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Un aspetto importante connesso agli effetti della presenza militare è la dismissione dei siti ed il loto utilizzo a fini civili. L’analisi dei possibili effetti della chiusura delle basi militari contribuisce alla determinazione degli effetti che la base ha nel corso della sua attività; la portata del controllo militare e delle attività militari diventa maggiormente evidente quando queste attività cessano394. L’assenza della base permette, a posteriori, di valutare quali effetti la sua presenza abbia avuto attraverso il confronto tra due differenti stadi: con la presenza della base e dopo la sua chiusura. La cessazione dell’utilizzo a fini militari dello spazio permette inoltre di valutare gli effetti strutturali, i cambiamenti definitivi che la presenza militare ha generato sul territorio. Lo stato del territorio dopo l’utilizzo per finalità militari costituisce infatti la traccia più evidente della presenza militare. Allo stesso tempo gli effetti della chiusura spostano l’attenzione sulla possibilità di territori caratterizzati da una presenza costante e continuativa di una base militare di riconvertire la propria struttura economica e sociale alle mutate condizioni.

Le problematiche connesse alla chiusura, ed alle possibilità di utilizzo a fini civili, dei siti militari assume un’importanza maggiore anche a seguito del sempre più intenso processo di dismissione operato dalle forze armate, in particolar modo statunitensi.

A partire dalla fine della guerra fredda molte delle basi militari statunitensi all’estero, in particolar modo in Europa, hanno perso la loro importanza strategica e sono quindi state interessate da processi di dismissione. Allo stesso tempo analoghi processi di dismissione sono stati realizzati dai vari paesi, compresi gli Stati Uniti, portando ad una diminuzione delle basi sul proprio territorio. Il processo di riduzione delle installazioni militari ha permesso inoltre una decisa riduzione delle spese da parte dei dipartimenti di difesa dei vari paesi.

393

LA GRECA O.MARAVIGNA P.(2007), Strutture militari a Roma – Funzioni e spazi nel contesto urbano, Bollettino della società geografica italiana, Roma, serie XII, pp. 43 - 71.

394

146 La chiusura di una base militare, come tutte le problematiche connesse alla costituzione ed alla presenza di un’installazione militare, è la conseguenza di mutati equilibri internazionali e delle scelte politiche dei paesi interessati. I cambiamenti nel quadro strategico globale potrebbero infatti rendere inutile il mantenimento di certe infrastrutture. La chiusura di una base potrebbe tuttavia essere anche la conseguenza alla insostenibilità della base da parte del territorio o dalla presenza di vincoli legali che ne rendessero meno agevole l’utilizzo395.

A seguito del processo di dismissione, in analogia con quanto avviene nel momento della costruzione, il territorio dove era localizzata la base dovrà trovare nuovi equilibri. Il processo di chiusura di una base militare derivante dalla cessata utilità del sito all’interno del piano strategico, alterna le dinamiche locali modificando la struttura del territorio. All’interno del processo di dismissione dei siti, un aspetto essenziale è svolto dalla loro possibilità di utilizzo a fini civili, il quale costituisce una forma di rigenerazione del territorio396, oltre che un elemento essenziale nell’evoluzione dei territori, in particolar modo nelle città dipendenti dal militare397.

La chiusura delle basi militari viene in molti casi vista come una perdita da parte dell’opinione pubblica locale, che lega alla presenza militare l’esistenza di possibili fonti di reddito. Anche la letteratura è divisa sulle conseguenze della chiusura: se da un lato viene posta l’attenzione sulla possibile riduzione dell’occupazione e delle entrate monetarie per la popolazione residente, allo stesso tempo potrebbero crearsi nuove opportunità398. La valutazione delle conseguenze sull’economia locale, il livello di incidenza della base sull’economia del territorio dovrebbe costituire uno degli elementi decisivi anche nel processo decisionale relativo ai siti da dimettere. Decisivo è quindi il processo di riconversione e l’utilizzo che viene fatto dei siti.

L’importanza della dismissione delle basi e di una corretta gestione del processo di riutilizzo a fini civili da parte degli Stati Uniti viene evidenziato anche dalla costituzione di un’apposita struttura, il BRAC (Base Realignement and Closure).

395

JAUHIAINEN J.S.(2007), Conversion of Military Brownfields in Oulu, in VESTBRO D.U. (edit), Rebuilding the city – Managing the Built Environments and remediation of Brownfield, Baltic University Urban Forum, Stockholm.

396

BAGAEEN S.G. (2006), Redeveloping former military sites: Competitiveness, urban sustainability and public participation, in Cities Vol. 23 n. 5, pp. 339 - 352.

397

CIDELL J.(2003), The conversion of military bases to commercial airports: existing conversions and future possibilities, in Journal of Transport Geography 11, pp. 93 - 102.

398

147 Il processo di conversione dovrebbe cominciare prima dell’abbandono della base favorendo il passaggio dall’utilizzo per fini militari all’utilizzo a finalità civili399. I siti militari, a differenza di altre infrastrutture come ad esempio quelle industriali, si prestano a numerose forme di riconversione essendo, nella maggior parte, strutture complesse, dotate quindi di molteplici edifici400. Le strutture militari, inoltre, potrebbero essere costituite da infrastrutture specifiche, come ad esempio aeroporti, i quali potrebbero essere facilmente convertiti ad uso civile. Le principali problematiche sono connesse alla localizzazione delle basi in relazione ai centri urbani; le installazioni militari, in particolar modo quelle che utilizzano ampi spazi, potrebbero essere localizzate distanti dai centri urbani. Non tutti i siti possono tuttavia essere riutilizzati e convertiti ad uso civile, molti hanno infatti subito delle profonde contaminazioni che ne rendono impossibile l’utilizzo401.

399

Ibidem.

400

RESCUE (2004), Guidance on Sustainable land use and urban design on brownfield sites, Regeneration of European Sites in Cities and Urban Environment, Annex VI, Essen, pag. 226.

401

148 5 Il caso di Vicenza e della caserma Ederle: percorso localizzativo e tensioni

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