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NAVALE INGLESE DEL 9-2-1941-XIX

Gli archivi genovesi già così duramente provati nel corso (lei secoli da guerre, sommosse, incendi e asportazioni, e specialm en te dal bombardamento francese del 1684, che danneggiò in partico- laie I Archivio notarile, non sono stati risparmiati dal bombarda - mento navale inglese del 9 febbraio scorso, durante il quale è stato colpito in pieno PArchivio di Stato nella sua vecchia sede del Pa- lazzetto Criminale da un proiettile da 381, che, ab b attu to si su lla parte più elevata dell’edificio, la così detta torretta, scoppiava p ro­

ducendo larghi squarci nei muri e facendo crollare parte del te tto , i soffitti di parecchie stanze e l ’intera scala della to rretta a lta otto piani. Danni rilevantissimi che sono in corso di avviata riparazione per l ’opera pronta e solerte del Genio Civile.

Quanto ai danni subiti dalle carte, anzitutto è a d irsi che fo rtu ­ natamente essi, rispetto alla gravità del colpo ed a lla v a stità del danno arrecato a ll’edificio, furono relativamente circo scritti, per­

chè dei locali colpiti quelli che erano adibiti alla conservazione de­

gli atti e nei quali filze e volumi andarono anch’essi tr a v o lti nella rovina sfasciandosi in gran parte e riducendosi a m ucchi d i carte che, assieme alle superstiti filze e volumi, sono sta te tu tte accu ra­

tamente ricuperate e vengono ora gradualmente ricom poste, furono soltanto tre e precisamente due stanze e i vani della scala in tern a della predetta torretta.

Circa la natura e l ’importanza delle serie d’archivio in ta l modo colpite e l’entità dei rispettivi danni è da osservarsi che d elle due predette stanze conteneva l ’una atti (escluse le sentenze con ser­

vate in volumi a parte altrove) di cause civili, dei q u ali se non le intere buste sono rimasti integri nella maggior p arte i risp ettiv i fascicoli, del Senato o Corte d’appello di Genova d ella p rim a m età del secolo scorso, per loro natura di prevalente e lim ita to in teresse pratico-giuridico superato anch’esso del resto iu gran parte dal

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I T I » DANNI CAUSATI ALL*ARCHIVIO DI STATO DI G E N O V A E C C .

decorso ilei tempo, mentre n e ll'a ltra stanza si c o n s e rv a v a un vasto complesso di carte, risalenti al secolo X\ , di p ro v e n ie n z a «la lam i glie genovesi esercenti nella m aggioranza traffici e co m m erci, da open* pie e da enti religiosi (chiese e m onasteri) e c o s t i t u i t e p rev a­

lentemente da libri di am m inistrazione, s c r i t t u r e c o n ta b ili e da altre evidenze e carte patrim oniali, le quali in c o m p le s s o co m p ren ­ devano circa 2000 filze e volumi di cui f o r tu n a ta m e n te sono s ta ti ritrovati illesi oltre la metà.

All epoca alquanto più rem ota risale il m a te r i a l e a rc h iv istic o

«he si trovava collocato nell'ultim o dei p re d e tti tri* a m b ie n ti, p e r­

ché, oltre alla serie degli a tti dei Consoli della R a g io n e e d ei Collegi ilei Notei, dei Dottori e dei C ausidici dei secoli X \ 1-X\ I I I ricu p e­

rate quasi integralmente, comprendeva anche 1 im p o rta n te ^ e vasta meco)ta di 191 buste e filze dei così d e tti « N o ta i ig n o ti », r is a ­ lente alla fine del secolo \ I I e così chiam ata p e rd u · c o s ti tu ita dalle ricuperate e ricomposti* carte e togli di quei r e g is tr i e filze n o ta rili che nel «‘orso ilei s e t o l i erano s ta ti p er varie v ic e n d e e specie in conseguenza del ricordato bom bardam ento fra n c e s e del 10S4, tal- utente scomposti e danneggiati da non potersi p iù id e n tific a rn e lo scrittori*. I>i tale preziosa raccolta, che |h*i* iiii f a t a l e r ito r n o s to ­

r i c o , è stata così «li nuovo colpita, la p a rte p iti a n t i c a e r a s ta ta pero posta al sicuro fuori dW rchivio fin dal p r in c ip io «Iella g u e rra e di quella rimastavi e travolta nella rovina so lfatiti» u n c e r to n u ­ mero «li li tee «lei secolo \ IV risultali*» ma fica l i ti, m a si spera^ di

I s t e r i e ricostituire con le carte e i f«»gli in g ran p a r t e ric u p e r a ti.

