Policy focus
5.2 Turismo e sviluppo economico
La grande attenzione politica e mediatica attorno alle sorti del settore turisti- co segnalano che sulle potenzialità di sviluppo connesse a questa attività eco- nomica è riposta una grande fiducia. Ma cosa ci dicono i dati internazionali al proposito? Specializzarsi in turismo fa bene alla crescita economica di un paese?
Un’indagine condotta da alcuni ricercatori CRENoS58, mostra come nel pe- riodo 1980-1995 gli stati con un elevato grado di specializzazione produttiva nel settore turistico (si tratta spesso, non a caso, di isole) abbiano ottenuto tassi di crescita del reddito pro capite relativamente elevati, in maniera significativa- mente superiore alla media e all’insieme dei paesi sviluppati aderenti all’OCSE. In un secondo lavoro recentemente completato59, l’indagine è stata estesa fino al
57 La conferenza si svolgerà a Palma di Maiorca il 25-27 ottobre 2007: per informazioni si veda
http://www.uibcongres.org/congresos/ficha.en.html?cc=90.
58 Vedi Brau, Lanza e Pigliaru (2003).
59 Vedi Brau, Lanza e Pigliaru (2006). Lo studio è disponibile nel sito CRENoS all’indirizzo
2003, fornendo delle indicazioni caratterizzate da un maggiore grado di robu- stezza. Lo studio evidenzia come tra il 1980 e il 2003 i 14 paesi più “turistici” dell’economia mondiale crescano più di tutte le altre aree del campione, in me- dia del 2,3% all’anno. La media dell’intero campione è dell’1%, quella dei paesi OCSE dell’1,9%, e quella dei paesi in via di sviluppo è prossima allo zero. Emerge dunque che il reddito pro capite non cresce regolarmente solo in pre- senza di una massiccia crescita delle esportazioni manifatturiere (il caso della Cina e delle altre “tigri asiatiche” che l’hanno preceduta), ma anche quando ci si specializza nelle attività turistiche. Queste ultime costituiscono un particolare tipo di esportazioni, sebbene in questo caso gli acquirenti (i turisti) acquistino “in casa” dei venditori (i residenti).
Di fronte ad una performance così positiva la letteratura economica da un lato si è chiesta quale sia il meccanismo economico sottostante tale sviluppo, dall’altro si è interrogata sulla misura in cui tale meccanismo consenta un pro- cesso di crescita sostenibile nel lungo periodo. La preoccupazione principale è quella di capire se la rapida crescita nei paesi turistici sia dovuta a un rapido e insostenibile sfruttamento delle risorse naturali, o rappresenti invece un feno- meno più robusto e sostenibile.
Tabella 5.1 Tassi di crescita dei piccoli stati “turistici”. Confronto rispetto ad aggre- gazioni standard di stati.
Gruppi di paesi Tasso di crescita Pil pro capite
reale 1980-03 (%) Numero di paesi
OCSE 1,91 22
Petroliferi -0,64 14
Paesi piccoli 1,70 29
Paesi piccoli e turistici 2,23 14
Paesi piccoli non turistici 1,20 15
Paesi meno sviluppati 0,06 37
Media complessiva 1,00 143
Fonte: Brau, Lanza e Pigliaru (2006)
Nella prima pessimistica ipotesi rientra la cosiddetta letteratura del “morbo olandese” (Dutch disease), nome che deriva dalla perdita di competitività e crisi economica che colpì i Paesi Bassi alcuni anni dopo la scoperta sul proprio ter- ritorio di importanti giacimenti di gas naturale. Questa letteratura evidenzia il pericolo che corre una economia che basa il proprio sviluppo sullo sfruttamento delle risorse naturali. Altri autori sottolineano invece che il successo del settore turistico può sottrarre risorse (terra e lavoro) alle attività tradizionali. A sua
volta la riduzione delle attività tradizionali può modificare in peggio la qualità del prodotto turistico percepita dai consumatori (si pensi al possibile peggiora- mento del paesaggio dovuto all’abbandono delle campagne).
Le analisi a favore della seconda ipotesi (specializzarsi in turismo è una scelta potenzialmente vincente nel lungo periodo) fanno invece solitamente rife- rimento a un effetto “prezzi relativi”. La considerazione di partenza è che l’offerta internazionale di prodotti turistici attraenti non può crescere al ritmo della produzione manifatturiera. Al contrario, potrebbe addirittura ridursi a se- guito del deterioramento eccessivo delle risorse naturali dove si sviluppano gli insediamenti turistici. A ciò si unisce il fenomeno della crescita costante del reddito che rende sempre più elevata la quota di spesa delle famiglie dedicata al tempo libero. Questi elementi rendono il valore relativo della vacanza in cre- scita con il passare del tempo. Ad esempio, il prezzo di un personal computer alcuni anni fa poteva essere abbastanza simile a quello di una vacanza di 2 set- timane, ed oggi essere più vicino al prezzo di una vacanza di una sola settimana. Questo fa sì che le aree che si specializzano in turismo tendano di conseguenza ad avere dei tassi di crescita del Pil relativamente elevati.
I dati riportati nella tabella 5.1 ci dicono che le economie turistiche stanno effettivamente crescendo più della media, ma non ci dicono se l’associazione tra rapida crescita e turismo sia sostenibile nel tempo oppure no. L’opinione pre- valente nella letteratura economica è che una crescita sostenibile basata sul turi- smo sia possibile, ma che il solo mercato non sia in grado di garantire una suffi- ciente tutela delle risorse naturali. Non è inoltre detto che si creino le condizioni per garantire un sufficiente sostegno politico alle azioni di tutela. È probabile che tra i 14 paesi “turistici” alcuni abbiano scelto il sentiero della sostenibilità e altri no. Ulteriori ricerche mireranno a distinguere fra i diversi modelli di svi- luppo ed a capire in che misura una scelta di gestione prudente dell’ambiente possa costituire una scelta che, sia nel breve che nel lungo periodo, sia pre- miante in termini di creazione di ricchezza.