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Le attività militari esercitano un’elevata pressione sul territorio nel quale vengono svolte, in particolar modo per quanto attiene all’utilizzo delle risorse naturali. Il loro consumo ed i danni operati all’ambiente emergono evidenti in occasione dei conflitti che, accanto alla perdita di vite umane, mostrano un deciso impatto sulle risorse naturali. L’impatto ambientale delle guerre, delle quali le immagini della prima guerra del golfo costituiscono la rappresentazione più nota ed evocativa, hanno costituito oggetto di approfondite analisi379. Inoltre le attività militari, nelle loro molteplici forme, provocano decise ripercussioni sull’ambiente anche in momenti di non conflittualità.

L’inquinamento dell’atmosfera e l’inquinamento acustico costituiscono le più evidenti manifestazioni delle conseguenze ambientali ma i principali effetti, in particolar modo a lungo termine, risiedono nella presenza di rifiuti tossici, contaminazioni chimiche e derivanti dall’utilizzo di oli e combustibili.

Tabella 6. Presenza di forme di inquinamento su siti precedentemente utilizzati dalle forze armate statunitensi

Forma di inquinamento Frequenza Percentuale Contaminazione chimica 31 74

Inquinamento da utilizzo di oli e carburanti 31 74 Rifiuti tossici e nocivi 23 55 Inquinamento da utilizzo di munizioni 12 29 Totale siti esaminati 44a

Fonte: elaborazione propria su Hansen K.N. (2004);

a- i siti potrebbero presentare anche più tipologie di inquinamento

Come evidenziato da uno studio svolto su siti dimessi da parte del dipartimento difesa statunitense, gran parte dei siti manifestava questa problematica ed in molti casi più forme di inquinamento insistevano sullo stesso territorio380.

L’utilizzo e la sperimentazione di materiali tossici, nucleari e radioattivi sono sottoposti a regolamentazioni internazionali; il loro utilizzo e la loro sperimentazione continua ad essere tuttavia diffuso e comune a molti paesi. A partire dalla seconda guerra mondiale,

379

WOODWARD R.(2004), op. cit. pag. 76.

380

HANSEN K.N. (2004), The Greening of Pentagon Brownfields – Using Environmental Discurse to redevelop Former Military Bases, Lexington Books, Oxford, pag. 75.

143 utilizzo in attività belliche e sperimentazioni in fase di non conflittualità di materiali nucleari, tossici e biologici si sono susseguiti senza soluzione di continuità fino all’utilizzo dell’uranio impoverito nei conflitti in Iraq e nei balcani381.

Le conseguenze ambientali e per la salute dei cittadini non è legata esclusivamente all’utilizzo in conflitto. La presenza di alterazioni nello stato di cittadini prossimi a basi militari, in particolar modo poligoni, mostra la presenza di alterazioni ambientali anche a seguito dell’utilizzo delle basi e delle altre installazioni militari in fase di non conflittualità. Un caso emblematico legato all’utilizzo di sostanze nucleari/chimiche/battereologiche, anche in fase di non conflittualità è rappresentato dalla Sardegna che costituisce, con i suoi 24.000 ettari di demanio militare, un territorio altamente militarizzato. Tra le varie installazioni presenti, una menzione tristemente particolare deve esser riservata al poligono di Quirra382.

Il Poligono interforze di Quirra, sorto nel 1956, è un poligono destinato alla sperimentazione dei sistemi d’arma, controllato dall’aeronautica militare383; all’interno del poligono, oltre alle varie forze NATO, vengono condotte sperimentazioni anche da parte di imprese per la difesa384. A partire dal 2001, dopo la constatazione di un’elevata diffusione di malattie tumorali al sistema emolinfatico a persone addette alla base, militari e popolazione residente in prossimità della base, si è posta l’attenzione sulla cosiddetta sindrome di Quirra385.

La presenza di uranio impoverito, o altre componenti nocive, all’interno dei poligoni ed i possibili effetti sulla popolazione residente e sui militari impegnati nei poligoni è oggetto di dibattito. Nonostante l’utilizzo di uranio impoverito nei poligoni italiani venga smentito, numerose analisi condotte sulla popolazione della zona hanno dato esiti discordanti. L’analisi condotta dal ministero della difesa e commissionata dall’Aeronautica all’Università di Siena, su campioni d’acqua e di aria, hanno dichiarato una presenza di elementi tossici pesanti in linea con la media nazionale, e comunque non imputabili

381

WOODWARD R. (2004), op. cit. pag. 80; TAROZZI A., ALESSANDRINI F., NEDANOSKA Z. (2005), Le conseguenze striscianti di una guerra chimica. Informazione e rimozioni nel caso della ex-Jugoslavia, in ZUCCHETTI M. (a cura di), op. cit., pp. 53 – 80.

