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Nell’analisi dei risultati ottenuti nel confrontare la citologia vaginale con il dosaggio del P4 (Gruppo A), abbiamo ottenuto una buona concordanza fra

citologia vaginale e dosaggio del P4 nel periodo dell’anestro (0,38±0,14

ng/ml, range 0,29-0,68) e del proestro (1,03±0,67 ng/ml, range 0,31-2,56), mentre abbiamo riscontrato una maggiore variabilità nel valutare il periodo estrale. Infatti la media del P4 era di 6,8±7,49 ng/ml con range variabile da

0,37 a 32,2 ng/ml. Nonostante ciò la differenza delle concentrazioni di P4

nelle diverse fasi del ciclo era statisticamente significativa.

I valori bassi di P4 osservati in estro citologico si spiegano con la notevole

variabilità nell’aspetto della citologia vaginale fra i soggetti e con la soggettività nella valutazione della citologia vaginale. Questo ci indica che è necessario effettuare il dosaggio di P4 per stabilire con precisione la fase

del ciclo estrale e quindi degli accoppiamenti. La citologia vaginale infatti non può essere utilizzata per determinare il momento dell’ovulazione in anticipo, ma è in grado di individuare con precisione la fine dell’estro e l’inizio del diestro (D1). L’ovulazione può essere individuata quindi a posteriori in quanto avviene 5-7 giorni prima del D1 (Holst and Phemister, 1974; Levy and Fontbonne, 2007; Zambelli, 2010).

Nel Gruppo C la data dell’ovulazione è stata stimata in base al valore del progesterone ematico quando questo era tra 2 e 13 ng/ml. In base a questa stima è stata predetta con successo la data del parto nell’86% dei casi. L’accuratezza di questo metodo è risultata comparabile a quanto osservato in letteratura, sia quando la durata della gravidanza è stata calcolata dal primo giorno in cui il dosaggio del progesterone ha raggiunto 1,5 ng/ml (65±2 gg nel 90% dei casi) (Kutzler et Al., 2003) che quando è stata calcolata

dalla stima del giorno dell’ovulazione (63,1±2,1 gg, di 61-65 gg nel 77,8% dei casi) (Mir et Al., 2011).

Prevedere la data del parto a partire dalla data dell’ovulazione ha una precisione maggiore rispetto al calcolo effettuato a partire dalla data della monta, in quanto in questo caso la gravidanza può avere una durata di 57-72 gg (Concannon et Al., 1983). Il calcolo a cominciare dal picco dell’LH, invece, è altrettanto preciso, rispetto a quello da noi utilizzato, ma il dosaggio di un ormone proteico richiede dei kit specifici per ogni specie e vista la breve durata del picco i dosaggi devono essere effettuati quotidianamente (Conannon et Al., 1983; Levy and Fontbonne, 2007).

La durata della gravidanza nella nostra casistica non è variata in maniera significativa a seconda del numero dei cuccioli, anche se era possibile osservare un trend in cui la durata era inferiore con la presenza di un numero maggiore di cuccioli. Questo è in accordo con due studi precedenti (Kuzler et Al., 2003; Seki et Al., 2010), mentre in un ulteriore studio è stata descritta una maggiore durata della gravidanza quando il numero dei cuccioli era di 1 o 2 (Mir et Al., 2011).

Il progesterone è indispensabile per il mantenimento della gravidanza nella cagna e quindi il suo dosaggio in questa fase è utile per valutare l’andamento fisiologico della stessa e per verificare eventuali problemi patologici che possono portare all’aborto, ma anche per indicare il termine della gestazione. Nella nostra casistica (Gruppo B) erano presenti 3 femmine a cui sono stati effettuati controlli tra il 25° ed il 45° gg di gravidanza. Il progesterone ematico dovrebbe essere, a 20-30 gg post OV, >15 ng/ml e viene mantenuto >2 ng/ml fino a 24 ore prima del parto (Veronesi et Al., 2002; Gunzel-Apel et Al., 2006). In due dei nostri soggetti, in cui il P4 era

62-63 gg dopo l’ovulazione, mentre nella femmina in cui è stato riscontrato un valore pari a 12,6 ng/ml al 26°gg, che è ulteriormente diminuito nei controlli successivi sino ad avere 6,3 ng/ml al 43°gg, si è avuto aborto al 55° gg.

