che nel resto d’Italia, ed è sempre maggiore rispetto al resto del Mezzogiorno. Inoltre, al netto degli interessi sul debito, il rapporto Sardegna/Italia sarebbe pari all’unità anche per la voce “Funzioni nazionali”. Di nuovo, emergono con particolare evidenza i dati delle “Politiche ambientali” e delle “Politiche produttive”.
Aumentando il livello di dettaglio settoriale, troviamo una conferma delle caratteristiche appena citate: come mostra la graduatoria riportata nella tabella 3.6, in Sardegna si spende molto più che nel resto del paese soprattutto per l’ambiente in senso ampio (incluse le risorse idriche) e per le politiche a favore dello sviluppo economico e dell’occupazione. Delle due tipologie di spesa, la seconda è quella più lontana dal concetto di core functions richiamato in apertu- ra di questa lavoro, e dunque richiede qualche ulteriore osservazione29.
27 In questa sezione trascuriamo la scomposizione della spesa totale tra spesa corrente e spesa in conto
capitale. Questo per due motivi: primo, come si è detto, la spesa in conto capitale rappresenta una pic- cola parte della spesa totale; secondo, per molti settori di grande importanza per il sistema economico (sicurezza e istruzione, per esempio), la distinzione tra spesa corrente e spesa in conto capitale è di dif- ficile interpretazione dal punto di vista del suo impatto atteso sull’economia.
28 L’indice di correlazione calcolato è pari a 0,84.
29 Il potenziale fallimento del mercato associato al settore “Ambiente” è meglio conosciuto e meno
controverso di quello che agirebbe a svantaggio del settore produttivo privato delle aree in ritardo eco- nomico.
Tabella 3.5 Spesa pubblica pro capite, euro (prezzi costanti 2005)
Sardegna Mezzogiorno Italia
SETTORI
1996 - 2005 1996 - 2005 1996 - 2005
Acqua 166,5 29,4 16,5
Agricoltura 265,3 104,1 84,0
Altre in Campo Economico 485,6 378,2 347,1
Altre opere pubbliche 49,0 27,7 21,3
Altri interventi ig. sanitari 17,4 15,6 19,5
Altri trasporti 269,5 282,0 338,2
Ambiente 233,4 88,5 89,6
Amm.ne generale 1358,3 1100,9 1390,0
Commercio 26,0 23,8 31,2
Cultura e servizi ricreativi 245,9 182,8 236,9
Difesa 258,4 219,3 256,0
Edilizia abit. e Urbanistica 153,5 110,3 106,3
Energia 5,3 4,8 5,4
Fognature e depur. Acque 109,2 65,1 59,4
Formazione 72,0 34,8 39,6
Giustizia 128,7 127,8 116,9
Industria e artigian. 313,1 235,9 166,7
Interventi in campo sociale 683,8 539,1 518,6
Istruzione 1106,5 1029,0 1015,6
Lavoro 75,5 29,0 17,7
Oneri non ripartibili 239,2 344,7 1088,3
Pesca Marittima e Acquicol. 2,2 1,6 1,0
Previdenza e Integraz. Sal. 3408,9 2989,9 4255,0
R. & S. 27,9 30,8 54,0
Sanità 1478,6 1314,4 1458,3
Sicurezza Pubblica 331,1 285,2 297,0
Smaltimento dei rifiuti 95,5 96,6 101,7
Telecomunicazioni 75,8 48,3 44,6
Turismo 73,9 28,0 26,8
Viabilità 297,7 184,6 193,7
Totale 12053,7 9952,2 12396,9
Tabella 3.6 Spesa pro capite, valori medi 1996 - 2005, comparti di spesa
Graduatoria Spesa pro capite Sardegna/Italia
Spesa pro capite Sardegna/Mezzogiorno 1996 -2005 1996 -2005 Politiche Ambientali 2,3 2,2 Politiche Produttive 1,8 1,5 Infrastrutture 1,2 1,3 Fattore Umano 1,1 1,1 Welfare 0,9 1,2 Funzioni Nazionali 0,7 1,1
Fonte: Elaborazioni CRENoS su dati CPT - DPS
Colpiscono, tra tutti, i dati delle voci “Lavoro” e “Agricoltura”. Per quanto ri- guarda la voce “Lavoro”, una parte importante della differenza mostrata nella ta- bella 3.7 (4,3 rispetto alla media italiana) è dovuta alla forte accelerazione della spesa avvenuta nel secondo sottoperiodo. Infatti, mentre tra il 1996 e il 2001 la spesa pro capite sarda era pari a 2,6 volte quella nazionale (e a 1,8 volte quella meridionale), nel 2000-2005 è stata pari a 6,7 volte quella nazionale ed a 3,5 volte quella meridionale. Sarà interessante valutare se questo enorme differenziale della spesa ha prodotto risultati apprezzabili (e dunque visibili) a favore del mercato del lavoro sardo. Nel frattempo, si può anticipare almeno questo: se i risultati attesi sono stati raggiunti, tra essi non c’è il tasso di disoccupazione. Tra il 2001 e il 2005 il tasso è effettivamente diminuito in Sardegna, ma una diminuzione del tutto analoga (e leggermente più rapida) è avvenuta anche nel Mezzogiorno pur in presenza di una spesa pro capite nettamente inferiore. Anche l’andamento dei tas- si di attività e di occupazione non rivelano, a questo livello di aggregazione, im- patti visibili di un differenziale di spesa pubblica così ampio30.
