SOPRA U N A L A P ID E R O M A N A E D U N C O N F I N E Un giovane e fecondo scrittore di cose n o stre, n e ll a su a recen
sione ad una monografia pubblicata a Firenze nel 1933 (la M ario L o
pez Pegna sopra Una colonia rom ana d elia L ig u r ia o c c id e n ta le , rac
comanda agli storiografi locali un p o’ meno di f a c ilo n e r ia , ed un po’ più di discernimento critico e di' equilibrato g iu d iz io di u n a certa visione generale dei fatti storici, lam entando la d e fic ie n z a del m e
todo e la imperfetta conoscenza dei docum enti e « s o p r a t u tto a b bondanza di tesi, preconcette da d ifen d ere, im p o ste d a l c a m p a n ilis m o , sempre imperante (*).
Sottoscriviamo pienamente a queste norme, a g g iu n g e n d o la ra c
comandazione di una maggiore seren ità nella t r a t t a z io n e d elle p ro prie tesi, con maggior riguardo alle tesi a ltru i, a n c h e se n on f o s sero precisamente conformi alle nostre.
Senonchè non sempre questo m etodo, è s t a t o s e g u it o d a i n o stri storiografi, come ci proponiamo di d im ostrare n e i s e g u e n ti ri
lievi.
I.
Bussana lia la fortuna di possedere, nel suo te r r it o r io , la seg u en te epigrafe, che trovavasi murata sopra l ’a rch itra ve d e lla p o rta del*
l’antico fortilizio, detto d e ir A lm a, situ a to in te r r it o r io d i B u ssa n a , della quale noi (e non il B arocelli, come afferm a il p r o f. Lambo- glia), abbiamo pubblicato per i primi il fa csim ile (2).
V ICTO RIA E A E T ER N I-IM V IC T I-IO V IS O P T I M I - M A X I M I - M . VAL. C A M IN A S -
C A S T E L L I R E S T I T U T O R A U T O IY C U S
Quest’epigrafe, raccolta in modo im perfetto n e lle s c h e d e d el Gu- stavino, venne dal Muratori inserita nel su o : T h e s a u r u s , C la sse I .a
(*) v. Prof. Nin o La m b o g lia, i n Bollettino della S o c ie tà S t o r ic o - A r c h e o l o gica inganna e Intemelia, arino I, n. 1-2, 1934-XII, pag. 109.
(2) Divagazioni sovra una antichissim a lapide. S tu d io d e l l ’a v v . Vi n c e n z o Do netti, edito a Sanremo, dalla Tip. V acchieri nel 1932-XI.
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al η. 11, pag·. XCI, con questa osservazione: Aliquid exoticum in is ta hahes.
I n s ig n i arch eologi, anteriori e posteriori al Muratori, quali il Pa
dre C alv i, il C anonico Lotti, il Navone, il Bertolotti, il Rossi, e so
pra t u t t i il M ommsen, il Dessau e molti altri che esaminarono tale ep igra fe, la ritennero autentica, mentre altri, fra cui il canonico S a n g u in e ti, il Celesia, l ’Accame ed il Reghezza, basandosi sull’au
to r ità d el M u ratori, senza averla mai veduta, la giudicarono invece sp uria.
F ra i p rim i v i fu anche un autorevole, per quanto modesto scrit
tore, il P r o f. Tom m aso Viano di Montalto Ligure, il quale nel 1841 scrisse q u a ttr o lettere al conte di Cessole, allora presidente del Se
nato di N iz z a , le quali però vennero pubblicate soltanto nel dicem
bre d el 1S63 n el settim anale « Liguria », illustranti favorevolmente la c o n tr a s ta ta epigrafe.
N on l ’a v e sse m ai fatto ! Tali lettere provocarono il sacro sdegno del fo co so C anonico Prof. Angelo Sanguineti, il quale, illustrando nel 1864 le I s c r iz io n i ramane della, Liguria, con una violenza di lin
g u a gg io p oco cortese, e veramente insospettata in uno scrittore di tan ta le v a tu r a , investe la nostra epigrafe, edi i sostenitori della sua a u te n tic ità e v etu stà , chiamandoli addirittura, sciocchi! (3).