Secondo numerosi studi, la perdita dei cuccioli nel periodo fino allo svezzamento è del 10-35%. Più del 65% della mortalità avviene durante il parto o durante la prima settimana di vita (Englan and Von Heimendahl, 2013). La mortalità è più elevata in caso di distocia e il 60-70% di queste terminano con un C-S (Gaudet, 1985; Darvelid and Linde-Forsberg, 1994; Bergstrom et Al., 2006). Così come avviene nell’ostetricia umana il C-S effettuato in emergenza risulta in un rischio più elevato per la madre ed i feti rispetto ad un C-S programmato (Moon et Al., 2000).

I nostri risultati per i C-S programmati (Gruppo D), sebbene scarsi, sembrano comparabili, in termini di sopravvivenza dei cuccioli, con quelli riportati in letteratura (Smith, 2007). Nella pratica clinica ambulatoriale l’utilizzo dell’Ovulation Test® per decidere se effettuare C-S è risultato essere di grande utilità e ci ha permesso di ottenere il 100% dei cuccioli vivi alla nascita e 14/16 (87,5%) cuccioli vitali ad una settimana dal parto (uno è stato soppresso perché anasarca).

Per numerose patologie del ciclo o della gravidanza l’utilizzo del dosaggio del P4 è risultato essere importante per la diagnosi, la prognosi e la terapia

(Gruppo E).

Si parla di anestro primario (caso 1) quando non vi è stata attività estrale nei primi 24 mesi di vita (pubertà ritardata) (England and Von Eimendahl, 2013). Prima di instaurare una terapia per la risoluzione di questo problema occorre accertarsi che non si sia effettivamente verificato un ciclo estrale e che ci si trovi in fase di anestro. L’induzione dell’estro può essere

effettuato con PMSG per 5 gg associato ad hCG al giorno 5. Può essere impiegata anche la somministrazione di un inibitore della prolattina (England and Von Eimendahl, 2013).

La cabergolina è un derivato ergolinico con azione anti-prolattinica, che si manifesta in conseguenza di uno stimolo diretto dei recettori D2 dopaminergici presenti sulle cellule lattotrope ipofisarie.

Viene utilizzata:

nell’interruzione di gravidanza, durante la seconda metà, associata o meno a cloprostenolo, anche se questo utilizzo non è autorizzato nel cane (Wanke et Al., 2002; Nöthling et Al., 2003; Corrada et Al., 2006b);

nell’iperplasia mammaria, associata ad aglepristone (England and Von Heimendhal, 2013);

nella piometra, associata alle prostaglandine (Corrada et Al., 2006a; England et Al., 2007);

nella pseudogravidanza (England and Von Heimendhal, 2013);

nelle neoplasie mammarie e pre-mastectomia (England and Von Heimendhal, 2013).

Inoltre la somministrazione degli agonisti della dopamina diminuisce la durata dell’anestro (Van Haaften et Al., 1989; Okkens et Al., 1985) o induce estro in caso di anestro prolungato (Jöchle et Al., 1989; Arbeiter et Al., 1988). In caso di anestro primario l’utilizzo della cabergolina è di 5 mg/kg pv una volta al giorno per 7-10 gg o fino al momento del proestro (Root Kustritz, 2008). Nel nostro caso clinico questo trattamento è stato efficace nell’indurre estro dopo 12 gg dall’inizio della sua somministrazione.

(caso 2) , la diagnosi differenziale può includere sia lo split-heat che la presenza di cisti follicolari. Nel primo caso si dovrebbero osservare delle interruzioni del calore mentre nel secondo questo continua per un tempo superiore ai 30 giorni. Il dosaggio del progesterone ci permette di confermare la non avvenuta ovulazione e di monitorare l’efficacia della terapia, da effettuarsi con hCG, per tentare di indurre l’ovulazione (England and Von Eimendahl, 2013). Nel nostro caso sono stati effettuati 5 dosaggi del P4 nell’arco di 30 gg, osservando valori compresi tra 0,77 e 1,59 ng/ml,

tutti con citologia vaginale tipica della fase estrale. Non vi è stata risposta alla terapia con hCG, per cui si è proceduto ad ovario-isterectomia su richiesta del proprietario. Questa mancata risposta è un’evenienza frequente in questi casi (England and Von Eimendahl, 2013).