F . P.

RASSEGNA BIBLIOGRAFICA

Ca r l o Bo r n a t e, Genova e Corsica alla fine del medio ero, con pre­

fazione di G i o a c c h i n o Vo l p e, Istitu to per gli studi di politica in ­ te rn a z io n a le , 1940.

F a re la s to ria di un popolo non vuol dire soltanto approfondire lo stu d io di avvenim enti, episodi, personaggi che in essa più emer­

gono ferm an d o m aggiorm ente la nostra attenzione. Figure minori, periodi m eno a p p ariscen ti hanno pure valore ed importanza per la più sicu ra e precisa comprensione storica, anche se questa, per av­

v e n tu ra , non ne guadagni in prospettive impensate e non ne esca illu m in a ta da nuove luci rivelatrici.

Q uesto si può osservare a proposito del recente libro di Carlo B o rn a te su lla C orsica. Libro obbiettivo coscienzioso equilibrato. Equi­

lib rato nei giu d izi spassionati e nella trattazione, che ci nasconde so tto la sua scorrevolezza un lavoro non facile di scelta, di coordi­

nam ento, di elaborazione, quale TAutore ha dovuto compiere per d are o rd in e e form a alla congerie confusa di fa tti da lui tra tti p a­

zien tem en te da innum erevoli docum enti di archivio.

Il lib ro ha piena aderenza alla realtà della vita che ritrae e per­

ciò è an ch e in te re ss a n te ; e quella stessa non infrequente citazione dal do cu m en to , lungi dal pesare, dà a ll’esposizione un sapore di verità ed un senso di fedele rispecchiamento.

Il B o riiate t r a t t a dunque di un periodo di storia còrsa su cui c ro n isti e stu d io si non hanno scritto che poche righe, ricavando egli t u t t e le notizie d irettam en te da otto voluminosi registri del- l'A rch iv io di S ta to in Genova contenenti la corrispondenza del Γ« Officili in s u p e r rebus C orsice». (Ìli anni a cui si riferiscono le sue ricerch e sono quelli clic» vanno dal 1490 al 1500.

La C oreica e ra rito rn a ta dal 1483 sotto il governo del Banco di S. G iorgio. G ian Paolo da Leca dopo la sua nuova ribellione si e ra rif u g ia to in Sardegna (1480) e l ’isola era stata pacificata dal C om m issario A m brogio Dinegro e dal capitano generale Filippino F ieschi. Al d i là dei monti era rim asto nella terra dei Signori, e fra essi il più p otente, Ranuccio della Rocca, ambizioso, vivamente c o n tra s ta n te con Alfonso di O rnano, in ubbidienza sempre precaria al dom inio del Banco, che diffidente lo blandiva pur spiando ogni sua m ossa.

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Non era q u esta‘però la sola preoccupazione d e i P r o t e t to r i di K.

Giorgio, la cui politica tendeva sinceram ente ad a s s ic u r a r e la tra n ­ quillità delle popolazioni e la sicurezza del d o m in io co n tro tante insidie interne ed esterne. Opera non facile p er s e s t e s s a ; m a resa anche più ardua dalla mancanza di con tin u ità n e l l ’a z io n e esecutiva per il frequente avvicendarsi d elle cariche t u t t e , d a l G overnatore ai podestà e agli uffici minori. A ta le in c o n v e n ie n te , con n atu rato con la struttura stessa dello S ta to repubblicano, r ip a r a v a in parte il Banco con l ’istituzione dell’« Ufficio per g li a ffa r i d i C orsica » (1440), destinato a mantenere una più efficace u n it à d ’in d irizzo .