Ma, non o sta n te l ’anatema del Can. Sanguineti, noi ci siamo sch iera ti, e perseveriam o, con gli assertori della autenticità e della v etu stà d e ll’ep igra fe, sostenendo anche la sua relazione col fatto d ’arm i a v v en u to n e ll’anno 572 di Roma, 181 av. C., nel quale i ro
mani g u id a ti da L. Paolo Em ilio sconfissero i Liguri, narrato da T ito L ivio n e l libro XL delle sue storie, come riteniamo di avere esa u rien tem e n te dim ostrato in apposito nostro studio i4).
S en on ch è le nostre povere fatiche non valsero a convincere il Prof. N in o L am boglia, il quale lamenta la mancanza di una com
p leta s in te s i d e lla storia di Taggia, per la disgraziata circostanza
« che a lla r a d ic e di ogni valutazione al riguardo sta una famosa ep ig ra fe, ch e documenterebbe l ’esistenza di un castello in riva al m are p resso A r m a , restaurato da un M. Val(erius) Caminas; epigrafe della q u a le io — non pel primo del resto — credo di avere dimo
stra to ch e è u n a misura di elementare prudenza considerare spu- r ia .... » (5).
(3) .I s c r iz i o n i ro m a n e della Liguria raccolte ed illustrate dal Can. Prof.
An g e l o Sa n g u i n e t i, in Atti dalla Società Ligure di Storia Patria vol III
pag. 172-174.
(4) v. u t s u p r a : Divagazioni sopra uriantichissima lapide, ecc.
(5) T o p o g ra fia Storica delVIngaunia, in Collana Storico-Archeologica della L iguria o c c id e n t a le , an n o 1933, vol. II, n. 4, pag. 108; e Bollettino della So
cietà S torica-A rcheologica Ingauna ed Intemelia, anno I, gennaio-giugno 1934 pag. 110-112.
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Ecco dunque la tesi del Prof. L am bogiia: « b iso g n a t o g li e ie 1
e-pigrafe per non avere inciampi ». e
E per dimostrare tale sua tesi, egli richiama le r a g io n i g ià sv o l
te dal' Can. Sanguineti, aggiungendone qualche a lt r a , t u t t e e g u a l
mente infondate, che possono così riassum ersi.
A) La rassomiglianza delle lettere dell’epigrafe con qu elle della lapide, che i Taggiaschi le hanno sovrapposta nel 1565 (allorch é tu trovata l’epigrafe stessa) dà a sospettare che le du e isc r iz io n i siano state scolpite dallo stesso scalpellino. _ _
Ma il sospetto del Lambogiia è strano e in g iu s tific a to p erch e tu tto fondato sul fatto che egli non ha m ai vedute le d u e e p ig r a fi, a lt r i
menti avrebbe riscontrato cìhe esse appaiono s c o lp it e so p ra un a pietra, e con lettere assai diverse l ’una d a ll’altra.
La « Victoriae Aeterni » è scolpita sopra una p ie tr a durissim a e di grana finissima, tantoché non è stata m enom amente in ta c c a ta dil la salsedine; ed i suoi caratteri sono perfettam ente u g u a li a quelli della tavola di bronzo contenente il « S en atu scon su lto dei B acca
nali il cui facsimile è stato pubblicato dal D rach em b orcli e dal Paleno, a quelli delle epigrafi poste sulla tomba d ei S cip io n i a quelli della tavola di Polcevera, il cui facsim ile è sta to p u b b licato dal Can. Sanguineti (6), nonché a quelli delle « Tabulais Aeracleenses » illustrate, con facsimile, dal Marzocchi nel 1751; il che prova che tutte queste epigrafi sono quasi coeve ; mentre invece la ep ig ra fe dei Taggiaschi, che trovasi scolpita sopra una lastra d i m arm o sta tu a rio di Carrara, è tutta corrosa dalla salsedine ; ed i su o i caratteri souo della più bella, regolare, nitida ed elegante fo rm a d e lla scr it
tura del Rinascimento. Dunque le due epigrafi, che il Lam bogiia non ha mai esaminate de visu, non possono essere, e n o n sono, state scolpite nello stesso tempo, e tanto meno dallo ste sso sca lp ellin o .