Una ulteriore anomalia del ciclo è l’accorciamento dell’intervallo fra i cicli. Questa può essere dovuta a mancata ovulazione, fase luteinica breve o ad anestro breve (England and Von Eimendahl, 2013). Nel caso incluso in questa tesi (caso 5) l’ovulazione era avvenuta (P4=7,4 ng/ml) tantè che si era

proceduto all’IA. Al momento della diagnosi di gravidanza al 25° gg la cagna risultava vuota e la concentrazione di P4 risultava essere 6,7 ng/ml, assai più

bassa di quanto atteso (Gunzel-Apel et Al., 2006). Si sospettava quindi ipoluteinismo benché questo non giustificasse la mancata gravidanza (era comunque >2 ng/ml). Il ritorno in proestro di questa femmina è avvenuto dopo soli 2 mesi dall’ovulazione precedente confermando una durata inferiore alla norma della fase luteinica. Questa condizione può presentarsi in un unico ciclo o ripetersi in cicli successivi (England and Von Eimendahl, 2013).

Le patologie uterine sono un altro importante capitolo delle patologie cliniche della cagna. Le più frequenti sono l’endometrite, l’iperplasia

endometriale cistica e piometra (England and Von Eimendahl, 2013). La piometra si ha classicamente durante il diestro o più raramente durante la gravidanza e consiste in un accumulo di materiale purulento in utero. La patogenesi coinvolge la stimolazione dell’utero da parte degli estrogeni seguita da periodi di influenza del progesterone che determina proliferazione endometriale, secrezione delle ghiandole uterine, chiusura della cervice e riduzione delle contrazioni miometriali. Inoltre il progesterone ha un effetto negativo sulla protezione immunitaria dell’utero da parte dei leucociti. Nel 35% dei casi di piometra si riscontra linfopenia e nel 70% dei casi di piometra si riscontra E. coli, responsabile del rilascio di endotossine che possono dare shock settico (England and Von Eimendahl, 2013). Invece l’endometrite è una infiammazione dell’endometrio di minore entità che può portare ad infertilità. Le infezioni batteriche svolgono un ruolo fondamentale nello sviluppo di questa patologia (England and Von Eimendahl, 2013).

Nella nostra casistica erano presenti casi di endometrite (Caso 6, patologia uterina in estro con P4 pari a 0,35 ng/ml), piometra in diestro (Caso 4, 15 gg

post IA) e piometra concomitante alla gravidanza (caso 3).

La terapia dell’endometrite prevede di effettuare una coltura di campioni citologici endometriali ottenuti per via laparotomica o endoscopica trans cervicale (Groppetti et Al., 2007), ma il prelievo mediante tampone sterile in vagina anteriore durante il proestro risulta più facile e meno invasivo ed è quindi preferibile (Root-Kustritz, 2006).

Per la piometra la terapia elettiva è l’ovario-isterectomia, dopo stabilizzazione clinica del soggetto, mentre la terapia medica prevede, in associazione ad antibiotici e fluido-terapia, l’utilizzo di aglepristone.

farmaco è in grado di competere con questo ormone a livello dei recettori uterini (ha una affinità 3 volte maggiore rispetto al progesterone verso i recettori uterini, quindi spiazza il P4 dai siti recettoriali e, occupandoli, non

li attiverà), provocando svuotamento uterino nonchè aborto o riassorbimento embrionale entro 7 gg dalla somministrazione. Infatti causa luteolisi, apertura della cervice, favorisce le contrazioni uterine e lo svuotamento dell’utero, riducendo le dimensioni dell’organo e gli effetti tossici della piometra (Majolino, 2010; England and Von Eimendahl, 2013). In caso di piometra chiusa, come nella nostra esperienza, occorre effettuare aglepristone 10 mg/kg SC al giorno per 2 giorni da ripetere ogni 7 gg per 4 volte (giorni 1, 2, 7, 15, 23, 29 (Trasch et Al., 2003) o giorni 1, 2, 8, 15, 22, 29 (Fieni, 2006)). In caso di piometra a cervice chiusa si osserva scolo vulvare purulento 36-48 ore dopo l’inizio del trattamento, in genere accompagnato da un significativo miglioramento delle condizioni generali della cagna (England and Von Eimendahl, 2013). Poiché la sua attività non si esplica in assenza di progesterone la sua somministrazione non è necessaria quando ci si trova in proestro-estro, come nell’ultimo caso clinico presentato, od in anestro.

In conclusione la valutazione della concentrazione serica di progesterone è risultata utile per monitorare il ciclo estrale, la gravidanza, per predire la data del parto dal giorno stimato dell’OV, per decidere se effettuare un C- S e per gestire casi clinici.

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