Le competizioni e le rivalità sempre rin a scen ti, le m en e dei fu o­

rusciti, gli assalti dei pirati, i disord in i r e lig io s i con la relativa corsa all’accaparramento dei benefici ed i l i t ig i p e r d ecim e e d i­

spense, la rozzezza e la povertà d ella vita is o la n a , e r a n o a ltr e tta n ti problemi forse superiori secondo l ’A utore a lla c a p a c it à p o litica di mercanti che, anche se 11011 privi di energia e di b u o n a v o lo n tà , fini­

vano per 11011 essere in grado di giungere a r a d ic a li s o lu z io n i.

A ll’azione del potere centrale due elem enti e s s e n z ia li di co lla ­ borazione venivano meno : quello m orale e c c le s ia s t ic o , vivendo i vescovi lontani dalle diocesi ed essendo il clero c o r r o tto ed in cu ­ rante; e l ’altro di più diretto rapporto c o s t it u it o d a i v a ri fu n ­ zionari 11011 sempre a ll’altezza del loro com p ito p e r co rrettezza e capacità, 11011 ostante richiami, sindacam enti e s a n z io n i. T ip ica fi­

gura di affarista, ad esempio, fu Dom enico N e g r o n e , p r im a Com­

missario e poi deposto dall’ufficio, cittad in o p r iv a t o , su ocero di Vincentelld d’Istria», avido affittuario del v esco v a to d i A ia c c io , in ­ trigante senza scrupoli, più volte in questo p e r io d o o g g e tto di ri­

provazione da parte di S. G iorgio, finché verrà e s p u ls o d a ll isola.

La solerzia del Governo è com unque in n eg a b ile. F r a le su e pre­

cipue cure vi era quella della difesa m ilitare, p e r c u i s i m uniscono le fortificazioni esistenti e si costruiscono il n u ov o c a s t e llo di C a h i e la fortezza di Aiaccio. Neppure era tra la scia to o g n i s fo r z o perchè fosse assicurata a ll’isola buona am m inistrazione e g iu s t iz ia p io n ta ed imparziale per il suo maggior benessere.

Tuttavia sempre nuove ragioni di in q u ietu d in e so r g e v a n o , 111- fiuendo su «li esse anche gli avvenim enti estèrn i d i s tr a o r d in a r ia im ­ portanza. Così la venuta di Carlo V i l i in I ta lia f e c e n a scere f o lti Umori 'Ίη· anche la Corsica potesse essere tu r b a ta . G ia n P a o lo da Leca costituiva dalla Sardegna una continua m in a c c ia e i fu oru ­ sciti còrsi e genovesi al servizio di A lfon so II d i N a p o li a v r e b b e i o

senza dùbbio cercato di approfittare della gu erra im m in e n te per il raggiungimento dei loro fini. Genova, quartier g e n e r a le d e ll’arm ata francese, era divenuta un perno della lotta. Si t e m e v a ch e la flotta napoletana muovesse contro l ’iso la ; essa venne in v e c e a Portove- nere; più tardi fu a Rapallo e sbarcò m ilizie con i f u o r u s c it i gen o­

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vesi, che fu ron o affrontati e vittoriosamente respinti, mentre lo svolgim ento u lteriore della spedizione francese allontanava definiti­

vam ente il p ericolo dalla Corsica.

Ma qui le discordie interne ripullulavano incessantemente e più gravi quelle fra le case della Rocca e d’Istria e fra Ranuccio e

Al-• fonso d O r n a n o .

Il governo del Banco, sempre animato da buone intenzioni, cer­

cava com e m eglio poteva e secondo le circostanze glielo permetteva­

no, di ricorrere ad a tti ora di energia ora di indulgenza per domi­

nare la situ a zio n e sempre difficile ed intricata.