382

Il poligono di Quirra viene spesso indicato anche come Perdas de Fogu,dal nome della zona in lingua sarda.

383

DI MARTINO B, ALEGI G.(2008), Poligono sperimentale del Salto di Quirra, Rivista Aeronautica, N. 6/2006 disponibile su http://rivista.aeronautica.difesa.it/indice.asp?id=27&art=569.

384

MASELLA F.SASO A.(2007), La sindrome di Quirra – Misteriose malattie attorno al più grande poligono d’Europa, reportage condotto per Rainews 24.

385

CAO M.(2005), Sardegna, sentina della portaerei Italia, in Zucchetti M. (a cura di), op. cit., pp. 219 – 228.

144 all’attività militare386. Le indagini promosse dalla Regione Sardegna, dai comitati di opposizione alle basi, quelle realizzate dalle università di Modena e Reggio Emilia, hanno invece evidenziato la diffusione elevata, molto maggiore alla media nazionale, di leucemie e diabete387, molto maggiori della media nazionale e la presenza di “corpi estranei anche di dimensioni nanometriche, di composizione chimica non rilevabile in natura e con caratteristiche morfologiche (...) che fanno ritenere si tratti del prodotto di combustioni, di origine antropica, ad altissime temperature”388.

Pur non essendo conclamata la nocività delle infrastrutture militari, in particolar modo poligoni, molte attività di esercitazione vengono svolte, nonostante i maggiori costi e l’incremento di dipendenza verso i paesi ospitanti, in Polonia, Giordania, Tunisia, Ungheria, Egitto, Romania e Bulgaria389. La presenza di ordigni nucleari e di altre forme di utilizzo di materiale radioattivo in vari poligoni presenti nell’isola, nonché nella base de La Maddalena, venne indicata come la possibile causa di questa concentrazione particolarmente elevata di questo tipo di malattie tra gli abitanti dei territori nei quali erano presenti basi militari. La presenza di ordigni nucleari, ed i possibili effetti dell’utilizzo di materiale radioattivo è stata, ed è, spesso taciuta dalle istituzioni militari. La stessa presenza di sottomarini nucleari nella base de La Maddalena venne resa nota solo a seguito dell’incidente occorso al sottomarino Hartford390.

L’impatto ambientale della presenza militare costituisce un tema sul quale la letteratura si dimostra divisa. Per alcuni la presenza militare costituisce un “identificabile e inaccettabile” impatto sull’ambiente, mentre per altri, in particolar modo afferenti all’ambito militare, l’impatto della presenza militare sull’ambiente è minimo391. In alcuni casi, inoltre, alla presenza militare ed all’estensione di servitù militari, viene legata la tutela del paesaggio nei confronti di una eccessiva antropizzazione392.

La presenza di basi militari ha un impatto deciso anche sull’urbanizzazione dei territori nei quali si sviluppa. I siti militari, in particolar modo quelle nazionali, tendono ad essere

386

CAMERA DEI DEPUTATI,ATTI PARLAMENTARI,COMMISSIONE IVDIFESA (2007),op. cit., pag. 141.

387

Alcuni studi indicano anche nel diabete una possibile conseguenza dell’esposizione ad uranio impoverito ed altri materiali di produzione bellica.

388

CAMERA DEI DEPUTATI,ATTI PARLAMENTARI,COMMISSIONE IVDIFESA (2007),op. cit., pag. 142.

389

Ibidem, pag. 140.

390

Il 25 ottobre 2003 il sottomarino d’attacco Hartford urtò gravemente il fondale in prossimità dell’isola di Caprera. La notizia, originariamente diffusa da un quotidiano distribuito all’interno della base, venne resa pubblica solo il 12 Novembre dal Corriere della Sera; nonostante la pubblicità della notizia, l’incidente venne a lungo negato dalle autorità locali. L’entità reali dei danni subiti dalla costa a seguito dell’incidente non furono mai resi noti.

391

WOODWARD R.(1999), Gunning for Rural England: the Politics of the promotion of Military Land Use in the Northumberland National Park, Journal of Rural Studies, Vol. 15 n.1, pp. 17 - 33.

392

145 composti da molteplici basi costruite in uno stesso territorio. La distribuzione delle basi all’interno del tessuto urbano si è da sempre sviluppata, con una specifica geografia che nasce dalle attività svolte che ha caratterizzato la stessa struttura urbana393. Allo stesso tempo, la necessità di collegamento tra queste diverse basi e l’intenso movimento di mezzi militari hanno un deciso impatto sulla viabilità del territorio prossimo alla base.