Un discorso analogo può essere fatto per l’agricoltura. Anche in questo caso, in Sardegna si spende molto più che nel resto del paese e anche qui la spesa ac- celera nel secondo sottoperiodo, passando da una spesa pari a 2,8 volte quella media italiana ad una quasi 4 volte più grande nel 2001-2005. Anche in questo settore, i dati sulla dinamica del valore aggiunto e sulla capacità di esportazione riportati nel capitolo 2 non forniscono – a prima vista – indicazioni evidenti di risultati positivi ottenuti attraverso una spesa pubblica così sostenuta rispetto alla media nazionale e meridionale.
Tabella 3.7 Spesa pro capite, valori medi 199 - 2005, settori di spesa (graduatoria
in ordine decrescente)
Sardegna / Mezzogiorno Sardegna / Italia
Acqua 5,6 Acqua 10,1
Turismo 2,6 Lavoro 4,3
Ambiente 2,6 Agricoltura 3,2
Lavoro 2,6 Turismo 2,8
Agricoltura 2,5 Ambiente 2,6
Formazione 2,1 Altre opere pubbliche 2,3
Altre opere pubbliche 1,8 Pesca Marittima e Acquic. 2,1
Fognature e depur. Acque 1,7 Industria e artigian. 1,9
Viabilità 1,6 Fognature e depur. Acque 1,8
Telecomunicazioni 1,6 Formazione 1,8
Pesca Marittima e Acquic. 1,4 Telecomunicazioni 1,7
Edilizia abit. e Urbanistica 1,4 Viabilità 1,5
Cultura e servizi ricreativi 1,3 Edilizia abit. e Urbanistica 1,4
Industria e artigian. 1,3 Altre in Campo Econom. 1,4
Altre in Campo Econom. 1,3 Interventi in campo sociale 1,3
Interventi in campo sociale 1,3 Sicurezza Pubblica 1,1
Amm.ne generale 1,2 Giustizia 1,1
Difesa 1,2 Istruzione 1,1
Sicurezza Pubblica 1,2 Cultura e servizi ricreativi 1,0
Previdenza e Integraz. Sal. 1,1 Sanità 1,0
Sanità 1,1 Difesa 1,0
Altri interventi ig. sanitari 1,1 Energia 1,0
Energia 1,1 Amm.ne generale 1,0
Commercio 1,1 Smaltimento dei rifiuti 0,9
Istruzione 1,1 Altri interventi ig. sanitari 0,9
Giustizia 1,0 Commercio 0,8
Smaltimento dei rifiuti 1,0 Previdenza e Integraz. Sal. 0,8
Altri trasporti 1,0 Altri trasporti 0,8
R. & S. 0,9 R. & S. 0,5
Fonte: Elaborazioni CRENoS su dati CPT - DPS
Altri due aspetti della distribuzione settoriale della spesa meritano di essere sottolineati. Il primo riguarda il settore “Acqua”, il cui ordine di grandezza se- gnala la necessità di futuri approfondimenti per valutarne l’origine e i risultati. In particolare, sarà importante capire quanta “redistribuzione mirata” (sussidi mascherati alle spese correnti di consorzi di bonifica inefficienti, per esempio) si nasconde in una spesa così anomala.
Infine, uno sguardo più generale ai dati non può che suggerire la constata- zione che negli anni considerati si è speso molto (relativamente a ciò che in me-
dia fanno altre regioni) per finanziare dubbi strumenti di sostegno allo sviluppo economico e alla creazione di lavoro, mentre si è fatto poco o nulla per colmare il gap storico in settori cruciali per la strategia di Lisbona (e, ben più importan- te, per lo sviluppo) come istruzione e R&S.
Una sintesi della dinamica settoriale è fornita dal grafico 3.8, che confronta la spesa pro capite di ogni settore nei due sottoperiodi, con il dato italiano posto pari a uno. Nel grafico le osservazioni che giacciono lungo la bisettrice rivelano una posizione immutata tra i due periodi rispetto al dato medio nazionale. L’accelerazione di “Lavoro”, “Agricoltura” e “Turismo” è evidente, come è evidente l’assenza di adeguamento nei settori dell’economia della conoscenza.