N el novem bre 1494 accorda il rientro nell’isola a Guglielmo d’Or- nano, il B a sta r d e lle ; ed ecco poco dopo, con la connivenza di costui e p er opera dei bastardi di Yincentello di Bozi, l ’assassinio di A l­

fonso d O r n a n o , fedele feudatario, della cui famiglia S. Giorgio assum e la tu te la proponendosi la punizione dei colpevoli. Yincen­

tello si a ffretta a professarsi innocente ; Ranuccio della Rocca per contro non può celare la sua soddisfazione, ma finirà per mostrare il proprio ravvedim ento riconciliandosi con Yincentello d’Istria ed accogliendo, p eraltro con poca sincerità, le sollecitazioni contro i ribelli C iam an n acci, rientrati furtivamente in Corsica a dispetto del governo.

A ssid u o sem pre l ’intervento dei Protettori in tutte le questioni vitali d e ll’iso la . A busi vengono combattuti ovunque*: nel campo ec­

clesiastico , dove la politica del Banco mira ad assicurare ai Geno­

vesi i vescovati ed ai Còrsi fedeli tu tti gli altri benefìci; nel campo econom ico con i provvedimenti, ad esempio, per il commercio del grano e per la· pesca del corallo, che tanta importanza assume men­

tre in G enova l ’arte dei corallieri ottiene riconoscimento ufficiale;

nel cam po am m inistrativo mediante il controllo, spesso purtroppo con r isu lta ti insufficienti, su ll’opera dei vari funzionari.

A nche i p ro p o siti contro i ribelli vorrebbero essere severi; ma i P ro tettori finiscono per cedere forzati anche dai grandi avveni­

m enti p o litic i del tempo (formazione della lega contro Carlo V III, battaglia di F ornovo) ; mentre d’altra parte l ’indulto generoso ver­

so i C ia m an n acci favorisce la sottomissione di altri insorti, senza però che si r iso lv a il problema dei fuorusciti dei banditi e di molti altri d iso rd in i interni.

Se in f a tt i i P rotettori nel 1496 venivano rallegrati dal ricupero di Sarzana, am arezze continuavano ad avere dalla Corsica : risse, gare per i benefici, lentezza nei giudizi, sentenze non eseguite, ri­

corsi. Ma è pu r evidente la loro ferina volontà di ristabilire l ’ordi­

ne, la p ace, l ’a u to rità del governo. Ecco quindi la pronta revisione dei « C a p i t o li» del 1453; le rinnovate misure per la difesa del­

l ’isola·; le etern e m inacce per le non meno persistenti malefatte di Dom enico N e g r o n e ; la lunga pratica del sindacamento che il nuovo

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Governatore, il giureconsulto Raffaele Oddone, c o n i sin d acatori genovesi e còrsi conducono contro l ’a m m in istra zio n e p rece d e tn e , sia pure con eccessiva fiacchezza e non troppa s o d d is f a z io n e dei P ro­

tettori.

Una delle piaghe più sconce che S. G iorgio c e r c ò in v a n o di sa­

nare, rimaneva quella dei benefici ecclesiastici, c h e il B a n co voleva riservati ai Còrsi suoi amici, e a cui caporali d el l ’is o la , p r e la ti fo ­ restieri e ufficiali del governo, fra cui ta lv olta p e r s in o il G overna­

tore, aspiravano in gara per propri con giu n ti, p ia g a ch e si con fon ­ deva con quella del clero còrso avido, ignorante, r is s o s o .

Così pure mali insanabili erano quello dei p ir a t i , fa v o r iti dalle vicende della guerra nonché da qualche s ig n o r o tto co m e Giacom o da Mare di Capocorso: e l ’altro ancor più g ra v e d e i b a n d iti. S o f­

focare ogni moto interno di ribellione voleva d ir e a n c h e non dar esca ai tentativi d'invasione di Giovali Paolo d a L e e a sem p re m i­

nacciante dalla Sardegna : ma occorreva a ta l u o p o d isp o rre del concorso dei diversi feudatari, le cui risse e d is c o r d ie bisognava pertanto con ogni studio placare. C oncessioni, b la n d iz ie , on ori non furono verso di essi risparmiati anche d u ran te lo r o v is it e in Ge­

nova. Intanto una richiesta avuta di assold are m iliz ie in Corsica era parsa una buona occasione per liberarsi d i m o lt i b a n d iti: se- nonche rientrati questi dopo pochi giorni d alla lo r o p a rten za , se ne ordinava di nuovo la cattura, m entre riso rg ev a la v o ce di un probabile sbarco di Giova 11 Paolo.