Bì Una· seconda impugnativa di falsità d ell’e p ig r a fe « Victoriae A e t e r n i », il Prof. Lambogiia basa sulla analisi del di lei co n te
nuto, che dice assurdo, sia per la attribuzione della v itt o r ia a Giove, sia per la ampollosità dello stile inusitato nelle e p i g r a f i del tem po, sia perchè non v’è traccia nella storia dell’impero rom ano di una battaglia avvenuta nei dintorni di Taggia, sia perchè il cognom e di
«Caminas» trovasi per la prima volta nella epigrafia rom ana, sia iter la stranezza del nome « Autoiycus », che chiude l 'iscrizio n e, sia perchè nessuna traccia di un castello romano si r is c o n tr a n e lla re
gione, vicino al mare. m ..
Trattasi evidentemente di apprezzam enti s o g g e ttiv i, g ià t a t t i (lai Cari. Sanguineti, i quali non hanno alcuna co n siste n z a s to r ic a . Ad ognuna di queste osservazioni rispondiamo che, l ’e p ig r a fe non si n fe
-(«) Della tavola di Polcevera, in Atti della Società L i g u r e d i S t o n a Pa- tria, vol. Ili, pag. 357.
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risce ad una v itto ria ottenuta in una guerra civile durante l’impero rom ano, m a b en sì alla vittoria ottenuta dai Romani contro i Liguri n e ll’a n n o 181 a v. C., dovuta in gran parte a Marco Valerio Carni- n a te ; ch e la p id i con dediche a Giove Ottimo Massimo, se ne trovano a c en tin a ia (confrontare il Mommsen) ; che il cognome di « Cami
nas » è s ta to attrib u ito al suddetto Marco Valerio per le sue qua
lità, p e r so n a li, com e era consuetudine presso i Romani ; e poco conta che ta le co g n o m e non si trovi altrove, giacché moltissime sono le la
p idi ch e c o n ten g o n o cognomi ignoti ; e molte, anzi, proprio con dei M arco V a le rio , come questa in questione (confrontare il Dessaui:
che la p a ro la « A utoiycus » non si riferisce a persona, ma a cosa, tr a tta n d o si d i un a parola greca composta da « autós » ed « Yc.us »'
« di sua in iz ia t iv a », « a sue spese » ; o, come argomentò il compianto nostro a m ico P r o f. Avv. Giuseppe Amadeo, composta da autós ed oìk os « p er s u a casa » ; ossia, : ricostruì il castello per sua abitazione : infine ch e è tu tto r a viva nei nostri paesi la tradizione di una batta
glia a v v en u ta tra i Romani ed i Liguri nella valle di Taggia, e per
chè vi so n o d ocu m en ti e rovine, che attestano della esistenza del ca
stello rom a n o n el luogo, dove nel 1562 venne rinvenuta l’epigrafe (7).
C) U n u ltim o argomento cóntro la autenticità e vetustà della la
pide, g ià a ccen n a to dal Can. Sanguineti, viene, poco felicemente, s fr u tta to d a l P r o f. Lambogiia. E sso si riferisce alla cronaca del Pa
dre C alvi del 1622, il quale, nella solitudine della sua cella, ha in ven tata u n a fa v o la (8) che il Prof. Lambogiia, scambiandola per ve
rità e v a n g e lic a , accetta ciecam ente, senza qui fare obiezioni: la la
pide è una falsificazion e dei frati domenicani di Taggia che, per d ifen d ersi d a lle incursioni dei Saraceni, radunarono il popolo e, col p riore in t e s t a , fecero una processione lino al mare, per costruirvi una, fo lte z z a . Q u i avevano i fra ti seppellita la lapide qualche giorno prim a, sic c h é , appena com inciati i lavori per le fondamenta del for
tin o , l ’is c r iz io n e venne alla luce. Tutto ciò (chi ci penserebbe?) per in co ra g g ia re il popolo a lavorare!
Ma a p a rte il fatto che al popolo poco importava una lapide la
tin a , e ch e il tr u c c o dei frati sarebbe fallito (e perciò credo non l'ab
b iano n ep p u r ten ta to ), come mai la. giudicarono « Mirae Vetustatis » se in v ece era s t a t a scolpita poco prima? Erano proprio tutti scemi
<luei T a g g ia s c h i? Comunque questa favola é falsa per molte altre ra
gio n i. I fr a ti non fecero la crociata, uè la fortezza fu costruita così im p ro v v isa m en te dall entusiasm o popolare: essa fu invece imposta dai d ecre ti d i G enova ; fu discussa dalle Comunità di Taggia e Bus
(7) v. u t su p ra, la nostra monografia: Divagazioni, ecc.