Nel continuo tumulto della vita còrsa il B a n c o d isp on eva di forze inadeguate a sostegno della sua difficile o p e r a o r g a n iz z a tiv a : ne derivavano così inevitabili in convenienti, da c u i « la leggenda della tirannia genovese » riceveva im pulso e c r e d it o . « N o n si può affermare — scrive giustam ente il Bornate — c h e il g o v ern o fosse totalmente scevro di colpa, ma colpa del governo era d i non essere forte e capace di far rispettare le leggi » : e l ’a ffe r m a z io n e com pro va con i fatti.

Debolezza di forze e debolezza di uom ini. T a n t o è v ero che per contro la risoluta attività di N icolò L om ellino, G o v e r n a to r e dei 1497 98, diede ottim i frutti per la pacificazione d e l l ’is o la , sebbene

11011 fosse purtroppo coadiuvato dal lu o g o ten en te d e l l ’« u ltram on-

tes », Barnaba di S. Biagio, che, privo di e n e r g ia , si la s c ia v a do­

minare dagli spregiudicati Còrsi che gli stavano a t t o r n o , tr a s c in a n ­ dolo ad errori e scorrettezze ed alla tolleranza di s o p r u s i e violenze.

In simili casi i Protettori erano sempre p r o n ti a i rich ia m i ai biasimi ai consigli, ma « una m aggiore energia e m a g g io r pron­

tezza nel dare esecuzione alle m inacce avrebbero a v u t o co n segu en ze salutari ».

Il decennio di storia còrsa stu d ia to dal B o r n a te si a p r e dopo la fallita insurrezione di Gian Paolo da Leea e si c h iu d e co n il suo

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ritorno in Sardegna in seguito al nuovo vano tentativo di solle­

vare r is o la . Lo sbarco di Gian Paolo, minacciato tante, volte negli anni p recedenti, era avvenuto clandestinamente con cinque seguaci n ell’a g o sto 1498 ed aveva suscitato l ’apprensione del governo che fu pronto a correre ai ripari.

S o lle c ita to per mezzo del Governatore il concorso dei caporali fe d e li: s tim o la to quello dei feudatari, fra cui Ranuccio della Rocca, il più p oten te e il più enigm atico; si decise l ’invio di duecento so ld a ti con il Commissario Ambrogio Dinegro considerato l ’unico uomo a d a tto a lla bisogna, mentre si provvedeva alla sorveglianza delle co ste per impedire l ’affluire nell’isola di altri profughi dalla Toscana e d a llo Stato pontifìcio.

Qui cad e il tentativo da parte dei Protettori di far avvelenare ;i N ap oli un figlio del ribelle : uno di quegli episodi che furono sfrut­

ta ti d a s c r itto r i antichi e moderni per condannare in blocco la poli­

litica genovese in Corsica, ma che il Bornate riconduce a giusta valu tazion e, sia negando la legittim ità di una eccessiva generaliz­

zazione, sia considerando la portata del fatto in rapporto alle idee ed a i sistem i d e ll’epoca. « Questo si può affermare — aggiunge an­

cora ΓA u to re — circa l’esecrata ferocia dei Genovesi, che se essi avessero p rop rio voluto liberarsi per sempre di un avversario peri­

coloso. non avrebbero incontrato difficoltà insormontabili». .

G ian P a o lo da Leca non aveva raccolto intorno a se nell'isola quel sèg u ito in cui sperava, ed aveva finito per trovare asilo nella casa d ello ste sso Ranuccio della Rocca. La notizia era pervenuta ai P ro te tto r i che dovettero · dissim ularne la conoscenza, premendo som m am ente ad essi di non pregiudicare le relazioni in apparenza cord iali e s is te n ti con quest'ultim o potente feudatario. Per tener­

selo am ico avevano anzi cercato di rimuovere ogni ragione di mal­

con ten to p er lu i : così, di fronte alle continue molestie del famige­

rato D o m en ico Xegrone questi veniva finalmente espulso dalPisola.

Ma tr a tt a t iv e si svolgevano intanto con Gian Paolo, in seguito a lle q u a li il ribelle se ne ritornava in Sardegna, da dove scriveva a ll'U fficio di S . Giorgio protestandosene « devotissimo » Î Se poi — con clud e il B o rn a te — l'arrendevolezza dei Protetori si volesse ascrivere a l l ’influenza di Ranuccio, ciò confermerebbe che il go­

verno « potrà essere tacciato di debolezza, non di prepotenza e tan­

to -m e n o d i tir a n n ia ».

Q u esto m o lto sommariamente il contenuto dello studio del B orn ate.

U n a sin te tic a impressione?

A p rescin d ere dai diversi aspetti delle mutevoli contingenti si­

tu a z io n i, tr e so n o, a nostro avviso i termini e gli elementi fonda- m en tali del problem a storico della Corsica fino al 1768: 1° i difetti in p a rte in e v ita b ili della amministrazione genovese: 2 le respon­

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sabilità e le naturali manchevolezze del popolo c ò r s o ; 3° g li in trighi e le funeste influenze esterne e specialm ente d e lle g r a n d i Potenze straniere.

Il terzo fattore, che avrà pieno sviluppo s p e c ia lm e n te n el X V III secolo, non agisce nel periodo che è oggetto d el lib r o esa m in a to : ina i primi due ci si presentano in esso c h ia r a m e n te n e lle loro ca ­ ratteristiche essenziali.

Senza cadere nella ingenuità a n tisto rica di v o le r c i rap p resen ­ tare un fantastica Corsica attraverso ip otetich e v ic e n d e d iveree da quelle che la sua concreta evoluzione, sem pre in a t t o , c i a tte s ta , la nostra impressione si può riassum ere in una b rev e co n sid era zio n e:

che cioè il più saggio dei reggitori avrebbe tr o v a to in o g n i tem po nel governo della Corsica filo da torcere e d iffic o ltà n o n lie v i con risultati forse non molto dissim ili.

Ma qualunque possa essere la valutazione (lei le t t o r e , a g g iu n ­ geremo che se egli vuol ricavare d a ll’ottim o la v o r o d el B o r n a te un suo proprio giudizio che sarà ta n to più chiaro q u a n to p iù verrà convalidato dai fatti, nessuna delle trecento p a g in e d el v olu m e do­

vrà essere eliminata, nessuno dei m olti episodi p o t r à g iu d ic a r s i su ­ perfluo.

On o r a t o Pa s t i n e

Riccardo Wi c h t e r ic h, Giuseppe M ozzini il P r o f e t a d e l la Nuova Italia. Garzanti Editore, 1910, pp. 280.

«

Chi sperasse di trovare n ell’opera del W ic h te r ic h q u a lch e rive­

lazione sulla vita di Giuseppe M azzini, sia per q u el ch e concerne le vicende individuali sia riguardo a ll’a ttiv ità p o lit ic a d i lu i, r i­

marrebbe certamente deluso. L’A. in fa tti non si è a c c in to a lla r i­

cerca di documenti inediti che gettassero nuova lu c e su qualche lato di quella multiforme prodigiosa esistenza, s v e la n d o n e p a r ti­

colari ignorati o modificandone a ltr i già noti. N è q u e s to era forse da proporsi in un lavoro di mole m odesta e di c a r a t t e r e d iv u lg a ­

colari ignorati o modificandone a ltr i già noti. N è q u e s to era forse da proporsi in un lavoro di mole m odesta e di c a r a t t e r e d iv u lg a ­

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