(s) Non s i a m o i primi a trovare invenzioni n e g li scritti del Ca l v i, cfr L
Re g h e z z a, A p p u n t i v e r la storia di Arma, e c c .
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sana (9), fu costruita da operai sp ecializzati, p erchè è s e c o n d o le più accreditate regole m ilitari e strategiche d ell'ep oca.
Oltre che poco vera ci suona poi veram ente n u o v a l a fr a s e che questa lapide deve essere tolta di mezzo per poter s c r iv e r e la s to iia di Taggia. Finché noli verranno add otte buone r a g io n i c o n tr a r ie noi continueremo a credere che essa- sia a u ten tica, p erch è b u o n e ra g io n i ci permettono di crederlo ; e siam o perciò co n v in ti c h e c h i s i a c
cingerà a scrivere la storia di T aggia, dovrà p rop rio c o m in c ia r e con questa lapide romana.
Π .
Come per sostenere una tesi con trastata da u n d o c u m e n to vero ed autentico, il Prof. Lambogiia ha creduto n e c e s s a r io so p p rim ere il documento, così per sostenere un'altra tesi, non s o r r e t t a da a lcu n documento, ha creduto bene di esum arne uno, in a d e g u a t o a ffa tto a l suo intento.
Questa seconda sua tesi trovasi illu stra ta nella su a o p e r a . L a i^
guria Romana e può venire così en u n ciata : Il c o n tin e d e lla D io c e s i di Albenga non giungeva tino a lla Madonna, d elia R o ta -, p r e sso B o i- dighera, ma soltanto fino al torrente San E om olo (10).
È storicamente provato per centinaia di d o cu m en ti, ch e son con tenuti nei « Monumenta H istoriae P atriae » nel « R e g is t r o d ella C u
ria Arcivescovile di Genova » nella « D escrizione d e lla D io c e s i di A l
benga » di Ambrogio Paneri, ed in a ltre raccolte ( c h e n o n c i a t t a r deremo qui a riportare, perchè am piam ente illu s tr a te d a in s ig n i s c r it tori, quali il Vigna, il Grassi, il B elgran o, il D e s im o n i, i l C anepa·, che il territorio del Comune di Sanrem o confinava in a n t ic o d a lla parte di ponente, con quello del com une di λ e n tim ig lia , c o sic c h é il territorio delFattuale comune di O spedaletti fino a lla « M adonna della Ruota » (esclusa) era compreso nel Comune d i S a n r e m o , e d a lla parte di levante confinava col torrente A rm ea : e c h e t a l e te r r ito r io era sottoposto, nel temporale, all'A rcivescovo di G e n o v a , e n e llo s p i
rituale, al Vescovo di Albenga. Questa situ azion e r im o n ta a i te m p i antichissimi delle leggende di San S iro e di San R o m o lo d el seco lo VI i 11).
(9) Bussana, oltre a dare il territorio, co n trib u ì an ch e c o n l a s p e s a d i due ottavi: Taegia’pagò gli altri 6 ottavi, com e ris u lte dal D e c re to d e l S e n a to di Genova in data 9 febbraio 1562: cfr. Arm a e Bussana, A p p u n t i s t o r i c i , p e r l’a w . V. D. Bussana, 1914, pagg. 25, 156 e segg. doc. XXX e XXXI.
(10) v. Liguria Romana, pubblicata d a ll’istitu to di S tu d i R o m a n i, 1939,
10-mo I, pag. 117, 161, no ta 5. .
(n ) v. A lo is i Ja c o b i G r a s s i i . De prioribus g en u e n siu m episcopis disceptatio,
G e n o v a , E d . V i n c e n z o C a n e p a , 1863, p a g . 27 7 . — L u i g i To m a s o B e t . g r a n o , Il
lustrazione del Registro Arcivescovile, i n A tti della S o c ie tà Ligure di storia Patria, v o l. II, p a r t ë I, p a g g . 300, 306, 338, 470, 471, 495 e s e g . e Rendiconto
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F u s o lta n to n el 1831 che, per bolla del Sommo Pontefice Grego